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Debian Reference (version 1)


Estratto

Debian Reference (version 1) è pensata per fornire un'ampio panorama del sistema Debian come una guida dell'utente post-installazione. Essa copre molti aspetti dell'amministrazione di sistema attraverso esempi di comandi da shell. Vengono proposte lezioni base, trucchi e molte altre informazioni su molti argomenti, tra cui i concetti fondamentali tipici di un sistema Debian, suggerimenti per l' installazione, il sistema Debian di gestione dei pacchetti, il kernel sotto Debian, l'affinamento del sistema, la costruzione di un gateway, editor di testo, CVS, programmazione e GnuPG per i non sviluppatori.


Avviso di Copyright

Copyright © 2001–2008 by Osamu Aoki <osamu#at#debian.org>
Copyright (Chapter 2) © 1996–2001 by Software in the Public Interest.

Questa guida può essere utilizzata nei termini della GNU General Public License versione 2 o successive.

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Contenuti


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Debian Reference (version 1)
Capitolo 1 - Prefazione


Debian Reference (version 1) è nata per fornire una descrizione a grandi linee del sistema Debian, intesa come guida utente post-installazione. Il lettore a cui è indirizzata è qualcuno interessato a leggere gli script di shell. Mi aspetto che il lettore abbia acquisito delle conoscenze base dei sistemi tipo Unix, prima di leggere questo documento.

Ho fatto una scelta ponderata di non spiegare ogni cosa in dettaglio, se questa può essere trovata in una pagina di manuale, o in una pagina info, oppure in un documento HOWTO. Al posto di dare delle spiegazioni complete, ho tentato di fornire delle informazioni pratiche, fornendo le sequenze esatte dei comandi nel testo principale, oppure negli script di esempio reperibili sotto http://www.debian.org/doc/manuals/debian-reference/examples/. Dovete comprendere il contenuto degli esempi prima di dare i comandi. Il vostro sistema potrebbe richidere sequenze di comandi lievemente diverse.

Molte delle informazioni incluse consistono in richiami ai riferimenti più autorevoli, elencati in Riferimenti, Sezione 15.1.

Questo documento è nato come "guida rapida", poi è cresciuto. Nondimeno, Keep it short and simple (Sii semplice e conciso) (KISS) è il mio principio guida.

Per un aiuto sulle procedure di emergenza per il vostro sistema, andate subito a Comandi di sopravvivenza Debian, Sezione 6.3.


1.1 Il documento ufficiale

L'ultima versione ufficiale del documento è reperibile negli archivi Debian come pacchetto di nome debian-reference-en ed anche reperibile da http://www.debian.org/doc/manuals/debian-reference/.

L'ultima versione in fase di sviluppo è http://packages.qa.debian.org/d/debian-reference.html. Il progetto è ospitato presso http://www.debian.org/doc/user-manuals#quick-reference, dove questo documento è disponibile per essere scaricato in formato testo, HTML, PDF, SGML e PostScript.


1.2 Convenzioni utilizzate

"Debian Reference (version 1)" fornisce informazioni attraverso brevi comandi bash. Le convenzioni utilizzate sono le seguenti:

     # comando nell'account root 
     $ comando nell'account utente
     ... descrizione dell'azione

Questi esempi di comandi di shell usano PS2=" " Vedere Bash – la shell interattiva standard GNU, Sezione 13.2.1 per maggiori informazioni su Bash.

Il riferimento a:

Abbreviazioni:

Altre abbreviazioni vengono definite nel testo prima di essere usate.

In questo documento per i documenti LDP si forniscono solo i riferimenti alle URL. Tuttavia, dei documenti LDP ne sono stati fatti dei pacchetti per Debian; quando sono installati, i documenti sono disponibili in file:///usr/share/doc/HOWTO/.

Vedere Riferimenti, Sezione 15.1.


1.3 Script di esempio

Gli script di esempio che accompagnano questo documento nel pacchetto debian-reference-en disponibile in file:///usr/share/doc/debian-reference-common/html/. Il punto "." che precede il nome dei file nascosti è convertito in sottolineatura "_". Estensioni aggiuntive sono state date quando ci sono altri script di esempio alternativi.


1.4 Impostazione di base

Se il sistema è stato installato con il minimo dei pacchetti, e volete fare l'uso migliore di questo documento, allora è consigliabile dare i seguenti comandi per installare altri pacchetti che contengono documenti utili:

     # aptitude install mc less ssh vim kernel-package \
                       manpages-dev doc-debian doc-linux-text \
                       debian-policy developers-reference maint-guide \
                       apt-howto harden-doc debian-reference \
                       libpam-doc glibc-doc samba-doc exim4-doc-html

1.5 Le basi delle distribuzioni Debian

Debian mantiene tre distribuzioni diverse simultaneamente. Esse sono:

Quando i pacchetti in unstable non hanno annunci di bachi release-critical (RC) da almeno una settimana o più, vengono automaticamente passati a testing.

le distribuzioni Debian hanno dei nomi in codice, come descritto in Codice dei nomi della distribuzioni Debian, Sezione 2.1.7. Prima del rilascio di Woody, nell'agosto del 2002, le tre distribuzioni erano, rispettivamente, Potato, Woody, e Sid. Dopo il rilascio di Woody erano diventate, Woody, Sarge, e Sid. Quando verrà rilasciata Sarge, le distribuzioni stable ed unstable diventeranno Sarge e Sid; verrà quindi creata una nuova testing (all'inizio come copia di stable) e le verrà dato un nuovo nome in codice.

Sottoscrivete alla lista di messaggi a basso volume debian-devel-announce@lists.debian.org per annunci importanti su Debian. Vedere Gli archivi Debian, Sezione 2.1.

Se volete usare dei pacchetti con versioni più recenti di quelle rilasciate con la distribuzione che state usando, allora o aggiornate ad una distribuzione più nuova, come descritto in Aggiornare una distribuzione a stable, testing o unstable, Capitolo 5, oppure aggiornate solo i singoli pacchetti. Se questi non possono essere aggiornati facilmente, allora potreste pensare ad un backport, come descritto in Portare un pacchetto nel sistema stable, Sezione 6.4.10.

Tracciare testing può avere come effetto collaterale di ritardare l'installazione dei pacchetti che contengono aggiornamenti per la sicurezza. Questi vengono caricati in unstable e migrano in testing solo dopo un certo ritardo.

Se mescolate le distribuzioni, p. es. testing con stable o unstable con stable, vi troverete alla fine a prendere pacchetti fondamentali, tipo libc6 da testing o unstable, senza garanzie che non contengano bachi. Siete stati avvertiti.

Usare testing o unstable aumenta il rischio di incappare in bachi seri. Potete gestirlo o impiantando uno schema multiboot con una distribuzione Debian più stabile, o con il trucco elegante di usare chroot, come descritto in chroot, Sezione 8.6.35. Quest'ultimo vi permetterà di far girare distribuzioni Debian diverse contemporaneamente su console differenti.

Dopo una spiegazione sui fondamentali della distribuzione Debian in Nozioni fondamentali della Debian, Capitolo 2, vi verranno fornite alcune informazioni di base per aiutarvi a vivere felicemente con il software più recente, usufruendo dei vantaggi delle distribuzioni testing e unstable di Debian. Gli impazienti dovrebbero procedere immediatamente a Comandi di sopravvivenza Debian, Sezione 6.3. Felice aggiornamento!


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Debian Reference (version 1)
Capitolo 2 - Nozioni fondamentali della Debian


Questo capitolo fornisce le informazioni fondamentali sul sistema debian per i non-sviluppatori. Per avere informazioni più autorevoli, vedere:

reperibili sotto Riferimenti, Sezione 15.1.

Se state cercando una qualsiasi risposta che li riguarda senza, però, tutti i loro dettagli,andate direttamente a Gestione dei pacchetti in Debian, Capitolo 6 o ad altri capitoli.

Questo capitolo è formato da documenti presi dalla "Debian FAQ", e profondamente riorganizzati, per permettere ad un qualsiasi amministratore di un sistema Debian di avere un solido punto di partenza.


2.1 Gli archivi Debian


2.1.1 Struttura della directory

Il software impacchettato per la debian, è disponibile in una delle numerose directory su ciascun Mirror Debian raggiungibili tramite FTP o HTTP.

Queste sono le directory presenti su ciascun mirror, sotto la directory /debian/:

/dists/:

Contiene le "distribuzioni" ed era il luogo canonico di accesso dei pacchetti disponibili nelle versioni rilasciate e pre-rilascio. Alcuni vecchi pacchetti, i files Contents-*.gz, ed i files Packages.gz sono ancora qui.

pool/:

Nuova locazione, che contiene fisicamente tutti i pacchetti, sia quelli della versione rilasciata, che quelli pre-rilascio.

tools/:

Utilità DOS per creare dischetti boot, partizionare il disco rigido, comprimere/decomprimere i file e lanciare Linux.

doc/:

La documentazione base, come le FAQ, le istruzioni per la notifica dei bachi, ecc.

indices/:

I file dei Manutentori, ed i file override.

project/:

In gran parte materiale solo per sviluppatori, tipo:

project/experimental/:

Pacchetti e strumenti ancora in via di sviluppo, in fase alfa. I normali utenti non dovrebbero utilizzare i pacchetti qui contenuti, che possono essere pericolosi persino per i più esperti.

project/orphaned/:

Pacchetti lasciati dai loro vecchi manutentori e tolti dalla distribuzione.


2.1.2 Le distribuzioni Debian

Di norma sono tre le distribuzioni contenute nella directory dists. Sono definite come la distribuzione stable, la testing e la unstable. Talvolta se ne aggiunge una quarta, la frozen. Ogni distribuzione viene definita con un collegamento simbolico alla directory reale, tramite un nome proprio nella directory dists.


2.1.3 La distribuzione stable

Le voci dei pacchetti per la distribuzione stable, Debian Lenny (5.0), vengono inserite nella directory stable (collegamento simbolico a lenny/):

Ora, in aggiunta alle locazioni sopra descritte, i nuovi pacchetti sono fisicamente localizzati nella directory pool (La directory pool, Sezione 2.1.10).

Lo stato attuale dei bachi della distribuzione stable è riportato in sulla pagina Web Problemi di Stable.


2.1.4 La distribuzione testing

Le voci dei pacchetti per la distribuzione testing, Debian Squeeze, sono registrate nella directory testing (collegamento simbolico a squeeze) dopo aver subito un periodo di prova in unstable. Ora, in aggiunta alle locazioni sopra descritte, i nuovi pacchetti sono fisicamente localizzati nella directory pool (La directory pool, Sezione 2.1.10). La directory testing ha delle sottodirectory, main, contrib e non-free, che hanno le stesse funzioni che in stable.

I pacchetti devono essere sincronizzati in tutte le architetture per le quali sono stati compilati e non devono mostrare dipendenze tali da renderli non installabili; devono inoltre avere meno bachi release-critical delle versioni in unstable. In questo modo si auspica che testing sia sempre molto vicina ad essere candidata al rilascio. Per maggiori dettagli sul meccanismo che regola la distribuzione vedere http://www.debian.org/devel/testing.

Lo stato aggiornato della distribuzione testing è riportato presso:


2.1.5 La distribuzione unstable

Le voci dei pacchetti della distribuzione unstable, sempre con nome in codice "Sid", sono registrate nella directory unstable (collegamento simbolico a sid/) dopo essere state caricate nell'archivio Debian, rimanendovi finchè non vengono spostate in testing. I nuovi pacchetti sono fisicamente localizzati nella directory pool (La directory pool, Sezione 2.1.10). La directory unstable ha delle sottodirectory, main, contrib e non-free, che hanno le stesse funzioni che in stable.

La distribuzione unstable contiene le immagini più recenti del sistema in fase di sviluppo. Gli utenti possono liberamente usare e testare questi pacchetti, ma vengono avvisati del loro precario stato di preparazione. Il vantaggio di usare unstable è quello di essere sempre al massimo dell'aggiornamento del progetto Debian relativo al software—siate però pronti a raccogliere i pezzi se qualcosa va storto.

Lo stato aggiornato della distribuzione unstable è riportato presso la pagina Web Unstable Problems.


2.1.6 La distribuzione frozen

Una volta che la distribuzione testing è sufficientemente matura, diventa frozen; ciò significa che nessun nuovo codice viene più accettato, solo eliminazioni di bachi, se necessari. In aggiunta un nuovo albero testing viene creato nella directory dists, con un nuovo nome. La distribuzione frozen passa attraverso un ciclo di test (chiamato appunto "test cycles") di qualche mese caratterizzato da aggiornamenti intermittenti ed importanti stabilizzazioni.

Viene tenuto un registro dei bug della distribuzione frozen che possono impedire il rilascio di un pacchetto o di tutta la distribuzione. Una volta che il conteggio dei bug scende al di sotto di una valore massimo prestabilito, la distribuzione frozen diventa stable e viene rilasciata. La precedente distribuzione stable diventa obsoleta (e finisce in archivio).


2.1.7 Codice dei nomi della distribuzioni Debian

I nomi delle directory localizzate fisicamente nella directory dists, come lenny e squeeze, sono semplicemente dei nomi in codice. Quando una distribuzione Debian è nella fase di sviluppo le viene assegnato un nome in codice e non un numero di versione. Lo scopo di questi nomi è di rendere il mirroring delle distribuzioni Debian più semplice (se, ad esempio, una directory reale come unstable cambiasse improvvisamente di nome in stable, una gran quantità di programmi dovrebbe essere nuovamente scaricata senza motivo).

Attualmente stable è un collegamento simbolico a lenny e testing è un collegamento simbolico a squeeze. Ciò significa che Lenny è la distribuzione attualmente stable e Squeeze è l'attuale testing.

unstable è un collegamento simbolico permanente a sid, dato che Sid è sempre la distribuzione unstable.


2.1.8 Nomi in codice usati in passato

I nomi in codice che sono già stati utilizzati sono: "Buzz" per la release 1.1, "Rex" per la 1.2, "Bo" per la 1.3.x, "Hamm" per la 2.0, "Slink" per la 2.1, "Potato" per la 2.2, "Woody" per la 3.0 e "Sarge" per la 3.1.


2.1.9 Da dove vengono i nomi delle distribuzioni?

Finora sono stati presi dai nomi dei personaggi del film Toy Story della Pixar.


2.1.10 La directory pool

Storicamente i pacchetti erano contenuti nella subdirectory di dists corrispondente alla distribuzione di cui facevano parte. Questo portò a vari problemi, tipo un grosso consumo di banda di connessione dei mirror ogni volta che venivano fatti dei cambiamenti di grossa entità.

Ora i pacchetti vengono tenuti in una grossa "vasca" (pool), strutturata in accordo con il nome del pacchetto sorgente. Per rendere il tutto maneggevole, la vasca è suddivisa in sezioni (main, contrib e non-free) e per la prima lettera del nome del pacchetto sorgente. Queste directory contengono svariati file: binari per ciascuna architettura ed i pacchetti sorgente da cui i pacchetti binari sono stati generati.

E' possibile sapere dove ciascun pacchetto è situato eseguendo un comando tipo: apt-cache showsrc nomemiopacchetto ed andando a leggere la riga "Directory:". Per esempio, i pacchetti apache sono immagazzinati in pool/main/a/apache/. Essendo molteplici, i pacchetti lib* vengono trattati in maniera particolare: per esempio, i pacchetti libpaper sono immagazzinati in pool/main/libp/libpaper/.

Le directory dists vengono ancora utilizzate per i file indice usati da programmi tipo apt. Inoltre, al momento attuale le vecchie distribuzioni non sono state convertite ad usare le vasche, per cui si troveranno i percorsi contenenti distribuzioni tipo potato o woody nel campo "Filename" dell'intestazione.

Di norma non avete da preoccuparvi di ciò, poichè il nuovo apt e probabilmente il vecchio dpkg-ftp sono in grado di gestire la cosa senza problemi. Se volete maggiori informazioni, andate a vedere RFC: implementazione dei pool dei pacchetti.


2.1.11 Alcune note storiche su Sid

Quando il Sid attuale non esisteva, l'organizzazione dell'archivio Debian aveva un problema principale: l'assunto che quando un'architettura veniva creata nell'attuale unstable, sarebbe stata rilasciata quando la distribuzione diventava la nuova stable. Però per molte architetture questo non era il caso, con il risultato che quelle directory dovevano essere mosse al momento del rilascio. Fatto poco pratico, poichè lo spostamento avrebbe fagocitato grosse quantità di banda.

Gli amministratori dell'archivio hanno evitato questo problema per pacchetti anni piazzando i binari delle architetture ancora non rilasciate in una directory speciale chiamata sid. Al momento del loro rilascio esisteva un collegamento dall'architettura a quel momento stable a sid e da quel momento in poi essa veniva creata all'interno dell'albero unstable, come di norma. Tutto ciò era motivo di confusione per gli utenti.

Con l'avvento della vasca dei pacchetti (vedere La directory pool, Sezione 2.1.10) durante lo sviluppo della distribuzione Woody i pacchetti binari cominciarono ad essere immagazzinati in una locazione canonica nella vasca, indipendentemente dalla distribuzione; in tal modo il rilascio di una distribuzione non determina più la grossa dispersione di banda sui mirror (c'è, ovviamente, un notevole consumo, ma graduale, di banda durante la fase di sviluppo).


2.1.12 Pacchetti caricati in incoming

I pacchetti che vengono caricati nell'archivio vengono dapprima immagazzinati in http://incoming.debian.org/ prima di accertarsi che provengano realmente da uno sviluppatore Debian (e vengono piazzati nella sottodirectory DELAYED in caso di Non-Maintainer Upload (NMU)). Una volta al giorno, vengono mossi da incoming ad unstable.

In caso di emergenza, potreste voler installare i pacchetti da qui, prima che raggiungano unstable.


2.1.13 Recuperare un vecchio pacchetto

Mentre le distribuzioni Debian più recenti vengono tenute nella directory debian su ciascun Mirror Debian, gli archivi per le distribuzioni più vecchie, tipo Scollegamento , sono tenuti su http://archive.debian.org/ o sotto la directory debian-archive di ciascun mirror Debian.

I vecchi pacchetti testing ed unstable sono localizzati in http://snapshot.debian.net/.


2.1.14 Sezioni per architettura

All'interno di ciascun albero directory principale (dists/stable/main, dists/stable/contrib, dists/stable/non-free dists/unstable/main, etc.), le voci dei pacchetti binari risiedono all'interno di sottodirectory i cui nomi indicano l'architettura per la quale sono stati compilati.

Ricordate che i reali pacchetti binari per testing ed unstable non risiedono più in queste directory, ma al livello principale della directory pool. I file elenco (Packages e Packages.gz) sono stati comunque mantenuti, per compatibilità con il vecchio sistema.

Per sapere quali architetture sono al momento supportate, leggetevi le Note di Rilascio per ciascuna distribuzione. Possono essere trovate presso i siti delle Note di Rilascio per stable e testing.


2.1.15 Il codice sorgente

Il codice sorgente è disponibile per ogni cosa contenuta nel sistema Debian. In più, i termini di licenza della maggior parte dei programmi richiedono che il codice venga distribuito insieme ai programmi, o che un'offerta di fornire il codice li accompagni.

Di regola il codice viene reperito nelle directory source, che sono in parallelo a tutte le directory dei binari architettura-specifiche, o più di recente alla directory pool (vedere La directory pool, Sezione 2.1.10). Per scaricare il codice sorgente senza la necessità di essere addentro alla struttura dell'archivio Debian, provate un comando tipo apt-get source nomemiopacchetto.

Alcuni pacchetti, in particolare pine, sono disponibili solamente come sorgenti, a causa delle limitazioni delle licenze. (Recentemente è stato fornito il pacchetto pine-tracker per facilitare l'installazione di Pine). Le procedure descritte in Portare un pacchetto nel sistema stable, Sezione 6.4.10 e Creare pacchetti debian, Sezione 13.10 dovrebbero fornire tutto il necessario per compilare un pacchetto manualmente.

Il codice sorgente potrebbe non essere disponibile, invece, per i pacchetti delle directory contrib e non-free, che formalmente non fanno parte del sistema Debian.


2.2 Il sistema di gestione dei pacchetti Debian


2.2.1 Panoramica dei pacchetti Debian

Normalmente i pacchetti contengono tutti i file necessari all'implementazione di una serie di comandi o di funzionalità. Esistono due tipi di pacchetti:

L'installazione del software attraverso il sistema dei pacchetti utilizza delle "dipendenze", che sono state dichiarate dal responsabile (manutentore) del pacchetto. Le dipendenze vengono descritte nel file control, associato a ciascun pacchetto. Ad esempio, il pacchetto contenente il compilatore GNU C (gcc) "dipende" dal pacchetto binutils che include il collegamento e l'assembler. Se si prova ad installare gcc senza aver prima installato binutils, il sistema di gestione dei pacchetti (dpkg) invierà un messaggio di errore riguardo alla necessità di avere anche binutils e bloccherà l'installazione di gcc. (Questo comportamento può comunque essere scavalcato dall'utente tenace, vedere al riguardo dpkg(8).) Per dettagli aggiuntivi, vedere più sotto in Dipendenze dei pacchetti, Sezione 2.2.8.

Gli strumenti Debian per la gestione dei pacchetti possono essere usati per:


2.2.2 Il formato dei pacchetti Debian

Un "pacchetto" Debian, od un file dell'archivio Debian contiene gli eseguibili,le librerie e tutta la documentazione associata ad un gruppo o suite di programmi correlati. I file dell'archivio Debian, di norma, hanno il suffisso .deb. [1]

I dettagli dei pacchetti binari Debian sono descritti nella pagina di manuale deb(5). Il loro formato interno è soggetto a cambiamenti (tra una versione maggiore e l'altra di Debian), per cui leggete sempre dpkg-deb(1) prima di manipolare i.deb file.

Almeno fino a Sarge, gli archivi Debian sono sempre stati manipolabili anche dai normali comandi Unix, tipo ar e tar, anche quando i comandi dpkg non erano disponibili.


2.2.3 Convenzioni nei nomi dei pacchetti Debian

Il nome di un pacchetto Debian segue la convenzione seguente:

     foo_ver-rev_arch.deb

Dove in genere foo sta per il nome del pacchetto. ver è la versione del programma originale, rev è il numero di revisione Debian e arch è l'architettura per la quale il pacchetto è stato compilato. I file vengono facilmente rinominati, naturalmente. Potete scoprire quale pacchetto è realmente contenuto in un dato file di none filename dando il comando seguente:

     dpkg --info filename

Il numero di revisione Debian viene specificato dallo sviluppatore Debian o da chiunque compili il pacchetto. Un cambio nel numero di revisione in genere indica che qualche aspetto nel pacchetto è cambiato.


2.2.4 Mantenimento della configurazione locale

I file che sono considerati modificabili dall'amministratore locale si trovano in /etc. Le linee guida Debian prescrivono che tutte le modifiche ai file localmente configurabili vengano mantenute attraverso gli aggiornamenti dei pacchetti.

Se una versione predefinita di un file localmente configurabile viene fornita con il pacchetto stesso, allora il file viene etichettato come un "conffile". Il sistema di gestione dei pacchetti non aggiorna i conffile che sono stati modificati dall'amministratore dopo l'ultima installazione del dato pacchetto senza prima aver chiesto il permesso dell'amministratore stesso. D'altro canto, se il conffile non è stato modificato, allora verrà aggiornato insieme al resto del pacchetto. Ciò è sempre auspicabile, così è vantaggiorso minimizzare le modifiche ai conffile.

Per elencare i conffile appartenenti ad un dato pacchetto, lanciare:

     dpkg --status package

L'elenco segue la riga "Confflies".

Per maggiori informazioni sui conffile potete leggere la sezione del Debian Policy Manual intitolata "Configuration files" (Vedere Riferimenti, Sezione 15.1).


2.2.5 Script di gestione Debian

Gli script di gestione Debian sono degli script eseguibili che vengono lanciati automaticamente prima o dopo l'installazione di un pacchetto. Insieme ad un file chiamato control, tutti questi file fanno parte della sezione "control" di un file Debian.

I singoli file sono:

preinst

Questo script viene eseguito prima che il pacchetto venga estratto dal file Debian (.deb). Molti script "preinst" interrompono i servizi per i pacchetti che devono essere aggiornati fino a che la loro installazione o aggiornamento non sono completati (a seguire dell'esecuzione con successo dello script "postinst").

postinst

Questo script tipicamente completa ogni configurazione richiesta da un pacchetto dopo che è stato estratto dal suo file Debian (.deb). Spesso gli script "postinst" richiedono all'utente determinate azioni e/o lo avvertono che, qualora accettasse le impostazioni di base, deve ricordarsi di riconfigurare il pacchetto se la situazione lo richiede. Molti script "postinst", poi, eseguono tutti i comandi necessari a lanciare o far ripartire i servizi, dopo che il pacchetto è stato aggiornato o installato.

prerm

Questo script ferma tutti i demoni associati con un pacchetto. Viene eseguito prima della rimozione di file associati ad un determinato pacchetto.

postrm

Modifica i collegamenti od altri file correlati ad un pacchetto e/o rimuove i files creati da esso.(Vedere anche Pacchetti Virtuali, Sezione 2.2.7.)

Tutti i file di controllo possono essere localizzati nella directory /var/lib/dpkg/info. I file correlati con il pacchetto foo iniziano, appunto, con il nome "foo" ed hanno le estensioni "preinst", "postinst", ecc. a seconda della funzione. Il file foo.list nella stessa directory elenca tutti i file installati con il pacchetto foo. (Notate che la localizzazione di questi file è interna a dpkg e può essere soggetta a modifiche.)


2.2.6 Priorità dei pacchetti

Ad ogni pacchetto viene assegnata una priorità dai responsabili della distribuzione, come aiuto al sistema di gestione dei pacchetti. Le priorità sono:

Notate le differenze fra "Priority: required", "Section: base" ed "Essential: yes" nella descrizione dei pacchetti. "Section: base" significa che il pacchetto viene installato prima tutti su un nuovo sistema. Molti dei pacchetti in "Section: base" hanno "Priority: required" o almenot "Priority: important" e molti di loro sono etichettati con "Essential: yes". "Essential: yes" significa che il pacchetto richiede di specificare un'ulteriore opzione force al sistema di gestione dei pacchetti, tipo dpkg quando viene rimosso dal sistema. Per esempio, libc6, mawk e makedev sono "Priority: required" and "Section: base" ma non "Essential: yes".


2.2.7 Pacchetti Virtuali

Il termine pacchetto virtuale è un termine generico che si applica a tutti i pacchetti di un gruppo che provvede alla medesima funzione. Per esempio, i programmi tin e trn sono entrambi dei newsreader, in grado di soddisfare qualsiasi dipendenza di un programma che richieda un newsreader su un sistema, al fine di funzionare correttamente. Entrambi, quindi, si dice che provvedano il "pacchetto virtuale" definito news-reader.

Allo stesso modo exim exim4, sendmail e postfix forniscono la funzionalità di un agente di trasporto posta (mail transport agent). Perciò, provvedono al pacchetto virtuale mail transport agent. Se uno di loro è installato, qualsiasi programma che dipenda dall'installazione di un agente di trasporto posta vedrà le proprie dipendenze soddisfatte dall'esistenza di questo pacchetto virtuale.

La Debian ha un meccanismo tale che, se più di un pacchetto che fornisce lo stesso pacchetto virtuale è installato, l'amministratore di sistema è in grado di sceglierne uno come pacchetto preferito. Il comando che viene chiamato in causa èupdate-alternatives e verrà descritto in dettaglio oltre, in Comandi alternativi, Sezione 6.5.3.


2.2.8 Dipendenze dei pacchetti

Il sistema dei pacchetti Debian ha una serie di dipendenze che sono utilizzate per esprimere il fatto che un pacchetto, per funzionare, o per funzionare meglio, ha bisogno dell'installazione di un altro pacchetto:

Informazioni più dettagliate possono essere trovate nel Packaging Manual e nel Policy Manual.

Notate che dselect ha un controllo molto più raffinato sui pacchetti contrassegnati da Raccomanda e Suggerisce rispetto ad apt-get, che prende semplicemente tutti i pacchetti specificati da Dipende e lascia quelli indicati da Raccomanda e Suggerisce. Entrambi i programmi nelle forme più moderne utilizzano come back-end APT.


2.2.9 Cosa significa "Pre-Depends"

dpkg conigura sempre un pacchetto da cui ne Dipende un altro prima di configurare quast'ultimo. Tuttavia, dpkg in genere spacchetterà il file seguendo un ordine arbitrario, indipendentemente dalle dipendenze. (Spacchettare il file vuol dire che estrarre i file e metterli al posto giusto). Se, però un pacchetto Pre-Dipende da un altro, allora quast'ultimo veràà spacchettato e configurato prima che quello che ne Pre-Dipende sia anche solo spacchettato. [2] L'uso di questo tipo di dipendenza è ridotto al minimo.


2.2.10 Lo stato dei pacchetti

Lo stato di un pacchetto può essere "sconosciuto", "installa", "rimuovi", "elimina" o "mantieni". Queste etichette "voglio", indicano il volere dell'utente riguardo ad un pacchetto (come indicato dalle azioni dell'utente nella sezione "Scegli" di dselect o dal richiamo diretto dell'utente di dpkg).

Il loro significato è il seguente:


2.2.11 Evitare l'aggiornamento dei pacchetti

Esistono due modi per evitare l'aggiornamento di un pacchetto, tramite dpkg o, da Woody in poi, tramite APT.

Con dpkg, dovete solo esportare la lista dei pacchetti selezionati con:

     dpkg --get-selections > selections.txt

Dopodichè modificate il file risultante selections.txt, cambiando la riga che contiene il pacchetto da mantenere, tipo libc6, da:

     libc6                       install

a:

     libc6                       hold

Salvate il file e ricaricatelo nel database di dpkg con:

     dpkg --set-selections < selections.txt

Se conoscete il nome del pacchetto da mantenere, basta eseguire:

     echo libc6 hold | dpkg --set-selections

Questo processo evita l'aggiornamento dei pacchetti al momento dell'installazione di ciascun file.

Lo stesso risultato si ottiene tramite dselect. Basta accedere alla schermata [S]cegli, trovare il pacchetto da mantenere nello stato attuale e premere il tasto `=' (o `H'). I cambiamenti saranno effettivi non appena lasciata la schermata [S]cegli.

Il sistema APT nella nuova distribuzione Woody ha un meccanismo alternativo per mantenere i pacchetti durante il processo di raccolta di un archivio, utilizzando la Pin-Priority. Vedere la pagina di manuale apt_preferences(5), l'http://www.debian.org/doc/manuals/apt-howto/ o il pacchetto apt-howto.


2.2.12 Pacchetti sorgente

I pacchetti sorgente vengono distribuiti in una directory chiamata source e possono essere scaricati o manualmente, oppure tramite il comando

     apt-get source foo

(vedere apt-get(8) la pagina man su come impostare APT all'uopo).


2.2.13 Compilare pacchetti binari dai sorgenti

Per un dato pacchetto foo avete bisogno di tutti i foo_*.dsc, foo_*.tar.gz e foo_*.diff.gz (nota bene: non esiste nessun .diff.gz per un pacchetto Debian nativo).

Una volta presi, se avete installato il pacchetto dpkg-dev il seguente comando:

     $ dpkg-source -x foo_version-revision.dsc

estrarrà il pacchetto in una directory denominata foo-version.

Date i seguenti comandi per compilare il pacchetto binario:

     $ cd foo-versione
     $ su -c "apt-get update ; apt-get install fakeroot"
     $ dpkg-buildpackage -rfakeroot -us -uc

poi

     # su -c "dpkg -i ../foo_version-revision_arch.deb"

per installarlo. Vedere Portare un pacchetto nel sistema stable, Sezione 6.4.10.


2.2.14 Creare nuovi pacchetti Debian

Per maggiori dettagli al riguardo, leggete la New Maintainers' Guide, reperibile nel pacchetto maint-guide oppure presso http://www.debian.org/doc/manuals/maint-guide/.


2.3 Aggiornare un sistema Debian

Uno degli scopi della Debian è di fornire un sentiero solido di ed un processo sicuro di aggiornamento. Il sistema di gestione dei pacchetti avverete l'amministratore delle modifiche importanti e talvolta gli chiede di prendere delle decisioni. Dovreste leggere anche le Note di Rilascio; vengono fornite con tutti i CD Debian e sono disponibili sul WWW presso http://www.debian.org/releases/stable/releasenotes oppure http://www.debian.org/releases/testing/releasenotes.

Una guida pratica viene fornita in Gestione dei pacchetti in Debian, Capitolo 6. Questa sezione fornisce una panoramica generale, cominciando con gli strumenti di gestione dei pacchetti.


2.3.1 dpkg

E' il programma principale per la manipolazione dei pacchetti. Per ulteriori informazioni, leggere la pagina di manuale dpkg(8).

dpkg è fornito con parecchi programmi supplementari di base.

dpkg-ftp e dpkg-mountable sono stati resi obsoleti dall'introduzione del sistema APT.


2.3.2 APT

APT (Advanced Packaging Tool) è un'interfaccia avanzata per il sistema Debian di gestione dei pacchetti e consiste di vari programmi i cui nomi iniziano tipicamente con "apt-". apt-get, apt-cache e apt-cdrom sono gli strumenti da riga di comando per maneggiare i pacchetti. Funzionano anche come programmi backend per l'utente di altri strumenti, come dselect ed aptitude.

Per maggiori informazioni, installare apt e leggere apt-get(8), apt-cache(8), apt-cdrom(8), apt.conf(5), sources.list(5), apt_preferences(5) (Woody), e /usr/share/doc/apt/guide.html/index.html.

Esistono fonti di informazione alternative, come APT HOWTO. Può essere installato tramite apt-howto in file:///usr/share/doc/Debian/apt-howto/.

apt-get upgrade e apt-get dist-upgrade prendono solo i pacchetti elencati sotto "Dipende", mentre lasciano quelli sotto "Raccomanda" e "Suggerisce". Per evitare ciò, usate dselect.


2.3.3 dselect

Questo programma rappresenta un'interfaccia utente basata su menu al sistema di gestione dei pacchetti. E' particolarmente utile per prime installazioni ed aggiornamenti su larga scala. Vedere dselect, Sezione 6.2.4.

Per ulteriori informazioni, installare install-doc e leggere /usr/share/doc/install-doc/dselect-beginner.en.html oppure Documentazione per dselect per Principianti.


2.3.4 Aggiornare un sistema in funzione

Il kernel (filesystem) in Debian supporta la sostituzione dei file anche mentre sono in uso. Quando i pacchetti vengono aggiornati, tutti i servizi forniti da essi vengono riavviati se sono configurati per girare nel runlevel corrente. Il sistema Debian non ha bisogno della modalità singolo utente per aggiornare un sistema in funzione.


2.3.5 File .deb scaricati e tenuti in cache

Se avete scaricato i pacchetti nel vostro disco rigido (cosa assolutamente non necessaria, vedere sopra per la descrizione di dpkg-ftp o di APT), dopo l'installazione dei pacchetti potete rimuoverli dal vostro sistema.

Se si usa APT, i file vengono tenuti nella directory /var/cache/apt/archives. Potete cancellarli dopo l'installazione (apt-get clean), oppure copiarli sulla stessa directory /var/cache/apt/archives di un'altra macchina, per evitare un nuovo download durante la successiva installazione.


2.3.6 Tenere una registrazione dell'aggiornamento

dpkg mantiene una registrazione dei pacchetti scompattati, configurati, rimossi e/o eliminati, ma (al momento) non tiene nessuna registrazione dell'attività scritta su terminale durante tali manipolazioni.

Il metodo più semplice per aggirare questo impedimento è di lanciare una qualsiasi sessione di dpkg, dselect apt-get, ecc. all'interno del programma script(1).


2.4 La sequenza di boot della Debian


2.4.1 Il programma init

Come ogni buon appartenente alla famiglia degli Unix, Debian esegue il boot eseguendo il programma init. Il file di configurazione di init (che è /etc/inittab) specifica che il primo script da eseguire deve essere /etc/init.d/rcS.

Quello che accade poi dipende se è installato il pacchetto sysv-rc oppure file-rc. Quanto segue assume che sia installato sysv-rc. (file-rc il proprio script /etc/init.d/rcS ed usa un file invece che collegamenti simbolici nelle directory rc per controllare quali servizi siano stati avviati ed in quali runlevel.)

Il file /etc/init.d/rcS del pacchetto sysv-rc lancia tutti gli script in /etc/rcS.d/ per eseguire l'inizializzazione, tipo controllo e montaggio dei filesystem, caricamento dei moduli, lancio dei servizi di rete, impostazione dell'orologio, e così via. Poi, per compatibilità, lancia tutti i file (tranne quelli con `.' nel filename) localizzati in /etc/rc.boot/. Quest'ultima è riservata all'amministratore di sistema, ed il suo utilizzo è deprecato. Vedere Inizializzazione del sistema, Sezione 9.1 e System run levels and init.d scripts nel Debian Policy Manual per maggiori informazioni.

Debian non usa una directory rc.local in stile BSD.


2.4.2 I Runlevel

Dopo il completamento del processo di boot, init lancia tutti i servizi configurati per girare nel runlevel predefinito. Questo è definito dalla riga per id in /etc/inittab. Debian arriva con id=2.

Debian usa i seguenti runlevel:

I runlevel 7, 8, e 9 possono essere utilizzati, ma le loro directory rc non vengono popolate quando i pacchetti vengono installati.

Scambiate i runlevel mediante il comando telinit.

Quando si entra in un runlevel tutti gli script in /etc/rcrunlevel.d/ vengono eseguiti. La prima lettera del nome determina il modo in cui lo script viene lanciato: quelli che iniziano con K vengono lanciati con l'argomento stop. Quelli che iniziano per S vengono lanciati con l'argomento start. Gli script vengono eseguiti in ordine alfabetico; per cui quelli "stop" vengono lanciati prima di quelli "start" e i numeri a due cifre che seguono K o S determinano l'ordine in cui venono eseguiti.

Gli script in /etc/rcrunlevel.d sono infatti semplici collegamenti simbolici agli script in /etc/init.d/. Essi accettano anche argomenti tipo "restart" e "force-reload"; questi ultimi metodi possono essere utilizzati dopo che un sistema è stato avviato per riavviare i servizi o forzarli a ricaricare i loro file di configurazione.

Per esempio:

     # /etc/init.d/exim4 reload

2.4.3 Personalizzare i runlevel

La personalizzazione dei runlevel è un compito avanzato di amministrazione di sistema. Il suggerimento seguente vale per gran parte dei servizi.

Per abilitare il servizio service nel runlevel R create il collegamento simbolico /etc/rcR.d/Sxyservice con obiettivo ../init.d/service. Il numero di sequenza xy dovrebbe essere quello che è stato assegnato al servizio quando il pacchetto è stato installato.

Per disabilitare il servizio, rinominate il the collegamento simbolico in maniera che il nome inizi con K invece che con S ed il suo numero di sequenza sia 100 meno xy.

E' conveniente usare un editor di runlevel, come sysv-rc-conf o ksysv per questi scopi.

E' possibile cancellare il collegamento simbolico S ad un servizio in una data directory di un dato runlevel invece di rinominarlo. Ciò non disabilita il servizio, ma lo lascia in uno stato "fluttuante", finchè il sistema di inizio sysv-rc è interessato: al cambio di runlevel il servizio non sarà nè lanciato nè fermato, ma verrà lasciato così com'è, che stia girando o no. Notate comunque che un servizio lasciato in uno stato tale verrà lanciato se il pacchetto corrispondente verrà aggiornato, che girasse o meno prima dell'aggiornamento. Questo è un limite noto del sistema Debian attuale. Notate anche che dovreste mantenere i collegamenti simbolici K di un servizio nei runlevel 0 e 6. Se cancellate tutti i collegamenti simbolici di un servizio, allora durante un aggiornamento il pacchetto corrispodente ripristinerà tutti i collegamenti simbolici al loro stato predefinito iniziale.

Not è consigliabile modificare i collegamenti simbolici in /etc/rcS.d/.


2.5 Supportare le differenze

Debian offre parecchie opportunità per soddisfare le esigenze (e i desideri) degli amministratori di sistema, senza per questo renderlo inutilizzabile.

Tutti i file in /usr/local/ appartengono all'amministratore di sistema e Debian non li toccherà. Gran parte dei file in /etc sono conffiles e Debian non li sovrascriverà in caso di aggiornamento a meno che l'amministratore non lo richieda espressamente.


2.6 Internazionalizzazione

Il sistema Debian è internazionalizzato e fornisce il supporto per la visualizzazione e la scrittura dei caratteri in molte lingue, sia da console che sotto X. Molti documenti, pagine di manuali e messaggi di sistema sono stati tradotti in numero sempre crescente di lingue. Durante l'installazione Debian chiede all'utente di scegliere la lingua di installazione (e talvolta una variante locale della stessa).

Se il vostro sistema non supporta tutte le caratteristiche della lingua di cui avete bisogno, o se dovete cambiare la lingua od installare una diversa tastiera che supporti la vostra lingua, andate a leggere Localizzazione (l10n), Sezione 9.7.


2.7 Debian ed il kernel

Vedere Il kernel Linux su Debian, Capitolo 7.


2.7.1 Compilare un kernel da un sorgente non-Debian

Bisogna comprendere le linee guida Debian nei confronti degli header.

Le librerie C Debian sono compilate con le versioni stabili più recenti degli header del kernel.

Ad esempio, le versione Debian-1.2 usava la versione 5.4.13 degli header. Questa pratica è in contrasto con i pacchetti sorgente del kernel distribuiti in tutti gli archivi Linux FTP, pacchetti che usano versioni persino più recenti degli header. Gli header distribuiti con i sorgenti del kernel sono localizzati in /usr/include/linux/include/.

Se avete bisogno di compilare un programma con header più recenti di quelli di quelli forniti da libc6-dev, quando compilate dovete aggiungere alla riga di comando -I/usr/src/linux/include/. Un problema del genere è uscito, per esempio, quando si è creato il pacchetto del demone automounter (amd). Quando i nuovi kernel cambiavano alcune istruzioni relative al NFS, amd aveva necessità di esserne al corrente. Ciò ha richiesto l'inclusione degli header più recenti.


2.7.2 Gli strumenti per compilare un kernel personalizzato.

Gli utenti che desiderano (o devono) compilare un kernel personalizzato, sono incoraggiati a scaricare il pacchetto kernel-package. Il pacchetto contiene lo script per compilare il pacchetto del kernel e fornisce le capacità di creare un pacchetto Debian kernel-image, semplicemente dando il comando

     # make-kpkg kernel_image

dalla directory principale del kernel sorgente. L'aiuto è disponibile dando il comando

     # make-kpkg --help

o tramite la pagina di manuale make-kpkg(1) e Il kernel Linux su Debian, Capitolo 7.

L'utente deve scaricarsi a parte il sorgente per il kernel, sia esso il più recente o quello di scelta, dall'archivio Linux preferito, a meno che un pacchetto kernel-source-version non sia disponibile (dove version sta per la versione del kernel). Lo script di boot Debian initrd richiede una speciale patch del kernel, chiamata initrd; vedere http://bugs.debian.org/149236.

Le istruzioni dettagliate per usare il pacchetto kernel-package sono fornite nel file /usr/share/doc/kernel-package/README.gz.


2.7.3 Funzioni speciali per trattare con i moduli

Il pacchetto Debian modconf fornisce uno script di shell (/usr/sbin/modconf) che può essere utilizzato per personalizzare la configurazione dei moduli. Lo script presenta un'interfaccia a menu, chiedendo all'utente particolari circa i device drivers caricabili presenti sul proprio sistema. La risposte vengono utilizzate per personalizzare il file /etc/modules.conf (che elenca alias ed altri argomenti che devono essere utilizzati insieme ai vari moduli), tramite i file in /etc/modutils/, e /etc/modules (che elencano i moduli che devono essere caricati al boot).

Così come i (nuovi) file Configure.help ora disponibili per aiutare nella compilazione di kernel personalizzati, il pacchetto modconf arriva con tutta una serie di file di aiuto (in /usr/share/modconf/) che forniscono informazioni dettagliate sugli argomenti appropriati da dare a ciascun modulo. Vedere Kernel 2.4 modulare, Sezione 7.2 per gli esempi.


2.7.4 Disinstallare un vecchio pacchetto kernel

Si, lo script kernel-image-NNN.prerm controlla se il kernel attualmente in uso è lo stesso che state tentando di disinstallare. Perciò potete rimuovere pacchetti kernel che non volete più tramite il comando:

     # dpkg --purge --force-remove-essential kernel-image-NNN

(sostituite NNN con la versione ed il numero di revisione del vostro kernel, naturalmente)


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Debian Reference (version 1)
Capitolo 3 - Suggerimenti per l'installazione di un sistema Debian


La documentazione ufficiale sull'installazione di Debian è localizzata presso http://www.debian.org/releases/stable/ e http://www.debian.org/releases/stable/installmanual.

Per le versioni in fase di sviluppo è localizzata presso http://www.debian.org/releases/testing/ e http://www.debian.org/releases/testing/installmanual (il lavoro è in corso, talvolta potrebbe non essere reperibile)

Sebbene questo capitolo sia stato inizialmente scritto durante i giorni dell'installatore di Potato, gran parte del suo contenuto è stato aggiornato all'installatore di Woody ed essi sono molto simili. Siccome Sarge ne userà uno totalmente nuovo, usate il capitolo come punto di riferimento per quest'ultimo. Anche alcuni pacchetti chiave hanno cambiato nome e priorità. Per esempio, il MTA predefinito di Sarge è exim4 invece di exim e coreutils è stato introdotto per sostituire parecchi pacchetti. Potrebbe essere necessario aggiustare le vostre azioni.


3.1 Tracce generali per l'installazione di Linux

Non dimenticate di leggere >url id="http://www.debian.org/CD/netinst/"> se state cercando per un'immagine CD compatta dell'installatore Debian.

Usare le distribuzioni testing o unstable aumenta il rischio di incappare ne i seri bachi. Questo rischio può essere gestito impiantando uno schema multiboot con una versione di Debian più stabile, oppure usando un trucco elegante fornito da chroot, come descritto in chroot, Sezione 8.6.35. Quest'ultimo permette di usare versioni differenti della Debian simultaneamente su console diverse.


3.1.1 Le basi della compatibilità hardware

Linux è compatibile con la maggior parte dei componenti per PC esistenti. Può essere installato praticamente in ogni configurazione. Per quanto mi riguarda, l'installazione è stata semplice come per Windows 95/98/Me. La lista di componenti compatibili cresce di giorno in giorno.

Se avete un laptop, andate su: Linux on Laptops per indirizzi per l'installazione divisi per marca e modello.

La mia raccomandazione per i componenti di un desktop è, invece, "Siate conservativi."

Per macchine lente, bypassarne il disco rigido ed interfacciarle con macchine più veloci per eseguire l'installazione di Linux può essere una buona idea.


3.1.2 Definire i componenti del PC ed il chipset

Durante l'installazione vi verranno richieste informazioni sull'hardware o sui chipset, informazioni non sempre facili da reperire. Ecco un metodo:

  • Aprite il PC e guardate dentro.

  • Scrivete i numeri presenti sui grossi chip sulle schede grafiche, sulle schede di rete, sui chip situati vicino alle porte seriali ed alle porte IDE.

  • Scrivete i nomi scritti sul dorso delle schede PCI ed ISA.


  • 3.1.3 Definire i componenti del PC tramite Debian

    Dare i comandi seguenti all'interno di un sistema Linux già installato, fornisce qualche idea sull'hardware presente e sulla sua configurazione.

         $ pager /proc/pci 
         $ pager /proc/interrupts 
         $ pager /proc/ioports
         $ pager /proc/bus/usb/devices
    

    Questi comandi possono essere dati durante il processo di installazione dalla console, premendo ALT-F2.

    Dopo l'installazione iniziale, installando i pacchetti opzionali, tipo pciutils, usbutils, e lshw, potete ottenere informazioni più estese sul sistema.

         $ lspci -v |pager
         $ lsusb -v |pager
         # lshw  |pager
    

    Uso tipico degli interrupt:

    Per le vecchie schede ISA non-PnP, potreste voler impostare gli IRQ5, 10 ed 11 come non-PnP dal BIOS.

    Per i dispositivi USB, le classi sono elencate in /proc/bus/usb/devices come Cls=nn:

    Se la classe non è 255, Linux supporta il dispositivo.


    3.1.4 Definire i componenti del PC tramite altri S.O.

    Una ulteriore fonte di informazione è rappresentata dagli altri sistemi operativi.

    Installate una distribuzione di Linux commerciale. I sistemi di riconoscimento dell'hardware tendono ad essere migliori della Debian, al momento. Le differenze si livelleranno all'introduzione del debian-installer con Sarge.

    Installate Windows. La configurazione attuale del PC può essere ottenuta cliccando con il pulsante destro del mouse su "Risorse del Computer" e poi "Proprietà", ottenendo informazioni tipo IRQ, indirizzi di porta I/O, DMA. Alcune vecchie schede ISA potrebbero aver bisogno di essere configurate sotto DOS, ed utilizzate di conseguenza.


    3.1.5 Il mito di Lilo

    "Lilo è limitato ai primi 1024 cilindri."Sbagliato!

    Il nuovo lilo, usato nella Debian Potato ha il supporto lba32. Se il BIOS o la scheda madre sono abbastanza recenti da supportare lba32, lilo dovrebbe essere in grado di caricarsi oltre il vecchio limite dei 1024 cilindri.

    Se avete tenuto il vostro vecchio lilo.conf, vi basterà aggiungere una riga con "lba32" da qualche parte vicino all'inizio del file.Vedere file:///usr/share/doc/lilo/Manual.txt.gz


    3.1.6 GRUB

    Il nuovo boot loader grub, proveniente dal progetto GNU HURD, può essere installato su un sistema Debian Woody:

         # apt-get update
         # apt-get install grub-doc
         # mc file:///usr/share/doc/grub-doc/html/
         ... leggete il contenuto
         # apt-get install grub
         # pager file:///usr/share/doc/grub/README.Debian.gz
         ... leggetelo :)
    

    Per modificare il menu di GRUB, aprite /boot/grub/menu.lst. Guardate Come impostare i parametri di boot (GRUB), Sezione 8.1.6 su come impostare i parametri di avvio durante il processo di inizializzazione, dato che sono lievemente diversi da lilo.


    3.1.7 Scegliere i floppy di avvio

    Per Potato ho apprezzato molto il set di dischi denominato IDEPCI per il desktop. Per Woody, apprezzo il set bf2.4. Entrambi i set usano una versione di boot-floppies per creare i floppy di avvio.

    Se avete una scheda di rete PCMCIA, dovete usare il set di dischi di avvio standard (numero di floppy maggiore, ma tutti i moduli dei driver disponibili) e configurare la NIC nel setup PCMCIA; non provate ad impostare una card NIC dal dall'interfaccia di configurazione della rete standard.

    Per sistemi particolari, potete creare un disco di salvataggio fatto apposta, sostituendo l'immagine del kernel denominata "linux" sul disco di salvataggio Debian con un'altra immagine compilata apposta altrove per la suddetta macchina. I dettagli dell'operazione li trovate sul readme.txt sul dischetto di salvataggio. Il floppy è formattato con il filesystem MSDOS, per cui potete utilizzare qualunque sistema per leggerlo e modificarlo. Ciò dovrebbe rendere la vita più semplice a coloro con particolari schede di rete, ecc...

    Per Sarge, debian-installer e/o pgi si pensa verranno usati per creare i floppy di avvio.


    3.1.8 Installazione

    Seguite le istruzioni ufficiali reperibili presso http://www.debian.org/releases/stable/installmanual e http://www.debian.org/releases/testing/installmanual (il lavoro è in corso, talvolta potrebbe non essere reperibile).

    Se installate un sistema tramite i boot floppies della distribuzione testing, potreste avere bisogno di aprire un nuovo terminale durante il processo di installazione premendo ALT-F2 e di modificare manualmente le voci di /etc/apt/sources.list da "stable" a "testing" per aggiustare le fonti di APT.

    Io tendo ad installare lilo in posti tipo /dev/hda3, mentre mbr in /dev/hda. Ciò minimizza il rischio di sovrascrivere le informazioni di boot.

    Ecco le mie scelte durante l'installazione.

    Per ulteriori informazioni su dselect, vedere dselect, Sezione 6.2.4.


    3.1.9 Quale host ed IP usare per una LAN

    Esempio di configurazione di una LAN (C subnet: 192.168.1.0/24):

         Internet
            |
            +--- Un ISP esterno fornisce il servizio POP (raggiunto da fetchmail)
            | 
           Un punto di accesso dell'ISP fornisce i servizi DHCP e SMTP
            |                     :
           Modem              (Dial-up)
            |                     :
         Porta esterna della macchina gateway della LAN: eth0 (IP dato dal DHCP dell'ISP)
          usa un vecchio notebook (IBM Thinkpad, 486 DX2 50 MHz, 20 MB RAM)
          gira Linux con kernel 2.4 e file system ext3.
          gira il pacchetto "ipmasq" (con patch più sicura, NAT e firewall)
          gira il pacchetto "dhcp-client" configurato per eth0 (scavalca le impostazioni DNS)
          gira il pacchetto "dhcp" configurato per eth1
          gira "exim" come smarthost (modo 2)
          gira "fetchmail" con un intervallo lungo (ripiego)
          gira "bind" come cache name server per Internet dalla LAN
                     come name server autoritativo per il dominio LAN dalla LAN
          gira "ssh" sulle porte 22 e 8080 (connessione da ovunque)
          gira "squid" come cache server per l'archivio Debian (per APT)
         Porta interna della macchina gateway della LAN: eth1 (IP = 192.168.1.1, fisso)
                                  |
                  +--- LAN Switch (10 base T) ---+
                  |                              |
         Alcuni clienti IP fissi sulla LAN     Alcuni clienti DHCP sulla LAN
         (IP = 192.168.1.2-127, fisso)    (IP = 192.168.1.128-200, dinamico)
    

    Vedere Configurare la rete, Capitolo 10 per i dettagli sulla configurazione del gateway server. Vedere Costruire un gateway router, Sezione 10.14 per i dettagli sulla configurazione del server gateway per la LAN.


    3.1.10 Account utenti

    Per avere lo stesso aspetto di "famiglia" tra le varie macchine, i primi account che imposto sono sempre gli stessi.

    Il primo account che creo è sempre uno del tipo "admin" (uid=1000). Tutta la posta per root viene reindirizzata lì. Questo account è aggiunto al gruppo adm (vedere "Why GNU su does not support the wheel group" (Perchè GNU su non supporta il gruppo wheel), Sezione 9.2.2), al quale viene data una certa quota di privilegi di root tramite su, usando PAM, od il comando sudo. Vedere Aggiungere un account utente, Sezione 4.1.3 per i dettagli.


    3.1.11 Creare i filesystem


    3.1.11.1 Partizionare il disco rigido

    Per limitare i danni in caso di blocco del sistema, preferisco tenere partizioni diverse per directory diverse. Per esempio,

         /          == (/ + /boot + /bin + /sbin)
                    == 50MB+
         /tmp       == 100MB+
         /var       == 100MB+
         /home      == 100MB+
         /usr       == 700MB+ con X
         /usr/local == 100MB
    

    Le dimensioni della directory /usr dipendono strettamente dal tipo di applicazione X window. /usr può essere di soli 300MB per la sola console, mentre 2GB–3GB non sono inusuali se si vogliono installare varie applicazioni di Gnome. Quando /usr diventa troppo grande, la cura più efficace è spostare /usr/share/ in una partizione diversa. Con i nuovi kernel 2.4 pre-impacchettati, / può avere bisogno di più di 200MB di spazio.

    Per esempio, la configurazione attuale della mia macchina che funge da Internet gateway, è la seguente (output del comando df -h):

         Filesystem            Size  Used Avail Use% Mounted on
         /dev/hda3             300M  106M  179M  38% /
         /dev/hda7             100M   12M   82M  13% /home
         /dev/hda8             596M   53M  513M  10% /var
         /dev/hda6             100M  834k   94M   1% /var/lib/cvs
         /dev/hda9             596M  222M  343M  40% /usr
         /dev/hda10            596M  130M  436M  23% /var/cache/apt/archives
         /dev/hda11            1.5G  204M  1.2G  14% /var/spool/squid
    

    (Le grosse dimensioni di /var/spool/squid sono per la funzione di proxy cache e per lo scarico dei pacchetti).

    Per dare un'idea della struttura delle partizioni, il seguente è il risultato di fdisk -l:

         # fdisk -l /dev/hda # commenti
         
         /dev/hda1             1        41    309928+   6  FAT16 # DOS
         /dev/hda2            42        84    325080   83  Linux # (not used)
         /dev/hda3   *        85       126    317520   83  Linux # Main
         /dev/hda4           127       629   3802680    5  Extended
         /dev/hda5           127       143    128488+  82  Linux swap
         /dev/hda6           144       157    105808+  83  Linux
         /dev/hda7           158       171    105808+  83  Linux
         /dev/hda8           172       253    619888+  83  Linux
         /dev/hda9           254       335    619888+  83  Linux
         /dev/hda10          336       417    619888+  83  Linux
         /dev/hda11          418       629   1602688+  83  Linux
    

    Ci sono alcune partizioni inutilizzate. Queste servono per installare una seconda distribuzione di Linux, o come spazio per espandere qualche directory in crescita.


    3.1.11.2 Montare i filesystem

    Il montaggio appropriato delle partizioni avviene mediante il seguente /etc/fstab:

         
         # /etc/fstab: static file system information.
         #
         # filesystem    mount point     type    options                dump pass
         /dev/hda3       /               ext2    defaults,errors=remount-ro 0 1
         /dev/hda5       none            swap    sw                      0 0
         proc            /proc           proc    defaults                0 0
         /dev/fd0        /floppy         auto    defaults,user,noauto    0 0
         /dev/cdrom      /cdrom          iso9660 defaults,ro,user,noauto 0 0
         #
         # mantenete le partizioni separate 
         /dev/hda7       /home           ext2    defaults                0 2
         /dev/hda8       /var            ext2    defaults                0 2
         /dev/hda6       /var/lib/cvs    ext2    defaults                0 2
         # noatime accelera l'accesso ai file in lettura
         /dev/hda9       /usr            ext2    defaults,noatime        0 2
         /dev/hda10      /var/cache/apt/archives ext2    defaults        0 2
         # una partizione molto grande come proxy cache
         /dev/hda11      /var/spool/squid ext2   rw                      0 2
         
         # DOS avviabile di backup 
         /dev/hda1       /mnt/dos        vfat    rw,noauto               0 0
         # Linux avviabile di backup (non ancora fatto) 
         /dev/hda2       /mnt/linux      ext2    rw,noauto               0 0
         #
         # nfs mounts
         mickey:/        /mnt/mickey     nfs     ro,noauto,intr          0 0
         goofy:/         /mnt/goofy      nfs     ro,noauto,intr          0 0
         # minnie:/ /mnt/minnie smbfs ro,soft,intr,credentials={filename} 0 2
    

    Per NFS, uso qui le opzioni noauto,intr combinate con quella di default hard. In tal modo, un processo che si blocca in seguito alla perdita di connessione può essere recuperato mediante Control-C.

    Usare rw,auto,soft,intr per macchine Windows connesse tramite Samba (smbfs), può essere una buona idea. Vedere Configurare Samba, Sezione 3.5.

    Per i floppy, utilizzare noauto,rw,sync,user,exec previene la corruzione dei file in caso di rimozione accidentale del disco prima di averlo smontato, però rallenta il processo di scrittura.


    3.1.11.3 Montaggio con autofs

    Punti chiave per il montaggio automatico (auto mount):


    3.1.11.4 Montaggio del NFS

    Il server esterno NFS (goofy) risiede dietro un firewall (gateway). Dato che sono l'unico ad usarla, ho delle regole di sicurezza sulla LAN molto rilassate. Per abilitare l'accesso NFS, il server NFS necessita di aggiungere /etc/exports come segue:

         # /etc/exports: lista di controllo degli accessi per filesystem che possono
         #               essere esportati ai client NFS. Vedere exports(5).  
         /       (rw,no_root_squash)
    

    Ciò è richiesto per attivare il server NFS, in aggiunta all'installazione e ad attivazione del server/client NFS.

    Per semplicità, in genere creo un partizione singola di circa 2GB per installazioni sperimentali e/o secondarie di linux. Opzionalmente condivido le partizioni di swap e /tmp. Per questi scopi lo schema a partizioni multiple è eccessivo. Se vi serve un semplice sistema a console, bastano 500MB.


    3.1.12 Linee guida per la memoria DRAM

    Di seguito presento alcune (grandi) linee guida per le DRAM.

           4MB: Il minimo necessario a far funzionale il kernel di Linux.  
          16MB: Il minimo per un sistema con console.
          32MB: Il minimo per un semplice sistema X. 
          64MB: Il minimo per X con GNOME/KDE.
         128MB: Il giusto per X con GNOME/KDE.
         256MB: (o più): Perchè no se ve le potete permettere? Le DRAM sono economiche.
    

    L'opzione di boot mem=4m (o lilo append="mem=4m") vi mostra come il sistema si comporta con soli 4MB di memoria installati. Il parametro di boot per lilo è necessario per sistemi con vecchi BIOS e più di 64MB di memoria.


    3.1.13 Lo spazio di Swap

    Uso la formula seguente:

    Anche se non ne avrete mai bisogno, un pò di spazio swap (128MB) è comunque desiderabile, in modo che un programma che ha un leak di memoria rallenti progressivamente il sistema prima di bloccarlo definitivamente.


    3.2 Configurare Bash

    Modifico gli script di inizio della shell a mio piacimento:

         /etc/bash.bashrc        Sostituire con copia privata
         /etc/profile            Mantenere la copia della distribuzione ( \w -> \W) 
         /etc/skel/.bashrc       Sostituire con copia privata 
         /etc/skel/.profile      Sostituire con copia privata
         /etc/skel/.bash_profile Sostituire con copia privata 
         ~/.bashrc               Sostituire con copia privata per tutti gli account 
         ~/.profile              Sostituire con copia privata per tutti gli account 
         ~/.bash_profile         Sostituire con copia privata per tutti gli account
    

    Per i dettagli vedere i miei esempi. Mi piace un sistema trasparente, così imposto umask a 002 o 022.

    PATH viene impostato dai seguenti file di configurazione, in questo ordine.

         /etc/login.defs   - prima del PATH impostato per la shell 
         /etc/profile      ( può chiamare /etc/bash.bashrc) 
         ~/.bash_profile   ( può chiamare ~/.bashrc)
    

    3.3 Configurare il mouse


    3.3.1 Mouse PS/2

    In caso di un mouse PS/2 con scheda madre ATX, il flusso del segnale deve essere:

         mouse -> /dev/psaux -> gpm -> /dev/gpmdata = /dev/mouse -> X
    

    In questo caso si crea un collegamento simbolico /dev/mouse che punta a /dev/gpmdata per rendere felici alcune utilità di configurazione e per rendere facile la reconfigurazione. (Per esempio se decidete di non usare per niente il demone gpm, basta puntare il collegamento simbolico /dev/mouse a /dev/psaux dopo essersi liberati del demone gpm.)

    Il flusso del segnale permette di deconnettere e reinizializzare la tastiera ed il mouse riavviando gpm dopo la riconnessione. X rimarrà funzionante!

    Il protocollo del flusso del segnale tra l'output di gpm e l'input di X può essere implementato in due modi, come "ms3" (protocollo del mouse seriale Microsoft a 3 pulsanti) o come "raw" (usa lo stesso protocollo del mouse che è connesso) e questa scelta condiziona la scelta del protocollo usato nella configurazione di X.

    Mostrerò gli esempi di configurazione usando un mouse Logitech a 3 pulsanti (mouse tradizionale nello stile Unix) PS/2 come modello.

    Se siete tra gli sfortunati la cui scheda grafica non è supportata dal nuovo X4 e dovete utilizzare il vecchio X3 (alcune schede ATI 64), configurate /etc/X11/XF86Config invece di /etc/X11/XF86Config-4 come negli esempi seguenti, durante l'installazione dei pacchetti di X3.


    3.3.1.1 Approccio con protocollo ms3

         /etc/gpm.conf            | /etc/X11/XF86Config-4
         =========================+======================================
         device=/dev/psaux        | Section "InputDevice"
         responsiveness=          |  Identifier "Configured Mouse"
         repeat_type=ms3          |  Driver     "mouse"
         type=autops2             |  Option     "CorePointer"
         append=""                |  Option     "Device"   "/dev/mouse"
         sample_rate=             |  Option     "Protocol" "IntelliMouse"
                                  | EndSection
    

    Usando questo approccio, le modifiche del tipo di mouse vanno fatte solo in gpm.conf, mentre la configurazione di X rimane costante. Vedere i miei script di esmpio.


    3.3.1.2 Approccio con protocollo raw

         /etc/gpm.conf            | /etc/X11/XF86Config-4
         =========================+======================================
         device=/dev/psaux        | Section "InputDevice"
         responsiveness=          |  Identifier "Configured Mouse"
         repeat_type=raw          |  Driver     "mouse"
         type=autops2             |  Option     "CorePointer"
         append=""                |  Option     "Device"   "/dev/mouse"
         sample_rate=             |  Option     "Protocol" "MouseManPlusPS/2"
                                  | EndSection
    

    Usando questo approccio, le modifiche del tipo di mouse vanno fatte sia in gpm.conf che aggiustando la configurazione di X.


    3.3.1.3 Come adattarsi ai diversi tipi di mouse

    Il dispositivo di gpm denominato autops2 si suppone sia in grado di riconoscere la gran parte dei mouse PS/2 sul mercato. Sfortunatamente non sempre funziona e non è disponibile nelle versioni pre-Woody. Provate ad usare ps2, o imps2 in gpm.conf al posto di autops2 in questi casi. Per scoprire quali tipi di mouse gpm conosce date: gpm -t help. Vedere gpm(8).

    Se utilizzate un mouse a 2 pulsanti PS/2, impostate il protocollo di X in modo da abilitare Emulate3Buttons. La differenza di protocollo fra un mouse a 2 pulsanti e quello a 3 viene riconosciuta ed impostata automaticamente da gpm dopo aver premuto il pulsante di mezzo una volta.

    Per il protocollo X con Approccio con protocollo raw, Sezione 3.3.1.2 o senza gpm, usate:

    Per saperne di più vedere Supporto per il mouse in XFree86.

    Il mouse con rotella classico Microsoft funziona al meglio con:

         /etc/gpm.conf            | /etc/X11/XF86Config-4
         =========================+======================================
         device=/dev/psaux        | Section "InputDevice"
         responsiveness=          |  Identifier "Configured Mouse"
         repeat_type=raw          |  Driver     "mouse"
         type=autops2             |  Option     "CorePointer"
         append=""                |  Option     "Device"   "/dev/mouse"
         sample_rate=             |  Option     "Protocol" "IMPS/2"
                                  |  Option     "Buttons" "5"
                                  |  Option  "ZAxisMapping" "4 5"
                                  | EndSection
    

    Per alcuni nuovi notebook Toshiba ultrapiatti: Attivare gpm prima di PCMCIA nello script di inizializzazione del System-V. Ciò evita che il sistema si pianti. Strano, ma vero.


    3.3.2 Mouse USB

    Accertatevi di avere tutte le funzioni del kernel richieste attivate o alla compilazione, oppure tramite i moduli:

    Qui, i nomi in minuscolo sono i nomi dei moduli

    Se non usate devfs, create un device node /dev/input/mice con major 13 e minor 63 come segue:

         # cd /dev
         # mkdir input
         # mknod input/mice c 13 63
    

    Per i tipici mouse a 3 pulsanti USB, le combinazioni di configurazione dovrebbero essere:

         /etc/gpm.conf            | /etc/X11/XF86Config-4
         =========================+======================================
         device=/dev/input/mice   | Section "InputDevice"
         responsiveness=          |  Identifier "Generic Mouse"
         repeat_type=raw          |  Driver     "mouse"
         type=autops2             |  Option     "SendCoreEvents" "true"
         append=""                |  Option     "Device"   "/dev/input/mice"
         sample_rate=             |  Option     "Protocol" "IMPS/2"
                                  |  Option     "Buttons" "5"
                                  |  Option  "ZAxisMapping" "4 5"
                                  | EndSection
    

    Vedere il Linux USB Project per maggiori informazioni.


    3.3.3 Touchpad

    Sebbene il touchpad di un portatile emuli un mouse PS/2 a 2 tasti come comportamento predefinito, il pacchetto tpconfig permette il controllo totale del dispositivo. Per esempio, OPTIONS="--tapmode=0" in /etc/default/tpconfig disabilta lo scomodo comportamento "click by tap". Impostate /etc/gpm.conf come segue per usare sia il touchpad che il mouse esterno USB in console:

         device=/dev/psaux
         responsiveness=
         repeat_type=ms3
         type=autops2
         append="-M -m /dev/input/mice -t autops2"
         sample_rate=
    

    3.4 Configurare NFS

    Impostate NFS tramite /etc/exports.

         # apt-get install nfs-kernel-server
         # echo "/ *.domainname-for-lan-hosts(rw,no_root_squash,nohide)" \ 
                 >> /etc/exports
    

    Per i dettagli vedere i miei esempi.


    3.5 Configurare Samba

    Riferimenti:

    Impostare Samba in modalità "share" è molto più semplice, dato che crea dei dischi di share sul modello di WfW. E' comunque molto meglio l'impostazione in modalità "user".

    Samba può essere configurato con debconf o vi:

         # dpkg-reconfigure --priority=low samba # in Woody
         # vi /etc/samba/smb.conf
    

    Per i dettagli vedere i miei esempi.

    L'aggiunta di un nuovo utente al file smbpasswd può essere fatta tramite smbpasswd:

         $su -c "smbpasswd -a nomeutente"
    

    Per la migliore compatibilità, usate password criptate.

    Impostate il os level sulla base delle equivalenze di sistema seguenti (maggiore il numero, più alta la priorità come server).

         0: Samba con attitudini molto lasse  (non sarà mai un master browser) 
         1: Wfw 3.1, Win95, Win98, Win/me?  
         16: Win NT WS 3.51 
         17: Win NT WS 4.0 
         32: Win NT SVR 3.51 
         33: Win NT SVR 4.0 
         255: Samba con poteri estesi
    

    Accertatevi che gli utenti siano membri del gruppo a cui appartiene la directory che offre l'accesso condiviso e che il percorso alla directory abbia il bit di esecuzione impostato.


    3.6 Configurare la stampante

    Il metodo tradizionale è lpr/lpd. Esiste un nuovo sistema CUPS™ (Common UNIX Printing System). PDQ è un altro approccio. Vedere il Linux Printing HOWTO per maggiori informazioni.


    3.6.1 lpr/lpd

    Per i vari tipi di spooler lpr/lpd (lpr, lprng, e gnulpr), impostate /etc/printcap come segue se sono connessi ad una stampante solo testo o PostScript (le basi):

         lp|alias:\ 
                 :sd=/var/spool/lpd/lp:\ 
         	:mx#0:\
                 :sh:\ 
         	:lp=/dev/lp0:
    

    Cosa significano le righe precedenti:

    Questa è una buona configurazione se siete connessi ad una stampante PostScript. In più è una buona configurazione anche se state stampando da una macchina Windows tramite Samba per qualsiasi stampante supportata da Windows (la comunicazione bidirezionale non è supportata). Dovete solo selezionare la configurazione della stampante corrispondente sulla macchina Windows.

    Se non avete una stampante PostScript dovete impostare un sistema di filtro usando gs. Esistono molti strumenti di autoconfigurazione per l'impostazione di /etc/printcap. Una qualsiasi di queste combinazioni è un'opzione:

    Per lanciare gli strumenti grafici di configurazione, tipo printtool, vedere Diventare root in X, Sezione 9.4.12 per ottenere i privilegi di root. Gli spool creati con printtool usano gs ed agiscono come stampanti PostScript. Per cui, quando vi accedete, usate i driver delle stampanti PostScript. Sul lato Windows, lo standard è "Apple LaserWriter".


    3.6.2 CUPS™

    Installazione del Common UNIX Printing System (o CUPS™):

         # apt-get install cupsys cupsys-bsd cupsys-client cupsys-driver-gimpprint
         # apt-get install foomatic-db-engine foomatic-db-hpijs 
         # apt-get install foomatic-filters-ppds foomatic-gui
    

    In Sarge, usando aptitude, potete selezionare "Print Server Task".

    KDE e Gnome forniscono un ambiente per la facile configurazione delle stampanti. In alternativa, potete configurare il sistema con qualsiasi browser se avete installato swat is installed:

         $ miobrowser http://localhost:631
    

    Per esempio, per aggiungere la vostra stampante collegata ad una porta qualsiasi all'elenco delle stampanti accessibili:

    per maggiori informazioni http://localhost:631/documentation.html e http://www.cups.org/cups-help.html.


    3.7 Altri consigli di configurazione per l'host


    3.7.1 Installate pochi altri pacchetti dopo l'installazione iniziale

    Una volta qui, avete un piccolo, ma funzionante, sistema Debian. E' il momento giusto per installare i pacchetti più grandi.

    In genere modifico /etc/inittab per un facile spegnimento.

         ...
         # Cosa succede quando si preme CTRL-ALT-DEL.
         ca:12345:ctrlaltdel:/sbin/shutdown -t1 -a -h now
         ...
    

    3.7.2 Moduli

    I moduli per i driver dei vari dispositivi vengono configurati durante l'installazione iniziale. modconf fornisce la possibilità di configurare i moduli in un secondo momento attraverso un'interfaccia a menu. Questo programma è estremamente utile quando alcuni moduli vengono tralasciati durante l'installazione iniziale, o quando è stato installato un nuovo kernel in un momento successivo.

    Tutti i nomi dei moduli da precaricare devono essere elencati in /etc/modules. Io uso anche lsmod e depmod per controllarli manualmente.

    Assicuratevi anche di aggiungere alcune righe a /etc/modules per gestire IP masquerading (ftp, ecc.) per i kernel 2.4. Vedere Kernel 2.4 modulare, Sezione 7.2, specificatamente Funzioni di rete, Sezione 7.2.3.


    3.7.3 Impostazione base del CD-RW

    Per i masterizzatori IDE e kernel 2.4, modificate i seguenti file:

         /etc/lilo.conf  (aggiungere append="hdc=ide-scsi ignore=hdc"
                          lanciate lilo per attivarlo)
         /dev/cdrom      (collegamento simbolico # cd /dev; ln -sf scd0 cdrom)
         /etc/modules (aggiungere "ide-scsi" e "sg". "sr" a seguire, se necessario.)
    

    Vedere Masterizzatori, Sezione 9.3 per i dettagli.


    3.7.4 Grosse memorie e spegnimento automatico

    Modificate /etc/lilo.conf come segue per impostare i parametri al boot in caso di grosse memorie (per i kernel 2.2) e per lo spegnimento automatico (per apm):

         append="mem=128M apm=on apm=power-off noapic"
    

    Lanciate lilo per attivare queste nuove impostazioni. <apm=power-off è necessario per un kernel SMP e noapic è necessario per ridurre i problemi del mio hardware SMP un pò bacato. Si può fare lo stesso direttamente al boot prompt. Vedere Altri trucchi con il boot prompt, Sezione 8.1.5.

    Se apm è compilato come modulo, come avviene automaticamente nei kernel Debian 2.4, lanciate # insmod apm power_off=1 dopo il boot, oppure impostate /etc/modules con:

         # echo "apm power_off=1" >>/etc/modules
    

    In alternativa, compilare il supporto ACPI ottiene lo stesso scopo con i kernel più nuovi, e sembra essere più "amichevole" con SMP (richiede una scheda madre recente). I kernels 2.4 su schede madri più recenti dovrebbero riconoscere correttamente le grosse memorie.

         CONFIG_PM=y
         CONFIG_ACPI=y
         ...
         CONFIG_ACPI_BUSMGR=m
         CONFIG_ACPI_SYS=m
    

    ed aggiungete le seguenti righe a /etc/modules in quest'ordine.

         ospm_busmgr
         ospm_system
    

    Oppure ricompilate il kernel con tutte le opzioni precedenti su "y". Nel caso dell'ACPI, non serve alcun parametro di boot.


    3.7.5 Strani problemi di accesso con alcuni siti web

    I kernel Linux recenti attivano l'ECN di default, cosa che può causare problemi di accesso ad alcuni siti web con dei cattivi routers. Per controllare lo stato dell'ECN:

         # cat /proc/sys/net/ipv4/tcp_ecn
          ... oppure
         # sysctl net.ipv4.tcp_ecn
    

    Per disattivarlo usate:

         # echo "0" > /proc/sys/net/ipv4/tcp_ecn
          ... oppure
         # sysctl -w net.ipv4.tcp_ecn=0
    

    Per disabilitare TCP ECN ad ogni boot, aprite /etc/sysctl.conf ed aggiungete:

         net.ipv4.tcp_ecn = 0
    

    3.7.6 Configurazione di PPP per una connessione dial-up

    Installate il pacchetto pppconfig per impostare un accesso dial-up con PPP.

         # apt-get install pppconfig
         # pppconfig
          ... seguite le istruzioni per configurare PPP
         # adduser nome_utente dip
          ... permette a nome_utente di accedere a PPP
    

    L'accesso dial-up PPP può essere iniziato dall'utente (nome_utente):

         $ pon nome_IP   # inizia l'accesso PPP al vostro IP
          ... gustatevi Internet
         $ poff nome_ISP # termina l'accesso PPP, nome_ISP è facoltativo
    

    Vedere Configurare un'interfaccia PPP, Sezione 10.2.4 per maggiori dettagli.


    3.7.7 Altri file di configurazione da perfezionare in /etc

    Potreste voler aggiungere un file /etc/cron.deny, che manca nella installazione Debian standard (potete copiare /etc/at.deny).


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 4 - Lezioni di Debian


    Questa sezione fornisce delle coordinate di base per orientarsi nel mondo Debian, mirate all'utente inesperto. Se è un pò di tempo che utilizzate un sistema Unix-like, probabilmente saprete già tutto di quello che verrà spiegato qui. In tal caso, usatela come ripasso.


    4.1 Per iniziare

    Dopo aver installato Debian sul vostro PC, dovete imparare alcune cose per renderlo utile. Partiamo a tambur battente con le lezioni.


    4.1.1 Login come root al prompt dei comandi

    Dopo il reboot vi si presenterà o la schermata grafica di accesso al sistema, oppure quella a carattere, a seconda della vostra selezione iniziale dei pacchetti. Per semplicità, se avete davanti la schermata grafica, premete Ctrl-Alt-F1 [3] per accedere alla schermata di accesso a carattere.

    Supponiamo che il vostro hostname sia foo, il prompt del login sarà così:

         foo login:
    

    Digitate root , premete il tasto Enter e digitate la password scelta durante il processo di installazione. In Debian,come da tradizione del mondo Unix, la password è dipendente anche dal maiuscolo/minuscolo. Dopo di ciò, il sistema parte con il messaggio di benvenuto e vi presenta il prompt dei comandi di root in attesa di un vostro comando. [4]

         foo login: root
         Password: 
         Last login: Sun Oct 26 19:04:09 2003 on tty3
         Linux foo 2.4.22-1-686 #6 Sat Oct 4 14:09:08 EST 2003 i686 GNU/Linux
         
         Most of the programs included with the Debian GNU/Linux system are
         freely redistributable; the exact distribution terms for each program
         are described in the individual file in /usr/share/doc/*/copyright
         
         Debian GNU/Linux comes with ABSOLUTELY NO WARRANTY, to the extent
         permitted by applicable law.
         
         root@foo:root#
    

    A questo punto siete pronti per amministrare il sistema dal prompt dei comandi di root. L'account root è anche chiamato utente privilegiato o superuser. Tramite questo account potete fare qualsiasi cosa:

    E' un'idea veramente pessima condividere l'accesso all'account di root condividendone la password. Il modo giusto di condividere i privilegi dell'amministratore è mediante l'uso di programmi come sudo(8).

    Notate che è considerata una buona abitudine in ambito Unix accedere prima ad un account senza privilegi, anche quando si pensa di eseguire delle attività di amministrazione di sistema. Utilizzate i comandi sudo, super, o su -c per guadagnare dei privilegi di root limitati quando ne avete necessità. Vedere sudo – lavorare con maggiore sicurezza, Sezione 9.2.4. [5]


    4.1.2 Impostare un ambiente minimale per il novizio

    Credo che imparare ad usare un sistema operativo sia come imparare una nuova lingua. Sebbene le guide siano utili, uno deve fare pratica con strumenti che lo possano aiutare. In questo contesto, credo sia una buona idea installare alcuni pacchetti aggiuntivi, tipo mc, vim, lynx, doc-linux-text e debian-policy. [6]

         # apt-get update
          ...
         # apt-get install mc vim lynx doc-linux-text debian-policy 
          ...
    

    Se avete questi pacchetti già installati, non accadrà nulla.


    4.1.3 Aggiungere un account utente

    Durante l'installazione avrete creato un account utente senza privilegi, che utilizzerete per ricevere le mail inviate all'account di root. [7] Dato che non volete usare questo account speciale per le esercitazioni che andrete a fare, dovrete creare un nuovo account utente.

    Supponiamo che vogliate come username penguin, digitate:

         root@foo:root# adduser penguin
         ... rispondete a tutte le domande
    

    eccolo creato. [8] Prima di andare avanti, impariamo alcune cose.


    4.1.4 Muoversi tra le console virtuali

    In un sistema Debian standard esistono 6 pseudo-terminali disponibili, cioè potete usare lo schermo a carattere VGA del PC come 6 terminali VT-100 intercambiabili. Potete passare da uno all'altro premendo simultaneamente i tasti Alt-sinistro ed uno dei tasti F1–F6. Ciascun (pseudo)terminale permette i login indipendenti agli account. L'ambiente multiutente è una grande ed avvincente caratteristica di Unix.

    Se premete accidentalmente Alt-F7 su un sistema con X Window System e lo schermo mostra l'interfaccia grafica di login, potete riguadagnare l'accesso all'interfaccia a carattere premendo Ctrl-Alt-F1. Per abituarvi, provate a muovervi tra le varie console e a tornare indietro su quella di partenza.


    4.1.5 Lo spegnimento del PC

    Come qualsiasi moderno sistema operativo, in cui i file vengono tenuti in memoria, il sistema Debian una procedura di arresto appropriata, prima che l'interruttore possa essere spento con sicurezza, per mantenere l'integrità dei file. Date il seguente comando dal prompt di root per spegnere il sistema:

         # shutdown -h now
    

    Questo è per la normale modalità multiutente. In modalità singolo utente, sempre da prompt di root, è invece:

         # poweroff -i -f
    

    In alternativa, potete premere Ctrl-Alt-Delete (o Ctrl-Alt-Canc per la tastiera italiana) per spegnere. [9]

    Attendete finchè non appare la scritta "System halted", poi spegnete il computer. Se le funzioni APM o ACPI sono state attivate dal BIOS e su Linux, il sistema si spegnerà da solo. Per i dettagli, vedere Grosse memorie e spegnimento automatico, Sezione 3.7.4.


    4.1.6 E' tempo di giocare

    Ora siete pronti per giocare con Debian senza rischi, finchè utilizzate l'account utente senza privilegi penguin. [10]

    Accediamo come penguin. Se eravate al prompt di root, premete Ctrl-D [11] per chiudere l'attività della shell di root e tornare al prompt del login. Inserite lo username appena creato penguin e la password corrispondente. [12] Vi si presenterà il seguente prompt dei comandi.

         penguin@foo:penguin$
    

    Da ora in poi l'esempio utilizzerà dei prompt semplificati per maggiore chiarezza. Userò:

    Cominceremo ad imparare il sistema Debian nel modo più facile Midnight commander (MC), Sezione 4.2 e poi in quello più giusto Ambiente di lavoro Unix-like, Sezione 4.3.


    4.2 Midnight commander (MC)

    Midnight commander (MC) può essere considerato come uno di quei coltellini svizzeri multiuso, per la console Linux ed altri terminali. Ciò offre al novizio un'esperienza con una console con menu, molto più semplice per imparare i comandi Unix standard.

    Usate questo comando per esplorare il sistema Debian. E' il modo migliore per imparare. Esplorate alcune locazioni chiave usando solo i tasti cursore ed il tasto Enter:


    4.2.1 Migliorare MC

    Per far cambiare ad MC la directory di lavoro in uscita, dovete modificare ~/.bashrc (o /etc/bash.bashrc, chiamato da .bashrc), come spiegato nella sua pagina di manuale, mc(1), sotto l'opzione -P. [13]


    4.2.2 Lanciare MC

         $ mc
    

    MC si prende cura di tutte le operazioni sui file tramite il proprio menu, richiedendo il minimo sforzo da parte dell'utente. Basta premere F1 per accedere alla schermata di aiuto. Potete giocare con MC premendo i tasti cursore ed i tasti funzione. [14]


    4.2.3 Il file manager in MC

    Come default vengono presentate due finestre affiancate che mostrano la lista di file contenuti nelle directory correnti. Un'altra modalità utile è impostare la finestra di destra ad "informazioni", per avere tute le informazioni su file, tipo privilegi di accesso, ecc. A seguire si riportano i tasti fondamentali. Se il demone gpm sta girando, potete usare anche il mouse. (Ricordatevi di premere il tasto maiscolo per avere il normale comportamento sotto MC per taglia ed incolla).


    4.2.4 Trucchi per la riga di comando in MC


    4.2.5 L'editor in MC

    L'editor interno ha un sistema di taglia ed incolla interessante. Premendo F3 si marca l'inizio della selezione, un secondo F3 ne segna la fine e la evidenzia. Muovete ora il cursore. Premendo F6 l'area selezionata viene mossa dove è il cursore. Con F5 l'area verrà copiata dove è il cursore. F2 salva il file, F10 esce. Gran parte dei tasti cursori ha un funzionamento intuitivo.

    Questo editor può essere lanciato direttamente per un determinato file:

         $ mc -e file_da_modificare
         $ mcedit file_da_modificare
    

    Non è un editor multifinestra, si può ottenere lo stesso effetto utilizzando più console. Per copiare da una finestra all'altra, usate la combinazione Alt-Fn per passare da una console ad un'altra e"File->Insert file" o "File->Copy to file" per muovere parti di un file in un altro.

    L'editor interno può essere sostituito da qualsiasi editor esterno preferiate.

    Molti programmi usano variabili d'ambiente tipo EDITOR o VISUAL per decidere quale editor usare. Se vi trovate male con vim, impostatele a mcedit aggiungendo queste righe a ~/.bashrc:

         ...
         export EDITOR=mcedit
         export VISUAL=mcedit
         ...
    

    Raccomando comunque di impostarle a vim, se possibile. Abituarsi ai comandi di vim sarebbe la cosa giusta da fare, dato che gli editor-Vi sono una costante nel mondo Linux/Unix. [15]


    4.2.6 Il visualizzatore in MC

    Molto valido. E' uno strumento notevole per la ricerca di parole nei documenti. Lo uso sempre per i file nella directory /usr/share/doc. Rappresenta uno dei modi più rapidi di girare tra la massa di informazioni su Linux. Può essere lanciato direttamente con:

         $ mc -v file_da_vedere
    

    4.2.7 Le caratteristiche di lancio automatico di MC

    Premete Invio su un file, ed il programma appropriato si prenderà cura del suo contenuto. E' una caratteristica di MC molto utile.

         eseguibile:        Esegue il comando
         file man, html:    Dirotta il contenuto al viewer corrispondente
         file tar.gz, deb:  Sfoglia il contenuto come fosse una sottodirectory
    

    Per permettere a queste utilità di svolgere il loro compito, i file da leggere non devono essere segnati come eseguibili. Cambiatene lo stato tramite il comando chmod, oppure attraverso il menu file di MC.


    4.2.8 Il fileystem FTP virtuale di MC

    MC può essere utilizzato per accedere a file tramite Internet, usando FTP. Attivate il menu premendo F9, poi attivate il file system virtuale FTP premendo `p'. Inserite una URL sotto forma di username:passwd@nomehost.nomedomain, che raggiungerà una directory remota che apparirà come una locale.

    Provate http.us.debian.org/debian come URL e scorrete l'archivio dei file Debian. Vedere Gli archivi Debian, Sezione 2.1 per come sono organizzati.


    4.3 Ambiente di lavoro Unix-like

    Nonostante MC vi permetta di fare qualsiasi cosa, è bene che impariate come usare gli strumenti da riga di comando invocati dal prompt della shell e che familiarizziate con l'ambiente di lavoro Unix-like. [16]


    4.3.1 Combinazioni speciali di tasti

    Nell'ambiente Unix-like, esistono alcune combinazioni di tasti che hanno un significato particolare. [17]

    la shell di default, bash, prevede l'editing della cronologia ed il completamento mediante il tasto tab per facilitarne l'uso interattivo.

    Altre combinazioni importanti da ricordare:

    Per usare il mouse sotto la console a caretteri Linux, dovete avere gpm lanciato come demone. [19] Vedere Configurare il mouse, Sezione 3.3.


    4.3.2 Comandi base Unix

    Impariamo i comandi base Unix. [20] Provate tutti i comandi dall'account utente senza privilegi penguin :

    Come esercizio, attraversate le directory e sbirciate nel sistema usando i comandi sopraelencati. Se avete dubbi sui comandi, assicuratevi di aver letto le pagine di manuale. Per esempio, un buon inizio sono questi comandi:

         $ man man
         $ man bash
         $ man ls
    

    Questo è anche il momento giusto per lanciare vim e premere il tasto F1. Dovreste leggere almeno le prime 35 righe. Poi fate un pò di esercizio in linea muovendo il cursore su |tutor| e premendo Ctrl-]. Vedere Gli Editor, Capitolo 11 per impararne di più sugli editor.

    Notate che molti comandi Unix-like, compresi quelli provenienti da GNU e BSD, mostreranno delle brevi informazioni di aiuto se invocati in uno dei modi seguenti (o senza argomenti, in alcuni casi):

         $ nomecomando --help
         $ nomecomando -h
    

    Come esercizio, provate anche gli esempi in Trucchi per Debian, Capitolo 8.


    4.3.3 Esecuzione dei comandi

    Avete avuto un assaggio su come usare il sistema Debian. Addentriamoci ora nei meccanismi di esecuzione dei comandi. [27]


    4.3.4 Il comando semplice

    Un comando semplice è una sequenza di

  • compiti della variabile (opzionale)

  • nome comando

  • argomenti (opzionale)

  • redirezioni (opzionale: > , >> , < , << , etc.)

  • operatore di controllo (opzionale: && , || ; <newline> , ; , & , ( , ) )

  • Per comandi più complessi, con quotazioni e sostituzioni, vedere Processamento delle righe di comando, Sezione 13.2.6.


    4.3.5 Esecuzione dei comandi e variabili d'ambiente

    Una tipica esecuzione di un comando usa una sequenza di shell coma la seguente: [28]

         $ date
         Sun Oct 26 08:17:20 CET 2003
         $ LC_ALL=fr_FR date
         dim oct 26 08:17:39 CET 2003
    

    In questo caso il programma date viene eseguito in primo piano. La variabile di ambiente LC_ALL è:

    Gran parte delle esecuzioni dei comandi non sono generalmente preceduti da una definizione della variabile di ambiente. In riferimento all'esempio precedente, potete eseguire, in alternativa:

         $ LC_ALL=fr_FR
         $ date
         dim oct 26 08:17:39 CET 2003
    

    Come potete vedere, il risultato del comando viene influenzato dalla variabile di ambiente, che produrrà un risultato in francese. Se volete che la variabile di ambiente venga inglobata dai sottoprocessi (quando chiamate uno script della shell, per esempio), dovete "esportarla", usando:

         $ export LC_ALL
    

    4.3.6 Il percorso di ricerca dei comandi

    Quando date un comando nella shell, essa lo cerca nella lista di directory contenuta nella variabile PATH. Il valore di PATH viene anche chiamato percorso di ricerca della shell.

    In una installazione Debian di base, la variabile PATH degli account utenti può non comprendere /sbin/. Quindi, se volete lanciare un comando tipo ifconfig da /sbin/, dovete modificare PATH in maniera da includerlo. La variabile PATH viene di solito impostata dal file di inizializzazione ~/.bash_profile, vedere Configurare Bash, Sezione 3.2.


    4.3.7 Opzioni della riga di comando

    Alcuni comandi richiedono degli argomenti. Gli argomenti che cominciano con - o con -- vengono chiamati opzioni e controllano il comportamento del comando.

         $ date
         Mon Oct 27 23:02:09 CET 2003
         $ date -R
         Mon, 27 Oct 2003 23:02:40 +0100
    

    In questo caso l'argomento -R modifica il comportamento di date per dare come risultato una stringa con una data compatibile RFC-2822.


    4.3.8 Metacaratteri della shell

    Spesso capita che vogliate che un comando funzioni su un gruppo di file, senza digitarli tutti. Il modello di espansione dei nomi dei file che utlizza metacaratteri facilita questo compito.

    Come esempio, provate da voi e ragionateci su:

         $ mkdir junk; cd junk; touch 1.txt 2.txt 3.c 4.h .5.txt
         $ echo *.txt
         1.txt 2.txt
         $ echo *
         1.txt 2.txt 3.c 4.h
         $ echo *.[hc]
         3.c 4.h
         $ echo .*
         . .. .5.txt
         $ echo .[^.]*
         .5.txt
         $ echo [^1-3]*
         4.h
         $ cd ..; rm -rf junk
    

    4.3.9 Restituire il valore dei comandi

    Ogni comando restituisce il suo stato in uscita come valore restituito.

    Si può accedere al valore restituito attraverso la variabile di shell $? subito dopo l'esecuzione.

         $ [ 1 = 1 ] ; echo $?
         0
         $ [ 1 = 2 ] ; echo $?
         1
    

    Notate che, quando il valore restituito viene usato nel contesto logico della shell, il successo viene trattato come il VERO in logica. Ciò è poco intuitivo, dato che successo ha valore zero.

    Vedere Condizionali, Sezione 13.2.5.


    4.3.10 Tipiche sequenze di comandi

    Proviamo a ricordare i seguenti comandi idiomatici della shell. Vedere Parametri della shell, Sezione 13.2.3, Redirezione, Sezione 13.2.4, Condizionali, Sezione 13.2.5, e Processamento delle righe di comando, Sezione 13.2.6 dopo aver letto questi idiomi.


    4.3.10.1 comando &

    Il comando viene eseguito nella subshell nello sfondo. I lavori nello sfondo permettono all'utente di lanciare più programmi in una singola shell.

    La gestione dei processi nello sfondo coinvolge i fondamentali della shell: jobs, fg, bg, e kill. Leggete le sezioni della pagina di manuale bash(1) sotto "SIGNALS", "JOB CONTROL", e "SHELL BUILTIN COMMANDS". [29]


    4.3.10.2 comando1 | comando2

    Lo standard output di comando1 viene dato allo standard input di comando2 . Entrambi i comandi possono essere eseguiti contemporaneamente. Questa si chiama pipeline.


    4.3.10.3 comando1 ; comando2

    comando1 e comando2 sono eseguiti in sequenza.


    4.3.10.4 comando1 && comando2

    comando1 viene eseguito. Se con successo, comando2 viene eseguito in sequenza. Verrà restituito un successo se sia comando1 che comando2 sono stati eseguiti con successo.


    4.3.10.5 comando1 || comando2

    comando1 viene eseguito. Se non con successo, allora anche comando2 viene eseguito in sequenza. Verrà restituito un successo se comando1 oppure comando2 sono stati eseguiti con successo.


    4.3.10.6 comando > foo

    Redireziona lo standard output di comando ad un file foo. (sovrascrive)


    4.3.10.7 comando >> foo

    Redireziona lo standard output di comando ad un file foo. (appende)


    4.3.10.8 comando > foo 2>&1

    Redireziona sia lo standard output che lo standard error di comando ad un file foo.


    4.3.10.9 comando < foo

    Redireziona lo standard input di comando ad un file foo. Provate:

         $ </etc/motd pager
          ... (il saluto)
         $ pager </etc/motd
          ... (il saluto)
         $ pager /etc/motd
          ... (il saluto)
         $ cat /etc/motd | pager
          ... (il saluto)
    

    Sebbene tutte e 4 le sintassi mostrino la stessa cosa, l'ultimo esempio lancia un comando in più, cat e spreca risorse senza motivo.


    4.3.11 Alias dei comandi

    Potete impostare un alias per i comandi usati più di frequente. Per esempio:

         $ alias la='ls -la'
    

    Da adesso in poi, la funzionerà come abbreviazione di ls -la, che elenca tutti i file in formato esteso.

    Potete identificare il percorso esatto o l'identità di un comando tramite il comando type. Per esempio:

         $ type ls
         ls is hashed (/bin/ls)
         $ type la
         la is aliased to `ls -la'
         $ type echo
         echo is a shell builtin
         $ type file
         file is /usr/bin/file
    

    In questo caso ls è stato usato di recente, mentre file no, per cui ls è "hashed", ovvero la shell ha un registro interno per un accesso veloce alla locazione del comando ls.


    4.4 Elaborazione del testo Unix-like

    Esistono alcuni strumenti standard per l'elaborazione del testo, che vengono spesso utilizzati nei sistemi Unix-like.

    Vedere Sostituzione delle espressioni regolari, Sezione 8.6.13, Parti di script per il piping, Sezione 8.6.18, e Brevi follie in Perl script, Sezione 8.6.20 per alcuni script di esempio.


    4.4.1 Le espressioni regolari

    Le espressioni regolari vengono utilizzate da molti strumenti di elaborazione del testo. Sono analoghe ai metacaratteri della shell (vedere Metacaratteri della shell, Sezione 4.3.8), ma molto più complesse e potenti.

    L'espressione regolare descrive il modello corrispondente da trovare ed è fatta da caratteri di testo e da metacaratteri. Il metacarattere è semplicemente un carattere con un significato speciale. esistono due stili maggiori, BRE ed ERE, aseconda degli strumenti utilizzati, come descritto in Elaborazione del testo Unix-like, Sezione 4.4.

    In ERE, i metacaratteri comprendono "\ . [ ] ^ $ * + ? ( ) { } |". L'espressione regolare significa:

    In BRE i metacaratteri "+ ? ( ) { } |" perdono il loro significato speciale; al loro posto si usano le versioni con la backslash "\+ \? \( \) \{ \} \|". Perciò il costrutto (r1|r2) deve essere protetto come \(r1|r2\). Siccome emacs, sebbene sia di base BRE, tratta "+ ?" come metacaratteri, non c'è necessità di proteggerli. Vedere Espressioni sostitutive, Sezione 4.4.2 per come il costrutto viene utilizzato.

    Per esempio, grep può essere utilizzato per eseguita una ricerca di testo mediante l'espressione regolare:

         $ egrep 'GNU.*LICENSE|Yoyodyne' /usr/share/common-licenses/GPL
                             GNU GENERAL PUBLIC LICENSE
                             GNU GENERAL PUBLIC LICENSE
           Yoyodyne, Inc., hereby disclaims all copyright interest in the program
    

    4.4.2 Espressioni sostitutive

    Per le espressioni sostitutive, i caratteri seguenti hanno significati speciali:

    Nelle stringhe sostitutive in Perl si usa, $n al posto di \n e & non alcun significato speciale meaning.

    Per esempio:

         $ echo zzz1abc2efg3hij4 | \
           sed -e 's/\(1[a-z]*\)[0-9]*\(.*\)$/=&=/'
         zzz=1abc2efg3hij4=
         $ echo zzz1abc2efg3hij4 | \
           sed -e 's/\(1[a-z]*\)[0-9]*\(.*\)$/\2===\1/'
         zzzefg3hij4===1abc
         $ echo zzz1abc2efg3hij4 | \
           perl -pe 's/(1[a-z]*)[0-9]*(.*)$/$2===$1/'
         zzzefg3hij4===1abc
         $ echo zzz1abc2efg3hij4 | \
           perl -pe 's/(1[a-z]*)[0-9]*(.*)$/=&=/'
         zzz=&=
    

    Ponete particolare attenzione allo stile delle espressioni regolari tra parentesi e a come le stringhe corrispondenti siano state usate nel processo di sostituzione del testo dai vari strumenti.

    Queste espressioni regolari possono anche essere usate per i movimenti del cursore e la sostituzione del testo negli editor.

    Per imparare questi comandi, leggete le loro pagine di manuale.


    4.5 Il filesystem Unix-like

    Nei sistemi operativi GNU/Linux e negli altri Unix-like, i file sono organizzati in directory. [30] Tutti i file e le directory sono organizzati in un unico grande albero, la gerarchia dei file, la cui radice è /.

    Questi file e directory possono essere sparsi su vari device. Il comando mount(8) attacca il file system trovato su un device al grande albero. Al contrario, il comando umount(8) lo staccherà nuovamente.


    4.5.1 Le basi dei file Unix

    I principi basilari:

    Le pratiche migliori e più dettagliate per la gerarchia dei file vengono descritte nelFilesystem Hierarchy Standard. per iniziare, dovreste ricordare i seguenti fatti:


    4.5.2 Il concetto di filesystem in Debian

    Seguendo la tradizione Unix, il sistema Debian fa sì che i filesystem sotto i quali i dati fisici sui dischi rigidi e sugli altri dispositivi di memorie di massa e l'interazione con i dispositivi hardware tipo le console su schermo e le console remotes vengano rappresentati in maniera unificata.

    Ciascun file, directory, pipe, o dispositivo fisico in un sistema Debian ha una struttura di dati chiamata inode che descrive gli attributi ad esso associati, come l'utente a cui appartiene (proprietario), il gruppo a cui appartiene, la data di ultimo accesso, ecc.. Vedere /usr/include/linux/fs.h per la definizione precisa di struct inode nel sistema Debian GNU/Linux.

    Questa rappresentazione unificata di entità fisiche risulta molto potente, in quanto permette l'uso degli stessi comandi per lo stesso tipo di operazioni su dispositivi complatamente differenti

    Tutti i vostri file potrebbero risiedere su un disco --- oppure potreste averne 20, alcuni connessi a computer diversi situati altrove sulla rete. Non potreste distinguerli guerdando semplicemente l'albero delle directory, e quasi tutti i comandi lavorerebbero alla stessa maniera, non importa su quale dispositivo(i) fisico(i) i file risiedono realmente.


    4.5.3 Permessi di accesso a file e directory

    I permessi di accesso a file e directory vengono definiti separatamente per ciascuna delle seguenti tre categorie di utenti:

    Dato un file, ciascun permesso corrispondente permette:

    Data una directory, ciascun permesso corrispondente permette:

    In questo caso il permesso in esecuzione sulla directory non solo permette di leggere i file nella directory, ma anche di vedere i lori attributi, come le dimensioni e la data dell'ultima modifica.

    per mostrare le informazioni sui permessi (e molto altro) dei file e delle directory si usa ls. Vedere ls(1). Quando ls viene invocato con l'opzione -l mostrerà le seguenti informazioni, nell'ordine:

    Per cambiare il proprietario del file, si usa chown dall'account di root. Per cambiarne il gruppo, si utlizza chgrp o dall'account del proprietario, o da quello di root. Per cambiare i permessi di accesso al file ed alla directory, si usa chmod dall'account del proprietario, o da quello di root. La sintassi di base per manipolare un dato file foo file è:

         # chown nuovoproprietario foo
         # chgrp nuovogruppo foo 
         # chmod  [ugoa][+-=][rwx][,...] foo
    

    Vedere chown(1), chgrp(1), e chmod(1) per i dettagli.

    Per esempio, per rendere proprietario di una directory l'utente foo e condivisa da un gruppo bar, eseguite i seguenti comandi dall'account di root:

         # cd /una/locazione/
         # chown -R foo:bar .
         # chmod -R ug+rwX,o=rX .
    

    Esistono altri tre bit di permessi speciali:

    In questo caso l'output di ls -l per detti bit viene dato in maiuscolo se la modalità nascosta per i bit di esecuzione non è impostata.

    Impostare set user ID su un file eseguibile permette all'utente di eseguirlo con l'owner ID del file (per esempio root). Allo stesso modo, impostare set group ID su un eseguibile permette all'utente di eseguirlo con il group ID del file (per esempio root). Poichè queste impostazioni possono causare seri problemi di sicurezza, abilitarle richide estrema cautela.

    Impostare set group ID su una directory abilita lo schema di creazione dei file stile BSD, dove tutti i file creati nella directory appartengono al gruppo della directory.

    Impostare lo sticky bit in una directory previene la rimozione di un file in detta directory da un utente che non sia il proprietario del file. Per rendere sicuro il contenuto di un file in una directory scrivibile da tutti, come ad esempio /tmp o in diretory scrivibile dal gruppo, non bisogna solamente disabilitare i permessi in scrittura del file, ma anche impostare lo sticky bit nella directory. Altrimenti il file potrebbe essere rimosso e sostituito da un nuovo fiole con lo stesso nome, da qualsiasi utente con accesso in scrittura alla directory.

    Ecco alcuni esempi interessanti sui permessi.

         $ ls -l /etc/passwd /etc/shadow /dev/ppp /usr/sbin/pppd
         crw-rw----    1 root     dip      108,   0 Jan 18 13:32 /dev/ppp
         -rw-r--r--    1 root     root         1051 Jan 26 08:29 /etc/passwd
         -rw-r-----    1 root     shadow        746 Jan 26 08:29 /etc/shadow
         -rwsr-xr--    1 root     dip        234504 Nov 24 03:58 /usr/sbin/pppd
         $ ls -ld /tmp /var/tmp /usr/local /var/mail /usr/src
         drwxrwxrwt    4 root     root         4096 Feb  9 16:35 /tmp
         drwxrwsr-x   10 root     staff        4096 Jan 18 13:31 /usr/local
         drwxrwsr-x    3 root     src          4096 Jan 19 08:36 /usr/src
         drwxrwsr-x    2 root     mail         4096 Feb  2 22:19 /var/mail
         drwxrwxrwt    3 root     root         4096 Jan 25 02:48 /var/tmp
    

    Esiste un metodo numerico alternativo di descrivere i permessi per i comandi chmod(1). Questo metodo usa numeri da 3 a 4 cifre in ottale (base 8). Ogni cifra corrisponde a:

    Suona complicato, ma è in effetti molto semplice. Se guardate alle prime (2-10) colonne dell'output del comando ls -l e le leggete come una rappresentazione binaria (base 2) dei permessi dei file ("-" essendo "0" e "rwx" essendo "1"), il valore numerico diventa una rappresentazione in ottale dei permessi. [33] Provate ad esempio:

         $ touch foo bar
         $ chmod u=rw,go=r foo
         $ chmod 644 bar
         $ ls -l foo bar
         -rw-r--r--    1 penguin  penguin  0 Nov  3 23:30  foo
         -rw-r--r--    1 penguin  penguin  0 Nov  3 23:30  bar
    

    La maschera di default dei permessi può essere impostata tramite il comando di shell umask. Vedere builtins(7).


    4.5.4 Timestamp

    Per un file GNU/Linux, ci sono tre tipi di timestamp:

    Notate che ctime non è l'orario di creazione del file.

    Notate che anche una semplice lettura del file in un sistema Debian causerà una normale operazione di scrittura del file, per aggiornare le informazioni relative a atime nell' inode. Montare un filesystem con l'opzione noatime farà si che il sistemi salti questa operazione, risultando un tempo di accesso del file più breve in lettura. Vedere mount(8).

    Usate il comando touch(1) per cambiare i timestamp dei file esistenti.


    4.5.5 Collegamenti

    Due sono i metodi per associare un dato file foo con un diverso nome bar.

    Vedere il seguente esempio per i cambiamenti nella conta dei collegamenti e le sottili differenze nel risultato del comando rm.

         $ echo "Contenuto Originale" > foo
         $ ls -l foo
         -rw-r--r--    1 osamu    osamu           4 Feb  9 22:26 foo
         $ ln foo bar     # hard link
         $ ln -s foo baz  # symlink
         $ ls -l foo bar baz
         -rw-r--r--    2 osamu    osamu           4 Feb  9 22:26 bar
         lrwxrwxrwx    1 osamu    osamu           3 Feb  9 22:28 baz -> foo
         -rw-r--r--    2 osamu    osamu           4 Feb  9 22:26 foo
         $ rm foo
         $ echo "Nuovo Contenuto" > foo
         $ cat bar
         Contenuto Originale
         $ cat baz
         Nuovo Contenuto
    

    Il collegamento simbolico ha sempre i permessi nominali di accesso impostati su "rwxrwxrwx", come mostrato nell'esempio precedente, con i permessi effettivi dettati dai permessi del file a cui punta.

    La directory . è collegata alla directory nella quale appare, per cui la conta dei collegamenti di qualsiasi nuova directory parte da 2. La directory .. e collegata alla directory genitore, per cui la conta dei collegamenti della directory aumenta all'aggiungere nuove sottodirectory.


    4.5.6 Named pipe (FIFO)

    Una named pipe è un file che agisce come una pipe. Inserite qualcosa in un file da un lato ed esce dall'altro. Da qui il nome FIFO, o First-In-First-Out: la prima cosa che infilate nella pipe è anche la prima ad uscirne.

    Se avviate un processo di scrittura verso una named pipe, il processo non terminerà finchè l'informazione che viene scritta non è letta dalla pipe. Se avviate un processo di lettura dalla pipe, il processo aspetterà prima di terminare che non ci sia altro da leggere. Le dimesioni della pipe sono sempre zero --- non memorizza dati, si limita ad unire due processi, come il carattere | della shell. Comunque, poichè questa pipe ha un nome, i due processi non devono necessariamente stare sulla riga di comando, nè essere lanciati dallo stesso utente.

    Provate facendo quanto segue:

         $ cd; mkfifo miapipe
         $ echo "hello" >miapipe & # gira nello sfondo
         [1] 5952
         $ ls -l miapipe
         prw-r--r--    1 penguin penguin  0 2003-11-06 23:18 miapipe
         $ cat miapipe
         hello
         [1]+  Done                    echo hello >miapipe
         $ ls miapipe
         prw-r--r--    1 penguin penguin  0 2003-11-06 23:20 miapipe
         $ rm miapipe
    

    4.5.7 Socket

    Il socket è simile alla named pipe (FIFO) è permette ai processi di scambiarsi informazioni. per il socket questi processi non devono girare allo stesso tempo, nè devono essere figli dello stesso genitore. Questo è il traguardo di qualsiasi comunicazione interprocesso. Lo scambio di informazioni può avvenire attraverso una rete, fra host differenti.


    4.5.8 Device

    Un device fa riferimento ad un dispositivo fisico o virtuale presente nel sistema, come il disco rigido, la scheda grafica, lo schermo o la tastiera. Esempio di dispositivo virtuale è la console, rappresentata da /dev/console.

    Esistono due tipi di device:

    Potete leggere e scrivere sui device, anche se il file potrebbe contenere dati binari, incomprensibili ai comuni mortali. Scrivere direttamente i dati su questi file può essere utile per diagnosticare problemi nelle connessioni hardware. Per esempio, inviare un file di testo al device della stampante /dev/lp0 oppure inviare i comandi del modem alla porta seriale appropriata /dev/ttyS0. Attenzione che, se eseguite imprudentemente, queste manovre possono portare a disastri notevoli.


    4.5.8.1 /dev/null ecc.

    /dev/null è un device speciale che elimina qualsiasi cosa gli si vada a scrivere. Se c'è qualcosa che non volete, gettatela in /dev/null. E' fondamentalmente un pozzo senza fondo. Se andate a leggere /dev/null, ottenete immediatamente un carattere end-of-file (EOF).

    /dev/zero is simile, solo che se andate a leggerlo, ottenete il carattere \0 (diverso dal numero zero in ASCII). Vedere File fantoccio, Sezione 8.6.34.


    4.5.8.2 Numeri dei nodi dei device

    I numeri dei nodi dei device lanciando ls come:

         $ ls -l /dev/hda /dev/ttyS0 /dev/zero
         brw-rw----    1 root     disk       3,   0 Mar 14  2002 /dev/hda
         crw-rw----    1 root     dialout    4,  64 Nov 15 09:51 /dev/ttyS0
         crw-rw-rw-    1 root     root       1,   5 Aug 31 03:03 /dev/zero
    

    Qui,

    Nei vecchi sistemi il processo di installazione crea i nodi dei device tramite il comando /sbin/MAKEDEV command. Vedere MAKEDEV(8).

    Nei sistemi più recenti il filesystem sotto /dev viene popolato automaticamente in maniera analoga al filesystem /proc.


    4.5.9 Il filesystem /proc

    Il filesystem /proc è uno pseudo-filesystem e contiene informazioni sul sistema e sui processi in corso.

    La gente in genere si spaventa quando nota un file in particolare - /proc/kcore - che è generalmente enorme. Esso è (più o meno) una copia della memoria del vostro computer. Viene utilizzato per il debug del kernel. In pratica non esiste da nessuna parte, per cui non preoccupatevi delle sue dimensioni.

    Vedere Mettere a punto il kernel tramite il filesystem proc, Sezione 7.3 and proc(5).


    4.6 Il sistema X Window

    Vedere X, Sezione 9.4.


    4.6.1 Lanciare il sistema X Window

    X Window può essere lanciato automaticamente con xdm-come demone per il login grafico, o digitando quanto segue da console.

         $ exec startx
    

    4.6.2 Il menu di X Window

    Poichè l'ambiente di X è in grado di ospitare molti window manager, le loro interfacce variano molto. Ricordate che cliccando col pulsante destro del mouse sulla root window evidenzierà il menu delle scelte. Questo è sempre disponibile.

    Se vi manca la voce nel menu, installate i pacchetti corrispondenti. Vedere Iniziare la gestione dei pacchetti Debian, Sezione 6.2.


    4.6.3 Sequenze di tasti per X Window

    Alcune combinazioni da ricordare quandi si è in X:


    4.7 Studi ulteriori

    In questo momento, vi raccomando la lettura delle guide fondamentali da The Linux Documentation Project: Guides:

    Vedere Supporto per Debian, Capitolo 15 per ulteriori fonti di apprendimento.


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 5 - Aggiornare una distribuzione a stable, testing o unstable


    Le note ufficiali di rilascio per l'aggiornamento si trovano presso http://www.debian.org/releases/stable/releasenotes e http://www.debian.org/releases/testing/releasenotes (lavoro in corso).

    L'aggiornamento alle distribuzioni stable, testing o unstable può richiedere vari passaggi, nel seguente ordine:

    Debian non supporta gli aggiornamenti che saltino i rilasci intermedi.


    5.1 Aggiornare da Potato a Woody

    Questa procedura separatamente perchè l'APT di Potato non aveva tutte le funzioni descritte nella pagina di manuale attuale. apt_preferences(5).

    Dopo aver inserito i puntatori per Woody in /etc/apt/sources.list, aggiornate APT ed i pacchetti fondamentali alle versioni di Woody facendo quanto segue.

         # apt-get update
         # apt-get install libc6 perl libdb2 debconf
         # apt-get install apt apt-utils dselect dpkg
    

    Poi aggiornate il resto del sistema a Woody.

         # apt-get upgrade
         # apt-get dist-upgrade
    

    5.2 Preparazione per l'aggiornamento

    Potete eseguire l'aggiornamento da una distribuzione all'altra prendendo i pacchetti dalla rete. Ciò può essere fatto come segue.

    Procuratevi una lista pulita di depositi per stable:

         # cd /etc/apt
         # cp -f sources.list sources.list.old 
         # :>sources.list  
         # apt-setup noprobe
    

    Se volete aggiornare a testing, allora aggiungete i riferimenti a testing a questa nuova lista. Se volete farlo a unstable, aggiungete i riferimenti ad unstable.

         # cd /etc/apt
         # grep -e "^deb " sources.list  >srcs
         # :>sources.list
         # cp -f srcs sources.list
         # sed -e "s/stable/testing/" srcs >>sources.list
         # sed -e "s/stable/unstable/" srcs >>sources.list
         # apt-get update
         # apt-get install apt apt-utils
    

    Vedere Iniziare la gestione dei pacchetti Debian, Sezione 6.2 per l'arte della messa a punto di /etc/apt/sources.list e /etc/apt/preferences.


    5.3 Aggiornamento

    Dopo aver impostato appropriatamente /etc/apt/sources.list e /etc/apt/preferences come descritto sopra, potete iniziare l'aggiornamento.

    Notate che il tracciamento della distribuzione testing di Debian può avere come effetto colaterale il ritardo nell'installazione dei pacchetti contenenti correzioni per la sicurezza, poicè detti pacchetti vengono caricati su unstable e solo dopo un lasso di tempo migrano in testing.

    Vedere Gestione dei pacchetti in Debian, Capitolo 6 per le basi e Aggiornamento con APT: risoluzione dei problemi, Sezione 6.3.2 se incontrate problemi.


    5.3.1 Usare dselect

    Se un sistema ha molti pacchetti, inclusi i pacchetti -dev, ecc., il metodo seguente tramite dselect è il metodo di scelta per un più raffinato controllo sui pacchetti.

         # dselect update  # da fare sempre prima di un aggiornamento
         # dselect select  # sceglie i pacchetti addizionali
    

    Quando dselect parte, tutti i pacchetti correnti verranno selezionati. dselect potrà mostrarvi pacchetti addizionali basati su Dipende, Suggerisce, e Raccomanda. Se non volete altri pacchetti, basta pigiare Q per uscire di nuovo da dselect.

         # dselect install
    

    Dovrete rispondere ad alcune domande sulla configurazione dei pacchetti durante questa perte del processo, per cui tenete con voi i vostri appunti e prendetevi del tempo per questa parte. Vedere dselect, Sezione 6.2.4.

    Usate dselect. Funziona sempre :)


    5.3.2 Usare apt-get

         # apt-get update
         # apt-get -t stable upgrade
         # apt-get -t stable dist-upgrade
         # apt-get -t testing upgrade
         # apt-get -t testing dist-upgrade
         # apt-get -t unstable upgrade
         # apt-get -t unstable dist-upgrade
    

    Una volta che il vostro sistema ha raggiunto Sarge, è consigliabile usare aptitude al posto di apt-get. (aptitude accetta molte delle opzioni che accetta anche apt-get, comprese quelle sopra.)

    Per aggiornare e seguire le impostazioni date da dselect:

         # apt-get dselect-upgrade
    

    Vedere Dipendenze dei pacchetti, Sezione 2.2.8.


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 6 - Gestione dei pacchetti in Debian


    aptitude è attualmente l'interfaccia preferita per APT, l'Advanced Package Tool. Ricorda quali pacchetti avete deliberatamente installato e quali in base alle dipendenze; questi ultimi vengono disinstallati automaticamente da aptitude queo non sono più necessari ai pacchetti installati deliberatamente. Ha funzionalità avanzate di filtro sui pacchetti, ma possono essere difficili da configurare.

    synaptic è attualmente l'interfaccia grafica Gtk preferita per APT. Le sue funzionalità di filtro sono più facili da usare rispetto ad aptitude. Ha anche il supporto sperimentale per le Debian Package Tags.

    Per ridurre il carico sui depositi Debian e per velocizzare i vostri download, dovreste prendere i pacchetti dai mirror Debian.

    Se dovete installare lo stesso pacchetto su più macchine sulla vostra rete locale, impostate un proxy HTTP locale useo squid per i pacchetti scaricati con APT. Impostate, se necessario, la variabile d'ambiente http_proxy, oppure il valore di http in /etc/apt/apt.conf.

    Sebbene l'a funzionalità di pinning di APT, descritta in apt_preferences(5) sia potente, i suoi effetti possono essere difficili da comprendere e gestire. Consideratela una Funzione Avanzata.

    L'uso del metodo descritto in chroot, Sezione 8.6.35 è preferibile per assicurare al contempo stabilità del sistema ed accesso alle versioni più recenti del software.

    Questo capitolo fa riferimento ad un sistema successivo a Woody Alcune funzionalità potrebbero richiedere un sistema Sarge o successivo.


    6.1 Introduzione

    Se la lettura di tutta la documentazione per gli sviluppatori è troppo per voi, leggete questo capitolo per primo ed iniziate a gustare in pieno il potere della Debian con le distribuzioni testing/unstable :-)


    6.1.1 Strumenti principali di gestione dei pacchetti

         dpkg      – Installatore dei pacchetti Debian
         apt-get   – Interfaccia a riga di comeo per APT
         aptitude  – Interfaccia avanzata testo e riga di comeo per APT
         synaptic  – Interfaccia grafica Gtk di APT
         dselect   – installatore Debian dei pacchetti
         tasksel   – Installatore dei task
    

    Questi strumenti non non sono tutti alternativi fra loro. Per esempio, dselect usa sia APT che dpkg.

    APT usa /var/lib/apt/lists/* per tenere traccia dei pacchetti disponibili, mentre dpkg usa /var/lib/dpkg/available. Se avete installato dei pacchetti useo direttamente aptitude od un'altra interfaccia ad APT, e volete usare dselect per installare dei pacchetti, assicuratevi di aggiornare il file /var/lib/dpkg/available tramite la voce [A]ggiorna del menu di dselect (o con il comeo "dselect update").

    apt-get installa automaticamente tutti i pacchetti dai quali un pacchetto richiesto Dipende. Non installa i pacchetti che Raccomea o Suggerisce.

    aptitude, al contrario, può essere configurato per installare i pacchetti che un pacchetto richiesto Raccomea o Suggerisce.

    dselect presenta all'utente una lista di pacchetti che un pacchetto richiesto Raccomea o Suggerisce e permette una loro selezione caso per caso. Vedere Dipendenze dei pacchetti, Sezione 2.2.8.


    6.1.2 Strumenti utili

         dpkg-reconfigure  - riconfigura un pacchetto già installato 
                             (se utilizza debconf)
         dpkg-source       - gestisce il pacchetto con il file sorgente
         dpkg-buildpackage - automatizza la creazione di un pacchetto
         apt-cache         - controlla l'archivio dei pacchetti nella cache locale
    

    6.2 Iniziare la gestione dei pacchetti Debian


    6.2.1 Impostare APT

    Impostate sources.list come descritto in Preparazione per l'aggiornamento, Sezione 5.2. [34] Fate riferimento anche a Suggerimenti per l'installazione di un sistema Debian, Capitolo 3, Aggiornare una distribuzione a stable, testing o unstable, Capitolo 5 e Editor di salvataggio, Sezione 11.2.


    6.2.2 Installare i task

    E' possibile installare un gruppo di pacchetti tipicamente richiesto per un determinato utilizzo del sistema Debian. Questo gruppo di pacchetti è chiamato "task".

    Il modo più semplice per installare i task al momento dell'installazione iniziale è useo tasksel. Notate che dovete eseguire

         dselect update
    

    prima di utilizzarlo.

    Anche aptitude può installare i task ed è lo strumento racomeato per questo scopo. Permette di deselzionare singoli pacchetti all'interno dei task prima di procedere all'installazione.


    6.2.3 aptitude

    aptitude è un nuovo installatore di pacchetti basato su menu, simile a dselect, ma costruito da zero sopra APT. Può essere utilizzato in alternativa ad apt-get per gran parte dei comandi. Vedere aptitude(1) e file:///usr/share/doc/aptitude/README.

    Una volta cominciato ad usare aptitude, è meglio continuare ad usarlo invece che come metodo alternativo di installazione dei pacchetti; altrimenti perdete il vantaggio di avere aptitude che mantiene una traccia di tutti i pacchetti installati deliberatamente.

    aptitude in modalità a tutto schermo accetta comandi sotto forma singole lettere, di norma in minuscolo. Tasti degni di nota sono:

         Tasto       Azione
         F10         Menu
         ?           Aiuto per i comandi
         u           Aggiorna le informazioni relative all'archivio dei pacchetti
         +           Marca il pacchetto nuovo da installare o da aggiornare
         -           Marca il pacchetto da rimuovere (mantiene la configurazione)
         _           Marca il pacchetto da eliminare (rimuove la configurazione)
         =           Pone il pacchetto in attesa
         U           Marca tutti i pacchetti aggiornabili da aggiornare
         g           Scarica ed installa i pacchetti selezionati
         q           Esce dalla schermata corrente e salva le modifiche
         x           Esce dalla schermata corrente e non salva le modifiche
         Enter       Mostra le informazioni su un pacchetto
         C           Mostra il changelog di un pacchetto
         l           Cambia i limiti per il pacchetto mostrato
         /           Cerca la prima corrispondenza
         \           Ripete l'ultima ricerca
    

    Come apt-get, aptitude installa i pacchetti da cui un pacchetto selezionato Dipende. aptitude offre anche l'opzione di prendere tutti i pacchetti che un dato pacchetto Raccomea o Suggerisce. Potete modificare questo comportamento tramite F10 -> Options -> Dependency heling nel suo menu.

    Altri vantaggi di aptitude sono:


    6.2.4 dselect

    Nelle versioni stabili da Potato in su, dselect era il principale strumento di gestione dei pacchetti. Per Sarge, considerate invece di usare aptitude.

    Una volta lanciato, dselect seleziona automaticamente tutti i pacchetti "Essenziali", "Importanti", e "Steard".

    dselect presenta un'interfaccia utente un pò strana. Comunque sia, sono in tanti ad essersi abituati. Quattro sono i comandi ambigui (Maiuscolo significa MAIUSCOLO!):

         Tasto  Azione
         Q      Esci. Conferma la selezione corrente ed esce comunque 
                (prevale sulle dipendenze)
         R      Torna indietro. Non intendevo farlo.
         D      Dannazione! Non mi interessa cosa ne pensa dselect.  Fallo e basta!
         U      Riporta tutto allo stato sUggerito
    

    Useo D e Q, potete scegliere delle selezioni che presentano conflitti di dipendenze a vostro rischio e pericolo. Usate questi comand con cura.

    Aggiungete una linea con l'opzione "expert" in /etc/dpkg/dselect.cfg per ridurne il "rumore".

    Se la vostra macchine è lenta nell'esecuzione di dselect, prendete in considerazione di eseguire dselect su un'altra macchina (più veloce) per trovare i pacchetti che vi servono, poi usate apt-get install sulla macchina lenta per installarli.


    6.2.5 Tracciare una distribuzione con APT

    Per tracciare la distribuzione testing man mano che cambia, modificate il vostro /etc/apt/preferences in maniera che somigli a quanto segue:

         Package: *
         Pin: release a=testing
         Pin-Priority: 800
         
         Package: *
         Pin: release a=stable
         Pin-Priority: 600
    

    Notate che il tracciamento della distribuzione testing può avere come effetto il ritardo nell'installazione degli aggiornamenti per la sicurezza. Tali pacchetti vengono prima caricati in unstable e poi migrano in testing solo dopo un lasso di tempo.

    Vedere apt_preferences(5) per esempi più complessi che permettono, per esempio, di tracciare testing mentre si installano pacchetti selezionati da unstable.

    Esempi di che bloccano alcuni pacchetti a determinate versioni, mentre si tracciano altri pacchetti via via che vengono rilasciati, sono disponibili nella sottodirectory degli esempi come preferences.testing e preferences.unstable.

    Se mischiate le distribuzioni, p.es. testing con stable o unstable con stable, vi troverete infine a prendere pacchetti fondamentali, come libc6 da testing o unstable e non c'è garanzia che essi non conterranno bachi. Siete stati avvertiti.

    Un altro esempio, preferences.stable, forza tutti i pacchetti ad essere degradati a stable.

    Il declassamento di un pacchetto da una versione più recente ad una meno non è ufficialmente supportato in Debian. Tuttavia, potreste aver bisogno di declassare un dato pacchetto per reinstallarne una versione che sia funzionante, queo quella più nuova non lo è. Queste versione precedenti le trovate localmente in /var/cache/apt/archives/ o remotamente in http://snapshot.debian.net/. Vedere anche Salvataggio mediante dpkg, Sezione 6.3.3.

    Anche il declassamento di una distribuzione ad una meno recente non è ufficialmente supportato e quasi sicuramente causerà problemi. Tuttavia, se siete disperati, può valer la pena tentarlo come ultima risorsa.


    6.2.6 I comandi di aptitude, apt-get e apt-cache

    Mentre tracciate testing, come descritto sopra, potete gestire il sistema con i comandi seguenti:

    Nell'esempio sopra, dando ad apt-get l'opzione -u gli fa scrivere una lista di tutti i pacchetti da aggiornare e aspettare l'utente prima di intraprendere le azioni. Quanto segue gli fa sempre apt-get fare così:

         $ cat >> /etc/apt/apt.conf << .
         // Mostra sempre i pacchetti che devono essere aggiornati (-u)
         APT::Get::Show-Upgraded "true";
         .
    

    Utilizzare l'opzione --no-act per simulare le azioni senza realmente installare, rimuovere, ecc. alcun pacchetto.


    6.3 Comandi di sopravvivenza Debian

    Conoscendoli, potrete vivere una vita di eterni "upgrade" :-)


    6.3.1 Controllo dei bachi in Debian e ricerca di aiuto

    Se avete dei problemi con un pacchetto in particolare, controllate prima questi siti e poi, eventualmente, cercate aiuto o segnalate un baco. (lynx, links e w3m funzionano tutti bene):

         $ lynx http://bugs.debian.org/
         $ lynx http://bugs.debian.org/nome-pacchetto  # se conoscete il nome del pacchetto
         $ lynx http://bugs.debian.org/numerobaco     # se conoscete il numero del baco segnalato
    

    Cercate su Google (www.google.com) includendo nelle frasi da ricercare "site:debian.org".

    Se avete ancora dubbi, leggete i manuali. Impostate CDPATH come segue:

         export CDPATH=.:/usr/local:/usr/share/doc
    

    e digitate

         $ cd nomepachetto
         $ pager README.Debian # se esiste
         $ mc
    

    Maggiori fonti di supporto sono descritte in Supporto per Debian, Capitolo 15.


    6.3.2 Aggiornamento con APT: risoluzione dei problemi

    Problemi di dipendenze possono accadere quando si esegue l'aggiornamento in unstable o testing, come descritto in Aggiornamento, Sezione 5.3. Molte volte ciò accade poichè un pacchetto da aggiornare presenta delle nuove dipendenze che non vengono soddisfatte. Problemi del genere vengono risolti usando

         # apt-get dist-upgrade
    

    Se questo non funziona, allora ripetete uno dei seguenti comandi finchè il problema non si risolve da sè:

         # aptitude -f upgrade        # continua l'aggiornamento nonostante l'errore
         ... oppure
         # aptitude -f dist-upgrade   # continua il dist-upgrade nonostante l'errore
    

    Alcuni script di aggiornamento realmente difettosi possono causare problemi ricorrenti. Per risolvere tali situazioni è in genere buona cosa ispezionare gli script /var/lib/dpkg/info/packagename.{post-,pre-}{inst,rm} del pacchetto responsabile e poi eseguire:

         # dpkg --configure -a    # configura tutti i pacchetti installati parzialmente
    

    Se uno script lamenta la mancanza di un file di configurazione, date un'occhiata in /etc per il file di configurazione corrispondente. Se ne esiste uno con l'estensione .dpkg-new (o qualcosa di simile), mv per rimuovere il suffisso.

    Problemi di dipendenze possono accadere installando i pacchetti in unstable o testing. Esistono dei metodi per aggirare le dipendenze.

         # aptitude -f install pacchetto # ignora le dipendenze difettose
    

    Un metodo alternativo consiste nell'utilizzare il pacchetto equivs. Vedere file:///usr/share/doc/equivs/README.Debian e Il pacchetto equivs, Sezione 6.5.2.


    6.3.3 Salvataggio mediante dpkg

    Se siete in un vicolo cieco con APT, potete scaricare i pacchetti dai mirror Debian ed installarli con dpkg. Se non avete accesso alla rete, potete cercare le copie dei pacchetti in /var/cache/apt/archives/.

         # dpkg -i fetchmail_6.2.5-4_i386.deb
    

    Se l'installazione di un pacchetto fallisce a causa di violazioni delle dipendenze e avete realmente bisogno di quel pacchetto, potete scavalcare i controlli sulle dipedenze usando le opzioni di dpkg --ignore-depends, --force-depends ed altre ancora. Vedere dpkg(8) per i dettagli.


    6.3.4 Recuperare i dati sulla selezione dei pacchetti

    Se /var/lib/dpkg/status diventa illeggibile per una qualsivoglia ragione, il sistema Debian perde i dati sulla selezione dei pacchetti, soffrendone in maniera severa. Cercate il vecchio file /var/lib/dpkg/status-old, oppure /var/backups/dpkg.status.*.

    Tenere /var/backups/ in una partizione separata può essere una buona idea, dato che questa directory contiene molti dei dati fondamentali del sistema.

    Se il vecchio file /var/lib/dpkg/status non è disponibile, potete ancora recuperare le informazioni dalle directory in /usr/share/doc/.

         # ls /usr/share/doc | \
           grep -v [A-Z] | \
           grep -v '^texmf$' | \
           grep -v '^debian$' | \
           awk '{print $1 " install"}' | \
           dpkg --set-selections
         # dselect --expert # reinstalla il sistema, deseleziona se necessario
    

    6.3.5 Recupero del sistema dopo danneggiamento di /var

    Dato che la directory /var contiene dati che vengono regolarmente aggiornati, tipo la posta, è più suscettibile di corruzione di, p. es., /usr/ Metterla in una partizione separata limita i rischi. Se accade l'irreparabile, bisogna ricostruirla per salvare il sistema Debian.

    Procuratevi una directory /var con il contenuto ridotto all'osso, da un sistema Debian minimale e funzionante, basato su una versione uguale o più vecchia, per esempio var.tar.gz e piazzatela nella root directory del sistema danneggiato. Poi,

         # cd /
         # mv var var-old      # se vi è rimasto qualcosa di utile
         # tar xvzf var.tar.gz # usate il file preso da Woody
         # aptitude            # o dselect
    

    Ciò dovrebbe restituirvi un sistema funzionante. Potete velocizzare la procedura di recupero delle selezioni dei pacchetti usando la tecnica descritta in Recuperare i dati sulla selezione dei pacchetti, Sezione 6.3.4. ([FIXME]: This procedure needs more experiments to verify.)


    6.3.6 Installare un pacchetto su un sistema non bootabile

    Fate il boot in Linux mediante un floppy o CD di salvataggio Debian, o tramite una partizione alternativa se avete un sistema con multiboot in Linux. Vedere Avviare il sistema, Sezione 8.1. Montate il sistema non bootabile su /target ed usate il modo chroot di installazione di dpkg.

         # dpkg --root /target -i packagefile.deb
    

    Poi configurate il tutto e risolvete i problemi.

    A proposito, se tutto quello che impedisce il boot è un lilo malfunzionante, potete fare il boot con un disco di salvataggio Debian standard. Al prompt del boot, ammettendo che la partizione root della vostra installazione è su /dev/hda12 e volete un runlevel 3, digitate:

         boot: rescue root=/dev/hda12 3
    

    A questo punto avrete accesso ad un sistema pressochè perfettamente funzionante con il kernel su dischetto. (Potranno esserci inconvenienti minori dovuti alla mancanza di moduli o di funzioni particolari del kernel.)


    6.3.7 Cosa fare se dpkg non funziona

    Un dpkg malfunzionante può rendere impossibile l'installazione di qualsiasi file .deb. Una procedura come la seguente vi aiuterà ad uscire da questa situazione. (Nella prima riga, potete sostituire "links" con il vostro browser da terminale preferito.)

         $ links http://http.us.debian.org/debian/pool/main/d/dpkg/
         ... scarica un valido dpkg_version_arch.deb
         $ su
         password: *****
         $ ar x dpkg_version_arch.deb
         # mv data.tar.gz /data.tar.gz
         # cd /
         # tar xzfv data.tar.gz
    

    Per i386, http://packages.debian.org/dpkg può anche essere utilizzata come URL.


    6.4 Comandi del "paradiso" Debian

    L'Illuminazione ottenuta con questi comandi salverà una persona dall'eterno ciclo del karma dell'inferno degli aggiornamenti, permettendogli di raggiungere il nirvana Debian. :-)


    6.4.1 Informazioni su di un file

    Per scoprire a quale pacchetto un file appartiene:

         $ dpkg {-S|--search} modello # trova i modelli nei pacchetti installati
         $ wget http://ftp.us.debian.org/debian/dists/sarge/Contents-i386.gz
         $ zgrep -e pattern Contents-i386.gz
         	     # trova l'elenco dei file con la stessa radice (o il file) nell'archivio Debian
    

    Potete utilizzare anche dei comandi specifici per i pacchetti:

         # aptitude install dlocate 
         $ dlocate filename # alternativa rapida a dpkg -L e dpkg -S 
         ...
         # aptitude install auto-apt # strumento per l'installazione a richiesta dei pacchetti 
         # auto-apt update          # crea un database per auto-apt 
         $ auto-apt search modello 
         	# effettua una ricerca completa nell'archivio pacchetti
    

    6.4.2 Informazioni su di un pacchetto

    Cerca le informazioni negli archivi dei pacchetti e le visualizza. Accertatevi che APT sia indirizzato verso l'archivio(i) appropriato(i) modificando /etc/apt/sources.list. Se volete vedere come si comportano i pacchetti in testing/unstable rispetto a quelli correntemente installati utilizzate apt-cache policy— un comando molto utile.

         # apt-get   check           # aggiorna la cache e controlla le dipendenze 
         $ apt-cache search  testo # cerca un pacchetto a partire dalla descrizione
         $ apt-cache policy  pacchetto # informazioni su priorità e distribuzione di un pacchetto 
         $ apt-cache show -a pacchetto # mostra la descrizione di un pacchetto per ogni distribuzione 
         $ apt-cache showsrc pacchetto # mostra la descrizione del pacchetto sorgente corrispondente
         $ apt-cache showpkg pacchetto # Informazioni per il debug
         # dpkg  --audit|-C          # cerca i pacchetti parzialmente installati
         $ dpkg {-s|--status} pacchetto... # descrizione del pacchetto installato 
         $ dpkg -l pacchetto ... # stato del pacchetto installato (1 linea)
         $ dpkg -L pacchetto ... # elenca i file installati per un dato pacchetto
    

    apt-cache showsrc non è documentato al momento del rilascio di Woody, ma funziona :)

    E' sempre possibile trovare informazioni sui pacchetti in (Io uso mc):

         /var/lib/apt/lists/*
         /var/lib/dpkg/available
    

    Il confronto dei file seguenti fornisce informazioni su cosa è realmente accaduto nelle ultime sessioni di installazione.

         /var/lib/dpkg/status
         /var/backups/dpkg.status*
    

    6.4.3 Installazione automatica con APT

    Per una installazione automatica, senza controllo alcuno, aggiungete la seguente riga a /etc/apt/apt.conf:

         Dpkg::Options {"--force-confold";}
    

    Questo è l'equivalente di aptitude -y install nomepacchetto. o apt-get -q-y install nomepacchetto. Siccome in questo modo si risponde "si" a tutte le domande, usate questo trucco con accortezza. Vedere apt.conf(5) e dpkg(1).

    Si può configurare qualsiasi pacchetto in un secondo momento seguendo Riconfigurare i pacchetti già installati, Sezione 6.4.4.


    6.4.4 Riconfigurare i pacchetti già installati

    Usate i seguenti comandi per riconfigurare un pacchetto già installato.

         # dpkg-reconfigure --priority=medium pacchetto [...]
         # dpkg-reconfigure --all  # riconfigura tutti i pacchetti
         # dpkg-reconfigure locales # genera qualsiasi locale extra
         # dpkg-reconfigure --p=low xserver-xfree86 # riconfigura il server X
    

    Eseguite questo tramite debconf se avete la necessità di cambiarne la configurazione dei messaggi in modo permanente.

    Alcuni programmi hanno degli script speciali di configurazione. [36]

         apt-setup     - crea /etc/apt/sources.list
         install-mbr   - installa un manager di Master Boot Record 
         tzconfig      - imposta il fuso orario locale
         gpmconfig     - imposta il demone per mouse gpm
         eximconfig    - configura Exim (MTA)
         texconfig     - configura teTeX
         apacheconfig  - configura Apache (httpd)
         cvsconfig     - configura CVS
         sndconfig     - configura il sistema audio
         ...
         update-alternatives - imposta i comandi predefiniti, p.e. vim per vi
         update-rc.d         - Gstione degli script di inzializzazione del System-V 
         update-menus        - Il sistema dei menu Debian 
         ...
    

    6.4.5 Rimozione e purga dei pacchetti

    Rimuove un pacchetto mantenendone la configurazione:

         # aptitude remove pacchetto ...
         # dpkg   --remove pacchetto ...
    

    Rimuove un pacchetto e la sua configurazione:

         # aptitude purge pacchetto ...
         # dpkg   --purge        pacchetto ...
    

    6.4.6 Mantenere vecchi pacchetti

    Per esempio, per mantenere libc6 e libc6-dev con dselect e aptitude install pacchetto si può procedere come segue:

         # echo -e "libc6 hold\nlibc6-dev hold" | dpkg --set-selections
    

    aptitude install pacchetto non verrà impedito da quell'"hold". Per mantenere un pacchetto forzandone un declassamento automatico con aptitude upgrade pacchetto oppure aptitude dist-upgrade, aggiungete le seguenti linee ad /etc/apt/preferences:

         Package: libc6
         Pin: release a=stable
         Pin-Priority: 2000
    

    Qui la voce "Package:" non può usare termini tipo "libc6*". Se dovete mantenere tutti i pacchetti binari correlati al pacchetto sorgente glibc in una versione sincronizzata, dovete elencarli esplicitamente.

    Il comando seguente mostra i pacchetti tenuti in sospeso (non aggiornati):

         dpkg --get-selections "*"|grep -e "hold$"
    

    6.4.7 Sistema misto stable/testing/unstable

    apt-show-versions può elencare le versioni dei pacchetti disponibili per ciascuna distribuzione.

         $ apt-show-versions | fgrep /testing | wc
         ... quanti pacchetti avete da testing
         $ apt-show-versions -u
         ... elenco di pacchetti aggiornabili
         $ aptitude install `apt-show-versions -u -b | fgrep /unstable`
         ... aggiorna tutti i pacchetti da unstable alle loro versioni più recenti
    

    6.4.8 Potare i file della cache

    L'installazione dei pacchetti tramite APT lascia i loro file archiviati in /var/cache/apt/archives e questi vanno rimossi.

         # aptitude autoclean # rimuove solo pacchetti inutili
         # aptitude clean     # rimuove tutti i pacchetti nella cache
    

    6.4.9 Salvare/copiare la configurazione del sistema

    Per fare una copia locale dello stato della selezione dei pacchetti:

         # debconf-get-selections > debconfsel.txt
         # dpkg --get-selections "*" >lemieselezioni   # oppure usare \*
    

    "*" fa includere anche i nomi dei pacchetti marcati con "elimina".

    Potete poi trasferire questo file su un altro computer ed installarlo con:

         # dselect update
         # debconf-set-selections < debconfsel.txt
         # dpkg --set-selections <lemieselezioni
         # apt-get -u dselect-upgrade # o dselect install
    

    6.4.10 Portare un pacchetto nel sistema stable

    Se si eseguono degli aggiornamenti parziali di un sistema stable, può essere buona cosa ricreare un pacchetto all'interno del proprio ambiente a partire dai sorgenti. In tal modo si eviteranno dei massicci aggiornamenti di pacchetti, dovuti alle loro dipendenze. Per prima cosa, aggiungete le linee seguenti a /etc/apt/sources.list:

         deb-src http://http.us.debian.org/debian testing \
          main contrib non-free
         deb-src http://http.us.debian.org/debian unstable \
          main contrib non-free
    

    Ogni linea che inizia con deb-src qui è divisa in due parti per ragioni di stampabilità, ma in sources.list dovranno essere ciascuna su un'unica riga.

    Poi recuperate i sorgenti e costruite un pacchetto locale:

         $ apt-get update  # aggiorna la lista dei pacchetti sorgente
         $ apt-get source pacchetto 
         $ dpkg-source -x pacchetto.dsc 
         $ cd versione-pacchetto 
           ... controlla i pacchetti necessari (Build-depends nel file
               .dsc) e li installa. Avete bisogno anche del pacchetto "fakeroot".
         
         $ dpkg-buildpackage -rfakeroot 
         
         ...oppure (senza "signature") 
         $ dpkg-buildpackage -rfakeroot -us -uc utilizzate "debsign" in seguito, se necessario
         
         ...poi per installare il pacchetto
         $ su -c "dpkg -i pacchetto.deb"
    

    Normalmente, per soddisfare le dipendenze si ha la necessità di installare alcuni pacchetti con il suffisso "-dev". debsign è contenuto nel pacchetto devscripts. auto-apt può aiutare nel soddisfare queste dipendenze. fakeroot evita l'uso non necessario del root account.

    In Woody, questi problemi di dipendenze possono essere semplificati. Per esempio per compilare solo il sorgente del pacchetto pine:

         # apt-get build-dep pine
         # apt-get source -b pine
    

    6.4.11 Archivio locale dei pacchetti

    Per creare un archivio locale dei pacchetti che sia compatibile con APT e dselect, bisogna creare Packages ed i file dei pacchetti devono essere organizzati in un particolare albero directory.

    Si può creare un deposito locale deb simile ad un archivio ufficiale Debian in questo modo:

         # aptitude install dpkg-dev
         # cd /usr/local
         # install -d pool # i pacchetti sono fisicamente localizzati qui
         # install -d dists/unstable/main/binary-i386
         # ls -1 pool | sed 's/_.*$/ priority section/' | uniq > override
         # editor override # adjust priority e section
         # dpkg-scanpackages pool override /usr/local/ \
            > dists/unstable/main/binary-i386/Packages
         # cat > dists/unstable/main/Release << EOF
         Archive: unstable
         Version: 3.0
         Component: main
         Origin: Local
         Label: Local
         Architecture: i386
         EOF
         # echo "deb file:/usr/local unstable main" \
            >> /etc/apt/sources.list
    

    In alternativa, un altro metodo per creare un archivio locale deb, molto alla bruta:

         # aptitude install dpkg-dev
         # mkdir /usr/local/debian
         # mv /dove/è/pacchetto.deb /usr/local/debian
         # dpkg-scanpackages /usr/local/debian /dev/null | \
           gzip - > /usr/local/debian/Packages.gz
         #  echo "deb file:/usr/local/debian ./" >> /etc/apt/sources.list
    

    Questi archivi possono essere raggiunti da remoto tramite HTTP od FTP, modificeo le voci in /etc/apt/sources.list di conseguenza.


    6.4.12 Convertire od installare un pacchetto binario di altra distribuzione

    alien permette la conversione dei pacchetti binari nei formati Red Hat rpm, Stampede slp, Slackware tgz, e Solaris pkg, in pacchetti Debian deb. Se volete usare un pacchetto proveniente da un'altra distribuzione di Linux al posto di quello installato sul vostro sistema, potete utilizzare alien per convertirlo nel formato che più preferire. alien supporta anche pacchetti LSB.


    6.4.13 Comando di installazione automatica

    auto-apt è uno strumento di installazione dei pacchetti a richiesta

         $ sudo auto-apt update
          ... aggiorna il database
         $ auto-apt -x -y run
         Entering auto-apt mode: /bin/bash
         Exit the command to leave auto-apt mode.
         $ less /usr/share/doc/med-bio/copyright # access non-existing file
          ...  Installa il pacchetto che fornisce questo file.
          ... Installa anche le dipendenze
    

    6.4.14 Verificare i file dei pacchetti installati

    debsums permette la verifica dei file dei pacchetti installati contro gli MD5 checksums. Alcuni pacchetti non hanno MD5 checksums. Una soluzione temporanea per gli amministratori di sistema:

         # cat >>/etc/apt/apt.conf.d/90debsums
         DPkg::Post-Install-Pkgs {"xargs /usr/bin/debsums -sg";};
         ^D
    

    da Joerg Wendle <joergle@debian.org> (non testata).


    6.4.15 Ottimizzare sources.list

    In breve, sforzi sovrumani per creare un sources.list ottimizzato, non hanno prodotto per me miglioramenti, da una località negli . Ho scelto manualmente un sito vicino usando apt-setup.

    apt-spy crea automaticamente sources.list, basandosi su latenza e larghezza di banda. netselect-apt crea un sources.list ancora più completo, ma usa un metodo meno efficace per la scelta del mirror migliore (comparazione dei tempi di ping).

         # aptitude install apt-spy
         # cd /etc/apt ; mv sources.list sources.list.org
         # apt-spy -d testing -l sources.apt
    

    6.5 Altre particolarità di Debian


    6.5.1 Il comando dpkg-divert

    Le deviazioni dei files rappresentano un modo di forzare dpkg a non installare un file nella sua posizione predefinita, ma in una posizione deviata. Le deviazioni possono essere utilizzate tramite gli script dei pacchetti Debian per muovere un file quando causa un conflitto. Gli amministratori di sistema possono usare una deviazione anche per scavalcare un file di configurazione di un pacchetto, oppure quando alcuni file (non marcati come conffiles) devono essere salvaguardati da dpkg, durante l'installazione di una nuova versione di un dato file (vedere Mantenimento della configurazione locale, Sezione 2.2.4).

         # dpkg-divert [--add]  filename # aggiunge la "deviazione"
         # dpkg-divert --remove filename # rimuove la "deviazione"
    

    Di solito è una buona idea non usare dpkg-divert a meno che non sia strettamente necessario.


    6.5.2 Il pacchetto equivs

    Se compilate un programma dai sorgenti, è meglio debianizzarlo in un pacchetto (*.deb). Usate equivs solo come ultima risorsa.

         Package: equivs
         Priority: extra
         Section: admin
         Description: Aggira le dipendenze dei pacchetti Debian. E' un pacchetto
          vuoto che può essere usato per creare dei pacchetti Debian contenenti 
          solo le informazioni sulle dipendenze.
    

    6.5.3 Comandi alternativi

    Per lanciare vim con il comando vi, usate update-alternatives:

         # update-alternatives --display vi
         ...
         # update-alternatives --config vi
           Selection    Comme
         -----------------------------------------------
               1        /usr/bin/elvis-tiny
               2        /usr/bin/vim
         *+    3        /usr/bin/nvi
         
         Enter to keep the default[*], or type selection number: 2
    

    Le alternative del sistema in Debian sono contenute in /etc/alternatives come collegamenti simbolici.

    Per impostare il vostro ambiente X Window preferito, usate invece update-alternatives su /usr/bin/x-session-manager e /usr/bin/x-window-manager. Per i dettagli, vedere Personalizzare le X session, Sezione 9.4.5.1.

    /bin/sh è un collegamento simbolico a /bin/bash o /bin/dash. E' più sicuro usare /bin/bash per mantenere la compatibilità con vecchi script in contaminati da bash, ma più corretto utilizzare /bin/dash per rinforzare la compatibilità POSIX. L'aggiornamento al kernel 2.4 tende ad impostare il collegamento su /bin/dash


    6.5.4 Uso dei runlevel

    Una volta installati, gran parte dei pacchetti Debian configura i propri servizi per girare nei runlevel da 2 a 5. Quindi, non esistono differenze fra i runlevel 2, 3, 4 e 5 su un sistema Debian non personalizzato; Debian lascia all'amministratore la possibilità di personalizzare i runlevel, come descritto in Personalizzare i runlevel, Sezione 2.4.3. Ciò differisce dal modo in cui i runlevel sono usati da altre distribuzioni popolarin GNU/Linux. Una modifica che potreste voler fare e disabilitare xdm o gdm nel runlevel 2 in maniera da non lanciare l'X display manager al termine della sequenza di boot; potete lanciarlo passando al runlevel 3.

    Per maggiori informazioni sui runlevel, vedere I Runlevel, Sezione 2.4.2.


    6.5.5 Demoni di servizio disabilitati

    Gli sviluppatori Debian hanno molto a cuore la sicurezza del sistema. Molti demoni di servizio sono installati con il minimo dei servizi abilitati.

    Se avete dei dubbi (su Exim, DHCP, ...) controllate ps aux oppure il contenuto di /etc/init.d/* e di /etc/inetd.conf. Controllate anche /etc/hosts.deny in Restrizione tramite PAM, Sezione 9.2.1. Anche il comando pidof è utile (vedere pidof(8)).

    X11 non permette connessioni TCP/IP (remote) predefinite nelle versioni più recenti di Debian. Vedere Connessione TCP/IP ad X, Sezione 9.4.6. Anche l'X forwarding in SSH è disabilitato. Vedere Connessioni ad un X server remoto – ssh, Sezione 9.4.8.


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 7 - Il kernel Linux su Debian


    Debian ha i suoi modi per la ricompilazione del kernel e dei relativi moduli. Vedere anche Debian ed il kernel, Sezione 2.7.


    7.1 Ricompilare il kernel

    Utilizzare gcc, binutils e modutils da Debian unstable può essere di aiuto nel compilare l'ultimissimo kernel Linux. Vedere file:///usr/share/doc/kernel-package/README.gz, in particolare la parte finale, per le informazioni ufficiali.

    Dato che la compilazione del kernel è qualcosa in continua evoluzione, è un soggetto difficile da trattare, persino lo sviluppatore più ammirato può fare confusione:

    Manoj Srivastava ha scritto:

    --initrd richiede una patch cramfs solo per Debian.

    Herbert Xu ha scritto:

    No, non ne ha bisogno, tutto quello che serve per usare un filesystem diverso da CRAMFS è di impostare MKIMAGE in /etc/mkinitrd/mkinitrd.conf.

    Siate accorti, e fate affidamento sul file:///usr/share/doc/kernel-package/README.gz di Manoj e Kent. Accertatevi di ottenere l'ultima versione di unstable del pacchetto kernel-package se state per compilare la versione più recente del kernel.

    initrd non serve per un kernel compilato solo per una macchina. Io lo uso perchè voglio che sia quasi lo stesso di quello fornito da kernel-image. Se usate initrd, leggetevimkinitrd(8) e mkinitrd.conf(5). Vedere anche http://bugs.debian.org/149236.


    7.1.1 Il metodo Debian standard

    Controllate anche i rapporti sui bachi per kernel-package gcc, binutils e modutils. Usatene le versioni più recenti, se necessario.

    La compilazione di un proprio kernel dai sorgenti in un sistema Debian richiede una cura speciale. Per compilare più "kernel-images", utilizzate il nuovo --append_to_version con make-kpkg.

         # apt-get install debhelper modutils kernel-package libncurses5.dev
         # apt-get install kernel-source-2.4.18 # usate la versione più recente
         # apt-get install fakeroot
         # vi /etc/kernel-pkg.conf    # inserisco il mio nome ed email
         $ cd /usr/src                # la directory di compilazione
         $ tar -bzip2 -xvf kernel-source-2.4.18.tar.bz2
         $ cd kernel-source-2.4.18    # se è il vostro sorgente
         $ cp /boot/config-2.4.12-386.config 
                 # usa il config corrente come default
         $ make menuconfig            # personalizzate a vostro piacimento
         $ make-kpkg clean            # deve essere eseguito (per: man make-kpkg)
         $ fakeroot make-kpkg --append_to_version -486 --initrd \
                 --revision=rev.01 kernel_image \
         	modules_image # modules_image è per pcmcia.cs*, ecc.
         $ cd ..
         # dpkg -i kernel-image*.deb pcmcia-cs*.deb # install
    

    make-kpkg kernel_image esegue in realtà make oldconfig ed make dep Se non usate initrd, non mettete -initrd.

    Se si vogliono i moduli da pcmcia-cs o nessun modulo pcmcia, si deve selezionare "General setup —>" e "PCMCIA/CardBus support —>" in make menuconfig ed impostando la configurazione come "< > PCMCIA/CardBus support" (cioè, deselezionate la casella).

    Su una macchina SMP, impostate CONCURRENCY_LEVEL in accordo con kernel-pkg.conf(5).


    7.1.2 Il metodo classico

    Scaricate i sorgenti originali da:

    oppure utilizzate i sorgenti equivalenti da debian ed eseguite i seguenti comandi:

         # cd /usr/src
         # tar xfvz linux-versione.tar.gz
         # rm -rf linux
         # ln -s linux-versione linux
         # tar xfvz pcmcia-cs-versione.tar.gz
         # ln -s pcmcia-cs-versione pcmcia
         # cd linux
         # make menuconfig
         ... configurate a vostro piacimento ...
         # make dep
         # make bzImage
         ... modifiche per lilo / grub ...
         ... muovete /usr/src/linux/arch/i386/boot/bzImage in boot ...
         ... /sbin/lilo o qualunque altra cosa serva per grub
         # make modules; make modules_install
         # cd ../pcmcia
         # make config
         # make all
         # make install
         ... aggiungete i nomi dei moduli richiesti a /etc/modules
         # shutdown -r now
         ... fate il boot con il nuovo kernel ...
    

    7.1.3 I Kernel header

    Molti programmi "normali" non hanno bisogno dei kernel header, anzi, possono corrompersi se li utilizzate direttamente; dovrebbero invece essere compilati rispetto agli headers con cui glibc è stato compilato, ovvero le versioni contenute in /usr/include/linux e /usr/include/asm del sistema Debian.

    Per cui non ponete i collegamenti simbolici alle directory in /usr/src/linux da /usr/include/linux e /usr/include/asm, come diversamente suggerito in alcuni documenti ormai obsoleti.

    Se avete bisogno di kernel header particolari per qualche applicazione kernel-specifica, modificate il(i) makefile in modo da includere nei percorsi dei puntatori a dir-del-particolare-kernel-header/include/linux e dir-del-particolare-kernel-header/include/asm.


    7.2 Kernel 2.4 modulare

    I nuovi kernel debian 2.4 forniti dai pacchetti kernel-image-2.4.NN sono altamente modularizzati. Per farli funzionare come avete deciso, dovrete essere sicuri che i moduli siano stati attivati.

    Sebbene abbia molti esempi per /etc/modules nella sezione seguente da utilizzare come correzione rapida, so che il modo giusto per correggere questi problemi correlati ai moduli è di fornire un alias per il dispositivo in un file contenuto in /etc/modutils/, essendoci abbastanza alias disponibili con i kernel attuali. Alcuni moduli possono essere auto attivati dai programmi di riconoscimento hardware, tipo discover. Vedere anche Pacchetti per il riconoscimento hardware per X, Sezione 9.4.2

    Vedere Funzioni speciali per trattare con i moduli, Sezione 2.7.3 e Documentation/*.txt nel sorgente Linux source per informazioni più accurate.


    7.2.1 PCMCIA

    /etc/modules deve contenere i seguenti driver, affinchè PCMCIA funzioni:

         # Driver ISA PnP
         isa-pnp
         # Driver PCMCIA di basso livello
         # yenta_socket # non sembra essere necessario nel mio caso.
    

    Il resto viene configurato dagli script PCMCIA (del pacchetto pcmcia-cs), da depmod e da kmod. Penso che isa-pnp mi sia stato necessario perchè il mio laptop è un vecchio ISA-PCMCIA. I modelli più recenti con CardBus-PCMCIA non lo richiedono.

    Voce del generoso Miquel van Smoorenburg miquels@cistron.nl:

    "Ho semplicemente rimosso tutta la roba correlata con pcmcia dal mio laptop, qui al lavoro, compreso cardmgr, ecc., ed ho installato un kernel 2.4 con supporto per cardbus, insieme al nuovo pacchetto hotplug da woody.

    Se avete delle PC card a 32 bit non avete bisogno del pacchetto pcmcia, il kernel 2.4 ha i servizi per esse già inseriti. Il driver tulip standard dovrebbe funzionare bene con la vostra card dcollegamenti.

    —Mike."

    Vedere Linux PCMCIA HOWTO e Configurazione di rete e PCMCIA, Sezione 10.10.5.


    7.2.2 SCSI

    [NON TESTATO]/etc/modules deve contenere i seguenti driver affinchè SCSI funzioni:

         # SCSI core
         scsi_mod
         # Driver generico SCSI
         sg
         # Disco SCSI
         sd_mod
         # Tutti gli altri moduli hardware necessari
         ...
    

    Forse depmod può prendersi cura di alcuni dei moduli summenzionati.


    7.2.3 Funzioni di rete

    /etc/modules deve contenere i seguenti driver per le funzioni extra di rete:

         # net/ipv-4
         ip_gre
         ipip
         
         # net/ipv-4/netfilter
         # iptable (nell'ordine)
         ip_tables
         ip_conntrack
         ip_conntrack_ftp
         iptable_nat
         iptable_filter
         iptable_mangle
         #
         ip_nat_ftp
         ip_queue
         #
         ipt_LOG
         ipt_MARK
         ipt_MASQUERADE
         ipt_MIRROR
         ipt_REDIRECT
         ipt_REJECT
         ipt_TCPMSS
         ipt_TOS
         ipt_limit
         ipt_mac
         ipt_mark
         ipt_multiport
         ipt_owner
         ipt_state
         ipt_tcpmss
         ipt_tos
         ipt_unclean
         #
         #ipchains
         #ipfwadm
    

    Quanto sopra non è ottimizzato al meglio. depmod potrebbe prendersi cura di alcuni dei moduli.


    7.2.4 Il filesystem EXT3 ( > 2.4.17)

    L'attivazione di un filesystem "journaled" con il tipo EXT3 FS richiede i seguenti passi, usando un pacchetto kernel-image Debian precompilato ( > 2.4.17):

         # cd /etc; mv fstab fstab.old
         # sed 's/ext2/ext3,ext2/g' <fstab.old >fstab
         # vi /etc/fstab
         ... impostate il filesystem di root ad "auto" invece di "ext3,ext2"
         # cd /etc/mkinitrd
         # echo jbd >>modules
         # echo ext3 >>modules
         # echo ext2 >>modules
         # cd /
         # apt-get update; apt-get install kernel-image-2.4.17-686-smp
         ... installa l'ultimo kernel ed imposta il boot 
             (lilo viene lanciato a questo punto)
         # tune2fs -j -i 0 /dev/hda1
         # tune2fs -j -i 0 /dev/hda2 
         ... Per tutti i filesystem EXT2 convertiti a EXT3
         # shutdown -r now
    

    A questo punto il journaling EXT3 è attivato. Avere le voci "type" in fstab come ext3,ext2 assicura, in caso il kernel non supportasse EXT3, un tranquillo ritorno ad EXT2 per le partizioni non-root.

    Se avete un kernel 2.4 già installato e non lo volete reinstallare, date gli stessi comandi apt-get di cui sopra e poi:

         # mkinitrd -o /boot/initrd.img-2.4.17-686-smp /lib/modules/2.4.17-686-smp
         # lilo
         # tune2fs -j -i 0 /dev/hda1
         # tune2fs -j -i 0 /dev/hda2
         ... per tutti i filesystem EXT2 convertiti a EXT3
         # shutdown -r now
    

    A questo punto il journaling EXT3 è attivato.

    Qualora /etc/mkinitrd/modules non fosse stato impostato al lancio di mkinitrd e si volessero aggiungere alcuni moduli al boot:

         ... al prompt di initrd per entrare in shell (entro 5 sec.), premete INVIO
         # insmod jbd
         # insmod ext3 # modprobe ext3 si prende cura di tutto
         # insmod ext2
         # ^D
         ... continuate il boot
    

    Sui messaggi al boot (dmesg), potrà apparire "cramfs: wrong magic", messaggio noto per essere inoffensivo. Questo problema è stato risolto in Sarge (10/2002). Vedere http://bugs.debian.org/135537 ed il EXT3 File System mini-HOWTO oppure file:///usr/share/doc/HOWTO/en-txt/mini/extra/ext3-mini-HOWTO.gz per ulteriori informazioni.

    Alcuni sistemi hanno sperimentato dei gravi blocchi del kernel, quando EXT3 è attivato (fino al 2.4.17) ma, per quanto mi riguarda, non ho avuto problemi.


    7.2.5 Supporto nel kernel 2.4 per Realtek RTL-8139

    Per qualche motivo, il modulo per RTL-8139 non si chiama più rtl8139, ma 8139too. All'aggiornamento del kernel da 2.2 a 2.4, dovrete modificare a mano /etc/modules per inserire il nuovo nome del modulo.


    7.2.6 Supporto per la porta parallela

    In kernel-image-2.4.*, il supporto per la porta parallela è fornito come modulo. Attivatelo con:

          
         # modprobe lp 
         # echo lp >> /etc/modules
    

    Vedere Documentation/parport.txt nel sorgente Linux.


    7.3 Mettere a punto il kernel tramite il filesystem proc

    Il comportamento del kernel Linux può essere modificato al volo usando il filesystem proc.

    Per le informazioni di base sulle modifiche ai parametri del kernel attraverso il filesystem /proc, leggete Documentation/sysctl/* nella directory Linux.

    Potete vedere alcuni esempi di manipolazione dei parametri del kernel in /etc/init.d/networking e Strani problemi di accesso con alcuni siti web, Sezione 3.7.5.

    Vedere sysctl.conf(5) su come impostare la configurazione del kernel all'avvio attraverso /proc, con lo script /etc/init.d/procps.sh generalmente lanciato da /etc/rcS.d/S30procps.sh.


    7.3.1 Troppi file aperti

    Il kernel può dare un messaggio del tipo "Too many open files" (troppi file aperti). Ciò è dovuto al basso valore predefinito (8096) per file-max. Per risolvere il problema, date il seguente comando da root (oppure mettetelo in uno script di inizio in /etc/rcS.d/*.

          
         # echo "65536" >/proc/sys/fs/file-max # per i kernel 2.2 e 2.4 
         # echo "131072" >/proc/sys/fs/inode-max # solo per kernel 2.2
    

    oppure mettete quanto segue in /etc/sysctl.conf per avere una modifica permanente:

         file-max=65536   # per kernel 2.2 e 2.4 
         inode-max=131072 # solo per 2.2
    

    7.3.2 Intervalli di flush del disco rigido

    Potete modificare gli intervalli di flush mediante il filesystem proc. Quanto segue riduce gli intervalli dai cinque secondi predefiniti ad un secondo.

         # echo "40 0 0 0 100 30000 60 0 0"  > /proc/sys/vm/bdflush
    

    Ciò può avere un minimo impatto negativo nella performance I/O. Però assicura il contenuto dei file, tranne che per l'ultimo secondo, più breve dei cinque predefiniti. Questo è vero anche per i filesystem journaled.


    7.3.3 Vecchie macchine lente e con poca memoria

    Per alcuni vecchi sistemi con poca memoria, può ancora essere utile abilitare l'over-commit della memoria tramite il filesystem proc.

         # echo 1 > /proc/sys/vm/overcommit_memory
    

    7.4 Il kernel 2.6 con udev

    Udev è un rimpiazzo dinamico per /dev. I nomi dei device devon essere molto corti. Devfs, usato nel kernel 2.4, è obsoleto.

    Potete abilitarlo installando il kernel Debian 2.6 kernel-image-2.6.NN con il pacchetto udev.


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 8 - Trucchi per Debian


    8.1 Avviare il sistema

    Per informazioni dettagliate sul prompt del boot, vedere il BootPrompt-HOWTO dal LDP.


    8.1.1 "Ho scordato la password di root!" (1)

    E' possibile fare il boot del sistema ed accedere all'account di root, anche se non se ne conosce la password, basta avere accesso alla tastiera. (Premesso che che non esistono altre password richieste dal BIOS, o dal boot-loader tipo lilo che possono impedirvi l'accesso al sistema).

    Questa procedura non richiede alcun disco di boot, nè cambiamenti al BIOS. In questo contesto, "Linux" è l'etichetta per lanciare il kernel in una installazione Debian standard.

    Alla schermata di boot di lilo, non appena appare boot: (in alcuni sistemi si deve premere il tasto maiuscolo per prevenire il boot automatico) e se lilo usa il framebuffer dovete premere TAB per vedere le opzioni che digitate), date:

         boot: Linux init=/bin/sh
    

    Il sistema avvia il kernel ed esegue /bin/sh invece dello standard init. A questo punto avete ottenuto i privilegi di root e la shell di root. Siccome, però / è montata in sola lettura e molte altre partizioni non sono state ancora montate, avete bisogno di eseguire quanto segue per avere un sistema ragionevolmente funzionante.

         init-2.03# mount -n -o remount,rw /
         init-2.03# mount -avt nonfs,noproc,nosmbfs
         init-2.03# cd /etc
         init-2.03# vi passwd
         init-2.03# vi shadow
    

    (Se il secondo campo di dati all'interno di /etc/passwd è "x" per ogni username, il vostro sistema usa le shadow password, per cui dovrete modificare /etc/shadow.) Per disabilitare la password di root, modificate il secondo campo nel file password in maniera che risulti vuoto. Ora potete fare il reboot ed il log in come root senza una password. Quando fa il boot nel runlevel 1, Debian (almeno dopo Potato) richiede una password, mentre alcune distribuzioni più vecchie no.

    E' buona cosa avere un piccolo editor in /bin nel caso in cui /usr non fosse accessibile (vedere Editor di salvataggio, Sezione 11.2).

    Considerate anche l'installazione del pacchetto sash. Se il sistema diventa non più avviabile, eseguite:

         boot: Linux init=/bin/sash
    

    sash funziona come sostituto interattivo di sh persino quando /bin/sh è inutilizzabile. Ha un collegamento statico ed include molte utilità di base al suo interno (digitate "help" al prompt per una lista di riferimento).


    8.1.2 "Ho scordato la password di root!" (2)

    Fate il boot da qualunque set di dischi di emergenza boot/root. Se, per esempio, /dev/hda3 è la partizione di root originale, i seguenti comandi permetteranno di aprire il file password facilmente come sopra.

         # mkdir fixit
         # mount /dev/hda3 fixit
         # cd fixit/etc
         # vi shadow
         # vi passwd
    

    Il vantaggio di questo approccio rispetto al metodo precedente è che non richiede la conoscenza della password di lilo (se esiste). Però, bisogna essere in grado di impostare il BIOS, se non lo è già, in modo che il boot del sistema sia da floppy o da CD.


    8.1.3 Non riesco a fare il boot

    Nessun problema, persino se non vi siete presi la briga di fare un dischetto di boot durante l'installazione. Se lilo non funziona, usate come disco di boot il disco di installazione di Debian (il primo) ed eseguite il boot da questo disco. Al prompt del boot, assumendo che la partizione di root del vostro Linux è su /dev/hda12 e che volete il runlevel 3, digitate:

         boot: rescue root=/dev/hda12 3
    

    A questo punto siete entrati in un sistema pressochè funzionante in toto, basato sul kernel del dischetto. (Potrete avere piccole noie, dovute alla mancanza di alcuni moduli).

    Vedere anche Installare un pacchetto su un sistema non bootabile, Sezione 6.3.6 se avete un sistema danneggiato.

    Se volete crearvi un vostro boot floppy, leggete il readme.txt sul rescue disk.


    8.1.4 "Voglio disabilitare X al boot!"

    Avere unstable/sid è divertente, ma xdm, gdm, kdm, e wdm difettosi lanciati durante il boot possono fare molto male.

    Primo, guadagnate la shell di root digitando quanto segue al prompt del boot:

         boot: Linux vga=normal s
    

    Dove Linux è l'etichetta per l'immagine del kernel che andate a lanciare, "vga=normal" vi assicura che lilo si esegue in uno schermo normale VGA ed "s" (o "S") è il parametro dato ad init per invocare la modalità singolo utente. Al prompt date la password di root.

    Esistono vari modi per disabilitare tutti i demoni che lanciano X:

    Qui il numero in rc2.d deve corrispondere al runlevel specificato in /etc/inittab. ?dm significa tutti gli xdm, gdm, kdm, e wdm.

    L'unico, vero modo Debian è il primo della lista. L'ultimo è semplice, ma funziona solo sulla Debian e richiede una nuova impostazione in seguito tramite dpkg-reconfigure. Gli altri sono metodi generici per disabilitare i demoni.

    Avete sempre la possibilità di lanciare X con il comando startx da qualsiasi shell.


    8.1.5 Altri trucchi con il boot prompt

    Potete fare il boot in un particolare runlevel e configurazione tramite il prompt di lilo. Dettagli si trovano nel BootPrompt-HOWTO (LDP).

    Se volete fare il boot nel runlevel 4, date il seguente comando al prompt di lilo.

         boot: Linux 4
    

    Se si vuole il boot in modalità singolo utente, conoscendo la password di root, potete usare uno dei seguenti esempi al prompt di lilo.

         boot: Linux S
         boot: Linux 1
         boot: Linux -s
    

    Se si vuole il boot con meno memoria di quanta il sistema ne abbia (mettiamo 48M in un sistema con 64M), basta dare il seguente comando al prompt di lilo:

         boot: Linux mem=48M
    

    Evitate di specificare più memoria di quanta ne abbiate, altrimenti il kernel si pianterà inevitabilmente. Se si hanno più di 64M, per esempio 128M, con vecchi kernel o BIOS bisogna specificare il comando mem=128M al prompt, od includere una riga simile in /etc/lilo.conf, altrimenti non verrà utilizzata memoria sopra i 64MB.


    8.1.6 Come impostare i parametri di boot (GRUB)

    GRUB è un nuovo boot manager proveniente dal progetto Hurd, molto più flessibile di Lilo, ma con un modo di maneggiare i parametri di boot lievemente differente.

         grub> find /vmlinuz
         grub> root (hd0,0)
         grub> kernel /vmlinuz root=/dev/hda1
         grub> initrd /initrd
         grub> boot
    

    Dovete conoscere come Hurd nomina i device:

         the Hurd/GRUB       Linux               MSDOS/Windows
          (fd0)               /dev/fd0            A:
          (hd0,0)             /dev/hda1           C: (solitamente)
          (hd0,3)             /dev/hda4           F: (solitamente)
          (hd1,3)             /dev/hdb4           ?
    

    Vedere file:///usr/share/doc/grub/README.Debian.gz e file:///usr/share/doc/grub-doc/html/ per i dettagli.


    8.2 Registrazione degli eventi


    8.2.1 Registrare gli eventi della shell

    L'amministrazione di sistema in ambiente Unix richiede dei compiti molto più elaborati che in un ambiente di un normale PC. E' importante conoscere le modalità di configurazione di base, per poter risolvere i problemi del sistema. Le interfacce grafiche di configurazione basate su X sono carine e convenienti, ma comunque limitate, specialmente in casi di emergenza.

    In questo contesto, la registrazione degli eventi della shell è una buona pratica, specialmente come root.

    Emacs: Usate M-x shell per iniziare la registrazione in un buffer e C-x C-w per scrivere il buffer su un file.

    Shell: Usate il comando screen con "^A H" come decritto in Scambio di console con screen, Sezione 8.6.28 od il comando script.

         $ script
         Script started, file is typescript
          ... fate quello che dovete ...
          Ctrl-D
         $ col -bx <typescript >savefile
         $ vi savefile
    

    Si può usare quanto segue invece di script:

         $ bash -i 2>&1 | tee typescript
    

    8.2.2 Registrare gli eventi di X

    Se dovete registrare l'immagine di una applicazione di X, incluso xterm, usate gimp (GUI). Può catturare ogni singola finestra, oppure lo schermo intero. Alternative sono xwd (xbase-clients), import (imagemagick), o scrot (scrot).


    8.3 Copia ed archiviazione di una intera sottodirectory


    8.3.1 Comandi base per copiare una intera sottodirectory

    Se avete necessità di riarrangiare la struttura dei file, muovete il contenuto, compresi i collegamenti con:

         Metodo standard:
         # cp -a /partenza/directory /destinazione/directory # richiede GNU cp
         # (cd /partenza/directory && tar cf - . ) | \
                 (cd /destinazione/directory && tar xvfp - )
         Se è coinvolto un collegamento, è necessario un metodo più "pedante":
         # cd /percorso/alla/vecchia/directory
         # find . -depth -print0 | afio -p -xv -0a /mount/point/della/nuova/directory
         Da remoto:
         # (cd /origine/directory && tar cf - . ) | \
                 ssh user@host.dom (cd /destinazione/directory && tar xvfp - )
         Se non ci sono collegamenti:
         # scp -pr user1@host1.dom:/origine/directory \
                   user2@host2.dom:/destinazione/directory
    

    Qui scp <==> rcp e ssh <==> rsh.

    Le seguenti informazioni comparative su come copiare una intera sottodirectory sono state presentate da Manoj Srivastava <srivasta@debian.org> nella lista debian-user@lists.debian.org.


    8.3.2 cp

    Tradizionalmente, cp non è mai stato un gran candidato per tali scopi, poichè non dereferenzia i collegamenti simbolici, nè preserva i collegamenti. Un'altro fattore da considerare è lo spezzettamento dei files (files con buchi).

    GNU cp ha superato questi limiti; comunque su un sistema non GNU, cp potrebbe avere ancora problemi. In più, usando cp non si possono creare archivi che siano piccoli e facilmente trasportabili.

         % cp -a . newdir
    

    8.3.3 tar

    Tar è andato oltre alcuni dei problemi che aveva cp con i collegamentos simbolici. Comunque sia, sebbene cpio sia in grado di trattare file speciali,il tradizionale tar no.

    Il modo in cui tar tratta collegamenti multipli ad un file è di porre solo una copia del collegamento sul nastro, ma il nome collegato a quella copia è il solo utilizzabile per recuperare il file; cpio invece, mette una copia per ciascun collegamento, ma per recuperare il file potete usare uno qualsiasi dei nomi.

    Nella transizione da Potato a Woody, il comando tar ha cambiato l'opzione per i file .bz2, per cui usate --bzip2 negli script al posto della forma breve -I (Potato) o -j (Woody).


    8.3.4 pax

    E' l'utilità POSIX Portable Archive Interchange (IEEE Std 1003.2-1992, pagine 380–388 (sezione 4.48) e pagine 936–940 (sezione E.4.48)), nuova di zecca. pax legge, scrive ed elenca i membri di un file archivio, e ne copia le directory secondo le gerarchie. Le operazioni di pax sono indipendenti dal formato dell'archivio e supportano una grossa varietà di formati diversi.

    Le implementazioni di pax sono ancora molto nuove.

         # apt-get install pax
         $ pax -rw -p e . newdir
          oppure
         $ find . -depth  | pax -rw -p e  newdir
    

    8.3.5 cpio

    cpio copia i file dentro o fuori un archivio cpio o tar. L'archivio può essere un'altro file sul disco rigido, un nastro magnetico, oppure una pipe.

         $ find . -depth -print0 | cpio --null --sparse -pvd new-dir
    

    8.3.6 afio

    afio è un metodo migliore per trattare con archivi in formato cpio. In genere è più veloce di cpio, ha maggiori opzioni per i nastri e tratta in maniera più gentile con le corruzioni dei dati in entrata. Supporta gli archivi multi-volume durante le operazioni in modalità interattiva. afio può creare archivi molto più sicuri di quelli compressi con tar o cpio. afio è anche ottimo come "motore per l'archiviazione" negli script di backup.

         $ find . -depth -print0 | afio -px -0a new-dir
    

    Tutti i miei backup su nastro usano afio.


    8.4 Backup differenziali e sincronizzazione dei dati

    I backup differenziali e la sincronizzazione dei dati possono essere implementati con vari metodi:

    La combinazione di uno dei metodi menzionati con uno dei metodi di archiviazione descritti in Copia ed archiviazione di una intera sottodirectory, Sezione 8.3 associati ad un job automatico regolare descritto in Programmare gli eventi (cron, at), Sezione 8.6.27 creeranno un ottimo sistema per il backup.

    Mostrerò tre utilità facili da usare.


    8.4.1 Backup differenziale con rdiff

    rdiff-backup fornisce dei backup semplici e validi con lo storico differenziale per file di qualsiasi tipo, compresi i collegamenti simbolici. Per salvare gran parte di ~/ su /mnt/backup:

         $ rdiff-backup --include ~/tmp/keep --exclude ~/tmp  ~/ /mnt/backup
    

    Per recuperare i dati vecchi tre giorni da questo archivio in ~/old:

         $ rdiff-backup -r 3D /mnt/backup ~/old
    

    Vedere rdiff-backup(1).


    8.4.2 Backup giornalieri con pdumpfs

    pdumpfs è un sistema semplice per il backup giornaliero, simile a dumpfs di Plan), che conserva ogni snapshot giornaliero. Potete accedere in ogni monento agli snapshot passati per recuperare un determinato file di un tale giorno. Fate il backup della vostra directory home con pdumpfs e cron!

    pdumpfs produce uno snapshot YYYY/MM/DD nella directory di destinazione. Tutti i file sorgenti vengono copiati nella directory di snapshot per la prima volta. La seconda volta e le succesive, pdumpfs copia solo i file aggiornati o nuovi, immagazzinando quelli immodificati come collegamenti ai file dello snapshot del giorno precedente per salvare spazio su disco.

         $ pdumpfs src-dir dest-dir [dest-basename]
    

    Vedere pdumpfs(8).


    8.4.3 Backup differenziali regolari con RCS

    Changetrack registra regolarmente i cambiamenti ai file di testo di configurazione negli archivi RCS. Vedere changetrack(1).

         # apt-get install changetrack
         # vi changetrack.conf
    

    8.5 Recuperare un sistema bloccato


    8.5.1 Uccidere un processo

    Lanciate top per vedere quale processo si comporta in maniera "sconveniente". Premete "P" per ordinarli per utilizzo di cpu, "M" per consumo di memoria e "k" per uccidere il processo.In alternativa potete usare i comandi in stile BSD ps aux | less od in stile System V ps -efH | less. La sintassi del System V mostra l'ID dei processi padri PPID che può essere usato per uccidere i figli zombie (defunti).

    Usate kill per uccidere (o mandare il segnale a) un processo per ID del processo, killall per fare lo stesso con il nome del comando a cui il processo appartiene. Segnali più frequentemente usati:

          1: HUP,  riavvia il demone
         15: TERM, uccisione normale
          9: KILL, uccisione "dura"
    

    8.5.2 Alt-SysRq

    L'assicurazione contro i malfunzionamenti di sistema è un'opzione di compilazione del kernel, denominata "Magic SysRQ key". Premendo ALT-SysRq su un sistema i386, seguito da uno dei tasti r 0 k e i s u b, fa la "magia".

    Un'r'aw riavvia la tastiera quando cose tipo X si bloccano. Cambiare il loglevel a 0 riduce i messagi di errore. sa'k' (system attention key) uccide tutti i processi sulla console virtuale attuale. t'e'rminate uccide tutti i processi su terminale corrente tranne init. k'I'll uccide tutti i processi, tranne init.

    `S'ync, `'u'mount, e re`b'oot sono utili per uscire da situazioni veramente spinose.

    Informazioni dettagliate le trovate in /usr/share/doc/kernel-doc-version/Documentation/sysrq.txt.gz o /usr/src/kernel-version/Documentation/sysrq.txt.gz.


    8.6 Alcuni piccoli comandi da ricordare


    8.6.1 Pager

    less è il pager (browser del contenuto dei file). Premete `h' per aiuto. Fa molto di più di more. less può essere potenziato mediante l'esecuzione di eval $(lesspipe) o eval $(lessfile) nello script di inizializzazione della shell. Per ulteriori notizie guardate in file:///usr/share/doc/less/LESSOPEN. L'opzione -R permette l'output di caratteri raw ed abilita le sequenze ANSI con escape colorate. Vedere less(1).

    w3m può essere un pager alternativo utile per alcuni sistemi di codifica (EUC).


    8.6.2 Memoria libera

    free e top danno buone informazioni sulle risorse di memoria. Non vi preoccupate sulle dimensioni della memoria "used" nella riga "Mem:", ma leggete quella sotto. (38792 nell'esempio qui sotto).

         $ free -k # per una macchina con 256MB
                      total       used       free     shared    buffers cached
         Mem:        257136     230456      26680      45736     116136 75528
         -/+ buffers/cache:      38792     218344
         Swap:       264996          0     264996
    

    L'esatto ammontare della memoria fisica può essere confermato da grep '^Memory' /var/log/dmesg, che in questo caso dà "Memory: 256984k/262144k available (1652k kernel code, 412k reserved, 2944k data, 152k init)".

         Total         = 262144k = 256M (1k=1024, 1M=1024k)
         Free to dmesg = 256984k = Total - kernel - reserved - data - init
         Free to shell = 257136k = Total - kernel - reserved - data
    

    Circa 5MB non sono utilizzabili dal sistema, perchè a disposizione del kernel.


    8.6.3 Impostare l'ora (BIOS)

         # date MMDDhhmmCCYY
         # hwclock --utc --systohc
         # hwclock --show
    

    Questo imposterà l'orologio del sistema e dell'hardware a MM/GG hh:mm, CCYY. Le ore sono allineate al fuso locale, ma l'orologio dell'hardware utilizza lo UTC.

    Se l'ora dell'hardware (BIOS) è impostata su GMT, modificate le impostazioni a UTC=yes in /etc/default/rcS.


    8.6.4 Impostare l'ora (NTP)

    Riferimento: Managing Accurate Date and Time HOWTO.


    8.6.4.1 Impostare l'ora tramite una connessione Internet permanente

    Impostazione automatica dell'ora esatta tramite un server remoto:

         # ntpdate server
    

    Se avete una connessione permanente, è bene averlo in /etc/cron.daily.


    8.6.4.2 Impostare l'ora tramite una connessione Internet sporadica

    Usate il pacchetto chrony.


    8.6.5 Come controllare le funzionalità della console, come lo screensaver

    Per disabilitare lo screensaver, usate i comandi seguenti:

    In console:

         # setterm -powersave off
    

    Lanciate la console kon2 (kanji) con:

         # kon -SaveTime 0
    

    In X:

         # xset s off
          or
         # xset -dpms
          or
         # xscreensaver-command -prefs
    

    Leggete le pagine di manuale corrispondenti per controllare le altre funzionalità della console. Vedere anche stty(1) per modificare e stampare le impostazioni della riga di comando.


    8.6.6 Ricerca dei database amministrativi

    Glibc offre getent(1) per la ricerca di voci inserite nei database amministrativi, cioè, passwd, group, hosts, services, protocols, o networks.

         getent database [chiave...]
    

    8.6.7 Disabilitare il suono (beep)

    Potete sempre staccare gli altoparlanti del PC ;-) Per la shell Bash:

         echo "set bell-style none">> ~/.inputrc
    

    8.6.8 Messaggi di errore sulla console

    Per placare i messaggi di errore sullo schermo, il primo posto da vedere è /etc/init.d/klogd. Impostate KLOGD="-c 3" in questo script ed eseguite /etc/init.d/klogd restart. metodo alternativo è eseguire dmesg -n3.

    I livelli di errore significano:

    Se c'è un particolare ed inutile messaggio di errore che vi perseguita, considerate l'ipotesi di una banalissima patch per il kernel, tipo shutup-abit-bp6 (disponibile presso in the examples subdirectory).

    Un altro posto da guardare può essere /etc/syslog.conf; controllate per vedere se qualche messaggio viene inviato alla console.


    8.6.9 Impostare i caratteri corretti per la console

    Agli schermi di console nei sistemi simil-Unix si accede generalmente tramite librerie (n)curses. Queste offrono all'utente un metodo indipendente dal terminale di aggiornamento dei caratteri, con una ottimizzazione ragionevole. Vedere ncurses(3X) e terminfo(5).

    Su un sistema Debian molte sono le voci predefinite:

         $ toe | less                  # tutte le voci
         $ toe /etc/terminfo/ | less   # voci riconfigurabili dall'utente
    

    Esportate la vostra selezione come variabile d'ambiente TERM.

    Se la voce terminfo per xterm non funziona con un xterm non-Debian, cambiate il tipo di terminale da "xterm" ad una delle versioni con minori opzioni tipo "xterm-r6", quando accedete da remoto ad un sistema Debian. Vedere file:///usr/share/doc/libncurses5/FAQ per ulteriori informazioni. "dumb" è il minimo comun denominatore per terminfo.


    8.6.10 Riportare la console allo stato normale

    Quando lo schermo impazzisce dopo $ cat qualsiasi-file-binario (potreste non essere in grado di vedere il comando dato mentre lo state digitando):

         $ reset
    

    8.6.11 Convertire file di testo da DOS a Unix

    Converte file un di testo DOS (fine riga = ^M^J) in un file Unix di testo (end-of-line = ^J).

         # apt-get install sysutils
         $ dos2unix dosfile
    

    8.6.12 Convertire un file di testo con recode

    Quanto segue converte i file di testo fra gli stili di fine riga DOS, Mac, e Unix:

         $ recode /cl../cr <dos.txt >mac.txt
         $ recode /cr.. <mac.txt >unix.txt
         $ recode ../cl <unix.txt >dos.txt
    

    recode, libero, converte i file tra i vari set di caratteri e surface con:

         $ recode charset1/surface1..charset2/surface2 \
           <input.txt >output.txt
    

    I set caratteri comunemente usati sono (vedere anche Introduzione ai locale, Sezione 9.7.3) [37] :

    Surface comuni sono [38] :

    Per maggiori notizie, leggere la descrizione pertinente in info recode.

    Esistono anche degli strumenti di conversione più specializzati:


    8.6.13 Sostituzione delle espressioni regolari

    Sostituisce tutte le istanze FROM_REGEX con TO_TEXT in tutti i file FILES ...:

         $ perl -i -p -e 's/FROM_REGEX/TO_TEXT/g;' FILES ...
    

    -i sta per "in-place editing", -p è per "implicit loop over FILES ...". se la sostituzione è complessa, potete recuperare più facilmente gli errori usando il parametro -i.bak al posto di -i; così si mantiene ogni file originale, aggiungendo .bak come estensione.


    8.6.14 Modificare un file "in situ" tramite uno script

    Lo script seguente rimuove le righe 5–10 e le righe 16–20 "in situ".

         #!/bin/bash
         ed $1 <<EOF
         16,20d
         5,10d
         w
         q
         EOF
    

    Qui i comandi di ed sono gli stessi del modo comando di vi. La modifica dei file in questo modo rende facile la creazione di script.


    8.6.15 Estrarre le differenze e fondere gli aggiornamenti da un file sorgente

    Seguendo una delle seguenti procedure, si estrarranno le differenze dal file sorgente creando dei file diff unificati file.patch0 o file.patch1 a seconda della localizzazione del file:

         $ diff -u file.vecchio file.nuovo1 > file.patch0
         $ diff -u vecchio/file nuovo1/file > file.patch1
    

    Il file diff (chiamato anche file patch) è usato per inviare gli aggiornamenti di un programma. Chi lo riceve applicherà questo aggiornamento ad un altro file con:

         $ patch -p0 file < file.patch0
         $ patch -p1 file < file.patch1
    

    Se avete tre versioni dello stesso codice sorgente, potete farle confluire più efficacemente tutte insieme usando diff3:

         $ diff3 -m file.mio file.old file.tuo > file
    

    8.6.16 Convertire grossi file in file più piccoli

         $ split -b 650m file   # divide il file in pezzetti di 650 MB
         $ cat x* >largefile    # riunisce i file in un unico file
    

    8.6.17 Estrarre dati da un file tabella

    Consideramo un file di testo chiamato DPL in cui tutti i nomi dei project leader Debian precedenti e la data di inizio della carica siano elencati in un formato con separazioni date da spazi.

         Ian     Murdock   August  1993
         Bruce   Perens    April   1996
         Ian     Jackson   January 1998
         Wichert Akkerman  January 1999
         Ben     Collins   April   2001
         Bdale   Garbee    April   2002
         Martin  Michlmayr March   2003
    

    Awk viene usato frequentemente per estrarre i dati da questo tipo di file.

         $ awk '{ print $3 }' <DPL                   # mese di inzio
         August
         April
         January
         January
         April
         April
         March
         $ awk '($1=="Ian") { print }' <DPL          # DPL di nome Ian
         Ian     Murdock   August  1993
         Ian     Jackson   January 1998
         $ awk '($2=="Perens") { print $3,$4 }' <DPL # Quando Perens ha iniziato
         April 1996
    

    Anche le shell come la Bash possono essere usate per questi file:

         $ while read first last month year; do 
             echo $month
           done <DPL
         ... lo stesso output del primo esempio con Awk
    

    Qui ilcomando interno read usa i caratteri in $IFS (internal field separators) per dividere le righe in parole.

    Se cambiate IFS in ":", potete processare elegantemente /etc/passwd con la shell:

         $ oldIFS="$IFS"   # salva i vecchi valori
         $ IFS=":"
         $ while read user password uid gid rest_of_line; do
             if [ "$user" = "osamu" ]; then 
               echo "$user's ID is $uid"
             fi
           done < /etc/passwd
         osamu's ID is 1001
         $ IFS="$oldIFS"   # ripristina i vecchi valori
    

    (Se si usa Awk per la stessa cosa, usate FS=":" per impostare il separatore di campo)

    IFS viene anche usato dalla shell per dividere i risultati della espansione dei parametri, sostituzione dei comandi ed espansione aritmetica. Questi non sono possibili all'interno di parole tra virgolette, semplici o doppie. il valore predefinito di IFS è <space>, <tab>, e <newline> combinati.

    Fate attenzione nell'uso di questi trucchi con IFS. Possono accadere strane cose quando la shell inetrpreta alcune parti degli script come proprio input.

         $ IFS=":,"                        # usa ":" e "," come IFS
         $ echo IFS=$IFS,   IFS="$IFS"     # echo è un Bash built-in
         IFS=  , IFS=:,
         $ date -R                         # solo l'output di un comando
         Sat, 23 Aug 2003 08:30:15 +0200
         $ echo $(date -R)                 # sub shell --> input alla shell principale
         Sat  23 Aug 2003 08 30 36 +0200
         $ unset IFS                       # riporta IFS al predefinito
         $ echo $(date -R)
         Sat, 23 Aug 2003 08:30:50 +0200
    

    8.6.18 Parti di script per il piping

    Gli script seguenti fanno cose utili come parti di una pipe.

         find /usr | egrep -v "/usr/var|/usr/tmp|/usr/local"
                              # trova tutti i file /usr escludendone alcuni
         xargs -n 1 command   # lancia i comandi per tutti gli oggetti da stdin
         xargs -n 1 echo |     # divide oggetti separati da spazi in righe
         xargs echo      |    # unisce tutte le linee in un'unica riga
         grep -e pattern|     # estrae le righe contenenti pattern
         cut -d: -f3 -|       
                 # estrae il terzo campo separato da : (file passwd, ecc.)
         awk '{ print $3 }' | # estrae il terzo campo separato da spazi bianchi
         awk -F'\t' '{ print $3 }' |
                # estrae il terzo campo separato da tabulazione
         col -bx |            # rimuove il backspace ed espande le tabs in spazi
         expand -|            # espande le tabs
         sort -u|             # trova e rimuove i doppioni
         
         tr '\n' ' '|         # concatena le righe in una riga unica
         tr '\r' ''|          # rimuove il CR (carriage return, a capo)
         tr 'A-Z' 'a-z'|      # converte il maiuscolo in minuscolo
         sed 's/^/# /'|       # commenta ogni riga
         sed 's/\.ext//g'|    # rimuove .ext
         sed  -n -e 2p|       # stampa la seconda riga 
         head -n 2 -|         # stampa le prime due righe
         tail -n 2 -|         # stampa le ultime due righe
    

    8.6.19 Pezzi di script ricorsivi

    Il metodo seguente di agire ricorsivamente su ciascun file cercando corrispondenze *.ext assicura la gestione corretta dei nomi bizzarri dei file, tipo quelli con gli spazi, ed esegue il processo equivalente:


    8.6.20 Brevi follie in Perl script

    Sebbene tutti gli script Awk possano essere riscritti con Perl usando a2p(1), gli ad una riga di Awk sono convertiti meglio a script in perl ad una riga manualmente. Per esempio

         awk '($2=="1957") { print $3 }' |
    

    può essere scritto in uno dei seguenti modi:

         perl -ne '@f=split; if ($f[1] eq "1957") { print "$f[2]\n"}' |
         perl -ne 'if ((@f=split)[1] eq "1957") { print "$f[2]\n"}' |
         perl -ne '@f=split; print $f[2] if ( $f[1]==1957 )' |
         perl -lane 'print $F[2] if $F[1] eq "1957"' |
    

    Siccome tutti gli spazi tra gli argomenti di perl nelle righe sopra possono essere rimossi traendo vantaggio dalla conversione automatica tra numeri e stringhe in Perl:

         perl -lane 'print$F[2]if$F[1]eq+1957' |
    

    Vedere perlrun(1) per le opzioni da riga di comando. Per altri pazzi script in Perl, http://perlgolf.sourceforge.net può essere interessante.


    8.6.21 Catturare il testo od un archivio delle ML da una pagina web

    Il seguente comando legge la pagina web e la copia in un file di testo. Molto utile quando si copiano delle configurazioni dalla rete.

         $ lynx -dump http://www.remote-site.com/help-info.html >textfile
    

    Anche links e w3m possono essere usati, con piccole differenze nel rendering.

    Se si tratta di un archivio di una lista di messaggi, usate munpack per ottenere i contenuti mime dal testo.


    8.6.22 Stampare bene una pagina Web

    Quanto segue stampa una pagina Web in un file o stampante PostScript.

         $ apt-get install html2ps
         $ html2ps URL | lpr
    

    Vedere lpr/lpd, Sezione 3.6.1. Controllate anche i pacchetti a2ps e mpage per la creazione di file PostScript.


    8.6.23 Stampare bene una pagina di manuale

    Quanto segue stampa una pagina di manuale in un file o stampante PostScript.

         $ man -Tps some-man-page | lpr
         $ man -Tps some-man-page | mpage -2 | lpr
    

    8.6.24 Unire due file Postscript o PDF

    Si possono unire due file Postscript o PDF.

         $ gs -q -dNOPAUSE -dBATCH -sDEVICE=pswrite \
           -sOutputFile=bla.ps -f foo1.ps foo2.ps
         $ gs -q -dNOPAUSE -dBATCH -sDEVICE=pdfwrite \
           -sOutputFile=bla.pdf -f foo1.pdf foo2.pdf
    

    8.6.25 Cronometrare un comando

    Mostra il tempo utilizzato da un processo.

         # time qualsiasi-comando >/dev/null
         real    0m0.035s       # tempo sull'orologio a muro (tempo realmente passato)
         user    0m0.000s       # tempo in modalità utente
         sys     0m0.020s       # tempo in modalità kernel
    

    8.6.26 Il comando nice

    Usate nice (dal pacchetto GNU shellutils) per impostare il valore nice di un comando quando viene lanciato. renice (bsdutils) o top possono dare il renice ad un processo. Un valore di nice di 19 rappresenta il processo più lento (priorità bassa); valori negativi sono "not-nice", con -20 che rappresenta un processo molto veloce (alta priorità). Solo il superuser può impostare valori di nice negativi.

         # nice  -19 top                                         # molto nice
         # nice --20 cdrecord -v -eject speed=2 dev=0,0 disk.img # molto veloce
    

    Talvolta un valore estremo di nice fa più danni che bene al sistema. Usate questo comando con cautela.


    8.6.27 Programmare gli eventi (cron, at)

    Usate cron e at per programmare i task in Linux. Vedere at(1), crontab(5), crontab(8).

    Eseguite il comando crontab -e per creare o modificare un file crontab per impostare degli eventi regolarmente programmati. Ecco un esempio di file crontab:

         # usa /bin/sh per eseguire i comandi, non importa cosa dice /etc/passwd
         SHELL=/bin/sh
         # invia ogni output a `paul', non importa a chi appartiene crontab
         MAILTO=paul
         # Min Hour DayOfMonth Month DayOfWeek comando 
         # esecuzione alle 00:05, ogni giorno
         5  0  *  * *   $HOME/bin/daily.job >> $HOME/tmp/out 2>&1
         # esecuzione alle 14:15 il primo giorno del mese -- output inviato a paul
         15 14 1  * *   $HOME/bin/monthly
         # esecuzione alle 22:00 i giorni feriali (Lun-Ven) (1-5), annoia Joe. % per una nuova riga, l'ultimo % per cc:
         0 22 *   * 1-5 mail -s "It's 10pm" joe%Joe,%%Where are your kids?%.%%
         23 */2 1 2 *   echo "run 23 minutes after 0am, 2am, 4am ..., on Feb 1"
         5  4 *   * sun echo "run at 04:05 every sunday"
         # esecuzione alle 03:40 il primo lunedi di ogni mese
         40 3 1-7 * *   [ "$(date +%a)" == "Mon" ] && command -args
    

    Usate il comando at per programmare gli eventi che accadono una sola volta:

         $ echo 'command -args'| at 3:40 monday
    

    8.6.28 Scambio di console con screen

    Il programma screen vi permette di far girare terminali virtuali multipli ciascuno con la propria shell interattiva, su un singolo terminale fisico, o su una finestra di emulazione di terminale. Anche se usate le console virtuali di Linux o finestre xterm multiple, vale comunque la pena di esplorare screen per la sua ricchezza di opzioni, che includono


    8.6.28.1 Scenario: accesso remoto

    Se accedete frequentemente ad una macchina Linux da terminale remoto o tramite un programma di terminale VT100,, screen renderà la vostra vita molto più semplice con la funzione detach.

  • Supponiamo che siate connessi mediante una connessione dialup e che state conducendo una sessione di screen con editors e altri programmi aperti su molte finestre.

  • Improvvisamente dovete abbandonare il terminale, ma non volete perdere tutto il lavoro alla deconnessione.

  • Basta digitare ^A d per staccare la sessione, poi deconnettersi. (Oppure, più veloce ancora, digitate ^A DD per dire a screen di staccare la sessione e deconnettersi da solo.)

  • Quando vi riconnettete di nuovo, date il comando screen -r, e screen magicamente riattaccherà tutte le finestre che avevate aperto.


  • 8.6.28.2 Comandi tipici di screen

    Una volta lanciato screen, tutto l'input della tastiera viene indirizzato alla finestra corrente, tranne il tasto di comando, di default ^A. Tutti i comandi per screen vengono dati premendo ^A più un tasto singolo [più alcuni parametri]. Comandi utili:

         ^A ?     mostra una schermata di aiuto (mostra i comandi da tastiera)
         ^A c     crea una nuova finestra e passa ad essa
         ^A n     va alla finestra successiva
         ^A p     va alla finestra precedente
         ^A 0     va alla finestra numero 0
         ^A w     mostra una lsta di finestre
         ^A a     manda un Ctrl-A alla finestra corrente come input da tastiera
         ^A h     scrive una copia della finestra corrente su file 
         ^A H     inizia/termina la registrazione della finestra corrente su file
         ^A ^X    blocca il terminale (protetto da password)
         ^A d     stacca la sessione dal terminale
         ^A DD    stacca la sessione ed esce
    

    Questo è solo un piccolo assaggio dei comandi e caratteristiche di screen. Se c'è qualcosa che volete che screen faccia, è probabile che lo sappia fare! Vedere screen(1) per i dettagli.


    8.6.28.3 Backspace e/o Ctrl-H durante una sessione di screen

    Se notate che il backspace e/o Ctrl-H non funzionano appropriatamente mentre state facendo girare screen, aprite /etc/screenrc, trovate la riga

         bindkey -k kb stuff "\177"
    

    e commentatela (cioè, aggiungete "#" come primo carattere).


    8.6.29 Testare la rete: le basi

    Installate i pacchetti netkit-ping, traceroute, dnsutils, ipchains (per Kernel 2.2), iptables (per Kernel 2.4), e net-tools e:

         $ ping yahoo.com            # prova la connessione internet
         $ traceroute yahoo.com      # traccia i pacchetti IP
         $ ifconfig                  # prova la configurazione dell'host
         $ route -n                  # prova la configurazione di routing
         $ dig [@dns-server.com] host.dom [{a|mx|any}] |less
               # controlla i record DNS di host.dom tramite dns-server.com 
               # per {mx|any} record
         $ ipchains  -L -n |less     # controlla il packet filter (kernel 2.2)
         $ iptables -L -n |less      # controlla il packet filter (kernel 2.4)
         $ netstat -a                # scopre tutte le porte aperte
         $ netstat -l --inet         # trova le porte in ascolto
         $ netstat -ln --tcp         # trova le porte tcp in ascolto (numerico)
    

    8.6.30 Eliminare la posta dallo spool locale

    Per eliminare la posta:

         # exim -q    # elimina la posta in attesa
         # exim -qf   # elimina tutta la posta
         # exim -qff  # elimina persino la posta "congelata"
    

    -qff può essere migliore come opzione per lo script /etc/ppp/ip-up.d/exim. Per Sarge, sostituite exim con exim4.


    8.6.31 Rimuovere la posta congelata dallo spool locale

    Per rimuovere la posta bloccata dallo spool locale assieme al messaggio di errore nell'invio:

         # exim -Mg `mailq | grep frozen | awk '{ print $3 }'`
    

    Per Sarge, sostituite exim con exim4.


    8.6.32 Riinviare il contenuto delle caselle di posta

    Se la vostra directory home è piena e procmail non è riuscito ad inviare la posta, dovete inviarla a mano alle varie caselle di posta della directory home, da /var/mail/username. Dopo aver fatto spazio nella vostra directory home, lanciate:

         # /etc/init.d/exim stop
         # formail -s procmail </var/mail/username
         # /etc/init.d/exim start
    

    Per Sarge, sostituite exim con exim4.


    8.6.33 Ripulire il contenuto di un file

    Per ripulire un file dal suo contenuto, come ad esempio un file di log, non usate rm per cancellarlo, e poi crearne un nuovo vuoto, poichè ci potrebbero essere ancora degli accessi al file nell'intervallo fra i comandi. Quanto segue è il modo sicura di ripulire un file dal suo contenuto.

         $ :>file-da-essere-ripulito
    

    8.6.34 File fantoccio

    I comandi seguenti creano dei file fantoccio o vuoti:

         $ dd if=/dev/zero    of=nomefile bs=1k count=5 # 5KB di zeri 
         $ dd if=/dev/urandom of=nomefile bs=1M count=7 # 7MB di contenuto casuale 
         $ touch nomefile # crea un file di 0B (se il file esiste, aggiorna mtime)
    

    Per esempio, i seguenti comandi eseguiti dalla shell del boot floppy Debian cancelleranno tutto il contenuto del disco rigido /dev/hda.

         # dd if=/dev/urandom of=/dev/hda ; dd if=/dev/zero of=/dev/hda
    

    8.6.35 chroot

    Il programma chroot, chroot(8), ci permette di far girare istanze diverse dell'ambiente GNU/Linux su un sistema singolo e simultaneamente senza dover fare il reboot.

    Si può far girare un programma che utilizza molta memoria come apt-get o dselect su una macchina host mentre si monta via NFS una macchina satellite sull'host in lettura/scrittura e con il chroot point che agisce come punto di montaggio della macchina satellite.


    8.6.35.1 Far girare versioni diverse di Debian con chroot

    Si può creare facilmente un ambiente chroot Debian tramite il comando debootstrap in Woody. Per esempio, per creare Sid sotto chroot in /sid-root mentre si ha a disposizione un accesso veloce ad Internet:

         main # cd / ; mkdir /sid-root
         main # debootstrap sid /sid-root http://ftp.debian.org/debian/
         ... guardatelo mentre si scarica l'intero sistema
         main # echo "proc-sid /sid-root/proc proc none 0 0" >> /etc/fstab
         main # mount proc-sid /sid-root/proc -t proc
         main # cp /etc/hosts /sid-root/etc/hosts
         main # chroot /sid-root /bin/bash
         chroot # cd /dev; /sbin/MAKEDEV generic ; cd -
         chroot # apt-setup # set-up /etc/apt/sources.list
         chroot # vi /etc/apt/sources.list # punta su unstable
         chroot # dselect  # potete usare aptitude, installate mc e vim :-)
    

    A questo punto dovreste avere un sistema Debian completo e funzionante, dove giocare senza paura di danneggiare la vostra installazione Debian principale.

    Il trucco di debootstrap può anche essere usato per installare la Debian su un sistema senza usare il disco di installazione Debian ma uno di una qualsiasi altra distribuzione GNU/Linux. Vedere http://www.debian.org/releases/stable/i386/apcs04.


    8.6.35.2 Impostare il login per chroot

    Digitare chroot /sid-root /bin/bash è semplice, ma tiene in giro ogni sorta di variabile d'ambiente che magari non vorreste, inoltre ha altri problemi. Un approccio sicuramente migliore è di lanciare un altro processo di login su un terminale virtuale separato, da dove fare direttamente il login in chroot.

    Dato che su un sistema Debian standard da tty1 a tty6 girano le consoles Linux e su tty7 ci gira il X Window System, impostiamo per esempio tty8 per una console "chrooted". Dopo aver creato il sistema chroot come descritto in Far girare versioni diverse di Debian con chroot, Sezione 8.6.35.1, digitate dalla shell di root del sistema principale:

         main # echo "8:23:respawn:/usr/sbin/chroot /sid-root "\
                "/sbin/getty 38400 tty8"  >> /etc/inittab
         main # init q    # ricarica init
    

    8.6.35.3 Impostare X per chroot

    Volete far girare gli ultimissimi X e GNOME con sicurezza nel vostro chroot? Ciò è interamente possibile! Il seguente esempio farà girare GDM sul terminale virtuale vt9.

    Per prima cosa installate un sistema chroot usando il metodo descritto in Far girare versioni diverse di Debian con chroot, Sezione 8.6.35.1. Da root del sistema principale, copiate i file chiave di configurazione nel sistema chroot.

         main # cp /etc/X11/XF86Config-4 /sid-root/etc/X11/XF86Config-4
         main # chroot /sid-root # od usate la console di chroot
         chroot # cd /dev; /sbin/MAKEDEV generic ; cd -
         chroot # apt-get install gdm gnome x-window-system
         chroot # vi /etc/gdm/gdm.conf # date s/vt7/vt9/ nella sezione [servers]
         chroot # /etc/init.d/gdm start
    

    Qui /etc/gdm/gdm.conf è stato modificato per lanciare la console virtuale da vt7 a vt9.

    A questo punto potete andare facilmente avanti e indietro tra gli ambienti X completi del vostro sistema chroot e principale semplicemente saltando fra i terminali virtuali; p.es. usando Ctrl-Alt-F7 e Ctrl-Alt-F9. Buon divertimento!

    [FIXME] Add a comment and link to the init script of the chrooted gdm.


    8.6.35.4 Far girare altre distribuzioni con chroot

    Si può creare facilmente un ambiente chroot con un'altra distribuzione. Installate un sistema in una o più partizioni separate mediante l'installer dell'altra distribuzione. Se la sua partizione di root è in /dev/hda9.

         main # cd / ; mkdir /altra-dist
         main # mount -t ext3 /dev/hda9 /altra-dist
         main # chroot /altra-dist /bin/bash
    

    Il resto è simile a Far girare versioni diverse di Debian con chroot, Sezione 8.6.35.1, Impostare il login per chroot, Sezione 8.6.35.2, e Impostare X per chroot, Sezione 8.6.35.3.


    8.6.35.5 Compilare i pacchetti con chroot

    Esiste un pacchetto chroot più specializzato, pbuilder, che costruisce un sistema chroot e compila un pacchetto al suo interno. E' un sistema ideale per controllare se le dipendenze di compilazione di un pacchetto sono corrette e per essere certi che dipendenze non necessarie o sbagliate non esistano nel pacchetto risultante.


    8.6.36 Come controllare i collegamenti

    potete controllare se due file sono lo stesso file con due collegamenti tramite:

         $ ls -li file1 file2
    

    8.6.37 mount il file immagine del disco rigido

    Se file.img contiene l'immagine del contenuto di un disco rigido ed il disco originale aveva una configurazione che dà xxxx = (bytes/settore) * (settori/cilindro), allora quanto segue lo monterà in /mnt:

         # mount -o loop,offset=xxxx file.img /mnt
    

    Notate cha molti dischi rigidi hanno 512 bytes/settore.


    8.6.38 Samba

    Le basi per ottenere un file da Windows:

         # mount -t smbfs -o username=mionome,uid=mio_uid,gid=mio_gid \
                 //server/share /mnt/smb  # monta i file Windows su Linux
         # smbmount //server/share /mnt/smb \
                 -o "username=mionome,uid=mio_uid,gid=mio_gid"
         # smbclient -L 192.168.1.2 # elenca le condivisioni su un computer
    

    I PC collegati tramite Samba possono essere controllati sotto Linux tramite:

         # smbclient -N -L ip_address_del_vostro_PC | less
         # nmblookup -T "*"
    

    8.6.39 Utilità per filesystem estranei

    Molti filesystem estranei hanno il supporto per il kernel Linux, per cui possono essere raggiunti semplicemente montando i dispositivi che li contengono. Per alcuni filesystem, esistono anche degli strumenti specializzati per accedervi senza montarne i dispositivi. Ciò si ottiene con programmi che girano nello user space, per cui il supporto specifico nel kernel per i filesystem non è necessario.

    Per creare e controllare filesystem MS-DOS FAT, dosfstools è utile.


    8.7 Errori tipici da notare

    Ecco alcuni esempi di azioni pericolose. Il loro impatto negativo negativo verrà potenziato se state usando un account privilegiato: root.


    8.7.1 rm -rf .*

    In "rm -rf .*", ".*" si espande ad includere "." e "..", e se vi capita di avere i privilegi in scrittura sulla directory superiore, finirete col rimuovere anche tutte le directory vicine alla directory corrente.


    8.7.2 rm /etc/passwd

    Perdere dei file importanti come /etc/passwd a causa della propria stupidità è pesante. Il sistema Debian ne effettua dei backup regolari in /var/backups/. Quando recuperate questi file, potreste impostare manualmente i giusti permessi.

         # cp /var/backups/passwd /etc/passwd
         # chmod 644 /etc/passwd
    

    Vedere anche Recuperare i dati sulla selezione dei pacchetti, Sezione 6.3.4.


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 9 - Messa a punto del sistema Debian


    Questo capitolo descrive solo i principi basilari della configurazione del sistema tramite l'interfaccia a carattere. Un prerequisito di questo capitolo è aver letto Suggerimenti per l'installazione di un sistema Debian, Capitolo 3.

    Per coloro interessati alla sicurezza, si raccomanda caldamente di leggere il Securing Debian Manual, che si può anche reperire come pacchetto harden-doc.


    9.1 Inizializzazione del sistema

    debian; usa il sistema di script System V. Vedere Il programma init, Sezione 2.4.1 per un'introduzione.


    9.1.1 Personalizzare gli script di inizializzazione

    Il modo più semplice di controllare il comportamento di uno script di inizializzazione è modificando i compiti assegnati alle variabili d'ambiente nel file con lo stesso nome dello script nella directory /etc/default/*. [40] Per esempio, /etc/default/hotplug può essere utlizzato per controllare il comportamento di /etc/init.d/hotplug. Il file /etc/init.d/rcS può essere utilizzato per personalizzare i default al boot per motd, sulogin, etc.

    Se non riuscite ad ottenere il comportamento che volete modificando dette variabili, potete allora modificare gli script stessi: sono tutti file di configurazione.


    9.1.2 Personalizzare i file di log

    La modalità del log del sistema può essere configurata tramite /etc/syslog.conf. Date un'occhiata al pacchetto colorize per un programma che assegna colori differenti ai vari file di log. Vedere anche syslogd(8) e syslog.conf(5).


    9.1.3 Ottimizzare l'accesso hardware

    Esistono alcune configurazioni hardware la cui ottimizzazione e lasciata da Debian alla cura dell'amministratore di sistema.

    Montare un filesystem con l'opzione noatime è anch'esso molto efficace nel velocizzare l'accesso in lettura ai file. Vedere fstab(5) e mount(8).

    Alcuni componenti hardware possono essere messi a punto direttamente dal kernel stesso, tramite il filesystem proc. Vedere Mettere a punto il kernel tramite il filesystem proc, Sezione 7.3.

    Esistono molte utilità di configurazione hardware-specifiche in Debian. Molte di loro sono specifiche per i bisogni dei PC portatili. Ecco alcuni pacchetti interssanti disponibili in Debian:

    ACPI è un'infrastruttura più nuova di APM per la gestione dei profili energetici.

    Alcuni di questi pacchetti richiedono speciali moduli del kernel. In molti casi sono già inclusi nei sorgenti più recenti. In caso di problemi potreste dover applicare da voi l'ultima patch.


    9.2 Controllare gli accessi


    9.2.1 Restrizione tramite PAM

    PAM (Pluggable Authentication Modules) forniscono il controllo sul login.

         /etc/pam.d/*             # file di controllo PAM 
         /etc/pam.d/login         # file di controllo PAM per il login
         /etc/security/*          # parametri dei moduli PAM
         /etc/securetty           # controlla il login di root da console (login)
         /etc/login.defs          # controlla i vari comportamenti del login (login)
    

    Se volete dei terminali senza password, ma insicuri, modificate a vostro rischio e pericolo il contenuto di /etc/pam.d/login come segue.

         #auth       required   pam_unix.so nullok 
         auth       required pam_permit.so
    

    Trucchetti simili possono essere applicati a xdm, gdm, ... , per un accesso senza password alla console X.

    Al contrario, se volete applicare una buona politica di password, installate cracklib2 e modificate /etc/pam.d/passwd come segue.

         password required pam_cracklib.so retry=3 minlen=6 difok=3
    

    Le password utilizzabili solo una volta per l'attivazione degli account possono anche essere utili. Per fare ciò, usate il comando passwd con l'opzione -e. Vedere passwd(1).

    Il numero massimo di processi può essere impostato con ulimit -u 1000 nella Bash shell oppure tramite /etc/security/limits.conf da PAM. Altri parametri, come core possono essere impostati allo stesso modo. Il valore iniziale di PATH può essere impostato tramite /etc/login.defs prima che intervenga lo script di inizializzazione della shell.

    La documentazione per PAM è contenuta nel pacchetto libpam-doc. La Linux-PAM System Administrator's Guide copre gli aspetti della configurazione di, quali moduli sono disponibili, ecc. La documentazione comprende, inoltre, la The Linux-PAM Application Developers' Guide e la The Linux-PAM Module Writers' Guide.


    9.2.2 "Why GNU su does not support the wheel group" (Perchè GNU su non supporta il gruppo wheel)

    Questa è la famosa frase al termine della vecchia pagina di info su, di Richard M. Stallman. Per non preoccuparsi: l'attuale su in Debian usa PAM, così che potete ridurre la capacità di usare su a qualsiasi gruppo usando pam_wheel.so in /etc/pam.d/su. Quanto segue imposta il gruppo adm group di un sistema Debian come equivalente del gruppo wheel di BSD, permettendo su senza la password per i suoi membri.

         # configurazione anti-RMS in /etc/pam.d/su
         auth       required   pam_wheel.so group=adm
         
         # I membri del gruppo wheel possono dare su senza la password
         auth       sufficient pam_wheel.so trust group=adm
    

    9.2.3 Il significato dei vari gruppi

    Alcuni gruppi interessanti:

    Per una lista completa, leggete la sezione "FAQ" del Securing Debian Manual, che può anche essere reperita come pacchetto harden-doc in Woody. Anche il nuovo pacchetto base-passwd (>3.4.6) contiene una lista autorevole: file:///usr/share/doc/base-passwd/users-and-groups.html.


    9.2.4 sudo – lavorare con maggiore sicurezza

    L'uso che faccio di sudo è fondamentalmente a protezione dalla mia stessa stupidità. Reputo l'uso di sudo un'alternativa migliore al continuo uso del sistema come root. Per voi le cose possono essere diverse.

    Installate sudo ed attivatelo impostando le opzioni in /etc/sudoers. Controllate anche le caratteristiche del gruppo sudo in file:///usr/share/doc/sudo/OPTIONS.

    La configurazione di esempio fornisce ai membri del gruppo "staff" accesso a qualsiasi comando come root tramite sudo nonchè accesso ai membri di "src" a comandi selezionati come root, sempre tramite sudo.

    Il vantaggio di sudo è che richiede solo la password utente, e che l'attività e monitorizzata. E' un modo carino per dare un minimo di autorità ad un amministratore alle prime armi. Per esempio:

         $ sudo chown -R myself:mygrp .
    

    Ovviamente se conoscete la password di root (come la maggior parte degli utenti casalinghi) qualunque comando può essere eseguito come root da un account utente:

         $ su -c "shutdown -h now"
         Password:
    

    (So che dovrei restringere i privilegi dell'account admin in sudo. Dato che è il mio server casalingo, non me ne sono ancora preso la briga.)

    Per un programma differente che permetta agli utenti ordinari di eseguire comandi con privilegi di root, vedere il pacchetto super.


    9.2.5 Controllare l'accesso ai servizi

    Il super-server Internet inetd, viene lanciato al boot da /etc/rc2.d/S20inetd (per RUNLEVEL=2), che è un collegamento simbolico a /etc/init.d/inetd. In breve, inetd permette il lancio di un demone per richiamarne altri, riducendo il carico sul sistema.

    Ogni volta che arriva la richiesta di un servizio, il suo protocollo ed il servizio vengono identificati guardando nel database contenuto in /etc/protocols e in /etc/services. inetd cerca, poi, un normale servizio Internet nel database /etc/inetd.conf, oppure un servizio basato su Sun-RPC in /etc/rpc.conf.

    Per la sicurezza del sistema, accertatevi di disabilitare i servizi inutilizzati in /etc/inetd.conf. I servizi Sun-RPC devono essere attivi per il NFS ed altri programmi basati su RPC.

    Talvolta inetd non lancia il server interessato direttamente, ma lancia il wrapper del demone TCP/IP tcpd con il nome del server come argomento in /etc/inetd.conf. In questo caso tcpd lancia il server appropriato dopo aver registrato la richiesta e fatto alcuni controlli addizionali, utilizzando /etc/hosts.deny e /etc/hosts.allow.

    Se avete problemi con l'accesso remoto in un sistema Debian recente, commentate "ALL: PARANOID" in /etc/hosts.deny, se esiste.

    Per i dettagli, vedere inetd(8), inetd.conf(5), protocols(5), services(5), tcpd(8), hosts_access(5), e hosts_options(5).

    Per maggiori informazioni su Sun-RPC, vedere rpcinfo(8) , portmap(8), e file:///usr/share/doc/portmap/portmapper.txt.gz.


    9.2.6 Centralizzare l'autenticazione – LDAP

    Usate il Lightweight Directory Access Protocol (LDAP) Riferimenti:


    9.3 Masterizzatori

    I masterizzatori con interfaccia ATAPI/IDE sono di recente diventati un'opzione molto popolare. Rappresentano un supporto valido per il backup e l'archiviazione per l'utente casalingo che ha bisogno di capacità di < 640 MB. Per le informazioni più autorevoli, consultate il LDP CD-Writing-HOWTO.


    9.3.1 Introduzione

    Primo, ogni danneggiamento di dati inviati al masterizzatore porterà ad un danno irreparabile del CD. Prendete il masterizzatore con il buffer più grande possibile. Se i soldi non sono un problema, prendetene uno con interfaccia SCSI. Se potete scegliere quale interfaccia IDE connettere, prendete quello su bus PCI (sulla scheda madre), piuttosto che su bus ISA (schede SB16, ecc.). etc.).

    Quando il masterizzatore è connesso su IDE, deve essere comandato dal driver IDE-SCSI, non dall'IDE-CD. Deve essere attivato anche il driver generico SCSI. Esistono due approcci per ottenere ciò, per i kernel delle moderne distribuzioni (aggiornato a Marzo 2001).

    Per il kernel 2.6, dovreste usare il driver ordinario IDE ed accedere al masterizzatore direttamente con il nome del device, tipo /dev/hdx. In questo modo, potete usare il DMA.


    9.3.2 Approccio 1: moduli + lilo

    Aggiungete la riga seguente a /etc/lilo.conf se state usando un kernel Debian standard. Se usate opzioni multiple, separatele da spazi:

         append="hdx=ide-scsi ignore=hdx"
    

    Dove la collocazione del masterizzatore, a cui si accede tramite il driver ide-scsi, è indicata da hdx, dove x rappresenta uno dei seguenti:

         hda          se master sulla prima porta IDE
         hdb          se slave sulla prima porta IDE
         hdc          se master sulla seconda porta IDE
         hdd          se slave sulla seconda porta IDE
         hde ... hdh  per un drive su porta IDE esterna, ATA66/100
    

    Date i comandi seguenti per l'attivazione dopo la configurazione:

         # lilo
         # shutdown -h now
    

    9.3.3 Approccio 2: ricompilare il kernel

    Debian usa make-kpkg per creare il kernel. Usate il nuovo --append_to_version con make-kpkg per produrre più kernel. Vedere Il kernel Linux su Debian, Capitolo 7.

    Usate le seguenti impostazioni attraverso make menuconfig:


    9.3.4 Procedure post-configurazione

    Il supporto del kernel per il CD-writer può essere attivato al boot con il seguente:

         # echo ide-scsi >>/etc/modules
         # echo sg       >>/etc/modules
         # cd /dev; ln -sf scd0 cdrom
    

    L'attivazione manuale può essere fatta con:

         # modprobe ide-scsi
         # modprobe sg
    

    Dopo il reboot, potete controllarne l'installazione con:

         $ dmesg|less
         # apt-get install cdrecord
         # cdrecord -scanbus
    

    [Da Warren Dodge] Talvolta sorgono conflitti fra ide-scsi e ide-cd se ci sono sia un lettore che un masterizzatore nel sistema. Provate ad aggiungere la riga seguente al vostro /etc/modutils/aliases, lanciando poi update-modules, e facendo il reboot.

         pre-install      ide-scsi      modprobe ide-cd
    

    Ciò determina il caricamento del driver IDE prima di ide-scsi. Il driver IDE ide-cd prende il controllo del CD_ROM ATAPI—qualsiasi che non gli sia stato detto di ignorare. Ciò lascia solo i device ignorati al controllo di ide-scsi.


    9.3.5 Il file CD-image (avviabile)

    Per creare un CD-ROM con files contenuti nella target-directory/ come cd-image.raw (avviabile, con il formato Joliet TRANS.TBL abilitato; se non lo volete avviabile, togliete le opzioni -b e -c), inserite un boot floppy nel drive e,

         # dd if=/dev/fd0 target-directory/boot.img 
         # mkisofs -r -V volume_id -b boot.img -c bootcatalog -J -T \
                 -o cd-image.raw target_directory/
    

    Una trucco divertente è fare dei CD-ROM avviabili in DOS. Se una normale immagine DOS di un boot floppy è contenuta in boot.img, il CD-ROM eseguirà il boot come se nel primo floppy drive (A:) ci fosse un floppy DOS. Più interessante potrebbe essere farlo con freeDOS.

    Il file CD-image può essere ispezionato montandolo sul device loop.

         # mount -t iso9660 -o ro,loop cd-image.raw /cdrom
         # cd /cdrom
         # mc
         # umount /cdrom
    

    9.3.6 Scrivere sul masterizzatore (R, RW):

    Primo test con (in caso di velocità 2x)

         # nice --10 cdrecord -dummy speed=2 dev=0,0 disk.img
    

    Se tutto va bene, scrivete sul CD-R con

         # nice --10 cdrecord -v -eject speed=2 dev=0,0 disk.img
    

    Oppure, sul CD-RW con

         # nice --10 cdrecord -v -eject blank=fast speed=2 dev=0,0 disk.img
    

    Alcune periferiche CD-RW funzionano meglio con

         # nice --10 cdrecord -v blank=all speed=2 dev=0,0 disk.img
    

    seguito da

         # nice --10 cdrecord -v -eject speed=2 dev=0,0 disk.img
    

    Sono necessari due passaggi per prevenire i timeout SCSI durante la fase di blanking dall'interferire con la fase di masterizzazione. Il valore dell'argomento di nice può richiedere qualche aggiustamento.


    9.3.7 Creare un file immagine di un CD

    Alcuni CD-R e CD commerciali hanno dei settori spuri alla fine, cosa che rende impossibile la copia tramite dd (il CD di Windows 98 è uno di questi). Il pacchetto cdrecord ha il comando readcd. Usatelo per copiare qualsiasi CD in un file immagine. Se è un disco di dati, montatelo ed eseguite mount per vedere le dimensioni reali. Dividete il numero ottenuto (in blocchi = 1024 bytes) per 2 per avere il numero reale di settori del CD (2048 bytes). Lanciate readcd con le opzioni ed usate l'immagine risultante per bruciare il CD-R/RW.

         # readcd dev=target,lun,scsibusno # select function 11
    

    Impostate tutti e tre i parametri a 0 per la maggior parte dei casi. Talvolta il numero di settori dato da readcd è eccessivo! Utilizzate il numero ottenuto da un montaggio reale per i migliori risultati.

    Dovrebbe essere notato che l'uso di dd ha alcuni problemi se usato su CD-ROM. La prima esecuzione del comando dd può causare un messaggio di errore e produrre un'immagine del disco più piccola con perdita della coda. La seconda esecuzione di dd può produrre un'immagine più grande, con dati spuri attaccati alla fine su alcuni sistemi se le dimensioni dei dati non sono specificate. Solo la seconda esecuzione di dd con le dimensioni corrette dei dati specificate e senza espellere il CD dopo un messaggio di errore, sembra evitare questi problemi. Se, per esempio, le dimensioni dell'immagine mostrate da df sono di 46301184 blocchi, usate il comando seguente due volte per ottenere l'immagine corretta (queste sono mie informazioni empiriche):

         # dd if=/dev/cdrom of=cd.img bs=2048 count=$((46301184/2))
    

    9.3.8 CD con le immagini Debian

    Per le informazioni più aggiornate sui CD Debian visitate il Sito Debian CD.

    Se avete una connessione Internet veloce, potete prendere in considerazione l'installazione via rete usando:

    Se non avete una connessione veloce, considerate l'acquisto dei CD dai Venditori di CD.

    Non sprecate banda scaricando i CD immagine standard a meno di non essere un tester di CD immagine (anche con il nuovo metodo jigdo).

    Un'mmagine degna di nota è KNOPPIX - Live Linux Filesystem On CD. Questo CD farà il boot in un sistema Debian perfettamente funzionante senza installarsi sul disco rigido.


    9.3.9 Backup del sistema su CD-R

    Per copiare i file di configurazione chiave e di dati sul CD-R, usate lo script di "backup" backup. Vedete anche Copia ed archiviazione di una intera sottodirectory, Sezione 8.3 e Backup differenziali e sincronizzazione dei dati, Sezione 8.4.


    9.3.10 Copiare CD musicali su CD-R

    Non testato da me:

         # apt-get install cdrecord cdparanoia
         # cdparanoia -s -B
         # cdrecord dev=0,0,0 speed=2 -v -dao -eject defpregap=1 -audio *.wav
    

    oppure,

         # apt-get install cdrdao #disk at once
         # cdrdao read-cd --device /dev/cdrom --paranoia-mode 3 mio_cd # legge il cd
         # cdrdao write --device /dev/cdrom --speed 8 mio_cd    # scrive un nuovo CD
    

    cdrdao esegue una copia conforme (senza pause, ecc...)


    9.3.11 Masterizzare i DVD-R, DVD-RW e DVD+RW

    Per masterizzare i DVD, avete due approcci:


    9.4 X

    L'ambiente grafico X è fornito da Xfree86. Due sono le versioni principali del server X disponibili su un sistema Debian: Le serie di XFree86 Versione 3.3 (XF3) e XFree86 Versione 4.x (XF4) sono basate sulle specifiche X11R6 di X.Org.

    Per le basi di X, fate riferimento a X(7), l'LDP XWindow-User-HOWTO, ed il Remote X Apps mini-HOWTO. Per una guida per l'utente Debian-specifica, leggete file:///usr/share/doc/xfree86-common/FAQ.gz fornito dal pacchetto xfree86-common. Questa contiene una interessante ed autorevole revisione dei problemi chiave di Branden Robinson.

    X server, Sezione 9.4.3

    è un programma su host locale che mostra una finestra X e/o un desktop sul monitor di un utente (CRT, LCD) ed accetta input da tastiera e mouse.

    X client, Sezione 9.4.4

    è un programma su un host (locale o remoto) su cui girano applicazioni compatibili con X window.

    Queste definizioni ribaltano il concetto normale di "server" e "client".

    Molteplici sono i modi di far accettare al "server X" (lato schermo) connessioni remote da un "client X" (lato applicazione):

    Tutti i metodi di connessione remota, tranne ssh, richiedono l'abilitazione della connessione TCP/IP sul server X. Vedere Connessione TCP/IP ad X, Sezione 9.4.6.


    9.4.1 Pacchetti del sistema X

    Per facilitare l'installazione di X esistono alcuni (meta)pacchetti in Woody.

    x-window-system-core

    Questo metapacchetto fornisce i componenti essenziali per una singola postazione con l' X Window System. Fornisce le librerie X, un X server xserver-xfree86, una serie di font ed un gruppo di X client base e di utilità.

    x-window-system

    Fornisce in sostanza tutti i componenti dell' X Window System così come sono stati sviluppati dall' XFree86 Project, ed una serie di programmi accessori storicamente popolari. (Da notare che dipende da x-window-system-core, twm, e xdm, cioè non è necessario installare x-window-system-core se installate questo.)

    xserver-common-v3

    Files ed utilità comuni agli X server XFree86 3.x (XF3)

    xserver-*

    Pacchetti supplementari per XF3 server per supportare hardware non supportato dal nuovo XF4 server per qualsiasi ragione. Alcune vecchie ATI mach64 non sono supportate in XF4, alcune schede video si piantano brutalmente nella versione di XF4 per Woody, ecc. (Per una lista di pacchetti disponibili, usate apt-cache search xserver-|less. Tutti questi XF3 server dipendono da xserver-common-v3.)

    Per la maggior parte dei casi il pacchetto da installare è x-window-system. (Se volete il login da console, assicuratevi di diasbilitare xdm come descritto in "Voglio disabilitare X al boot!", Sezione 8.1.4.)


    9.4.2 Pacchetti per il riconoscimento hardware per X

    Per abilitare il riconoscimento dell' hardware durante la fase di configurazione di X, installate i seguenti pacchetti prima di installare X:


    9.4.3 X server

    Vedere XFree86(1x) per informazioni sull' X server.

    Invocare l' X server da una console locale:

         $ startx -- :<display> vtXX 
         p.es.: 
         $ startx -- :1 vt8 -bpp 16
         ... parte su vt8 connesso ao localhost:1 in modalità 16 bpp
    

    Gli argomenti dati dopo -- sono per l' X server.

    Notate che, quando si usa uno script ~/.xserverrc per la personalizzazione dell'avvio dell' X server, bisogna essere certi di exec l' X server reale. Non fare ciò può causare rallentamenti nell'avvio e nell'uscita del server. Per esempio:

         #!/bin/sh 
         exec /usr/bin/X11/X -dpi 100 -nolisten tcp
    

    9.4.3.1 Configurare l' X server (versione 4)

    Per (ri-)configurare l' XF4 server,

         # dpkg-reconfigure --priority=low xserver-common
         # dpkg-reconfigure --priority=low xserver-xfree86
    

    genererà il file /etc/X11/XF86Config-4 e configurerà X usando lo script dexconf.


    9.4.3.2 Configurare l' X server (versione 3)

    Per (ri-)configurare l' X3 server,

         # dpkg-reconfigure --priority=low xserver-common-v3
         # dpkg-reconfigure --priority=low xserver-mach64
    

    genererà il file /etc/X11/XF86Config e configurerà X usando lo script xf86config-v3.


    9.4.3.3 Configurazione manuale dell' X server

    Per aggiungere delle personalizzazioni utente a /etc/X11/XF86Config-4, non modificate il file di configurazione compreso fra il testo:

         ### BEGIN DEBCONF SECTION 
         [snip]
         ### END DEBCONF SECTION
    

    Invece, aggiungete le personalizzazioni prima del testo. Per esempio, per usare una scheda video personalizzata, aggiungete qualcosa di simile al testo seguente all' inizio del file:

         Section "Device"
           Identifier        "Custom Device"
           Driver            "ati"
           Option            "NoAccel"
         EndSection
         
         Section "Screen"
           Identifier  "Custom Screen"
           Device      "Custom Device"
           Monitor     "Generic Monitor"
           DefaultDepth 24
           Subsection "Display"
             Depth       8
             Modes       "1280x960" "1152x864" "1024x768" "800x600" "640x480"
           EndSubsection
           Subsection "Display"
             Depth       16
             Modes       "1280x960" "1152x864" "1024x768" "800x600" "640x480"
           EndSubsection
           Subsection "Display"
             Depth       24
             Modes       "1280x960" "1152x864" "1024x768" "800x600" "640x480"
           EndSubsection
         EndSection
         
         Section "ServerLayout"
             Identifier        "Custom"
             Screen            "Custom Screen"
             InputDevice       "Generic Keyboard" "CoreKeyboard"
             InputDevice       "Configured Mouse" "CorePointer"
         EndSection
    

    Per Sarge (testing al momento di scrivere), se volete mantenere le personalizzazioni dell'utente a /etc/X11/XF86Config attraverso gli aggiornamenti, lanciate da root il comando seguente:

         # cp /etc/X11/XF86Config-4 /etc/X11/XF86Config-4.custom
         # md5sum /etc/X11/XF86Config-4 > /var/lib/xfree86/XF86Config-4.md5sum
         # dpkg-reconfigure xserver-xfree86
    

    Per ottenere un abbellimento dei caratteri, dovete modificare /etc/X11/XF86Config-4 come descritto in Font TrueType in X, Sezione 9.4.13.

    Controllate anche le altre parti della vostra confiurazione di X. Impostazioni errate per il monitor possono dare più mal di testa dei caratteri brutti, quindi assicuratevi che il refresh rate sia il più alto che il vostro monitor possa gestire (85 Hz è ottimo, 75 Hz buono, 60 Hz doloroso).


    9.4.4 X client

    La maggior parte dei programmi X client possono essere lanciati con un comando tipo questo:

         client $ xterm -geometry 80x24+30+200 -fn 6x10 -display hostname:0 &
    

    Dove gli argomenti opzionali vogliono dire:

    Il displayname predefinito per il programma X client program (lato applicazione) può essere impostato tramite la variabile d'ambiente DISPLAY. Per esempio, prima di lanciare un programma X client l'esecuzione di uno dei seguenti comandi permette ciò:

         $ export DISPLAY=:0 
                 # il predefinito, macchina locale, utilizzando il primo schermo X
         $ export DISPLAY=hostname.fulldomain.name:0.2
         $ export DISPLAY=localhost:0
    

    Il suo lancio può essere personalizzato tramite ~/.xinitrc. Per esempio:

         xrdb -load $HOME/.Xresources
         xsetroot -solid gray &
         xclock -g 50x50-0+0 -bw 0 &
         xload -g 50x50-50+0 -bw 0 &
         xterm -g 80x24+0+0 &
         xterm -g 80x24+0-0 &
         twm
    

    Come descritto in Personalizzare le X session, Sezione 9.4.5.1, ciò scavalca ogni normale esecuzione di Xsession, quando lanciato da startx. Usate questo approccio solo come ultima risorsa. Vedere xsetroot(1x), xset(1x), e X resources, Sezione 9.4.10.


    9.4.5 Le X session

    Una X session (X server + X client) può essere lanciata da:

    Si può avere l'accesso alla console come da "Voglio disabilitare X al boot!", Sezione 8.1.4.


    9.4.5.1 Personalizzare le X session

    Lo script di inizializzazione predefinito, /etc/X11/Xsession è, in effetti, una combinazione di /etc/X11/Xsession.d/50xfree86-common_determine-startup e di /etc/X11/Xsession.d/99xfree86-common_start.

    L'esecuzione di /etc/X11/Xsession viene in qualche modo influenzata da /etc/X11/Xsession.options ed è fondamentalmente l'esecuzione del programma che viene trovato per primo nella seguente lista dal comando exec:

  • ~/.xsession o ~/.Xsession, se è definito.

  • /usr/bin/x-session-manager, se è definito.

  • /usr/bin/x-window-manager, se è definito.

  • /usr/bin/x-terminal-emulator, se è definito.

  • L'esatto significato di questi comandi è determinato dal sistema alternativo Debian descritto in Comandi alternativi, Sezione 6.5.3. Per esempio:

         # update-alternatives --config x-session-manager
         ... oppure
         # update-alternatives --config x-window-manager
    

    Per rendere qualsiasi X window manager quello predefinito mentre si mantengono installati i session manager di GNOME e KDE, sostituite /etc/X11/Xsession.d/50xfree86-common_determine-startup con quello allegato al secondo bug report in http://bugs.debian.org/168347 (Spero che venga presto incluso.) e modificate /etc/X11/Xsession.options come segue per disabilitare l' X session manager:

         # /etc/X11/Xsession.options
         #
         # configuration options for /etc/X11/Xsession
         # See Xsession.options(5) for an explanation of the available options.
         # Default enabled
         allow-failsafe
         allow-user-resources
         allow-user-xsession
         use-ssh-agent
         # Default disabled (enable them by uncommenting)
         do-not-use-x-session-manager
         #do-not-use-x-window-manager
    

    Senza le summenzionate modifiche al sistema, gnome-session e kdebase sono i pacchetti che contengono questi X session manager. Rimuovendoli si permette all'X window manager preferito di essere quello predefinito. (Idee migliori?)

    Su un sistema in cui /etc/X11/Xsession.options contiene una riga allow-user-xsession non preceduta da altri caratteri, qualsiasi utente che definisse un proprio ~/.xsession o ~/.Xsession sarebbe in grado di personalizzare le azioni di /etc/X11/Xsession.

    L'ultimo comando nel file ~/.xsession dovrebbe essere sotto forma di exec some-window/session-manager per lanciare il vostro X window/session manager preferito.

    Un buon esempio del file ~/.xsession si trova in file:///usr/share/doc/xfree86-common/examples/xsession.gz.

    Io lo uso per impostare il window manager, accesso allo schermo e lingua per ciascun utente. Vedere Lanciare una X session per un utente, Sezione 9.4.5.2, Diventare root in X, Sezione 9.4.12, e Esempio per un sistema multilingue per X window system, Sezione 9.7.9.

    Se volete avere lanciare automaticamente parecchi programmi X client, guardate gli esempi di X client, Sezione 9.4.4 ed invocateli da ~/.xsession invece che da ~/.xinitrc.

    Risorse addizionali di X specifiche per utente possono essere inserite in ~/.Xresources. Vedere X resources, Sezione 9.4.10.

    Mappature del mouse e della tastiera specifiche per ciascun utente in X possono essere definite nello script di lancio dell'utente. Vedere Mappatura della tastiiera e dei tasti del puntatore in X, Sezione 9.4.11.


    9.4.5.2 Lanciare una X session per un utente

    Seguendo il principio descritto in Personalizzare le X session, Sezione 9.4.5.1, X session/window manager specifici per l'utente possono essere attivati installando il pacchetto indicato ed impostando il contenuto alla fine del file ~/.xsession come segue. (Amo blackbox/fluxbox per lo stile semplice e la velocità.):

    Vedere Window Manager per X.


    9.4.5.3 Impostazione degli ambienti KDE e GNOME

    Per un setup completo degli ambienti KDE o GNOME sono utili i seguenti metapacchetti:

    L'installazione di questi pacchetti con programmi in grado di maneggiare pacchetti marcati con Raccomanda, tipo dselect ed aptitude, fornisce una scelta di software rispetto alla semplice installazione con apt-get.

    Se volete comunque il login da console, disabilitate gli X display manager, tipo kdm, gdm, e wdm, che possono essere richiamati dal gioco delle dipendenze, come descritto in "Voglio disabilitare X al boot!", Sezione 8.1.4.

    Se volete GNOME come sistema predefinito invece che KDE, configurate x-session-manager come descritto in Comandi alternativi, Sezione 6.5.3.


    9.4.6 Connessione TCP/IP ad X

    Siccome una connessione remota TCP/IP senza cifratura è vulnerabile ad attacchi tipo eavesdropping, l'impostazione predefinita per X nelle versioni Debian più recenti disabilita il socket TCP/IP. Prendete in considerazione ssh per una connessione remota ad X (vedere Connessioni ad un X server remoto – ssh, Sezione 9.4.8).

    Il metodo qui descritto non è consigliato, a meno di essere in un ambiente altamente sicuro, dietro un buon firewall, solo con utenti fidati. Usate il seguente comando per verificare le impostazioni del vostro X server rispetto al socket TCP/IP:

         # find /etc/X11 -type f -print0 | xargs -0 grep nolisten
         /etc/X11/xinit/xserverrc:exec /usr/bin/X11/X -dpi 100 -nolisten tcp
    

    Rimuovete -nolisten per ripristinare l'ascolto TCP/IP sull' X server.


    9.4.7 Connessioni ad un X server remoto – xhost

    xhost permette l'accesso basato sugli hostname. Altamente insicuro. Quanto segue disabilita il controllo degli host e permette le connessioni da ovunque se una connessione TCP/IP è permessa (vedere Connessione TCP/IP ad X, Sezione 9.4.6):

         $ xhost +
    

    Potete riabilitare il controllo dell'host con:

         $ xhost -
    

    xhost non fa distinzioni fra utenti differenti sull'host remoto. In più gli hostname (in realtà gli indirizzi) possono essere contraffatti.

    Tale metodo va evitato, anche con criteri relativi agli host più restrittivi, se siete su una rete non fidata (tipo l'accesso dialup con PPP ad Internet). Vedere xhost(1x).


    9.4.8 Connessioni ad un X server remoto – ssh

    L'uso di ssh permette una connessione sicura da un server X locale ad un application server remoto.

    Questo metodo permette la visione dell'output del client X remoto come fosse connesso localmente attraverso uno UNIX domain socket.


    9.4.9 L'emulatore di terminale di X – xterm

    Per conoscere tutto su xterm guardate a http://dickey.his.com/xterm/xterm.faq.html.


    9.4.10 X resources

    Molti programmi per X più vecchi, tipo xterm, usano il cosiddetto X resource database per configurare il loro aspetto. Per immagazzinare le risorse specifiche per l'utente si usa il file ~/.Xresources. Questo file viene fatto confluire automaticamente al login nelle X resources di default. Le X resources predefinite per il sistema sono contenute in /etc/X11/Xresources/* e i loro application defaults in /etc/X11/app-defaults/*. Usate queste impostazioni come punto di partenza.

    Ecco alcune impostazioni utili da aggiungere al vostro file ~/.Xresources:

         ! Imposta il font ad un più leggibile 9x15
         XTerm*font: 9x15
         
         ! Mostra la barra di scorrimento
         XTerm*scrollBar: true
         
         ! Imposta la grandezza del buffer a 1000 linee
         XTerm*saveLines: 1000
         
         ! Schermo kterm più grande
         KTerm*VT100*fontList: -*-fixed-medium-r-normal--24-*,\
          -*-gothic-medium-r-normal--24-*,\
          -*-mincho-medium-r-normal--24-*
    

    Affinchè queste impostazioni abbianno effetto immediato, fatele confluire nel database con il comando:

         xrdb -merge ~/.Xresources
    

    Vedere xrdb(1x).


    9.4.11 Mappatura della tastiiera e dei tasti del puntatore in X

    Il programma xmodmap viene usato per modificare e mostrare la la modifier map della tastiera la keymap table usate dalle applicazioni client per convertire i keycode in keysyms in X.

         $ xmodmap -pm 
          ... mostra la modifier map attuale
         $ xmodmap -pk | pager
          ... mostra la keymap tabl attuale
         $ xmodmap -e "pointer = 3 2 1" # imposta il mauose per la mano sinistra
         $ xmodmap ~/.xmodmaprc # imposta la tastiera come in ~/.xmodmaprc
    

    E' in genere lanciato dallo script di inizio della sessione di ciascun utente, ~/.xsession.

    Per avvere il keycode, lanciate xev in X e premete i tasti. Per sapere cosa significa keysym, guardate alla definizione MACRO in /usr/include/X11/keysymdef.h. Tutte le istruzioni #define in questo file sono chiamate con XK_ davanti ai nomi keysym.

    Vedere xmodmap(1x).


    9.4.12 Diventare root in X

    Se un programma con interfaccia grafica richiede l'esecuzione da root, usate le seguenti procedure per visualizzare l'output del programma sull'X server dell'utente. Non tentate mai di lanciare un X server direttamente dal root account per evitare possibili rischi dal punto di vista della sicurezza.

    Lanciate l' X server come un utente normale, ed aprite una console xterm. Poi:

         $ XAUTHORITY=$HOME/.Xauthority
         $ export XAUTHORITY
         $ su root
         Password:*****
         # printtool &
    

    Quando usate questo trucco con su verso un utente non root, assicuratevi che ~/.Xauthority sia leggibile dal gruppo di detto utente non root.

    Per automatizzare questa sequenza di comandi, create un file ~/.xsession dall'accout utente che contenga le seguenti righe:

         # Questo fa funzionare X quando lancio su verso l'account root.
         if [ -z "$XAUTHORITY" ]; then
                 XAUTHORITY=$HOME/.Xauthority
                 export XAUTHORITY
         fi
         unset XSTARTUP
         # Se si desidera un window/session manager particolare, decommentate la riga seguente
         # e modificatela a vostro piacimento.
         #XSTARTUP=/usr/bin/blackbox
         # Questo lancia il programma x-window/session-manager
         if [ -z "$XSTARTUP" ]; then
           if [ -x /usr/bin/x-session-manager ]; then
             XSTARTUP=x-session-manager
           elif [ -x /usr/bin/x-window-manager ]; then
             XSTARTUP=x-window-manager
           elif [ -x /usr/bin/x-terminal-emulator ]; then
             XSTARTUP=x-terminal-emulator
           fi
         fi
         # lancia automaticamente l'X window/session manager selezionato
         exec $XSTARTUP
    

    Poi lanciate su (non su -) in una finestra xterm dell'utente. I programmi con interfaccia grafica lanciati da questo xterm possono visualizzare l'output sull'X window dell'utente mentre girano con i privilegi di root. Il trucco funziona finchè si usa il file /etc/X11/Xsession di default. Se un utente fa le proprie modifiche tramite ~/.xinit o ~/.xsession, la variabile d'ambiente sopra descritta XAUTHORITY dovrà essere impostata allo stesso modo in questi script.

    In alternativa, si può usare, sudo per automatizzare la sequenza di comandi:

         $ sudo xterm
         ... oppure 
         $ sudo -H -s
    

    In questo caso /root/.bashrc dovrà contenere:

         if [ $SUDO_USER ]; then 
         sudo -H -u $SUDO_USER xauth extract - $DISPLAY | xauth merge - 
         fi
    

    Questo funziona bene anche se la directory home dell'utente è montata su NFS mount, poichè root non legge il file .Xauthority.

    Esistono anche parecchi altri pacchetti specializzati all'uopo: kdesu, gksu, gksudo, gnome-sudo, e xsu. Altri metodi possono essere usati per raggiungere lo stesso risultato: creare un collegamento simbolico tra /root/.Xauthority ed il corrispettivo dell'utente; usare lo script sux; or mettere "xauth merge ~USER_RUNNING_X/.Xauthority" nello script di inizializzazione di root.

    Vedere anche sulla lista di messaggi debian-devel.


    9.4.13 Font TrueType in X

    Lo standard xfs in XFree86-4 funziona bene con i fonts TrueType. Se usate XFree86-3 dovete installare un server di terzi, tipo xfs-xtt.

    Dovete solo assicurarvi che con qualsiasi applicazione vogliate usare, i font TrueType siano collegati a libXft o libfreetype (se usate file .deb precompilati non dovete nemmeno preoccuparvi di questo, probabilmente).

    Per prima cosa, impostate l'infrastruttura per il supporto dei font:_

    Poi installate i pacchetti di font DFSG:

    Siccome i font Free sono talvolta limitati, installarne o condividerne di commerciali è un'opzione per gli utenti Debian. Per rendere facile tale processo, sono stati creati alcuni pacchetti ad hoc:

    Avrete un'ottima selezione di font TrueType al costo di contaminare il vostro sistema Free con font non-Free.

    Tutti questi pacchetti di font dovrebbero funzionare in Debian senza sforzi, ed apparire disponibili a tutti i programmi che usano il font system "centrale". Ciò include programmi tipo Xterm, Emacs, e molte altre applicazioni non-KDE e non-GNOME.

    Ora, lanciate xfontsel e scegliete qualsiasi font TrueType nel menu fndry, dovreste essere in grado di vedere molte voci disponibili nel menu "fmly".

    Per KDE2.2 e GNOME1.4 (con libgdkxft0, che è un trucco per costringere GTK 1.2 ad eseguire il rendering dei font anti-aliased), dovete impostare anche Xft1. Xft1 è altamente deprecato ed è in pratica usato solo da GNOME1.4 e da KDE2.2. Modificate /etc/X11/XftConfig ed aggiungete una riga tipo

             dir "/var/lib/defoma/x-ttcidfont-conf.d/dirs/TrueType"
    

    prima delle altre righe dir. [43]

    Per GNOME2 e KDE3 (dopo il rilascio di Sarge), dovete impostare fontconfig che usa Xft2 per trovare i font. [44] Non dovreste aver bisogno di installare alcunchè di extra per questo, pochè tutti i pacchetti che usano fontconfig Dipendono già da esso (indirettamente).

    Prima gurdate in /etc/fonts/fonts.conf. Dovrebbe esserci una riga come quella sotto. Se non c'è, aprite /etc/fonts/local.conf ed aggiungete questo

             <dir>/var/lib/defoma/x-ttcidfont-conf.d/dirs/TrueType</dir>
    

    subito dopo la riga <fontconfig>.

    Fontconfig dovrebbe prenderli immediatamente ed "fc-list" dovrebbe elencare i vostri nuovi font. Un'altra valida caratteristica di fontconfig è che potete inserire semplicemente i font da ~/.fonts/ e tutti i vostri programmi fontconfigurati avranno accesso a loro immediatamente.

    Se installate manualmente un set di font TrueType mentre siete in X senza usare un pacchetto Debian, lanciate

         # xset fp rehash
    

    per far sì che XFree86 guardi al contenuto di quella directory nuovamente e prenda i nuovi font.


    9.4.14 Web Browser (grafici)

    In Woody esistono alcuni pacchetti di Web browser con capacità grafiche:

    La versione di mozilla deve corrispondere a quella richiesta da galeon. Nonostante differiscano nell'interfaccia, entrambi condividono il motore di rendering HTML Gecko.

    I plug-in per i browser tipo mozilla e galeon possono essere abilitati installando manualmente "*.so" nella directory plug-in e riavviando i browser.

    Varie risorse per i plug-in:


    9.5 SSH

    SSH (Secure SHell) è il modo sicuro per connettersi via Internet. Una versione free di SSH, chiamata OpenSSH è disponibile come pacchetto ssh in Debian.


    9.5.1 Principi basilari di SSH

    Installate prima il server ed il client OpenSSH.

         # apt-get update && apt-get install ssh
    

    /etc/ssh/sshd_not_to_be_run non deve essere presente se si vuole far girare il server OpenSSH.

    SSH ha due protocolli di autenticazione:

    Fate attenzione a queste differenze se state migrando da Woody od usando un sistema non-Debian.

    Vedere /usr/share/doc/ssh/README.Debian.gz, ssh(1), sshd(8), ssh-agent(1), e ssh-keygen(1) per i dettagli.

    A seguire i file di configurazione chiave:

    I seguenti comandi lanciano una connessione ssh da un client.

         $ ssh username@hostname.domain.ext 
         $ ssh -1 username@hostname.domain.ext # Forza la versione 1 di SSH
         $ ssh -1 -o RSAAuthentication=no -l username foo.host
             # forza la password su SSH1
         $ ssh -o PreferredAuthentications=password -l username foo.host
             # forza la password su SSH2
    

    Per l'utente, ssh funziona da telnet più sicuro ed intelligente (non vi bombarda con ^]).


    9.5.2 Port forwarding – per il tunneling SMTP/POP3

    Per stabilire una pipe per connettere la porta 25 del server-remoto dalla porta 4025 del localhost, e la porta 110 del server-remoto dalla porta 4110 del localhost attraverso ssh, eseguite sulla macchina locale:

         # ssh -q -L 4025:server-remoto:25 4110:server-remoto:110 \
                    username@server-remoto
    

    E' un modo sicuro di eseguire connessioni a server SMTP/POP3 su Internet. impostate la voce AllowTcpForwarding a yes in /etc/ssh/sshd_config sull'host remoto.


    9.5.3 Connettersi con meno passwords – RSA

    Potete evitare di ricordare una password per ogni sistema remoto usando la RSAAuthentication (protocollo SSH1) o PubkeyAuthentication (protocollo SSH2).

    Sul sistema remoto impostate i rispettivi parametri, "RSAAuthentication yes" o "PubkeyAuthentication yes", in /etc/ssh/sshd_config.

    Infine, generate le chiavi di autenticazione localmente ed installate la chiave pubblica sul sistema remoto:

         $ ssh-keygen          # RSAAuthentication: chiave RSA per SSH1
         $ cat .ssh/identity.pub | ssh user1@remote \
                 "cat - >>.ssh/authorized_keys"
         ...
         $ ssh-keygen -t rsa   # PubkeyAuthentication: chiave RSA per SSH2
         $ cat .ssh/id_rsa.pub | ssh user1@remote \
                 "cat - >>.ssh/authorized_keys"
         ...
         $ ssh-keygen -t dsa   # PubkeyAuthentication: chiave DSA per SSH2
         $ cat .ssh/id_dsa.pub | ssh user1@remote \
                 "cat - >>.ssh/authorized_keys"
    

    Potrete cambiare la passphrase in seguito con "ssh-keygen -p". Verificate le impostazioni provando la connessione. In caso di problemi, usate "ssh -v".

    Potete aggiungere delle opzioni ai parametri in authorized_keys per limitare gli host e per eseguire comandi specifici. Vedere sshd(8) per i dettagli.

    Notate che SSH2 ha HostbasedAuthentication. Affinchè funzioni, dovete aggiustare le impostazioni di HostbasedAuthentication a yes in both /etc/ssh/sshd_config on the server machine and /etc/ssh/ssh_config o $HOME/.ssh/config sulla macchina client.


    9.5.4 Client SSH differenti

    Esistono alcuni client SSH disponibili per piattaforme non Unix e simili.

    Windows

    puTTY (GPL)

    Windows (cygwin)

    SSH in cygwin (GPL)

    Macintosh Classic

    macSSH (GPL) [Notate che Mac OS X include OpenSSH; usate ssh nell'applicazione Terminal]

    Vedere anche SourceForge.net, site documentation, "6. CVS Instructions".


    9.5.5 SSH agent

    E' più sicuro proteggere la vostra autenticazione SSH con una passphrase. Se non è impostata, usate ssh-keygen -p per farlo.

    Inserite la vostra chiave pubblica (p. es ~/.ssh/id_rsa.pub) in ~/.ssh/authorized_keys, su un host remoto mediante una connessione basata su password come descritto in Connettersi con meno passwords – RSA, Sezione 9.5.3.

         $ ssh-agent bash # oppure lanciate zsh/tcsh/pdksh.
         $ ssh-add ~/.ssh/id_rsa
         Enter passphrase for /home/osamu/.ssh/id_rsa:
         Identity added: /home/osamu/.ssh/id_rsa (/home/osamu/.ssh/id_rsa)
         $ scp foo user@remote.host:foo
          ... da qui in poi più nessuna passphrase richiesta :-)
         $^D
          ... terminando la sessione di ssh-agent
    

    Per l'X server, i normali script di lancio Debian eseguono ssh-agent come processo genitore. Così, dovete eseguire ssh-add solo una volta.

    Per ulteriori informazioni, leggete ssh-agent(1) e ssh-add(1).


    9.5.6 Risoluzione dei problemi con SSH

    In caso di problemi, controllate i permessi del file di configurazione e lanciate ssh con l'opzione "-v".

    Usate l'opzione "-P" se siete root ed avete problemi col firewall, per evitare di usare le porte del server 1–1023.

    Se le connessioni ssh ad un sito remoto smettono improvvisamente di funzionare, ciò può essere dovuto a maneggiamenti dell'amministratore o, più probabilmente a cambiamenti in host_key durante la manutenzione del sistema. Dopo essersi assicurati che è proprio questo il caso e che nessuno sta tentando di falsificare l'host remoto mediante qualche trucco geniale, potete riguadagnare la connessione rimuovendo la voce host_key da $HOME/.ssh/known_hosts della macchina locale.


    9.6 Posta

    La configurazione della posta si divide in tre categorie:


    9.6.1 Mail transport agent (MTA)

    Per un MTA con tutte le funzionalità, usate exim in Woody e exim4 in Sarge. [45] Riferimenti:

    L'unica alternativa ragionevole è postfix se avete a cuore la sicurezza. sendmail e qmail sono disponibili come pacchetti Debian, ma non sono raccomandati.

    Se non avete bisogno delle capacità specifiche di un MTA, come nel caso di un sistema satellite tipo un portatile, potete prendere in considerazione uno di questi pacchetti leggeri.

    Al momento, trovo exim più adatto, anche per la mia workstation pesonale, che è un PC portatile.

    Potreste dover rimuovere exim per installare questi pacchetti conflittuali:

         # dpkg -P --force-depends exim
         # apt-get install nullmailer         # o ssmtp
    

    9.6.1.1 Smarthost

    Se avete exim4 o exim su un host connesso tramite servizi commerciali, assicuratevi di inviare la posta in uscita attraverso uno smarthost offerto dal vostro ISP, o da qualcun altro. [46] esistono alcune buone ragioni:

    Le uniche eccezioni possibili sono:


    9.6.1.2 Configurazione base di Exim

    per usare exim e exim4 come MTA, configurate:

         /etc/exim/exim.conf     "eximconfig" per crearlo e modificarlo
         /etc/exim4/*            "dpkg-reconfigure exim4-config" per crearlo e modificarlo (exim4)
         /etc/inetd.conf         decommentate smtp per lanciare exim come demone
         /etc/email-addresses    Aggiungete una lista di indirizzi email fasulli
    

    controllate i filtri usando exim4 o exim con -brw, -bf, -bF, -bV, ... ecc.


    9.6.1.3 Raccolta di tutti gli indirizzi e-mail inesistenti in Exim

    In /etc/exim/exim.conf (Woody e seguenti), aggiungete nella sezione DIRECTORS alla fine, (dopo localuser: director) un indirizzatore (director) che raccolga tutti gli indirizzi che i directors precedenti non hanno potuto risolvere (Secondo Miquel van Smoorenburg):

         catchall:
           driver = smartuser
             new_address = webmaster@mydomain.com
    

    Se si desidera avere una ricetta più dettagliata per ogni dominio virtuale, ecc., aggiungete la seguente riga alla fine di /etc/exim/exim.conf (secondo me, non ben testato):

         *@yourdomain.com ${lookup{$1}lsearch*{/etc/email-addresses} \
                 {$value}fail} T
    

    Aggiungete, poi una "*" in /etc/email-addresses.


    9.6.1.4 Riscrivere selettivamente l'indirizzo per la posta in uscita (Exim)

    La riscrittura selettiva dell'indirizzo per la posta in uscita per avere un giusto header "From:" può essere fatta con exim configurando verso la parte finale /etc/exim/exim.conf:

         *@host1.something.dyndns.org \
           "${if eq {${lookup{$1}lsearch{/etc/passwd}{1}{0}}} {1}  \
            {$0}{$1@somethig.dyndns.org}}"  frFs
    

    Ciò riscrive tutti gli indirizzi che coincidono con *@host1.something.dyndns.org.

    1. Cerca dentro /etc/password per vedere se la parte locale ($1) è un utente locale o no.

    1. Se lo è, riscrive l'indirizzo facendolo coincidere con la stessa cosa trovata al primo posto ($0).

    1. Se non lo è, riscrive la parte del dominio.


    9.6.1.5 Configurare l'autenticazione SMTP in Exim

    Alcuni servizi SMTP, tipo yahoo.com richiedono l'autenticazione SMTP. Configurate /etc/exim/exim.conf come segue:

         remote_smtp:
           driver = smtp
           authenticate_hosts = smtp.mail.yahoo.com
         ...
         
         smarthost:
           driver = domainlist
           transport = remote_smtp
           route_list = "* smtp.mail.yahoo.com bydns_a"
         ...
         
         plain:
           driver = plaintext
           public_name = PLAIN
           client_send = "^cmatheson3^this_is_my_password"
    

    Non dimenticate le virgolette doppie sull'ultima riga.


    9.6.2 Ritirare la posta – Fetchmail

    fetchmail viene eseguito in modalità demone per raccogliere la posta dagli account POP3 del vostro provider smistandoli nel sistema locale di posta. Configurate:

         /etc/init.d/fetchmail   
         /etc/rc?.d/???fetchmail lancia update-rc.d fetchmail default priority 30
         /etc/fetchmailrc        file di configurazione (chown 600, posseduto da fetchmail)
    

    Le informazioni su come lanciare fetchmail come demone dallo script init.d in Potato sono confuse (in Woody è stato risolto). Vedere i file di esempio /etc/init.d/fetchmail e /etc/fetchmailrc negli script di esempio.

    Se i vostri header di posta sono infestati da ^M per colpa del mailer del vostro provider, aggiungete "stripcr" alle vostre opzioni in $HOME/.fetchmailrc:

         options fetchall no keep stripcr
    

    9.6.3 Processare la posta – Procmail

    procmail è il sistema locale di consegna e filtraggio della posta. Per ogni account che lo usa si deve creare un file $HOME/.procmailrc. Per esempio: _procmailrc


    9.6.4 Processare lo spam con crm114

    Il pacchetto crm114 fornisce lo script /usr/share/crm114/mailfilter.crm, che è scritto in CRM114. Esso fornisce un filtro per lo spam molto efficace, che può essere instruito fornendogli spam e posta normale.

    CRM114 è un piccolo linguaggio disegnato per scrivere dei filtri; consideratelo una versione di grep con superpoteri. Vedere crm(1).


    9.6.5 Leggere la posta – Mutt

    Usate mutt come MUA in combinazione con vim. Personalizzatelo tramite ~/.muttrc; per esempio:

         # usa il modo visuale e "gq" per riformattare le citazioni
         set editor="vim -c 'set tw=72 et ft=mail'"
         #
         # impostazione degli header, presa direttamente dal manuale ("Sven's Draconian header weeding")
         #
         ignore *
         unignore from: date subject to cc
         unignore user-agent x-mailer
         hdr_order from subject to cc date user-agent x-mailer
         auto_view application/msword
         ....
    

    Aggiungete quanto segue a /etc/mailcap o a $HOME/.mailcap per visualizzare messaggi in HTML ed allegati MS Word:

         text/html; lynx -force_html %s; needsterminal;
         application/msword; /usr/bin/antiword '%s'; copiousoutput;
         description="Microsoft Word Text"; nametemplate=%s.doc
    

    9.7 Localizzazione (l10n)

    Debian è internazionalizzato, offrendo supporto per un numero crescente di lingue e convenzioni locali. La sottosezione seguente elenca alcune delle diversità che Debian attualmente supporta, mentre la successiva tratta della localizzazione, ovvero il processo di personalizzare il vostro ambiente di lavoro per permettere il giusto input ed output del(i) linguaggio(i) scelto(i) e le convenzioni per date, formati numerici e monetari e per tutti gli aspetti che caratterizzano una data regione.


    9.7.1 Le basi della localizzazione

    Ci sono alcuni aspetti da considerare per la personalizzazione della localizzazione ed il supporto della propria lingua nazionale.


    9.7.1.1 Localizzare la tastiera

    Debian è distribuito con le keymap per quasi due dozzine di tastiere. In Woody, riconfigurate la tastiera con:


    9.7.1.2 Localizzare i file di dati

    La gran parte dei pacchetti software Debian supporta il trattamento dei dati formati da caratteri non-US-ASCII attraverso la variabile d'ambiente LC_CTYPE offerta dalla tecnologia locale in glibc


    9.7.1.3 Localizzare lo schermo

    X è in grado di mostrare qualsiasi coding, compreso UTF-8 e supporta tutti i font. La lista comprende non solo tutti i font a 8-bit, ma anche quelli a 16-bit, come il Cinese, Giapponese o Coreano. Il metodo di inserimento dei caratteri multibite è supportato dal meccanismo XIM. Vedere Esempio per un sistema multilingue per X window system, Sezione 9.7.9 e Supporto UTF-8 per l'emulatore di terminale in X, Sezione 9.7.12.

    La visualizzazione del codice Giapponese EUC è anche disponibile nella console grafica (S)VGA, tramite il pacchetto kon2. Esiste anche un nuovo display giapponese alternativo, jfbterm che usa la console framebuffer. In queste console, il metodo di inserimento dei caratteri giapponesi deve essere fornito dalla applicazione. Usate il pacchetto egg per Emacs ed il pacchetto giapponesizzato jvim per Vim.

    L'installazione di font non Unicode in X aiuta a mostrare i documenti con qualsiasi condifica. Quindi, non preoccupatevi tanto della codifica dei font.


    9.7.1.4 Localizzare i messaggi e la documentazione

    Traduzioni esistono per molti dei messaggi di testo e documenti che vengono visualizzati nel sistema Debian, tipo messaggi di errore, output dei programmi, menu e pagine man. Al momento il supporto per le pagine di manuale in Tedesco, Spagnolo, Finlandese, Francese, Ungherese, Italiano, Giapponese, Coreano, Polacco, Portoghese, Cinese e Russo, viene fornito attraverso i pacchetti manpages-LANG (dove LANG è una lista separata da virgole dei codici nazione ISO (di due lettere). Usate apt-cache search manpages-|less per avere una lista delle pagine di manuale Unix disponibili.)

    Per accedere ad una pagina di manuale NLS, l'utente deve impostare la variabile d'ambiente LC_MESSAGES alla stringa appropriata. Per esempio, in caso di pagine di manuale in Italiano, LC_MESSAGES dovrà essere impostata a it. Il programma man cercherà quindi le pagine in Italiano sotto /usr/share/man/it/.


    9.7.2 I locale

    Debian supporta la tecnologia locale. Locale è un meccanismo che permette ai programmi di fornire un valido output e funzionalità in accordo con le convenzioni locali, tipo il set di caratteri, il formato per data e ora, il simbolo di valuta, e così via. Usa delle variabili d'ambiente per determinare il comportamento più appropriato. Per esempio, assumendo che abbiate installati i locale per L'Inglese Americano ed il Tedesco sul vostro sistema, i messaggi di errore di molti programmi potrebbero essere bilingue:

         $ LANG="en_US" cat foo
         cat: foo: No such file or directory
         $ LANG="de_DE" cat foo
         cat: foo: Datei oder Verzeichnis nicht gefunden
    

    Glibc offre il supporto per locale ai programmi sotto forma di libreria. Vedere locale(7).


    9.7.3 Introduzione ai locale

    Una descrizione completa di locale consiste in 3 parti: xx_YY.ZZZZ.

    Per i codici lingua e nazione, vedere una descrizione pertinente in info gettext.

    Notate che la parte codeset può venire normalizzata internamente per ottenere una compatibilità cross platform rimuovendo tutti i - e convertendo tutti i caratteri in minuscolo. Codeset tipici sono:

    Per quanto riguarda il gergo del sistema base di codifica:

    ISO-8859-?, EUC, ISO-10646-1, UCS-2, UCS-4, ed UTF-8 condividono lo stesso codice con ASCII per i caratteri a 7 bit. EUC o Shift-JIS usa caratteri high-bit (0x80-0xff) per indicare che parte della codifica è a 16 bit. Anche UTF-8 usa caratteri high-bit (0x80-0xff) per indicare byte con sequenze di caratteri non a 7 bit, e questo è il sistema di codifica più sano per gestire i caratteri non-ASCII.

    Notate la differenza nell'ordine dei byte della implementazione Unicode:

    Vedere Convertire un file di testo con recode, Sezione 8.6.12 per la conversione fre i vari set di caratteri. Per maggiori informazioni, vedere Introduzione a i18n.


    9.7.4 Attivare le capacità di supporto locale

    Debian non arriva con tutti i locale disponibili precompilati. Controllate /usr/lib/locale per vedere quali (oltre a quello predefinito, "C") sono compilati sul vostro sistema. Se quello di cui avete bisogno non è presente, avete due opzioni:


    9.7.5 Attivare un locale in particolare

    Le seguenti variabili d'ambiente vengono valutate in questo ordine per fornire ai programmi particolari valori di locale:

    1. LANGUAGE: Consiste di una lista di nomi di locale, separati da una virgola, in ordine di priorità. Usata solo se il locale POSIX è impostato ad un valore diverso da "C" [in Woody; la versione Potato ha sempre priorità sul locale POSIX]. (Estensione GNU)

    1. LC_ALL: Se non è nullo, il valore è usato per tutte le categorie di locale. (POSIX.1) Di solito "" (nullo).

    1. LC_*: Se non è nullo, il valore è utilizzato per la categoria corrispondente (POSIX.1). Di solito "C".

      Variabili LC_* sono:

    1. LANG: Se non è nullo e se LC_ALL non è definito, il valore è usato per tutte le categorie di locale LC_* con valori non definiti. (POSIX.1) Di solito "C".

    Notate che alcune applicazioni (p.es., Netscape 4) ignorano le impostazioni LC_*.

    Il programma locale può mostrare le impostazioni attive ed i locale disponibili; vedere locale(1). (NOTA: locale -a elenca tutti i locale che il vostro sistema conosce; questo non significa che tutti siano compilati! Vedere Attivare le capacità di supporto locale, Sezione 9.7.4.)


    9.7.6 Formato data ISO 8601

    Il supporto locale per lo standard internazionale di data aaaa-mm-gg (formato data ISO 8601) è fornito dal locale chiamato en_DK, "English in Denmark" che è una sorta di gioco di parole :-) Sembra funzionare solo in console per ls.


    9.7.7 Esempio per US (ISO-8859-1)

    Aggiungete le righe seguenti in ~/.bash_profile:

         LC_CTYPE=en_US.ISO-8859-1
         export LC_CTYPE
    

    9.7.8 Esempio per l'Italiano con euro (ISO-8859-15)

    Aggiungete le righe seguenti in ~/.bash_profile:

         LANG=it_IT@euro
         export LANG
         LC_CTYPE=it_IT@euro
         export LC_CTYPE
    

    Configurate la tastiera per l'Italiano "QWERTY" come descritto in Localizzare la tastiera, Sezione 9.7.1.1. ed aggiungete le pagine di manuale in Italiano installando manpages-it. Il tasto Right-Alt degli USA è Alt-Gr in Europa. Premedolo con altri tasti crea molti caratteri speciali. Per esempio, Alt-Gr+E crea il segno dell'euro.

    Molti dei linguaggi dell'Europa occidentale possono essere configurati allo stesso modo.

    Vedere Debian Euro HOWTO per aggiungere il supporto per l'euro e Utiliser et configurer Debian pour le français per maggiori dettagli per il Francese (NdT: no, per l'Italiano non mi risulta un equivalente).


    9.7.9 Esempio per un sistema multilingue per X window system

    Impostiamo un sistema multilingue che supporti simultaneamente Giapponese, Inglese Tedesco e Francese con codifiche EUC, UTF-( ed ISO-8859-1 sulle diverse console.

    Vi mostrerò una personalizzazione del Debian menu system. Vedere i dettagli del Debian menu system in file:///usr/share/doc/menu/html/index.html. Creerò anche una scorciatoia al browser mozilla. [47]

    Per altro supporto per il linguaggio CJK, vedere le sezioni seguenti ed anche le pagine SuSE per CJK.


    9.7.10 Metodi alternativi di input in X

    Molti i pacchetti disponibili che supprtano metodi alternativi di input in X:

         LIngua     LC_CTYPE     XIM server XMODIFIERS              Tasto per il lancio
         Japanese   ja_JP*       kinput2    "@im=kinput2"           Maiusc-Spazio
         Korean     ko_KR*       ami        "@im=Ami"               Maiusc-Spazio
         Chinese(T) zh_TW.Big5   xcin       "@im=xcin-zh_TW.big5"   Ctrl-Spazio
         Chinese(S) zh_CN.GB2312 xcin       "@im=xcin-zh_CN.GB2312" Ctrl-Spazio
    

    Il metodo Giapponese, kinput2 è offerto dai pacchetti kinput2-canna-wnn, kinput2-canna e kinput2-wnn. Il metodo Giapponese necessita di un server per il dizionario, tipo canna e freewnn-jserver per essere pratico.


    9.7.11 Emulatori di terminale in X

    Sono molte le console in X che supportano la semplice codifica a 8 bit quando i pacchetti dei font pertinenti sono installati:

    Il supporto per la codifica multi-byte vine fornito da xterm tramite la codifica UTF-8 (Supporto UTF-8 per l'emulatore di terminale in X, Sezione 9.7.12). Altri metodi di supporto tradizionali sono in fase di lavorazione (al 2003). I seguenti pacchetti offrono supporti tradizionali:

    Per kterm (e possibilmente altri), potreste voler attivare XIM da menu dopo aver premuto Ctrl-tasto-centrale del mouse.


    9.7.12 Supporto UTF-8 per l'emulatore di terminale in X

    Il supporto UTF-8 per l'emulatore di terminale viene fornito dal programma uxterm del pacchetto xterm per XFree86 4.x. Abilita il supporto per tutte le lingue. E' un wrapper di xterm(1) che invoca quest'ultimo con impostata la X resource class "UXTerm".

    Per esempio, per abilitare la bella visione ingrandita dei caratteri Inglese, Russo, Giapponese, Cinese e Coreano, aggiungete quanto segue al vostro ~/.Xresources dopo aver installato i font pertinenti:

         ! set large font
         UXTerm*font: -misc-fixed-medium-r-normal-*-18-120-100-100-c-90-iso10646-1
         ! Use XIM for Japanese
         *inputMethod: kinput2
    

    Poi eseguite xrdb -merge ~/.Xresources per aggiornare le X resources come descritto in X resources, Sezione 9.4.10.

    Sebbene gran parte dei pacchetti dei programmi di console popolari, come vim, mutt, e emacs sono stati resi compatibili con UTF-8 di recente (Woody-Sarge), un programma come mc ancora non lo è, ma semplicemente è 8-bit clean. Se state lavorando sulla parte a 7 bit ASCII di un file dalla codifica sconosciuta o mista, è più sicuro usare un editor locale ignaro dell'8-bit clean.

    Vedere The Unicode HOWTO.


    9.7.13 Esempio per UTF-8 in console framebuffer

    Il supporto UTF-8 sulla console FB è fornito da bterm usato nel debian-installer.


    9.7.14 Oltre i locale

    Quando state impostando il sistema per la prima volta per un linguaggio nazionale, prendete in considerazione l'uso di tasksel o di aptitude per scoprire quali pacchetti vengono selezionati scegliendo il task corrispondente al linguaggio prescelto. La scelta dei pacchetti fatta in tal modo è utile persino per un setup multilingua. Se vi imbattete in qualche conflitto di dipendenze durante l'installazione del vostro raffinato sistema, evitate di installare i programmi che sono in conflitto col sistema esistente. Potreste dover utilizzare update-alternative per riguadagnare lo stato originale per alcuni comandi, dato che quelli puù recentemente installati potrebbero avere priorità più elevate rispetto a quelli preesistenti.

    I programmi principali più recenti usano glibc 2.2 e sono molto internazionalizzati. Quindi, versioni localizzate in maniera particolare, come jvim per VIM possono non essere necessarie e la sua funzionalità è offerta da vim versione 6.0 in X. In realtà, è ancora da raffinare. Dato che jvim ha una versione compilata con il supporto diretto per il Giapponese IM (canna) ha il supporto persino in console ed è indirizzato verso molte altre caratteristiche giapponesi, ed è maturo, potreste ancora volerlo :-)

    I programmi potrebbero avere la necessità di essere configurati oltre la configurazione locale, per fornire un ambiente di lavoro confortevole. Il pacchetto language-env ed il suo comando set-language-env facilitano di molto questo processo.

    Vedere anche il documento sulla internazionalizzazione, Introduction to i18n. E' indirizzato agli sviluppatori, ma è anche utile per gli amministratori di sistema.


    9.8 Multilingualizzazione (m17n)

    Localizzazione (l10n), Sezione 9.7 abilitato dal pacchetto language-env e simili, è mirato ad ottenere una localizzazione monolingua. Questi pacchetti usano anche codifiche tradizionali come scelta per la codifica del testo. Non potete mescolare in un tale ambiente testo in Francese e Giapponese, poiche utilizzano codifiche incompatibili ISO-8859-1 ed EUC-JP, rispettivamente.

    Potete ottenere un Desktop multilingua UTF-8 usando GNOME e KDE eseguiti sotto uno dei locale UTF-8 disponibili. (Sarge) In tale ambiente potrete mescolare caratteri inglesi, cinesi, russi e giapponesi sotto programmi complianti con UTF-8. [51]

    In un tale ambiente, il nuovo metodo di input multilingualizzato (IM) che usa scim è da preferirsi. IM offerto da scim viene attivato e disattivato premendo Ctrl-spazio insieme. Il motore di conversione dell'input può essere cambiato cliccando il piccolo pannello SCIM.

    vim offers the multilingualized environment and can handle both UTF-8 and conventionally encoded files (EUC-JP, ISO-8859-1, ...) when it is run under the UTF-8 console such as gnome-teminal. See vim help message with pressing [Esc] and typing :help mbyte.txt.


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 10 - Configurare la rete


    Questo capitolo è focalizzato sull'amministrazione di rete in Debian. per un'introduzione generale alla rete in GNU/Linux, leggete il Net-HOWTO.

    Per permettere ad un host Debian di accedere ad Internet, le sue interfacce di rete devono essere supportate dal kernel e propriamente configurate.

    Il primo requisito è il supporto del kernel per i dispositivi di rete, tipo schede Ethernet, Wi-Fi e modem. Per ottenere detto supporto potreste dover ricompilare il kernel, o aggiungere moduli ad esso, come descritto in Il kernel Linux su Debian, Capitolo 7.

    La configurazione dei dispositivi di rete è spiegata sotto. Le informazioni di questo capitolo sono state aggiornate per Sarge. Molte di esse non si applicano a distribuzioni precedenti.


    10.1 Le basi dell'IP networking

    Un host Debian può avere parecchie interfacce, ciscuna con il proprio indirizzo IP (Internet Protocol). Le interfacce possono essere di tipi differenti, inclusi:

    Esiste una vasta gamma di altri dispositivi di rete disponibili, inclusi SLIP, PLIP (linea seriale e parallela IP), dispositivi "shaper" per controllare il traffico su certe interfacce, frame relay, AX.25, X.25, ARCnet, e LocalTalk.

    Ciascuna interfaccia connessa direttamente ad Internet (o a qualsiasi rete basata su IP) viene identificata da un indirizzo unico a 32 bit. [53] L'indirizzo Ip può essere diviso in una parte relativa alla rete e ad una parte relativa all'host. Se prendete un indirizzo IP, impostate ad 1 i bit relativi alla rete e a 0 quelli relativi all'host, ottenete il net mask della rete.

    tradizionalmente, le reti IP sono raggruppate in classi, le cui parti di indirizzo sono lunghe 8, 16 o 24 bit. [54]

                   Indirizzi IP                   net mask      lunghezza
         Classe A  1.0.0.0     - 126.255.255.255  255.0.0.0     =  /8
         Classe B  128.0.0.0   - 191.255.255.255  255.255.0.0   = /16
         Classe C  192.0.0.0   - 223.255.255.255  255.255.255.0 = /24
    

    Gli indirizzi che non sono in questi intervalli vengono usati per scopi speciali.

    Esistono intervalli in ciascuna classe che sono riservati per l'uso nelle local area network (LAN). Questi indirizzi sono garantiti non entrare in conflitto con qualsiasi indirizzo di Internet propriamente detto. (Per lo stesso ragionamento, se uno di essi viene assegnato ad un host, allora detto host non deve accedere direttamente ad Internet, ma attraverso un gateway che agisca come proxy per i singoli servizi od altrimenti esegua Network Address Translation.) Questi intervalli vengono forniti nella tabella seguente, insieme al numero di intervalli per ciascuna classe.

                   indirizzi                  lunghezza quantità
         Class A   10.x.x.x                     /8      1
         Class B   172.16.x.x -  172.31.x.x     /16     16
         Class C   192.168.0.x - 192.168.255.x  /24     256
    

    Il primo indirizzo di una rete IP è l'indirizzo della rete stessa. L'ultimo è l'indirizzo di broadcast per la rete. [55] Tutti gli altri indirizzi della rete possono essere allocati agli host. Di questi, il primo o l'ultimo indirizzo vengono in genere allocati al gateway Internet per la rete.

    La tablla d'instradamento contiene le informazioni del kernel su come inviare i pacchetti IP alle loro destinazioni. Ecco un esempio di tabella per un host Debian su una LAN con indirizzo IP 192.168.50.x/24. L'host 192.168.50.1 (anch'esso sulla LAN) è un router per la rete aziendale 172.20.x.x/16 e l'host 192.168.50.254 (anch'esso sulla LAN) è un router per Internet.

         # route
         Kernel IP routing table
         Destination   Gateway        Genmask       Flags Metric Ref Use Iface
         127.0.0.0     *              255.0.0.0     U     0      0     2 lo
         192.168.50.0  *              255.255.255.0 U     0      0   137 eth0
         172.20.0.0    192.168.50.1   255.255.0.0   UG    1      0     7 eth0
         default       192.168.50.254 0.0.0.0       UG    1      0    36 eth0
    

    Gli indirizzi IP nella tabella possono apparire anche come nomi, ottenuti guardando gli indirizzi in /etc/networks o usando il resolver della Libreria C.

    In aggiunta al reindirizzamento, il kernel può eseguire network address translation, traffic shaping e filtering.

    Vedere il Net-HOWTO ed altri HOWTO sul networking per maggiori informazioni di base.


    10.2 Configurazione della rete a basso livello

    Gli strumenti tradizionali per la configurazione a basso livello dei sistemi GNU/Linux, sono ifconfig e route, che sono forniti dal pacchetto net-tools. Essi sono stati ufficialmente soppiantati da ip, fornito dal pacchetto iproute. Il programma ip funziona con Linux 2.2 ed oltre ed è più valido degli altri strumenti. Comunque, questi ultimi ancora funzionano e sono più familiari a molti utenti.


    10.2.1 Configurazione a basso livello – ifconfig and route

    Ecco un'illustrazione su come modificare l'indirizzo IP dell'interfaccia eth0 da 192.168.0.3 a 192.168.0.111 e per rendere eth0 il route alla rete 10.0.0.0 via 192.168.0.1. Iniziamo lanciando ifconfig e route senza argomenti, per mostrare lo stato attuale di tutte le interfacce di rete e del reindirizzamento.

         # ifconfig
         eth0 Link encap:Ethernet  HWaddr 08:00:46:7A:02:B0
              inet addr:192.168.0.3  Bcast:192.168.255.255  Mask:255.255.0.0
              UP BROADCAST RUNNING MULTICAST  MTU:1500  Metric:1
              RX packets:23363 errors:0 dropped:0 overruns:0 frame:0
              TX packets:21798 errors:0 dropped:0 overruns:0 carrier:0
              collisions:0 txqueuelen:100
              RX bytes:13479541 (12.8 MiB)  TX bytes:20262643 (19.3 MiB)
              Interrupt:9
         
         lo   Link encap:Local Loopback
              inet addr:127.0.0.1  Mask:255.0.0.0
              UP LOOPBACK RUNNING  MTU:16436  Metric:1
              RX packets:230172 errors:0 dropped:0 overruns:0 frame:0
              TX packets:230172 errors:0 dropped:0 overruns:0 carrier:0
              collisions:0 txqueuelen:0
              RX bytes:22685256 (21.6 MiB)  TX bytes:22685256 (21.6 MiB)
         # route
         Kernel IP routing table
         Destination  Gateway      Genmask          Flags Metric Ref Use Iface
         192.168.0.0  *            255.255.0.0      U     0      0     0 eth0
         default      192.168.0.1  255.255.255.255  UG    0      0     0 eth0
    

    Prima disattiviamo l'interfaccia.

         # ifconfig eth0 inet down
         # ifconfig
         lo   Link encap:Local Loopback
           ... (la voce eth0 è sparita)
         # route
           ... (le voci della tabella di reindirizzamento sono scomparse)
    

    Poi, riattiviamola con il nuovo indirizzo IP e nuovo reindirizzamento.

         # ifconfig eth0 inet up 192.168.0.111 \
                    netmask 255.255.255.0 broadcast 192.168.0.255
         # route add -net 10.0.0.0 netmask 255.0.0.0 gw 192.168.0.1 dev eth0
    

    Il risultato:

         # ifconfig
         eth0 Link encap:Ethernet  HWaddr 08:00:46:7A:02:B0
              inet addr:192.168.0.111  Bcast:192.168.0.255  Mask:255.255.255.0
              UP BROADCAST RUNNING MULTICAST  MTU:1500  Metric:1
              ...
         
         lo   Link encap:Local Loopback
              inet addr:127.0.0.1  Mask:255.0.0.0
              ...
         # route
         Kernel IP routing table
         Destination  Gateway      Genmask        Flags Metric Ref Use Iface
         192.168.0.0  *            255.255.255.0  U     0      0     0 eth0
         10.0.0.0     192.168.0.1  255.0.0.0      UG    0      0     0 eth0
    

    Per maggiori informazioni, vedere ifconfig(8) e route(8).


    10.2.2 Configurazione a basso livello – ip

    I comandi equivalenti per ip dei precedenti per ifconfig e route sono:

    Ip stampa la sintassi dei suoi comandi se lanciato con l'argomento help. Per esempio, ip link help mostra:

         Usage: ip link set DEVICE { up | down | arp { on | off } |
                              dynamic { on | off } |
                              multicast { on | off } | txqueuelen PACKETS |
                              name NEWNAME |
                              address LLADDR | broadcast LLADDR |
                              mtu MTU }
                ip link show [ DEVICE ]
    

    Vedere anche ip(8).


    10.2.3 Configrazione di un'interfaccia Wi-Fi.

    Per le interfacce Wi-Fi, si usa il programma iwconfig, che è fornito dal pacchetto wireless-tools in aggiunta a ifconfig o ip.

    Vedere iwconfig(8).


    10.2.4 Configurare un'interfaccia PPP

    Se accedete ad Internet attraverso un modem connesso alla linea telefonica analogica, allora la connessione viene negoziata mediante il Protocollo Punto-a-Punto (PPP). Si accede a tali connessioni come interfacce di rete ppp0, ppp1 e così via.

    L'interfaccia PPP viene gestita dal demone pppd, fornito dal pacchetto ppp. Ergo, per l'utente, configurare l'interfaccia PPP significa configurare pppd.


    10.2.4.1 Configurare pppd manualmente

    Affinchè una connessione di rete venga stabilita, si deve aprire una porta di comunicazione (in genere seriale), devono essere dati dei comandi ad un dispositivo di comunicazione (in gener un modem), si deve fare il numero telefonico, ci si deve autenticare presso un demone PPP esterno, si deve creare un'interfacia PPP e le tabelle di reindirizzamento devono essere modificate così che il traffico venga inviato sulla connessione. pppd fa tutto ciò e, di conseguenza, ha un elenco molto lungo di opzioni operative. Esse sono descritte in pppd(8).

    Su un sistema Debian, le opzioni globali vengono impostate in /etc/ppp/options. Quelle specifiche per l'utente in ~/.ppprc. Quelle che dipendono dalla porta utilizzata vengono immagazzinate in /etc/ppp/options.nomeporta. Per esempio, ammettiamo che abbiate due modem—uno interno, Lucent LT modem, a cui si accede tramite /dev/LT-modem ed uno esterno, a cui si accede tramite /dev/ttyS0. Create i seguenti file di opzioni.

         # cat > /etc/ppp/options.LT-modem <<EOF
         115200
         init "/usr/sbin/chat -f /etc/chatscripts/setup-LT-modem"
         EOF
         # cat > /etc/ppp/options.ttyS0 <<EOF
         115200
         init "/usr/sbin/chat -f /etc/chatscripts/setup-ttyS0"
         EOF
    

    Essi fanno riferimento ai seguenti script chat. Il primo, /etc/chatscripts/setup-LT-modem.

         ABORT ERROR
         '' ATZ
         OK 'ATW2X2 S7=70 S11=55'
         OK AT
    

    Il secondo /etc/chatscripts/setup-ttyS0.

         ABORT ERROR
         '' ATZ
         OK 'ATL1M1Q0V1W2X4&C1&D2 S6=4 S7=70 S11=55 S95=63 S109=1 +FCLASS=0'
         OK AT
    

    Il contenuto di questi file dipende dal vostro hardware, naturalmente.

    Le opzioni possono essere anche date come argomenti di pppd.

    In Debian pppd vien lanciato in genere dal comando pon. Quando si usa pon, il primo argomento chiama un file in /etc/ppp/peers/ che viene letto anche da pppd. [56] Qui è dove impostate le opzioni specifiche per un particolare peer—per esempio un particolare Internet Service Provider (ISP).

    Supponiamo, per esempio, che viaggiate tra Amstrdam e Den Haag. In ciascuna città avete accesso a due ISP—Planet e KPN. Per prima cosa, create un file di opzioni base per ciascun ISP.

         # cat > /etc/ppp/peers/KPN <<EOF
         remotename KPN
         noauth
         user kpn
         noipdefault
         ipparam KPN
         EOF
         # cat > /etc/ppp/peers/Planet <<EOF
         remotename Planet
         auth
         user user3579@planet.nl
         noipdefault 
         mru 1000
         mtu 1000
         ipparam Planet
         EOF
    

    Questi file impostano le opzioni che differiscono tra i due ISP. Quelle comuni ai due ISP possono essere messe in /etc/ppp/options o in uno dei file specifici per interfaccia, se appropriato.

    Ora create i file per ciascun ISP, in ciascuna città. Nel nostro esempio l'unica differenza fra connettersi ad un ISP in un luogo e in un altro sta nel chatscript richiesto. (Essi sono diversi, poichè i numeri di accesso telefonico sono diverso.)

         # cat > /etc/ppp/peers/KPN-Amsterdam <<EOF
         connect "/usr/sbin/chat -v -f /etc/chatscripts/KPN-Amsterdam"
         file /etc/ppp/peers/KPN
         EOF
         # cat > /etc/ppp/peers/KPN-DenHaag <<EOF
         connect "/usr/sbin/chat -v -f /etc/chatscripts/KPN-DenHaag"
         file /etc/ppp/peers/KPN
         EOF
         # cat > /etc/ppp/peers/Planet-Amsterdam <<EOF
         connect "/usr/sbin/chat -v -f /etc/chatscripts/Planet-Amsterdam"
         file /etc/ppp/peers/Planet
         EOF
         # cat > /etc/ppp/peers/Planet-DenHaag <<EOF
         connect "/usr/sbin/chat -v -f /etc/chatscripts/Planet-DenHaag"
         file /etc/ppp/peers/Planet
         EOF
    

    Le direttive file includono ciascuno dei file mostrati prima. La direttiva connect specifica il comando che usa pppd per eseguire la connessione. In genere si usa il programma chat per ciò, adattando il chatscript all'ISP. Ecco quelli per Den Haag; quelli per Amsterdam possono essere simili, tranne che per il numero telefonico, oppure possono differire se l'ISP offre lì i servizi attraverso un'altra compagnia.

         # cat > /etc/chatscripts/KPN-DenHaag <<EOF
         ABORT BUSY
         ABORT 'NO CARRIER'
         ABORT VOICE
         ABORT 'NO DIALTONE'
         ABORT 'NO DIAL TONE'
         ABORT 'NO ANSWER'
         ABORT ERROR
         OK-AT-OK ATDT 0676012321
         CONNECT \d\c
         EOF
         # cat > /etc/chatscripts/Planet-DenHaag <<EOF
         ABORT BUSY
         ABORT 'NO CARRIER'
         ABORT VOICE
         ABORT 'NO DIALTONE'
         ABORT 'NO DIAL TONE'
         ABORT 'NO ANSWER'
         ABORT ERROR
         OK-AT-OK ATDT 0676002505
         CONNECT \d\c
         EOF
    

    Per potervi connettere a questi ISP, avete bisogno dei nomi del client e delle password che pppd possa fornire al peer a richiesta. Questa informazione è contenuta o in /etc/ppp/pap-secrets (se si usa il protocollo PAP) o in /etc/ppp/chap-secrets (se è CHAP). Sebbene CHAP sia più sicuro, PAP è ancora più largamente usato. Siccome questi file contengono dei dati segreti, gruppo e resto del mondo non dovrebbero avere permessi in lettura o scrittura. Il formato di questi file è spiegato in pppd(8). Un "secret" (terzo campo) viene cercato nel file trovando il nome del client (primo campo) e/o il nome del server (secondo campo). Quando ci si collega ad un ISP, in genere non si conosce il nome del server, così si fornisce invece il nome del client; ciò viene fatto nelle righe user in peers/KPN e peers/Planet sopra.

         # client name       server name  secret
         kpn                 *            kpn
         user3579@planet.nl  *            myfavoritepet
    

    Vedere file:///usr/share/doc/ppp/README.Debian.gz per maggiori informazioni.


    10.2.4.2 Configurare pppd con pppconfig

    Un modo veloce per configurare pppd è tramite il programma pppconfig, fornito dal pacchetto omonimo. pppconfig imposta i file come quelli sopra, dopo aver chiesto all'utente alcune domande, tramite un'interfaccia a menu.


    10.2.4.3 Configurare un'interfaccia PPP con wvdial

    Un approccio diverso all'uso di pppd è di lanciarlo da wvdial, fornito dal pacchetto wvdial. Invece di far lanciare a pppd chat per aprire e negoziare la connessione, wvdial esegue il numero e la negoziazione iniziale, poi lancia pppd per fare il resto. Dando solo numero telefonico, username e password a wvdial si ha successo nel compiere la connessione nella maggior parte dei casi.


    10.3 Dare un nome al computer


    10.3.1 Hostname

    Un sistema Debian ha talvolta bisogno di identificarsi tramite un nome. All'uopo, il kernel mantiene un hostname.

    Lo script di inizializzazione /etc/init.d/hostname.sh imposta l' hostname al boot (usando il comando hostname) al nome contenuto in /etc/hostname. Questo file deve contenere soslo l'hostname, non un nome di dominio pienamente qualificato.

    Per mostrare l'hostname attuale, lanciate hostname senza argomenti.


    10.3.2 Mailname

    Il mailname di un host è il nome che i programmi che hanno a che fare con la posta usano per identificare l'host. Il file /etc/mailname contiene questo nome, seguito da una riga vuota. Il mailname è in genere uno dei nomi dominio pienamente qualificati dell'host. Vedere mailname(5).

    Quello che il destinatario di una mail vede nel campo From: di un messaggio inviato dal vostro host Debian dipende da come sono configurati i vostri Mail User Agent (MUA) e Mail Transfer Agents (MTA). Supponiamo che un utente locale foo mandi un messaggio da un hos con mailname myhost.dom. Il campo From: della mail in uscita sarà:

    Persino quando il MUA ha un campo From: impostato, il MTA può aggiungere un campo "Sender:foo@herman.dom" per indicarne la sua vera origine.

    Naturalmente, quando tutti i MTA coinvolti eseguono la riscrittura dell'indirizzo, come discusso in Raccolta di tutti gli indirizzi e-mail inesistenti in Exim, Sezione 9.6.1.3 e Riscrivere selettivamente l'indirizzo per la posta in uscita (Exim), Sezione 9.6.1.4, l'indirizzo visto dal destinatario può essere cambiato in qualsiasi cosa.


    10.4 Domain Name Service (DNS)

    Gli host possono venire definiti per nome dominio e per indirizzo IP. Il DNS è un sistema client-server in cui i risolutori del nome consultano i nameserver per associare i nomi dominio con gli indirizzi IP ed altre proprietà degli host. La libreria GNU C resolver(3) è anch'essa in grado di cercare gli indirizzi Ip nei file o di consultare i Network Information Services (NIS).

    Per vedere quale nome dominio è associato con l'host locale, usate il comando hostname --fqdn. Quasto mostra il primo nome dominio pienamente qualificato che il risolutore trova per l'hostname locale. [57]


    10.4.1 Il risolutore

    Il lavoro di scoprire quali indirizzi IP sono associati con un dominio particolare, è a carico del risolutore. Il più comunemente usato è il gruppo di funzioni che va sotto il nome di resolver (resolver(3)) nella libreria GNU C. Un altro è il risolutore FireDNS, fornito da pacchetto libfiredns.

    Come il risolutore LIBC risolva i nomi dipende dalla riga hosts nel file di configurazione /etc/nsswitch.conf. Questa riga elenca i servizi che dovrebbero essere usati per risolvere un nome: p. es., dns, files, nis, nisplus. [58] Vedere nsswitch.conf(5). Fintanto che si usa il servizio files, il comportamento del risolutore viene anche gestito dal file di configurazione /etc/hosts. Vedere hosts(5).

    Tutti i file sopra descritti sono statici e possono essere modificati con il vostro editor preferito.

    Fintanto che si usa il servizio dns, il comportamento delb risolutore viene gestito anche dal file di configurazione /etc/resolv.conf. Vedere resolv.conf(5). Una delle funzioni principali di resolv.conf è di elencare gli indirizzi IP dei nameserver che verranno contattati per risolvere il nome. Tale lista spesso dipende dal tipo di rete a cui ci si connette e queto tipo può cambiare nel tempo mentre il vostro computer sta funzionando. Programmi tipo pppd e dhclient sono in grado di manipolare resolv.conf per aggiungere e rimuovere righe, ma quaste funzionalità non funzionano sempre in maniera appropriata, entrando in conflitto una con l'altra. Il pacchetto resolvconf risolve il problema in maniera migliore, fornendo un'infrastruttura standard per aggiornare questo file. Vedere Gestire le informazioni del nameserver – resolvconf, Sezione 10.4.2.


    10.4.2 Gestire le informazioni del nameserver – resolvconf

    Il pacchetto resolvconf fornisce un'infrastruttura per la gestione dinamica delle informazioni sui nameserver disponibili. Risolve l'annoso problema di come mantenere una lista dinamica di nameserver utilizzabile dal risolutore a dalle cache DNS. Resolvconf si pone come intermediario fra i programmi che controllano le interfacce di rete e forniscono le informazioni sul nameserver e le applicazioni che necessitano di dette informazioni.

    resolvconf è disegnato per lavorare senza alcuna necessità di configurazione manuale. Comunque, il pacchetto è abbastanza nuovo e può richiedere un intervento manuale per farlo funzionare in maniera appropriata. Ciò è sicuramente vero se avete personalizzato dei pacchetti in maniera da aggiornare /etc/resolv.conf: dovrete disabilitare le vostre modifiche. Vedere file:///usr/share/doc/resolvconf/README.gz for details.


    10.4.3 Salvare i nomi cercati – nscd, dnsmasq, pdnsd, bind9

    Se il vostro nameserver è lento a rispondere, allora potete usare nscd per mettere in cache i risultati delle ricerche ottenuti usando il risolutore libc6.

    Se volete salvare i risultati per altri host sulla vostra rete locale, allora potreste voler utilizzare un caching forwarding nameserver tipo dnsmasq o pdnsd.

    Se volete, potete anche usare named di bind9, per lo stesso scopo. E', però, un programma pesante per cui a meno che abbiate bisogno delle sue funzionalità avanzate, vi troverete meglio con uno dei pacchetti menzionati prima.

    Tutti questi pacchetti funzionano bene con resolvconf.


    10.4.4 Fornire un Domain Name Service – bind

    Se dovete fornire un name service autoritativo per un dominio, allora avete bisogno di un nameserver con tutti i crismi, come named, fornito dal pacchetto bind9.

    Se installate bind9, dovreste installare anche dnsutils. Potreste voler installare anche questi pacchetti di utilità: bind9-host; dns-browse; dnscvsutil; nslint. Ed anche il pacchetto con la documentazione: bind9-doc. Nonchè questi pacchetti per lo sviluppo: libbind-dev; libnet-dns-perl.

    Installate bind9 o dpkg-reconfigure – atelo per le impostazioni di base. La configurazione consiste nella modifica di named.conf. In Debian esso si trova in /etc/bind/ ed è usato principalmente per definire le zone DNS di base; include altri due file: named.conf.local, usato per definire le zone locali e named.conf.options, usato per impostare le opzioni. (Quest'ultimo viene processato da resolvconf per produrre /var/run/bind/named.options, che è identico all'originale tranne che per la specificazione forwarders, che è una lista dei nameserver correntemente non disponibili. Per usarla modificate la riga include in named.conf in modo che comprenda /var/run/bind/named.options. Vedere Gestire le informazioni del nameserver – resolvconf, Sezione 10.4.2.)

    I file di database nominati in named.conf* senza un percorso completo vengono salvati in /var/cache/bind/. Questo è il posto giusto per salvare i file generati da named: per esempio, i database per le zone per le quali il demone è secondario. I file statici dei database /etc/bind/ sono e devono essere riferiti in named.conf con il loro percorso completo. Vedere file:///usr/share/doc/bind9/README.Debian.gz for details.


    10.5 Configurare le interfacce di rete con DHCP

    La configurazione a basso livello delle inetrfacce può essere automatizzata mediante il Dynamic Host Configuration Protocol (DHCP). Il vostro firewall, o router o il vostro ISP a larga banda possono fornire gli indirizzi IP ed altri parametri in questo modo.

    Per falro funzionare dovete installare uno dei seguenti pacchetti:

    pump è semplice e largamente usato. dhcp3-client è complesso, ma ampiamente configurabile. [59]


    10.6 Configurazione di rete ad alto livello in Debian

    Per semplificare la configurazione di rete, Debian fornisce uno strumento di configurazione standard, che consiste nei programmi ifup ed ifdown e nel file /etc/network/interfaces. [60] Se scegliete ifupdown per la vostra configurazione di rete, allora non dovreste usare, di norma, anche i comandi a basso livello. [61] Il programma ifupdown è stato scritto con l'intento di utilizzarlo da solo per configurare e deconfigurare le interfacce di rete.

    Per aggiornare la configurazione di un'interfaccia, fate così:

         # ifdown eth0
         # editor /etc/network/interfaces  # modificatelo a piacimento
         # ifup eth0
    

    Per maggiori informazioni, vedere interfaces(5), file:///usr/share/doc/ifupdown/examples/network-interfaces.gz e ifup(8).


    10.6.1 Configurare un'interfaccia con un indirizzo IP statico

    Supponiamo vogliate configurare un'interfaccia Ethernet in maniera che abbia un indirizzo IP fisso di 192.168.0.111. Esso inizia con 192.168.0, quindi deve essere di una LAN. Supponiamo, inoltre, che 192.168.0.1 sia l'indirizzo del gateway ad Internet della LAN. Modificate /etc/network/interfaces in maniera che abbia un blocco di righe come questo:

         iface eth0 inet static
                 address 192.168.0.111
                 netmask 255.255.255.0
                 gateway 192.168.0.1
    

    Potete configurare altri aspetti dell'interfaccia od eseguire altre azioni dopo averla attivata o prima di disattivarla, specificando i comandi appropriati sulle righe "up" e "down".

         iface eth0 inet static
                 address 192.168.0.111
                 netmask 255.255.255.0
                 gateway 192.168.0.1
                 up route add -net 10.0.0.0 netmask 255.0.0.0 gw 192.168.0.2 dev $IFACE
                 down route del -net 10.0.0.0 netmask 255.0.0.0 gw 192.168.0.2 dev $IFACE
                 up echo Interface $IFACE going up | /usr/bin/logger -t ifup
                 down echo Interface $IFACE Going down | /usr/bin/logger -t ifdown
    

    In alternativa i comandi possono essere inseriti in script nelle directory /etc/network/if-up.d e /etc/network/if-down.d. Essi possono anche implementare opzioni più estese. Vedere interfaces(5) for details. Per esempio, il pacchetto resolvconf comprende degli script che vi permettono di aggiungere delle opzioni che specificano che le informazioni sul DNS vengano incluse in /etc/resolv.conf mentre l'interfaccia è attiva:

         iface eth0 inet static
                 address 192.168.0.111
                 netmask 255.255.255.0
                 gateway 192.168.0.1
                 dns-search somedomain.org
                 dns-nameservers 195.238.2.21 195.238.2.22
    

    L'argomento somedomain.org dell'opzione dns-search corrisponde all'argomento dell'opzione search in resolv.conf(5). Gli argomenti 195.238.2.21 e 195.238.2.22 dell'opzione dns-nameservers corrisponde agli argomenti delle opzioni nameserver. Altre opzioni riconosciute sono dns-domain e dns-sortlist. Vedere Gestire le informazioni del nameserver – resolvconf, Sezione 10.4.2.


    10.6.2 Configurare un'interfaccia con DHCP

    per configurare un'interfaccia con DHCP, modificate /etc/network/interfaces in maniera che comprenda una serie di righe come questa:

         iface eth0 inet dhcp
    

    Affinchè funzioni doverete avere installato uno dei client DHCP menzionati in Configurare le interfacce di rete con DHCP, Sezione 10.5.


    10.6.3 Configurare un'interfaccia Wi-Fi

    Il pacchetto wireless-tools comprende uno script di aggancio /etc/network/if-pre-up.d/wireless-tools che gli rende possibile configurarare l'harware Wi-Fi (801.11a/b/g) prima che l'interfaccia venga attivata. La configurazione viene fatta con il programma iwconfig; vedere iwconfig(8). Per tutti i parametri possibili di iwconfig potete includere un'opzione in /etc/network/interfaces con il nome del parametro preceduto da un prefisso "wireless-". Per esempio, per impostare l'ESSID di eth0 a myessid e la chiave di cifratura a 123456789e prima di attivare eth0 mediante DHCP, modificate /etc/network/interfaces in maniera che comprenda una serie di righe tipo questa:

         iface eth0 inet dhcp
                 wireless-essid myessid
                 wireless-key 123456789e
    

    Notate che non dovreste usare questo metodo per impostare ESSID e chiave se state usando waproamd per questa interfaccia. Nel momento in cui ifup viene eseguito waproamd ha già impostato sia ESSID che chiave. Vedere Iniziare la configurazione di rete – waproamd, Sezione 10.10.4.


    10.6.4 Configurare un'interfaccia PPP

    I programmi ifup e ifdown usano pon e poff per aggiungere e rimuovere le interfacce PPP, per cui leggete prima Configurare un'interfaccia PPP, Sezione 10.2.4.

    Supponiamo che abbiate impostato PPP per funzionare con il peer myisp. Modificate /etc/network/interfaces in maniera che includa una serie di righe come questa:

         iface ppp0 inet ppp
                 provider myisp
    

    In questo modo, ifup ppp0 esegue

         pon myisp
    

    Sfortunatamente, non è al momento possibile fornire opzioni aggiuntive di pppd alle righe ppp in /etc/network/interfaces. [62]

    Non è attualmente possibile usare ifupdown per eseguire una configurazione ausiliaria delle interfacce PPP. Siccome pon termina prima che pppd abbia finito di stabilire la connessione, ifup eseguegli script up prima che l'interfaccia PPP sia pronta all'uso. Finchè questo baco [63] non verrà risolto, resta la necessità di fare una configurazione ausiliaria in /etc/ppp/ip-up o in /etc/ppp/ip-up.d/.


    10.6.5 Configurare un'interfaccia PPPoE

    Molti Internet Service Provider (ISP) con la larga banda usano PPP per negoziare le connessioni, anche se le macchine dei loro clienti sono connesse tramite reti Ethernet e/o ATM. Ciò si ottiene mediante PPP over Ethernet (PPPoE), che è una metodica per l'incapsulazione di flussi PPP all'interno di blocchi Ethernet. Supponiamo che il vostro ISP si chiami myisp. Per prima cosa configurate PPP e PPPoE per il peer myisp. Il modo più semplice è di installare il pacchetto pppoeconf e di lanciare pppoeconf da console. Poi modificate /etc/network/interfaces in maniera che includa un serie di righe come questa:

         iface eth0 inet ppp
                 provider myisp
    

    Talvolta ci possono essere problemi con le Maximum Transmit Unit (MTU) con PPPoE su Digital Subscriber Line (DSL). Vedere DSL-HOWTO for details.

    Notate che se il vostro modem a larga banda contiene un router, allora sarà il modem/router a gestire la connessione PPPoE e ad apparire sul versante LAN come un semplice gateway Ethernet per Internet.


    10.6.6 Configurare più interfacce Ethernet per un gateway

    Supponiamo che eth0 sia connesso ad Internet con un indirizzo IP configurato mediante DHCP e che eth1 sia connesso alla LAN con un indirizzo IP statico 192.168.1.1. Modificate /etc/network/interfaces in maniera da comprendere una serie di righe come questa:

         iface eth0 inet dhcp
         
         iface eth1 inet static 
                 address 192.168.1.1 
                 netmask 255.255.255.0
    

    Se attivale il NAT su questo host come descritto in Costruire un gateway router, Sezione 10.14, allora potete condividere la connessione ad Internet con tutti gli altri host dell LAN.


    10.6.7 Configurare le interfacce virtuali

    Mediante le interfacce virtuali potete configurare una singola scheda Ethernet come interfaccia a parecchie sottoreti IP. Per esempio, ammettiamo che il vostro host sia sulla LAN della rete 192.168.0.x/24. Volete conneterlo ad Internet mediante un indirizzo IP pubblico fornito via DHCP usando la vostra scheda Ethernet già esistente. Modificate /etc/network/interfaces in maniera che comprenda una serie di righe come questa:

         iface eth0 inet static
                 address 192.168.0.1
                 netmask 255.255.255.0
                 network 192.168.0.0
                 broadcast 192.168.0.255
         
         iface eth0:0 inet dhcp
    

    L'interfaccia eth0:0 è un'interfaccia virtuale. Quando viene attivata, verrà attivata consensualmente eth0.


    10.7 Configurazione di rete mediante definizione delle interfacce logiche

    E' importante per il lettore comprendere la differenza fra un' interfaccia fisica ed un' interfaccia logica. [64] Un'interfaccia fisica è quella che abbiamo finora chiamato "l'interfaccia", la cosa che il kernel definisce eth0, eth1, ppp0, o quel che avete. Un'interfaccia logica è rappresentata da un gruppo di valori assegnati ai parametri variabili di un' interfacia fisica. Se lo trovate ostico, Sostituite l'espressione "configurato come interfaccia logica X" con l'espressione "configurato con il profilo dell'interfaccia X" quando leggete.

    Le definizioni iface in /etc/network/interfaces sono in realtà definizioni di interfacce logiche, non fisiche. [65] Se non vorrete mai riconfigurare le vostre interfacce, allora potete ignorare questo fatto, pocihè l'interfaccia fisica foo verrà configurata in partenza come interfaccia logica foo.

    Tuttavia, ammettiamo che il vostro computer sia un portatile che trasportate fra casa e lavoro. Quando lo connettete alla rete aziendale o alla LAN casalinga, dovete configurare eth0 di conseguenza.

    Definite prima due interfacce logiche, home e work (invece che eth0, come fatto prima), che descrivono come l'interfaccia deve essere configurata per la rete casalinga ed aziendale, rispettivamente.

         iface home inet static
                 address 192.168.0.123
                 netmask 255.255.255.0
                 gateway 192.168.0.1
         
         iface work inet static
                 address 81.201.3.123
                 netmask 255.255.0.0
                 gateway 81.201.1.1
    

    Allora l'interfaccia fisica eth0 può essere attivata per casa con la configurazione appropriata, specificando sulla riga di comando:

         # ifup eth0=home
    

    Per riconfigurare eth0 per il lavoro, date i comandi:

         # ifdown eth0
         # ifup eth0=work
    

    Notate che con il file interfaces scritto nel modo precedente non sarà più possibile attivare eth0 con il solo ifup eth0. La ragione sta nel fatto che ifup usa il nome dell'interfaccia fisica come nome predefinito di quella logica ed ora nel nostro esempio nessuna interfaccia logica eth0 è definita.


    10.8 Magie della configurazione di rete

    I nomi delle interfacce possono essere "mappati" come altri nomi quando gira ifup. Come ciò accada può essere fatto dipendere dalle circostanze. Perciò, ifup può essere configurato in maniera tale da attivare una data interfaccia fisica come interfaccia logica appropriata, scegliendo fra una serie di alternative predefinite.

    La mappatura dei nomi delle interfacce avviene così:

    La sintassi del gruppo di righe mapping è:

         mapping glob-pattern
                 script script-name
                 [map script input]
    

    Lo script chiamato dal gruppo mapping viene sempre eseguito con il nome dell'interfaccia fisica come argomento e con il contenuto di tutte le righe seguenti "map" nel gruppo (senza la parola "map") fornitogli come standard input. Lo script stampa il risultato della mappatura sul proprio standard output prima di uscire.

    Per esempio, il blocco mapping seguente dice a ifup di attivare l'interfaccia eth0 come interfaccia logica home.

         mapping eth0
                 script /usr/local/sbin/echo-home
    

    dove /usr/local/sbin/echo-home è:

         #!/bin/sh
         echo home
    

    Poichè la mappatura è eseguita con uno script, è possibile scegliere automaticamente l'interfaccia logica — basandosi su una sorta di test. Vedere Selezione delle interfacce logice con guessnet, Sezione 10.8.1 per un esempio di ciò.


    10.8.1 Selezione delle interfacce logice con guessnet

    Installate guessnet e poi aggiungete un blocco di righe come il seguente a /etc/network/interfaces:

         mapping eth0
                 script guessnet-ifupdown
                 map home
                 map work
    

    Ora, quando date ifup eth0, guessnet controlla se eth0 può essere attivata come home o work. Per far ciò usa le informazioni contenute nelle definizioni delle interfacce logiche.


    10.8.2 Configurazione di rete automatica con laptop-net

    Il pacchetto laptop-net usa un approccio diverso per la riconfigurazione automatica della rete. Laptop-net non usa le interfacce logiche di ifupdown, ma ha il proprio sistema di configurazione, basato su "schemes" e "profiles". Laptop-net, però, usa ifup e ifdown per configurare le interfacce fisiche. Per maggiori informazioni consultate l'ottima documentazione in laptop-net-doc.


    10.9 Gestire nomi inconsistenti delle interfacce dati dal kernel

    I nomi eth0, eth1, ecc. vengono assegnati dal kernel in maniera che possa creare le interfacce con il medesimo nome. mentre gli adattatori riconosciuti al boot sono in genere riconosciuti ogni volta nello stesso ordine e quindi ricevono gli stessi nomi ogni volta, lo stesso no vale per quelli che vengono inseriti a caldo. Questi possono venire riconosciuti in qualsiasi ordine e finire con nomi diversi assegnati dal kernel in occasioni differenti.

    A causa di ciò, su un sistema in cui gli adattatori di rete vengono inseriti a caldo, non sempre vale la pena di definire delle interfacce logiche in /etc/network/interfaces con i nomi eth0, eth1, ecc. e di fidarsi della mappatura predefinita. Invece, dovrete dare nomi distinti alle interfacce logiche ed usare uno dei metodi seguenti per decidere quale interfaccia può essere assegnata a quale adattatore.

    Un metodo è di usare o l'utilità nameif (del pacchetto net-tools) o la più flessibile ifrename (del pacchetto ifrename) per far assegnare al kernel i nomi alle interfacce in accorso con le proprietà degli adattori soggiacenti. Con tale schema, in effetti, il nome dell'interfaccia fisica può essere utilizzato per risalire a quale adattatore esso corrisponda.

    Un altro metodo consiste nell'usare il meccanismo di mappatura di ifup in maniera tale che un'interfaccia logica venga scelta per attivarne una fisica sulla base di alcune caratteristiche tipiche del dato adattatore a cui corrisponde.

    Ammettiamo, per esempio che avete due adattatori di rete diversi che usate con le reti net1 e net2, rispettivamente. La directory /usr/share/doc/ifupdown/examples/ contiene uno script di mappatura che può essere utilizzato per scegliere un'interfaccia logica basandosi sull'indirizzo del Media Access Controller (indirizzo MAC) dell'adattatore. Per prima cosa installate lo script nella directory appropriata.

         # install -m770 /usr/share/doc/ifupdown/examples/get-mac-address.sh \
            /usr/local/sbin/
    

    Aggiungete,poi, un gruppo di righe come il seguente a /etc/network/interfaces:

         mapping eth0
                 script /usr/local/sbin/get-mac-address.sh
                 map 02:23:45:3C:45:3C net1
                 map 00:A3:03:63:26:93 net2
    

    Vedere Mappatura multilivello, Sezione 10.11 per un esempio più complesso.

    In entrambi i metodi applicati, la proprietà che viene usata più comunemente per identificare l'adattatore è l'indirizzo MAC.


    10.10 Iniziare la configurazione di rete

    Abbiamo visto come le interfacce possano essere configurate o riconfigurate. Ciò deve avvenire al momento giusto.

    Tradizionalmente, la rete veniva configurata durante la sequenza di avvio tramite lo script di inizio /etc/rcS.d/S40networking e veniva raramente riconfigurata. I servizi che dipendevano dalla rete venivano lanciati dopo nella sequenza di avvio. Allo spegnimento o al riavvio gli script venivano eseguiti nell'ordine inverso.

    Ora, invece, c'è un trend in GNU e Linux verso il supporto di hardware e circostanze che cambiano in maniera dinamica. All'inizio venne aggiunto il supporto per le schede PCMCIA inseribili a caldo; più di recente è stato aggiunto il meccanismo hotplug, così che molte altre periferiche possono essere messe e tolte mentre il computer sta andando. Ciò comprende l'hardware di rete. Notate che i servizi che dipendono da hardware che viene inserito a caldo devono essere lanciati solo dopo il suo inserimento e fermati dopo la sua rimozione. Ciò significa che tali servizi devono essere tolti al controllo del sistema di avvio System V e messi sotto il controllo di ifupdown.

    Per esempio, supponiamo che il servizio foo, controllato dallo script /etc/init.d/foo dipenda dalla interfaccia di rete riconfigurata dinamicamente eth0.


    10.10.1 Iniziare la configurazione di rete all'avvio

    All'avvio lo script di inizio /etc/rcS.d/S40networking lancia il comando ifup -a. Ciò attiva tutte le interfacce fisiche elencate nei gruppi auto di /etc/network/interfaces.

    Oggigiorno è spesso meglio gestire la configurazione di rete con metodi dinamici. Una volta che i meccanismi che supportano hardware dinamico sono in posizione, diventa più semplice anche gestire l'hardware statico come fosse dinamico. L'avvio può essere trattato, allora, come un altro evento hotplug. (Vedere Iniziare la configurazione di rete – hotplug, Sezione 10.10.2.)

    Comunque in quasi tutti i casi uno vuole che al meno l'interfaccia di loopback lo venga attivata all'avvio. Perciò assicuratevi che /etc/network/interfaces contenga i seguenti gruppi.

         auto lo
         
         iface lo inet loopback
    

    Potete elencare i nomi delle interfacce fisiche addizionali nei gruppi auto se volete attiavarli anche essi all'avvio. Mai elencare le interfacce PCMCIA nei gruppi auto. Cardmgr per PC;CIA viene lanciato più tardi nella sequenza d'avvio rispetto a /etc/rcS.d/S40networking.


    10.10.2 Iniziare la configurazione di rete – hotplug

    Per il supporto hot-plug, installlate il pacchetto hotplug.

    L'hardware di rete può essere inserito a caldo all'avvio o dopo che una scheda (p. es. PCMCIA) è stata inserita nel computer oppure dopo che un' utilità tipo discover è stata eseguita ed ha caricato i moduli necessari.

    Quando il kernel riconosce del niovo hardware, inizializza il driver per esso e poi lancia il programma hotplug per configurarlo. Se poi l'hardware viene rimosso, il kernel lancia di nuovo hotplug con variabili d'ambiente diversamente impostate. In Debian, quando hotplug viene chiamato, esegue degli script in /etc/hotplug/ e /etc/hotplug.d/. Vedere hotplug(8) per i dettagli.

    Hardware di rete appena inserito viene configurato dallo script /etc/hotplug/net.agent. [67] Supponiamo che la vostra scheda di rete PCMCIA sia stata inserita, risultando l'interfaccia eth0 disponibile per l'uso. /etc/hotplug/net.agent fa quanto segue [68] :

         ifup eth0=hotplug
    

    A meno di aver aggiunto una definizione di una interfaccia logica, o una mappatura definita hotplug a /etc/network/interfaces, questo comando non produrrà nulla. Per fare sì che configuri eth0, aggiungete il gruppo seguente a /etc/network/interfaces:

         mapping hotplug
                 script echo
    

    Come spiegato in Configurazione di rete mediante definizione delle interfacce logiche, Sezione 10.7, ciò mapperà il comando mostrato sopra in maniera che sia equivalente al seguente:

         ifup eth0=eth0
    

    (Non includete un gruppo come questo se state usando delle istanze di ifplugd o waproamd lanciate da hotplug per controllare l'interfaccia.)

    Se volete attivare solo eth0 e nient'altro all'inserimento a caldo, allora usate grep al posto di echo come segue:

         mapping hotplug
                 script grep
                 map eth0
    

    Vedere Magie della configurazione di rete, Sezione 10.8 e file:///usr/share/doc/hotplug/README.Debian per altri consigli.


    10.10.3 Iniziare la configurazione di rete – ifplugd

    Il demone ifplugd attiva o disattiva un'interfaccia a seconda se l'hardware soggiacente sia connesso o meno alla rete. Il programma è in grado di riconoscere un cavo attivo connesso ad una interfaccia Ethernet o un punto di accesso associato ad una interfaccia Wi-Fi (sebbene waproamd sia probabilmente quello che volete usare in quest'ultimo caso). Quando ifplugd vede che lo stato del collegamento è cambiato, lancia uno script proxy che da predefinito chiama ifup o ifdown.


    10.10.4 Iniziare la configurazione di rete – waproamd

    Il demone waproamd è come ifplugd, solo che è stato pensato per le schede Wi-Fi. Cerca attivamente i punti di accesso a cui l'hardware Wi-Fi è in grado di connettersi. Una volta che la connessione è stabilita, waproamd lancia ifup.

    Se usate waproamd, allora in via generale configurerete la scheda Wi-Fi tramite waproamd e non tramite le opzioni wireless-* in /etc/network/interfaces.


    10.10.5 Configurazione di rete e PCMCIA

    Esistono parecchi approcci possibili alla configurazione delle interfacce di rete PCMCIA (per i kernel 2.4 e 2.6).

    L'approccio raccomandato per le schede a 16 bit si avvantaggia del fatto che il sottosistema hotplug Linux 2.4 ora supporta PCMCIA. [69]

    Le schede di rete PCMCIA sono inseribili a caldo. Di conseguenza, qualsiasi che richiede l'accesso alla rete tramite loro, dovrebbe essere configurato in maniera da partire all'inserimento della scheda e terminare alla sua rimozione. In genere ciò si ottiene facendo sì che il servizio parta ad ifup e termini ad ifdown. Alcuni, tuttavia, scelgono di limitarsi all'inserzione a freddo della loro scheda PCMCIA: inseriscono la scheda prima di avviare il sistema e poi lanciano i servizi che richiedono l'accesso alla rete tramite la scheda nella sequenza di avvio. Se siete uno di questi, allora per assicurarvi che la scheda sia pienamente configurata prima dell'avvio dei servizi dovete fare quanto segue:

    Questo trucco funziona solo per le schede a 16 bit.

    Notate che, se usate le schede a 16 bit, pcmcia-cs è ancora necessario. Il demone cardmgr che il pacchetto contiene è responsabile della gestione dei socket e del caricamento dei moduli. Non vogliamo solo che chiami i programmi di configurazione di rete via /etc/pcmcia/network.

    Affinchè cardmgr funzioni correttamente, potreste dover modificare /etc/pcmcia/config.opts per configurare le risorse assegnate alle schede a 16 bit. Vedere PCMCIA, Sezione 7.2.1 ed il Linux PCMCIA HOWTO per maggiori informazioni.


    10.11 Mappatura multilivello

    Supponiamo che i vostri adattatori di rete siano dinamici e che abbiate abilitato la configurazione automatica come descritto in Iniziare la configurazione di rete – hotplug, Sezione 10.10.2. Supponiamo anche che abbiate bisogno di mappare le interfacce logiche in "fisiche" a seconda sia dell'adattatore soggiacente all'interfaccia fisica (come descritto in Gestire nomi inconsistenti delle interfacce dati dal kernel, Sezione 10.9) che della rete connessa all'interfaccia (come descritto, per esempio, in Selezione delle interfacce logice con guessnet, Sezione 10.8.1). Potete ottenere ciò con la mappatura multilivello.

    Il primo livello prende il nome del gruppo hotplug e restituisce il nome dell'interfaccia assegnato dal kernel, se questa deve essere inserita dinamicamente. Il secondo livello prende un nome dell'interfaccia assegnato dal kernel e restituisce il nome di un adattatore. Il terzo livello mappa i nomi degli adattattori a nomi di interfacce logiche, basandosi sul tipo di rete.

         # Allow hotplug to bring up interfaces
         mapping hotplug
         	script echo
         
         # Determine whether interface is wired or Wi-Fi
         mapping eth?
                 script /usr/local/sbin/get-mac-address.sh
                 map 02:23:45:3C:45:3C wired
                 map 00:A3:03:63:26:93 wifi
         
         # Detect which wired network is available
         mapping wired
                 script guessnet-ifupdown
                 map work-wired
                 map home
         
         # Detect which Wi-Fi network is available
         mapping wifi
                 script ifscout
                 map starbucks
                 map work-wireless
         
         iface work-wired inet static
         	...
    

    10.12 Configurazione dei servizi di rete

    Una configurazione tipica dei servizi di rete di un desktop o di un server casalingo comprende:


    10.13 Risoluzione dei problemi di rete

    Se incontrate dei problemi, controllate l'output dei seguenti come prima presa di contatto:

         # ifconfig
         # cat /proc/pci
         # cat /proc/interrupts
         # dmesg | more
    

    Vedere anche le sezioni seguenti Testare la rete: le basi, Sezione 8.6.29.

    Se avete problemi con certi siti web, vedete Strani problemi di accesso con alcuni siti web, Sezione 3.7.5.


    10.14 Costruire un gateway router

    Un host Debian può diventare una macchina gateway per tutti gli scopi che esegue Network Address Translation (NAT, anche noto come masquerading), trasferimento posta, DHCP, DNS caching, HTTP proxy caching, servizio CVS, servizio NFS e Samba. Vedere Quale host ed IP usare per una LAN, Sezione 3.1.9 per l'esempio di tale impostazione.


    10.14.1 Configurare Netfilter

    Il progetto netfilter/iptables è un sottosistema di firewalling per Linux 2.4 e successivi. Vedere Netfilter, dove vengono spiegati molti argomenti relativi alla configurazione di rete.


    10.14.1.1 Le basi di netfilter

    Netfilter processa i pacchetti usando una catena di 5 tabelle: PREROUTING, INPUT, FORWARD, OUTPUT, and POSTROUTING.

                          decisione sul
                          routing
         IN ------>  PRE ---> ------> FORWARD -----> ----> POST -----> OUT
         interfaccia ROUTING  \       tracciamento /       ROUTING     interfaccia
                     DNAT     |       filtro       ^       SNAT
                     REDIRECT |                    |      MASQUERADE
                              v                    |
                            INPUT                OUTPUT
                              | filtro             ^ filtro,DNAT 
                              v                    |
                              \--> Processo Locale --/
                                      programmi nello user-space
    

    10.14.2 La tabella di netfilter

    I pacchetti vengono processati ad ogni catena, usando le seguenti tabelle.


    10.14.2.1 I target di netfilter

    Le regole di firewall hanno parecchi target:


    10.14.2.2 I comandi di netfilter

    I comandi base di iptables sono:

         iptables -N catena       # crea una catena
         
         iptables -A catena \     # aggiunge una regola alla catena
                  -t table \ # usa una table (filter, nat, mangle) 
         	 -p protocollo \ # tcp, udp, icmp, o tutti, 
         	 -s indirizzo-sorgente[/mask] \ 
         	 --sport porta[:porta] \ # porta sorgente se -p è tcp o udp 
         	 -d destination-address[/mask] \
                  --dport porta[:porta] \ # porta di destinazione se -p è tcp o udp
                  -j target \ # cosa fare se corrisponde 
         	 -i nome-interfaccia-ingresso \ # per INPUT, FORWARD, PREROUTING 
         	 -o nome-interfaccia-uscita # per FORWARD, OUTPUT, POSTROUTING
    

    10.14.2.3 Network Address Translation

    Le macchine in una LAN possono accedere all'esterno attraverso un gateway che traduce gli indirizzi IP sulle LAN in indirizzi IP utilizzabili su Internet.

         # apt-get install ipmasq
    

    Applicate le regole come da esempio per rafforzare la protezione di ipmasq. Vedere file:///usr/share/doc/ipmasq/examples/stronger/README. Per la kernel-image-2.4 Debian di woody, assicuratevi di caricare i moduli appropriati. La versione di ipmasq di Sarge ha risolto questo problema. Vedere Funzioni di rete, Sezione 7.2.3 per le configurazioni necessarie.

    Per la kernel-image-2.2 Debian, modificate Z92timeouts.rul in /etc/masq/rules come segue per assicurare una connessione più lunga ai siti remoti (buona per mail di grosse dimensioni, ecc.):

         # tcp, tcp-fin, udp
         # 2hr, 10 sec, 160 sec - default
         # 1 day, 10 min, 10 min - più lungo, per esempio
         $IPCHAINS -M -S 86400 600 600
    

    In più, se la rete è raggiunta tramite una NIC PCMCIA, ipmasq deve essere lanciato da /etc/pcmcia/network.opts. (leggere: file:///usr/share/doc/ipmasq/ipmasq.txt.gz) o da /etc/network/interfaces (leggere: Configurazione di rete e PCMCIA, Sezione 10.10.5 e Iniziare la configurazione di rete, Sezione 10.10).


    10.14.2.4 Redirigere una connessione SMTP (2.4)

    Supponiamo che abbiate un portatile che è configurato per utilizzare altre LAN e che vogliate usare il vostro agente di posta sul portatile senza doverlo riconfigurare.

    Aggiungendo le regole seguenti tramite il comando iptables alla macchina gateway redirigerà la connessione SMTP verso di essa.

         # iptables -t nat -A PREROUTING -s 192.168.1.0/24 -j REDIRECT \
                    -p tcp --dport smtp --to-port 25 # smtp=25, INPUT is open
    

    Per una serie di regole di redirezione più completa, considerate l'installazione del pacchetto ipmasq e l'aggiunta di M30redirect.def alla directory /etc/ipmasq/rules/.


    10.14.3 Gestione di connessioni multiple di rete

    [DA CORREGGERE] Regole di routing: (da Phil Brutsche pbrutsch@tux.creighton.edu) Vedere il manuale iproute per i dettagli. Il traffic control (tc) potrebbe anche essere interessante.

    L'ambiente:

         eth0: 192.168.1.2/24; gateway 192.168.1.1
         eth1: 10.0.0.2/24; gateway 10.0.0.1
         Nessun masquerading su questa macchina.
    

    Alcune magie:

  • ip rule add from 192.168.1.2 lookup 1

  • ip rule add from 10.0.0.2 lookup 2

  • ip route add to default via 10.0.0.1 metric 0

  • ip route add to default via 192.168.1.1 metric 1

  • ip route add table 1 to 192.168.1.0/24 via eth0

  • ip route add table 1 to 10.0.0.2/24 via eth1

  • ip route add table 1 to default via 192.168.1.1

  • ip route add table 2 to 192.168.1.0/24 via eth0

  • ip route add table 2 to 10.0.0.2/24 via eth1

  • ip route add table 2 to default via 10.0.0.2

  • [DA CORREGGERE] Non l'ho mai fatto personalmente. Come impostare una connessione dialup come riserva di una connessione veloce con la caratteristica di autodial? Patch sono ben accolte :)


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 11 - Gli Editor


    11.1 Editor più popolari

    Linux molte scelte fra gli editor di testo per console. Fra questi elenchiamo:

    Usate update-alternatives --config editor per cambiare l'editor predefinito. In aggiunta, alcuni programmi usano variabili d'ambiente EDITOR o VISUAL per decidere quale usare. Vedere L'editor in MC, Sezione 4.2.5.

    Degni di nota anche alcuni editor basati su X:

    Questi comandi xclient accettano opzioni standard, tipo -fn a24, cosa che rende la vita facile per gente più vecchia come me :) Vedere X client, Sezione 9.4.4.


    11.2 Editor di salvataggio

    Esistono alcuni editor che risiedono in /bin. Uno di questi dovrebbe essere installato, per facilitare la modifica dei file quando /usr non è accessibile.


    11.3 Emacs e Vim


    11.3.1 Tracce per Vim

    Leggete il documento "VIM - file di aiuto principale" premendo <F1> mentre usate il programma.

         <F1>          Aiuto
         <esc>         Ritorno al modo normale
         V              Modo Visuale
         i              Modo Inserimento
         :              Comandi da console
         :set tw=72     Imposta larghezza testo a 72
         <F11>         Modo copia testo
         :r! date -R    Inserisce la data come da RFC-822
         qa       Registra i tasti premuti nel registro a
         q              Ferma la registrazione dei tasti premuti
         @a       Esegue i comandi registrati dal registro a
         :edit foo.txt  Modifica un altro file caricando foo.txt
         :wnext         Scrive il file corrente e modifica il file successivo
    

    q e @ possono essere utilizzati per la registrazione e la riproduzione delle macro. Per esempio, per creare una macro che inserisca delle tag HTML in corsivo attorno ad una parola nella sede del cursore, si possono dare i seguenti comandi: qii<i>^[ea</i>^[q (dove ^[ è il tasto ESC). Poi, digitando @i all'inizio di una parola aggiungerà le tag <i> e</i>.

    Vedere anche Uso con Vim, Sezione 14.5.1.


    11.3.2 Tracce per Emacs

         <F1>          Aiuto
         <F10>         Menu
         C-u M-! date -R     Inserisce la data come da RFC-822
    

    11.3.3 Lanciare l'editor

         lancia l'editor:                emacs nomefile  vim nomefile
         lancia un editor vi-compatibile:                vim -C
         lancia un editor non vi-compatibile:            vim -N
         lancia l'editor in modo compilatore di default:      emacs -q        vim -N -u NONE
    

    11.3.4 Riassunto dei comandi (Emacs e Vim)

         esce:                           C-x C-c         :qa /:wq /:xa /:q!
         Ritorno/modo comando:           C-g             <esc>
         Indietro(sinistra):             C-b             h
         Avanti(destra):                 C-f             l
         Successivo(giù):                C-n             j
         Precedente(su):                 C-p             k
         Inizio riga(^):                 C-a             0
         Fine riga($):                   C-e             $
         Comandi multipli:               C-u nnn cmd     :count cmd
         Comandi multipli:               M-numero cmd
         Salva File:                     C-x C-s         :w file
         Inizio buffer:                  M-<          1G
         Fine Buffer:                    M->           G
         avanti di una pagina:           C-v             ^F
         avanti di 1/2 pagina:                           ^D
         avanti di una riga:                             ^E
         indietro di una pagina:         M-v             ^B
         indietro di 1/2 pagina:                         ^U
         indietro di una riga:                           ^Y
         Scorri alla pagina superiore:   M-C-v
         cancella nel cursore:           C-d             x
         cancella dal cursore alla fine 
         della riga:                     C-k             D
         iCerca in avanti:               C-s
         iCerca indietro:                C-r
         cerca in avanti:                C-s enter       /
         cerca indietro:                 C-r enter       ?
         icerca regexp:                  M-C-s
         icerca indietro regexp:         M-x isearch-backward-regexp
         cerca regexp:                   M-C-s enter     /
         cerca indietro regexp:          M-x isearch-backward-regexp enter
                                                         ?
         Aiuto:                          C-h C-h         :help
         Aiuto Apropos:                  C-h a
         Aiuto comandi:                  C-h b           :help [key]
         Aiuto Info:                     C-h i
         Aiuto modo Major:               C-h m
         Aiuto tutorial:                 C-h t           :help howto
         Annulla:                        C-_             u
         Ripeti:                         C-f             ^R
         Marca la posizione del cursore: C-@             m{a-zA-Z}
         Scambia Marcatura e posizione:  C-x C-x
         vai al segno nel file corrente:                 '{a-z}
         vai al segno in un altro file:                  '{A-Z}
         copia regione (di testo):       M-w             {visual}y
         elimina regione:                C-w             {visual}d
         Copia e tieni il buffer:        C-y             p y
         Copia e cancella il buffer:     M-y             p
         Cambia una regione in maiuscolo:C-x C-u         {visual}U
         Cambia una regione in minuscolo:C-x C-l         {visual}u
         Inserisci carattere speciale:   C-q ottale/keystroke  
                                                         ^V decimale/keystroke
         sostituisci:                    M-x replace-string      :%s/aaa/bbb/g
         sostituisci regexp:             M-x replace-regexp      :%s/aaa/bbb/g
         trova e sostituisci:            M-%                     :%s/aaa/bbb/gc
         trova e sostituisci:            M-x query-replace
         trova e sostituisci regexp:     M-x query-replace-regexp
         Apri file:                      C-x C-f         :r file
         Salva file:                     C-x C-s         :w
         Salva tutti i buffers:          C-x s           :wa
         Salva come...:                  C-x C-w file    :w file
         Chiede un buffer specifico:     C-x b
         Elenca i buffer:                C-x C-b         :buffers
         Commuta in sola lettura:        C-x C-q         :set ro
         Chiede ed elimina un buffer:    C-x k
         Divide lo schermo in verticale: C-x 2           :split
         Divide in orizzontale:          C-x 3           :vsplit (ver. 6)
         Muove all'altra finestra:       C-x o           ^Wp
         Cancella la finestra corrente:  C-x 0           :q
         Cancella le/l'altra finestra(e):C-x 1           ^Wo
         lancia una shell sullo sfondo:  M-x compile
         uccide la shell sullo sfondo:   M-x kill-compilation
         lancia make                                     :make Makefile
         controlla i msg di errore:      C-x`            :echo errmsg
         lancia una shell e registra:    M-x shell       :!script -a tmp
         ...pulisce BS, ...                                :!col -b <tmp >record
         ...salva/richiama una 
         registrazione:                  C-x C-w record  :r record
         lancia una shell:               M-! sh          :sh
         lancia un comando:              M-! cmd         :!cmd
         lancia un comando ed inserisce: C-u M-! cmd     :r!cmd
         lancia un filtro:               M-| file        {visual}:w file
         lancia un filtro ed inserisce:  C-u M-| filter  {visual}:!filter
         mostra le opzioni:                              :se[t] {option}?
         riporta l'opzione al default                    :se[t] {option}&
         resetta un'opzione booleana                     :se[t] no{option}
         commuta un'opzioe booleana                      :se[t] inv{option}
         a capo alla colonna 72                          :se tw=72
         niente a capo                                   :se tw=0
         autoindentazione                                :se ai
         estende tabulazione                             :se et
         specifica un commento (posta)                   :se comments=n:>,n:\|
         
         Lancia GDB                      M-x gdb                        
         descrivi il modo GDB            C-h m                          
         salta una riga                  M-s
         riga successiva                 M-n
         salta una istruzione (stepi)    M-i                            
         Finisci lo stack frame corrente C-c C-f                        
         continua                        M-c                            
         up arg frames                   M-u                            
         down arg frames                 M-d                            
         copia un numero a partire dal punto, inseriscilo alla fine 
                                         C-x &                          
         Imposta una cesura              C-x SPC
    

    11.3.5 Configurare Vim

    Per utilizzare tutte le caratteristiche di vim e la sintassi evidenziata, includete le linee seguenti in ~/.vimrc oppure /etc/vimrc:

         set nocompatible
         set nopaste
         set pastetoggle=<f11>
         syn on
    

    Il modo incolla evita che l'autoindentazione interferisca con le operazioni di taglia-e-incolla, se eseguite in terminale. E' molto di più di un semplice ":set noai".

    Vedere Uso con Vim, Sezione 14.5.1 per l'integrazione con GnuPG.


    11.3.6 Ctags

    apt-get install exuberant-ctags e lanciate ctags sul file sorgente. Digitando :tag function_name in Vim arrivate alla riga dove inizia function_name. Funziona per C, C++, Java, Python e moltri altri linguaggi.

    Emacs possiede la medesima funzionalità.


    11.3.7 Convertire una schermata da sintassi-evidenziata in sorgente HTML

    so \$VIMRUNTIME/syntax/2html.vim dal modo comando in Vim converte il testo evidenziato in testo HTML. Salvate con :w file.html e :q. Utile per codice in C, ecc.


    11.3.8 Dividere lo schermo con vim

    vim può aprire più file in un ambiente con uno schermo diviso in più finestre. Digitate :help usr_08.txt per i dettagli.

    Per dividere lo schermo e mostrare file differenti, digitate al prompt di vi:

         :split altro-file
         :vsplit altro-file
    

    o al prompt della shell:

         $ vi -o file1.txt file2.txt   # Divide orizzontalmente
         $ vi -O file1.txt file2.txt   # Divide verticalmente
    

    risulterà un vi a molte finestre.

         $ vimdiff file.txt~ file.txt         # controlla i cambiamenti recenti di file.txt
         $ vimdiff file.en.sgml file.fr.sgml  # controlla i cambiamenti fra le traduzioni
         $ gvimdiff file.txt~ file.txt        # in X
    

    fornisce una buona visione con un file di backup. In SGML accoppia le tag, così fare una comparazione fra traduzioni è molto facile.

    Movimenti speciali del cursore con i comandi CTRL-W:

         CTRL-W +      ingrandisce una finestra
         CTRL-W -      rimpicciolisce una finestra
         CTRL-W h      va alla finestra di sinistra
         CTRL-W j      va alla finestra inferiore
         CTRL-W k      va alla finestra superiore
         CTRL-W l      va alla finestra di destra
         ...
    

    I controlli seguenti modificano lo scorrimento dello schermo:

         :set scrollbind
         :set noscrollbind
    


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 12 - Sistemi per il controllo versione


    12.1 Concurrent Version System (CVS)

    Leggete /usr/share/doc/cvs/html-cvsclient, /usr/share/doc/cvs/html-info, /usr/share/doc/cvsbook con lynx, od eseguite un info cvs e man cvs per informazioni dettagliate.


    12.1.1 Installare un server CVS

    Le impostazioni seguenti permettono il commit solo da parte di un membro del gruppo "src", e l'amministrazione del cvs solo da parte di un membro del gruppo "staff", riducendo così le possibilità di mettersi nei guai.

         # cd /var/lib; umask 002 ; mkdir cvs # [Woody] FSH
         # apt-get install cvs cvs-doc cvsbook
         # export CVSROOT=/var/lib/cvs
         # cd $CVSROOT
         # chown root:src .         # mettete "staff" per aumentare le restrizioni.                           # in caso di progetti allo stato iniziale.
         # chmod 3775 .             # Se si usa "staff", utilizzate 2775
         # cvs -d /var/lib/cvs init # è più sicuro specificare l'opzione -d in maniera esplicita!
         # cd CVSROOT
         # chown -R root:staff .
         # chmod 2775 .
         # touch val-tags 
         # chmod 664 history val-tags
         # chown root:src history val-tags
    

    12.1.2 Esempi di una sessione CVS

    Quanto segue imposta l'ambiente di shell per l'accesso al deposito CVS.


    12.1.2.1 CVS anonimo (solo download)

    Accesso remoto in sola lettura

         $ export CVSROOT=:pserver:anonymous@cvs.sf.net:/cvsroot/qref
         $ cvs login
         $ cvs -z3 co qref
    

    12.1.2.2 Uso del server CVS locale

    Accesso locale da una shell sulla stessa macchina:

         $ export CVSROOT=/var/lib/cvs
    

    12.1.2.3 Uso di un pserver CVS remoto

    Accesso remoto senza SSH (usate le capacità del protocollo RSH in cvs)

         $ export CVSROOT=:pserver:account@cvs.foobar.com:/var/lib/cvs
         $ cvs login
    

    E' vulnerabile ad attacchi tipo eavesdropping.


    12.1.2.4 CVS remoto tramite ssh

    Accesso remoto con SSH:

         $ export CVSROOT=:ext:account@cvs.foobar.com:/var/lib/cvs
    

    oppure, per SourceForge:

         $ export CVSROOT=:ext:account@cvs.sf.net:/cvsroot/qref
    

    Potete anche utilizzare l'autenticazione RSA (Connettersi con meno passwords – RSA, Sezione 9.5.3), che elimina la necessità della richiesta di password.


    12.1.2.5 Creare un nuovo archivio CVS

    Per,

         OGGETTO          VALORE             SIGNIFICATO
         albero sorgente  ~/progetto-x       Tutti i codici sorgente
         Nome progetto    progetto-x         Nome per questo progetto
         Vendor Tag:      Main-branch        Tag per la branca intera
         Release Tag:     Versione-iniziale Tag per una versione specifica
    

    Quindi,

         $ cd ~/progetto-x              # entra nella directory sorgente
          ... crea un albero sorgente ...
         $ cvs import -m "Start progetto-x" progetto-x Main-branch Versione-iniziale
         $ cd ..; rm -R ~/progetto-x
    

    12.1.2.6 Lavorare con CVS

    Per richiamare e lavorare con le versioni locali del progetto-x con l'archivio CVS:

         $ cd                # muove all'area di lavoro.
         $ cvs co progetto-x # copia i sorgenti CVS all'archivio locale
         $ cd progetto-x
          ... esegui cambiamenti al contenuto ...
         $ cvs diff -u       # simile a diff -u repository/ local/
         $ cvs up -C file_modificato       # elimina le modifiche ad un file
         $ cvs ci -m Descrivi i cambiamenti   # salva i sorgenti locali nel CVS
         $ vi nuovofile_aggiunto
         $ cvs add nuovofile_aggiunto
         $ cvs ci -m Aggiunto nuovofile_aggiunto
         $ cvs up                        # fonde l'ultima versione da CVS
          ... per creare tutte le sottodirectory appena create da CVS, usate
          .... "cvs up -d -P", invece
          ... cercate le righe che iniziano per "C nomefile"
          ... il codice immodificato viene spostato a `.#nomefile.version'.
          ... Cerca "<<<<<<<" e ">>>>>>>" in nomefile.
         $ cvs tag Release-1             # aggiunge la tag di versione
         ... esegui ulteriori modifiche ...
         $ cvs tag -d Release-1          # rimuove la tag di versione
         $ cvs ci -m altri commenti
         $ cvs tag Release-1             # ri-aggiunge la tag di versione
         $ cd                            # ritorna all'area di lavoro.
         $ cvs co -r Release-initial -d old progetto-x 
          ... riporta la versione originale alla directory old
         $ cd old
         $ cvs tag -b Release-initial-bugfixes # crea la tag di branca (-b)
          ... Ora si può lavorare sulla vecchia versione (Tag=sticky)
         $ cvs update -d -P             # non crea directory vuote
          ... L'albero sorgente ha ora una tag fissa "Release-initial-bugfixes"
          ... Lavorate su questa branca
         $ cvs up -d -P # si sincronizza con i file modificati da altri su questa branca
         $ cvs ci -m "controllate questa branca"
         $ cvs update -kk -A -d -P
          ... Rimuovete la tag fissa e dimenticate il contenuto
          ... Aggiornate la linea principale senza espansione per parola chiave
         $ cvs update -kk -d -P -j Release-initial-bugfixes
          ... Fonde la branca Release-initial-bugfixes nella linea 
          ... principale senza espansione per parola chiave.  Risolvete i conflitti con l'editor.
         $ cvs ci -m fusa Release-initial-bugfixes
         $ cd
         $ tar -cvzf old-progetto-x.tar.gz old # produce un archivio, -j per bz2
         $ cvs release -d old     # rimuove i sorgenti locali (opzionale)
    

    Alcune opzioni utili da ricordare (da usare come primi argomenti per cvs):

         -n      esecuzione secca, nessun effetto
         -t      mostra messaggi sui passi dell'attività di cvs
    

    12.1.2.7 Esportare i file da CVS

    Per ottenere l'ultimissima versione da CVS, usate "tomorrow":

         $ cvs ex -D tomorrow nome_modulo
    

    12.1.2.8 Amministrare CVS

    Aggiungere un alias ad un progetto(server locale):

         $ su - admin           # un membro del team
         $ export CVSROOT=/var/lib/cvs
         $ cvs co CVSROOT/modules
         $ cd CVSROOT
         $ echo "px -a progetto-x" >>modules
         $ cvs ci -m Ora px è un alias per progetto-x
         $ cvs release -d .
         $ exit                 # o Ctrl-D per uscire da su
         $ cvs co -d progetto px 
          ... check out progetto-x (alias:px) da CVS alla directory del progetto
         $ cd project
          ... modifica il contenuto ...
    

    12.1.3 Risoluzione dei problemi


    12.1.3.1 Permessi dei file nel deposito

    CVS non sovrascriverà il file corrente, ma lo rimpiazzerà con un altro. Quindi, il permesso di scrittura nella directory deposito è critico. Ogni volta che si crea un nuovo deposito, è bene lanciare i seguenti comandi per assicurarsi che detta condizione venga soddisfatta se necessario.

         # cd /var/lib/cvs
         # chown -R root:src deposito
         # chmod -R ug+rwX   deposito
         # chmod    2775     deposito 
                              # se necessario, anche per le sottodirectory
    

    12.1.3.2 Il bit d'esecuzione

    Il bit d'esecuzione di un file viene mantenuto alla chiusura della sessione (check-out). Tutte le volte che appaiono problemi di permessi di esecuzione dei file, cambiate i permessi nel deposito CVS con il comando seguente.

         # chmod ugo-x filename
    

    12.1.4 Comandi CVS

    Ecco i comandi CVS con le abbreviazioni corrispondenti.

         {add|ad|new} [-k kflag] [-m 'message'] files...
         {admin|adm|rcs} [rcs-options] files...
         {annotate|ann} [options] [files...]
         {checkout|co|get} [options] modules...
         {commit|ci|com}   [-lnR]  [-m  'log_message'  |  -f  file] \
                 [-r revision] [files...]
         {diff|di|dif} [-kl] [rcsdiff_options] [[-r rev1 | -D date1] \
                 [-r rev2 |  -D date2]] [files...]
         {export|ex|exp} [-flNn] -r rev|-D date [-d dir] [-k kflag] module...
         {history|hi|his} [-report] [-flags] [-options args] [files...]
         {import|im|imp} [-options] repository vendortag releasetag...
         {login|logon|lgn}
         {log|lo|rlog} [-l] rlog-options [files...]
         {rdiff|patch|pa} [-flags] [-V vn] [-r t|-D d [-r t2|-D d2]] modules...
         {release|re|rel} [-d] directories...
         {remove|rm|delete} [-lR] [files...]
         {rtag|rt|rfreeze} [-falnR]  [-b]  [-d]  [-r  tag  |  -D  date] \
                  sym_bolic_tag modules...
         {status|st|stat} [-lR] [-v] [files...]
         {tag|ta|freeze} [-lR] [-F] [-b] [-d] [-r tag | -D date]  [-f] \
                  sym_bolic_tag [files...]
         {update|up|upd} [-AdflPpR] [-d] [-r tag|-D date] files...
    

    12.2 Subversion

    Subversion è un sistema di controllo versione di prossima generazione, che è inteso come rimpiazzo di CVS. Gli sviluppatori lo considerano al momento in stadio "alfa", ma è probabilmente sufficientemente stabile per gran parte degli usi. Al momento della scrittura di questa guida, Subversion è disponibile solo in Debian unstable.


    12.2.1 Installazione di un server Subversion

    Il metapacchetto subversion dipende dai pacchetti necessari per impiantare un server (libapache2-svn e subversion-tools).


    12.2.1.1 Impostare un deposito

    Attualmente il pacchetto subversion non imposta un deposito, per cui bisogna farlo manualmente. Una locazione possibile per un deposito è in /var/local/repos.

    Create la directory:

         # mkdir -p /var/local/repos
    

    Create il database del deposito:

         # svnadmin create /var/local/repos
    

    Rendete il deposito scrivibile dal server WWW:

         # chown -R www-data:www-data /var/local/repos
    

    12.2.1.2 Configurare Apache2

    Per permettere l'accesso al deposito tramite autenticazione degli utenti, aggiungete quanto segue a /etc/apache2/mods-available/dav_svn.conf:

         <Location /repos>
           DAV svn
           SVNPath /var/local/repos
           AuthType Basic
           AuthName "Subversion repository"
           AuthUserFile /etc/subversion/passwd
           <LimitExcept GET PROPFIND OPTIONS REPORT>
             Require valid-user
           </LimitExcept>
         </Location>
    

    Poi create un file per l'autenticazione degli utenti con il comando:

         htpasswd2 -c /etc/subversion/passwd username-di-qualcuno
    

    Riavviate Apache2 ed il vostro nuovo deposito Subversion sarà accessibile all'URL http://hostname/repos.


    12.2.2 Muovere un deposito CVS a Subversion


    12.2.3 Subversion usage examples

    Le sezioni seguenti vi insegnano l'utilizzo dei diversi comandi in subversion.


    12.2.3.1 Creare un nuovo archivio Subversion

    Per creare un nuovo archivio Subversion, digitate quanto segue:

         $ cd ~/il-tuo-progetto         # vai alla directory sorgente
         $ svn import http://localhost/repos il-tuo-progetto \
           nome-progetto -m "importazione iniziale progetto"
    

    Ciò crea una directory denominata nome-progetto nel vostro deposito Subversion che contiene i file del progetto. Guardate in http://localhost/repos/ per vedere se è lì.


    12.2.3.2 Lavorare con Subversion

    Lavorare con il progetto-y usando Subversion:

         $ cd                            # muove all'area di lavoro
         $ svn co http://localhost/repos/progetto-y  # Copia (checkout) i sorgenti
         $ cd progetto-y
          ... lavorateci ...
         $ svn diff                      # simile a diff -u repository/ local/  
         $ svn revert file_modificato      # cancella le modifiche di un file
         $ svn ci -m "Descrivi le modifiche"  # copia le vostre modifiche nel deposito
         $ vi nuovofile_aggiunto
         $ svn add nuovofile_aggiunto
         $ svn add nuova_dir          # aggiunge tutti i file ricorsivamente in nuova_dir
         $ svn add -N nuova_dir2      # aggiunge la directory non ricorsivamente
         $ svn ci -m "Aggiunto nuovofile_aggiunto, nuova_dir,nuova_dir2"
         $ svn up                        # aggiorna l'ultima versione dal deposito
         $ svn log                       # mostra tutte le modifiche effettuate
         $ svn copy http://localhost/repos/progetto-y \
               http://localhost/repos/progetto-y-branca \
               -m "sto creando la mia branca del progetto-y"  
                   # creazione di una branca del progetto-y
         $ svn copy http://localhost/repos/progetto-y \
               http://localhost/repos/prog-y_rilascio1.0 \
               -m "progetto-y rilascio 1.0"    # aggiunta tag di release
          ... notate che il processo di branching e di tagging sono la stessa cosa. L'unica differenza
          ... è che le branche subiscono il commit mentre le tag no.
         
          ... modificate la branca ...
         
         $ # fa confluire la branca copiata nel tronco principale
         $ svn merge http://localhost/repos/progetto-y \
            http://localhost/repos/progetto-y-branca
         $ svn co -r 4 http://localhost/repos/progetto-y # prende la revisione 4
    


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 13 - Programmazione


    Non usate "test" come nome di un file eseguibile di prova. test è un comando interno di shell.


    13.1 Dove iniziare

    Riferimenti:

    Molti documenti info più lunghi possono essere ottenuti rilegati da GNU.

    Le quattro sezioni a seguire contengono dei semplici script, in linguaggi differenti, per creare un file di testo contenente le informazioni di account, da aggiungere a /etc/passwd, utilizzando un processore batch come il programma newusers. Ogni script richiede come input un file con le righe sotto forma di nome cognome password. (Le directory home reali di ciascun utente non vengono create con questi script.)


    13.2 Shell

    Leggere gli script della shell è il miglior modo per comprendere il funzionamento di un sistema tipo Unix. Qui fornisco alcuni indirizzi per la programmazione nella shell. Vedere Errori di Shell per imparare dagli errori.


    13.2.1 Bash – la shell interattiva standard GNU

    Riferimenti per Bash:

    Esempio di programma breve (crea delle voci di account per newusers a partire da un input standard):

         #!/bin/bash
         # (C) Osmu Aoki Sun Aug 26 16:53:55 UTC 2001 Public Domain
         pid=1000;
         while read n1 n2 n3 ; do
         if [ ${n1:0:1} != "#" ]; then
         let pid=$pid+1
         echo ${n1}_${n2}:password:${pid}:${pid}:,,,/home/${n1}_${n2}:/bin/bash
         fi
         done
    

    13.2.2 Le shell POSIX

    Parecchi pacchetti forniscono una shell POSIX shell in Debian:

    Se scrivete uno script che sia portatile, è meglio scriverlo come script POSIX. Usate /bin/sh collegato a ash o (dash) per testarne la complianza con POSIX. Evitate di scrivere gli script con espressioni tipiche di bash o zsh. Evitate, per esempio:

    La descrizione per la shell in questo documenti si applica solo per le shell POSIX e perciò non si applica alle shell di tipo csh, inclusa tcsh.


    13.2.3 Parametri della shell

    Ecco parecchi parametri speciali da ricordare:

         $0      = nome della shell o dello script
         $1      = primo(1) argomento della shell
          ...
         $9      = nono(9) argomento della shell
         $#      = numero dei parametri posizionali
         "$*"    = "$1 $2 $3 $4 ... $n"
         "$@"    = "$1" "$2" "$3" "$4" ... "$n"
         $?      = stato di uscita del comando più recente
         $$      = PID di questo script
         $!      = PID del processo più recente lanciato in background
    

    Espansioni dei parametri basilari da ricordare:

             Forma       Se var è impostata(*)    Se var non è impostata(*)
         ${var:-stringa}  $var                stringa
         ${var:+stringa}  stringa              null
         ${var:=stringa}  $var                stringa 
                                             (e lancia var=stringa)
         ${var:?stringa}  $var                (echo stringa ed esce)
    

    I due punti, qui, `:' in tutti questi operatori sono opzionali.

    Sostituzioni dei parametri basilari da ricordare:

             Forma       Risultato
         ${var%suffisso}   Rimuove il più piccolo pattern suffisso
         ${var%%suffisso}  Rimuove il più largo pattern suffisso
         ${var#prefisso}   Rimuove il più piccolo pattern prefisso
         ${var##prefisso}  Rimuove il più largo pattern prefisso
    

    13.2.4 Redirezione

    Redirezione basilare da ricordare (dove [n] è un numero opzionale per specificare il descrittore del file):

         [n]> file     Redirige l'output standard (o n) a file.
         [n]>> file    Aggiunge l'output standard (o n) a file.
         [n]< file     Redirige l'input standard (o n) da file.
         [n1]>&n2      Redirige l'output standard (o n1) a n2.
         > file >&2    Redirige l'output standard e di errore a file.
         | comando     Con una pipe invia l'output standard (o n) a comando.
         >&2 | comando Coun una pipe invia l'output standard e di errore a comando.
         2>&1 | command Pipe stderr and stdout to command.
    

    Dove,

    La shell vi permette di aprire i file mediante exec con un descrittore di file arbitrario.

         $ echo Hello >foo
         $ exec 3<foo 4>bar  # apre i file
         $ cat <&3 >&4       # redirige stdin a 3, stdout a 4
         $ exec 3<&- 4>&-    # chiude i file
         $ cat bar
         Hello
    

    Qui n<&- e n>&- significano chiudere il descrittore del file n.


    13.2.5 Condizionali

    Ciascun comando ritorna uno stato di uscita che può essere utilizzato per le espressioni condizionali:

    Notate che l'utilizzo del valore 0 per "vero" differisce dalle convenzioni usuali in altre aree di programmazione. In aggiunta, `[' è l'equivalente del comando test, che valuta i suoi argomenti fino a `]' come espressione condizionale.

    Idiomi condizionali basilari da ricordare sono:

         comando && se_successo_lancia_anche_questo_comando
         comando || se_non_ha_successo_lancia_anche_questo_comando
         
         if [ espressione_condizionale ]; then  
          se_ha_successo_lancia_anche_questo_comando
         else
          se_non_ha_successo_lancia_anche_questo_comando
         fi
    

    Qui, || true era necessario per assicurarsi che lo script non uscisse a questa riga accidentalmente, quando la shell era invocata con l'opzione -e.

    Gli operatori per la comparazione dei file nelle espressioni condizionali sono:

         -e file         Vero se file esiste.
         -d file         Vero se file esiste ed è una directory.
         -f file         Vero se file esiste ed è un file regolare.
         -w file         Vero se file esiste ed è scrivibile.
         -x file         Vero se file esiste ed è eseguibile.
         file1 -nt file2 Vero se file1 è più recente di file2. (modificato)
         file1 -ot file2 Vero se file1 è più vecchio di file2. (modificato)
         file1 -ef file2 Vero se se sono gli stessi numeri di inode e device.
    

    Gli operatori di comparazione delle stringhe nelle espressioni condizionali sono:

              -z str    Vero se la lunghezza di str è zero.
              -n str    Vero se la lunghezza di str è non-zero.
         str1 == str2   Vero se str sono uguali.
         str1 = str2    Vero se str sono uguali.
                        ("=" dovrebbe essere usato al posto di "==", per una stretta
         	       complianza POSIX )
         str1 != str2   Vero se str non sono uguali.
         str1 <  str2   Vero se str1 viene prima di str2 (dipende da locale).
         str1 >  str2   Vero se str1 viene dopo str2 (dipende da locale).
    

    Gli operatori aritmetici di comparazione degli interi nelle espressioni condizionali sono -eq, -ne, -lt, -le, -gt, o -ge.


    13.2.6 Processamento delle righe di comando

    La shell processa uno script come segue:

    Le virgolette semplici all'interno delle doppie non hanno effetto.

    Eseguire set -x nella shell, o invocarla con l'opzione -x fa sì che stampi tutti i comandi eseguiti. Molto utile per il debugging.


    13.3 Awk

    Riferimenti per Awk:

    Esempio di programma breve (crea delle voci di account per newusers):

         #!/usr/bin/awk -f
         # Script per creare un file utilizzabile con il comando 'newusers',
         # a partire da un file che contiene user IDs e passwords sotto forma di:
         # Nome Cognome password
         # Copyright (c) KMSelf Sat Aug 25 20:47:38 PDT 2001
         # Distributed under GNU GPL v 2, or at your option, any later version.
         # This program is distributed WITHOUT ANY WARRANTY.
         
         BEGIN {
             # Assign starting UID, GID
             if ( ARGC > 2 ) {
                 startuid = ARGV[1]
                 delete ARGV[1]
             }
             else {
                 printf( "Usage:  newusers startUID file\n" \
                   "  where:\n" \ 
                   "    startUID is the starting userid to add, and\n" \
                   "    file is an input file in form:\n" \
                   "      first_name last_name password\n" \
                 )
                 exit
             }
         
             infile = ARGV[1]
             printf( "Starting UID: %s\n\n", startuid )
         }
         
         /^#/ { next }
         
         {
             ++record
             first = $1
             last = $2
             passwd = $3
             user= substr( tolower( first ), 1, 1 ) tolower( last )
             uid = startuid + record - 1
             gid = uid
             printf( "%s:%s:%d:%d:%s %s,,/home/%s:/bin/bash\n",  \
                 user, passwd, uid, gid, first, last, user \
                 )
         }
    

    Due sono i pacchetti che forniscono il POSIX awk in Debian:


    13.4 Perl

    Questo è l' interprete su un sistema simil-Unix.

    Riferimenti per Perl:

    Esempio di programma breve (crea delle voci di account per newusers):

         #!/usr/bin/perl
         # (C) Osamu Aoki Sun Aug 26 16:53:55 UTC 2001 Public Domain
         $pid=1000;
         while (<STDIN>) {
                 if (/^#/) { next;}
                 chop;
                 $pid++;
                 ($n1, $n2, $n3) = split / /;
                 print $n1,"_",$n2,":", $n3, ":",$pid,
                           ":",$pid,",,,/home/",$n1,"_",$n2,":/bin/bash\n"
         }
    

    Installate il modulo Perl module_name:

         # perl -MCPAN -e 'install module_name'
    

    13.5 Python

    E' un valido interprete object-oriented.

    Riferimenti per Python:

    Esempio di programma breve (crea delle voci di account per newusers):

         #! /usr/bin/env python
         import sys, string
         
         # (C) Osamu Aoki Sun Aug 26 16:53:55 UTC 2001 Public Domain
         # Ported from awk script by KMSelf Sat Aug 25 20:47:38 PDT 2001
         # This program is distributed WITHOUT ANY WARRANTY.
         
         def usages():
             print \
         "Usage:  ", sys.argv[0], " start_UID [filename]\n" \
         "\tstartUID is the starting userid to add.\n" \
         "\tfilename is input filename. If not specified, standard input.\n\n" \
         "Input file format:\n"\
         "\tfirst_name lastname password\n"
                         return 1
         
         def parsefile(startuid):
             #
             # main filtering
             #
             uid = startuid
             while 1:
                 line = infile.readline()
                 if not line:
                     break
                 if line[0] == '#':
                     continue
                 (first, last, passwd) = string.split(string.lower(line))
                 # above crash with wrong # of parameters :-)
                 user = first[0] + last
                 gid = uid
                 lineout = "%s:%s:%d:%d:%s %s,,/home/%s:/bin/bash\n" %  \
                     (user, passwd, uid, gid, first, last, user)
                 sys.stdout.write(lineout)
                 +uid
         
         if __name__ == '__main__':
             if len(sys.argv) == 1:
                 usages()
             else:
                 uid = int(sys.argv[1])
                 #print "# UID start from: %d\n" % uid
                 if len(sys.argv) > 1:
                     infilename   = string.join(sys.argv[2:])
                     infile = open(infilename, 'r')
                     #print "# Read file from: %s\n\n" % infilename
                 else:
                     infile = sys.stdin
                 parsefile(uid)
    

    13.6 Make

    Riferimenti per Make:

    Semplici variabili automatiche:

    Regole di sintassi:

         target: [ prerequisites ... ]
          [TAB]  command1
          [TAB]  -command2 # ignora gli errori
          [TAB]  @command3 # sopprime l'eco
    

    Qui [TAB] è un codice TAB. Ogni riga viene interpretata dalla shell dopo la sostituzione della variabile da parte di make. Usate \ alla fine della riga per continuare a capo lo script. Usate $$ per $ per le variabili d'ambiente dello shell script.

    Le regole implicite per target e prerequisites può essere scritta, per esempio come:

         %: %.c header.h
    

    oppure,

         %.o: %.c header.h
    

    Qui, target contiene il carattere % (esattamente uno di loro). Il % può corrispondere con qualsiasi sottostringa non vuota nei file target attuali. Similmente prerequisites usa % come i loro nomi si correlano al nome del target attuale.

    Le regole di suffisso sono il vecchio modo di definire le regole implicite per make. Sono ancora supportate in GNU make per compatibilità, ma usate quando possibile le regole equivalenti del modello:

         vecchia regola  --> nuova regola
         .c:             --> %  : %.c
         .c.o:           --> %.o: %.c
    

    Variabili automatiche per le summenzionate regole:

         foo.o: new1.c new2.c old1.c new3.c
         $@ == foo.o                         (obiettivo)
         $< == new1.c                        (il primo)
         $? == new1.c new2.c new3.c          (i più recenti)
         $^ == new1.c new2.c.c old1.c new3.c (tutti)
         $* == `%' motivo corrispondente al motivo obiettivo.
    

    Riferimenti delle variabili:

         foo1 := bar    # Espansione unica
         foo2  = bar    # Espansione ricorsiva
         foo3 += bar    # Appendi
         SRCS := $(wildcard *.c)
         OBJS := $(foo:c=o)
         OBJS := $(foo:%.c=%.o) 
         OBJS := $(patsubst %.c,%.o,$(foo)) 
         DIRS  = $(dir directory/filename.ext) # Estrae la "directory"
         $(notdir NAMES...), $(basename NAMES...), $(suffix NAMES...) ...
    

    Per vedere le regole interne automatiche, lanciate make -p -f/dev/null.


    13.7 C

    Preparazione:

         # apt-get install glibc-doc manpages-dev libc6-dev gcc
    

    Riferimenti per C:


    13.7.1 Un semplice programma in C (gcc)

    Un semplice esempio di compilazione di example.c, con una libreria libm in un eseguibile run_example:

         $ cat > example.c << EOF 
         #include <stdio.h>
         #include <math.h>
         #include <string.h>
         
         int main(int argc, char **argv, char **envp){
                 double x;
                 char y[11];
                 x=sqrt(argc+7.5);
                 strncpy(y, argv[0], 10); /* prevent buffer overflow */
                 y[10] = '\0'; /* fill to make sure string ends with '\0' */
                 printf("%5i, %5.3f, %10s, %10s\n", argc, x, y, argv[1]);
                 return 0;
         }
         EOF
         $ gcc -Wall -g -o run_example example.c -lm
         $ ./run_example
             1, 2.915, ./run_exam,     (null)
         $ ./run_example 1234567890qwerty
             2, 3.082, ./run_exam, 1234567890qwerty
    

    Qui, -lm è necessario per il collegamento della libreria libm per sqrt(). La libreria vera è in /lib con il nome libm.so.6, collegamento simbolico a libm-2.1.3.so.

    Guardate l'ultimo parametro nel testo risultante. Ci sono più di 10 caratteri, anche se viene specificato %10s.

    L'uso di puntatori di funzioni che richiedano operazioni in memoria senza controlli sui loro "confini", tipo sprintf e strcpy, non è considerato sufficiente a prevenire gli effetti di exploit tipo buffer overflow, che annullano gli effetti di overrun. Utilizzate, invece, snprintf e strncpy.


    13.7.2 Debugging


    13.7.2.1 Debugging con gdb

    Preparazione:

         # apt-get install gdb
    

    Riferimenti per gdb:

    Per il debugging di un programma compilato con l'opzione -g, usate gdb. Molti comandi possono essere abbreviati. L'espansione del comando mediante tab funziona come per la shell.

         $ gdb program
         (gdb) b 1                # imposta il punto di interruzione alla riga 1
         (gdb) run arg1 arg2 arg3 # lancia il programma
         (gdb) next               # riga successiva
         ...
         (gdb) step               # un passo avanti
         ...
         (gdb) p parm             # stampa parm 
         ...
         (gdb) p parm=12          # imposta il valore di parm a 12
    

    Per il debugging da emacs, fate riferimento a Riassunto dei comandi (Emacs e Vim), Sezione 11.3.4.

    Dato che tutti i binari installati devono essere adattati al sistema Debian in maniera predefinita, gran parte dei simboli di debug sono stati rimossi. Per rendere gdb utile per il debug dei pacchetti Debian, i pacchetti pertinenti devono essere ricompilati con la cura seguente:

    Vedere Policy 10.1 per maggiori informazioni.


    13.7.2.2 Controllo delle dipendenze dalle librerie

    Usate ldd per scoprire da quali librerie dipende un programma:

         $ ldd /bin/ls
                 librt.so.1 => /lib/librt.so.1 (0x4001e000)
                 libc.so.6 => /lib/libc.so.6 (0x40030000)
                 libpthread.so.0 => /lib/libpthread.so.0 (0x40153000)
                 /lib/ld-linux.so.2 => /lib/ld-linux.so.2 (0x40000000)
    

    Affinchè ls funzioni in un ambiente chroot le librerie di cui sopra devono essere disponibili all'interno di esso.

    Utili anche i seguenti comandi:


    13.7.2.3 Debugging con gli strumenti per scoprire i memory leak

    Parecchi sono gli strumenti per il riconoscimento dei memory leak in Debian.

    Vedere anche Debugging Tools for Dynamic Storage Allocation and Memory Management.


    13.7.3 Flex – un miglior Lex

    flex è un veloce generatore ed analizzatore lessicale.

    Riferimenti per flex:

    Al vostro programma dovete fornire una propria main() e yywrap(), altrimenti program.l apparirà come nell'esempio qui sotto, tentando la compilazione senza librerie (yywrap è una macro; %option main diventa implicitamente %option noyywrap):

         %option main
         %%
         .|\n    ECHO ;
         %%
    

    In alternativa, potete compilarlo con l'opzione -lfl al termine della riga di comando cc (tipo AT&T-Lex con -ll). In questo caso nessuna %option è richiesta.


    13.7.4 Bison – un Yacc migliore

    Alcuni pacchetti forniscono un LALR parser generator Yacc-compatibile in Debian:

    Riferimenti per bison:

    Dovete fornire la vostra main() e yyerror(). main() chiama yyparse() che chiama yylex(), normalmente creata con FleX.

         %%
         
         %%
    

    13.7.5 Autoconf

    autoconf è uno strumento per produrre degli shell script in grado di configurare automaticamente il codice sorgente dei programmi usando l'intero sistema di compilazione GNU, adattandoli a molti tipi di sistema simil-Unix.

    autoconf produce lo script di configurazione configure. configure crea automaticamente un Makefile personalizzato e Makefile.am.


    13.7.5.1 Compilare ed installare un programma

    Debian non tocca i file in /usr/local (vedere Supportare le differenze, Sezione 2.5). Quindi, se compilate un programma dai sorgenti, installatelo in /usr/local, così non interferirà con Debian.

         $ cd src
         $ ./configure --prefix=/usr/local
         $ make
         $ make install # questo comando mette i file nel sistema
    

    13.7.5.2 Disinstallare un programma

    Se avete ancora il sorgente e Se utilizza autoconf/automake e se ricordate come l'avete configurato:

         $ ./configure tutte-le-opzioni-che-avevate-dato
         # make uninstall
    

    In alternativa, se siete assolutamente sicuri che il processo di installazione pone i file solo sotto /usr/local e che non c'è nulla di importante lì, potete cancellarne utto il contenuto con:

         # find /usr/local -type f -print0 | xargs -0 rm -f
    

    Se non siete sicuri di dove i file siano installati, dovreste prendere in considerazione l'uso di checkinstall, che fornisce un percorso pulito per la disinstallazione.


    13.8 Web

    Pagine web interattive dinamiche basilari possono essere create come segue:

    Per motivi di sicurezza è meglio non fare modifiche a mano dei parametri per il processamento CGI. per loro esistono dei moduli già stabiliti in Perl (vedere Perl, Sezione 13.4) e Python (vedere Python, Sezione 13.5). PHP arriva con queste funzionalità. Quando si richiede l'immagazzinamento dei dati del client, si usano i cookie.. Quando ne è richiesto il processamento, su usa frequentemente javascript.

    Per altro, vedere The Common Gateway Interface, The Apache Software Foundation, e JavaScript.

    Cercare su Google "CGI tutorial" digitando l'URL codificata http://www.google.com/search?hl=en&ie=UTF-8&q=CGI+tutorial direttamente nella finestra dell'indirizzo del browser, è un buon modo per vedere lo script CGI in azione sul server.


    13.9 Preparazione di documenti


    13.9.1 roff

    Tradizionalmente, roff è il principale sistema di scrittura testo in Unix.

    Vedere roff(7), groff(7), groff(1), grotty(1), troff(1), groff_mdoc(7), groff_man(7), groff_ms(7), groff_me(7), groff_mm(7), ed "info groff".

    Esiste un buon tutorial sulle macro -me. Se avete groff (1.18 o più recente), trovate file:///usr/share/doc/groff/meintro.me.gz e fate quanto segue:

         $ zcat file:///usr/share/doc/groff/meintro.me.gz | \
              groff -Tascii -me - | less -R
    

    Quanto segue produrrà un file totalmente in formato testo:

         $ zcat file:///usr/share/doc/groff/meintro.me.gz | \
             GROFF_NO_SGR=1 groff -Tascii -me - | col -b -x > meintro.txt
    

    Per la stampa, usate l'output PostScript.

         $ groff -Tps meintro.txt | lpr
         $ groff -Tps meintro.txt | mpage -2 | lpr
    

    13.9.2 SGML

    Preparazione:

         # apt-get install debiandoc-sgml debiandoc-sgml-doc
    

    Riferimenti per debiandoc-sgml:

    SGML permette la gestione dei formati multipli dei documenti. Un sistema SGML semplice è Debiandoc, utilizzato qui. Richiede delle conversioni minori dai file di testo originali per i seguenti

    Per marcare una sezione come commento non stampabile, date:

         <!-- Il commento va qui ... -->
    

    Per marcare una sezione con un commento modificabile, date:

         <![ %FIXME [ Il commento va qui ... ]]>
    

    In SGML, la prima definizione di un'entità vince. Per esempio:

         <!entity % qref "INCLUDE"> 
         <![ %qref; [ <!entity param "Data 1"> ]]> 
         <!entity param "Data 2"> 
         &param;
    

    Questa termina come "Data 1". Se la prima riga è, invece, "IGNORE", questa terminerà come "Data 2" (La seconda riga è un'affermazione condizionale). Anche le frasi ripetute possono essere definite a priori, separatamente dal contesto.

         <!entity dichièquesto "mio">
         Ciao amico &dichièquesto;.
         Questo è il &dichièquesto; libro.
    

    Che dà ciò come risultato:

         Ciao amico mio.
         Questo è il mio libro.
    

    Vedere il breve esempio in SGML sample.sgml in esempi.

    Quando i documenti SGML diventano voluminosi, talvolta TeX può dare degli errori. Vedere TeX/LaTeX, Sezione 13.9.3.


    13.9.3 TeX/LaTeX

    Preparazione:

         # tasksel # scegliete Miscellaneous  --> TeX/LaTeX environment
    

    Riferimenti per LaTeX:

    Qusto è l'ambiente per la scrittura più potente. Molti processori SGML lo usano come loro processore back end. Lyx, fornito dal pacchetto lyx, lyx-xforms, oppure lyx-qt e GNU TeXmacs fornito da texmacs offrono dei bei ambienti di scrittura WYSIWYYG per LaTeX, mentre molti usano Emacs e Vim come come edito dei sorgenti.

    Molte sono le risorse disponibili in rete:

    Quando i documenti si ingrandiscono, talvolta TeX può causare degli errori. Dovete aumentare le dimensioni del pool in /etc/texmf/texmf.cnf (o, più appropriatamente, modificate /etc/texmf/texmf.d/95NonPath e lanciate update-texmf) per risolvere il problema.


    13.9.4 Literate Programming

    Invece di scrivere codice contenente documentazione, il programmatore letterato scrive documentazione contenente codice. Questo approccio assicura una buona documentazione per un programma.

    Per saperne di più sul literate-programming, vedere Literate Programming.


    13.9.4.1 Noweb

    Preparazione:

         # apt-get install nowebm
    

    Riferimenti per Noweb:

    E' uno strumento per il literate-programming simil-WEB, che è più semplice, e fornisce allo stesso tempo estensibilità e indipendenza dal tipo di linguaggio. [72] Quando si invoca noweb scrive il codice sorgente del programma sui file di output menzionati nel file noweb, ed un file TeX per la documentazione stampabile.

    Il pacchetto Debian ifupdown ne è un raffinato esempio.

         $ apt-get source ifupdown
         $ cd ifupdown*
         $ make ifupdown.pdf ifupdown.ps
    

    13.9.4.2 Doxygen

    Preparazione:

         # apt-get install doxygen doxygen-doc doxygen-gui
    

    Riferimenti per Doxygen (creato da doxygen!):

    Può generare documentazione HTML, RTF, pagine di manuale Unix, PostScript, PDF (usando LaTeX) per C++, C, Java, IDL, e programmi PHP e C# in qualche modo. Doxygen è compatibile con JavaDoc (1.1), Qt-Doc, KDOC e è stato disegnato specificatamente per essere usato per i progetti che usano il toolkit Troll Tech Qt. Crea i grafici delle dipendenze di include, diagrammi collaborativi, e grafici di gerarchie di classi grafiche persino per i programmi non documentati. L'output è simile alla documentazione di QT.


    13.10 Creare pacchetti debian

    Preparazione:

         # apt-get install debian-policy developers-reference \
                 maint-guide dh-make debhelper
         # apt-get install packaging-manual # se su Potato
    

    Riferimenti per il packaging:


    13.10.1 Impacchettare un singolo binario

    Metodo spiccio per impacchettare un singolo binario, da Joey Hess.

         # mkdir -p mypkg/usr/bin mypkg/DEBIAN
         # cp binary mypkg/usr/bin
         # cat > mypkg/DEBIAN/control
         Package: miopacchetto
         Version: 1
         Architecture: i386
         Maintainer: Joey Hess <joeyh@debian.org>
         Description: il mio piccolo pacchetto
         Non vi aspettate granchè.
         ^D
         # dpkg-deb -b mypkg
    

    13.10.2 Impacchettare con gli strumenti

    Usate dh_make dal pacchetto dh-make per creare un pacchetto base. Poi, procedete secondo le istruzioni contenute in dh-make(1). Queste usano debhelper in debian/rules.

    Un approccio più datato è quello di usare deb-make dal pacchetto debmake. Non usa nessuno script debhelper e dipende esclusivamente dalla shell.

    Per degli esempi di pacchetti con sorgenti multipli vedete "mc" (dpkg-source -x mc_4.5.54.dsc), che usa "sys-build.mk" di Adam Heath (doogie@debian.org) e "glibc" (dpkg-source -x glibc_2.2.4-1.dsc), che usa un altro sistema di Joel Klecker (espy@debian.org).


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    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 14 - GnuPG


    Riferimenti:


    14.1 Installazione di GnuPG

         # gpg --gen-key                         # genera una nuova chiave
         # gpg --gen-revoke mio_user_ID          # genera una chiave di revoca 
         per mio_user_ID
         # host -l pgp.net | grep www|less       # cerca i pgp keyserver
    

    Un buon keyserver predefinito impostato in $HOME/.gnupg/gpg.conf (o la vechia locazione $HOME/.gnupg/options contiene:

         keyserver hkp://subkeys.pgpg.net
    

    Bisogna fare attenzione a non creare più di due sottochiavi, altrimenti i keyservers su pgp.net corromperanno la vostra chiave. Usate il gnupg più recente (>1.2.1-2) per maneggiare queste sottochiavi corrotte. Vedere http://fortytwo.ch/gpg/subkeys.


    14.2 Uso di GnuPG

    Gestione dei file:

         $ gpg  [opzioni]  comando  [argomenti]
         $ gpg {--armor|-a} {--sign|-s} file # firma un file in file testo file.asc
         $ gpg --clearsign file              # firma un messaggio
         $ gpg --clearsign --not-dash-escaped patchfile  # firma in chiaro una patch
         $ gpg --verify file                 # verifica un file firmato in chiaro
         $ gpg -o file.sig {-b|--detach-sign} file    # crea una firma staccata
         $ gpg --verify file.sig file # verifica file con file.sig
         $ gpg -o crypt_file {--recipient|-r} nome {--encrypt|-e} file 
                 # Criptatura mediante chiave pubblica destinata a nome
         $ gpg -o crypt_file {--symmetric|-c} file # criptatura simmetrica
         $ gpg -o file --decrypt crypt_file  # decrittatura
    

    14.3 Gestione di GnuPG

    Gestione delle chiavi:

         $ gpg --edit-key ID_utente  # "help" per aiuto, interattivo
         $ gpg -o file --exports     # esporta tutte le chiavi in file 
         $ gpg --imports file        # importa tutte le chiavi da file
         $ gpg --send-keys ID_utente # invia le chiavi di ID_utente al keyserver
         $ gpg --recv-keys ID_utente # recupera la chiave di ID_utente dal keyserver
         $ gpg --list-keys ID_utente # elenca le chiavi dello ID_utente
         $ gpg --list-sigs ID_utente # elenca le firme dello ID_utente
         $ gpg --check-sigsID_utente # verifica le firme dello ID_utente
         $ gpg --fingerprintID_utente # verifica il fingerprint dello ID_utente
         $ gpg --list-sigs | grep '^sig' | grep '[User id not found]' \
           | awk '{print $2}' | sort -u | xargs gpg --recv-keys 
           # prende le chiavi sconosciute
           # aggiorna le chiavi per tutte le firme sconosciute.
         $ gpg --refresh-keys                # aggiorna il keyring locale
    

    Codice di confidenza:

         -         Nessun codice assegnato / non ancora calcolato.
         e         Il calcolo della confidenza è fallito.
         q         Informazioni insufficienti per il calcolo.
         n         Non confidare mai su detta chiave.
         m         Confidenza parziale.
         f         Confidenza totale.
         u         Confidenza finale.
    

    Quanto segue carica la mia chiave "A8061F32" al keyserver popolare hkp://subkeys.pgp.net:

         $ gpg --keyserver hkp://subkeys.pgp.net --send-keys A8061F32
    

    14.4 Usare GnuPG con altre applicazioni


    14.5 Uso con Mutt

    Aggiungete le righe seguenti a ~/muttrc per evitare che uno GnuPG troppo lento venga lanciato automaticamente, ma solo quando necessario, premendo `S' al menu.

         macro index S ":toggle pgp_verify_sig\n"
         set pgp_verify_sig=no
    

    14.5.1 Uso con Vim

    Aggiungete il contenuto di _vimrc, ottenuto dalla sottodirectory degli esempi in ~/.vimrc per far girare GnuPG in modo trasparente.


    [ precedente ] [ Contenuti ] [ 1 ] [ 2 ] [ 3 ] [ 4 ] [ 5 ] [ 6 ] [ 7 ] [ 8 ] [ 9 ] [ 10 ] [ 11 ] [ 12 ] [ 13 ] [ 14 ] [ 15 ] [ A ] [ successivo ]


    Debian Reference (version 1)
    Capitolo 15 - Supporto per Debian


    Per ottenere aiuto, consigli e supporto per Debian si possono seguire i riferimenti seguenti. Prima di chiedere aiuto (magari gridando) in lista, sarebbe bene fare del proprio meglio per utilizzare le fonti che uno ha a disposizione :)

    Notate che potete accedere ad una buona fetta della documentazione presente sul vostro sistema tramite un banale browser WWW, tramite i comandi "dwww" o "dhelp", che trovate nei rispettivi pacchetti.


    15.1 Riferimenti

    I seguenti riferimenti sono disponibili per Debian e Linux in generale. Qualora trovaste informazioni contrastanti, fidatevi sempre della fonte primaria di informazioni, e non delle fonti secondarie come, ad esempio, questo documento.

    I riferimenti seguenti sono disponibili per Unix in generale. Notate che esistono alcune minime differenze fra i diversi sistemi Unix. I nomi dei dispositivi ed i metodi di avvio richiedone attenzione supplementare.


    15.2 Trovare il significato di una parola

    Molti termini usati in Debian sono criptici. In più vengono utilizzati anche molti acronimi. Il seguente comando risolverà molti dubbi:

         $ dict <metti-qui-un-termine-sconosciuto>
    

    15.3 Scoprire la popolarità di un pacchetto Debian

    I pacchetti in Debian sono numerosi ed è talvolta difficile sapere quale provare per primo. Vedere Debian Popularity Contest Results per uno sguardo su cosa usano gli altri. Installate anche il pacchetto popularity-contest per contribuire.


    15.4 Il sistema Debian di tracciamento dei bachi

    La distribuzione Debian ha un bug tracking system (BTS) che archivia i dettagli dei bachi riportati dagli utenti e dagli sviluppatori. Ad ogni baco viene assegnato un numero, e viene mantenuto archiviato finchè non è segnato come risolto.

    Prima di segnalare un baco, dovreste controllare se qualcun altro non lo ha già fatto. La lista dei bachi più importanti è disponibile in World Wide Web and altrove. Vedere anche Controllo dei bachi in Debian e ricerca di aiuto, Sezione 6.3.1.

    Possono esserci molte segnalazioni di bachi release-critical marcate con FTBFS. Ciò significa "Fails To Build From Source".

    Il metodo per riportare i bachi è descritto in http://www.debian.org/Bugs/Reporting


    15.5 Liste di messaggi

    Per tenervi aggiornati, leggete almeno debian-devel-announce (Inglese, sola lettura, basso traffico)

    Le liste di principale interesse per l'utente Debian sono la debian-user (Inglese, aperta, alto traffico) e la "debian-user-language" (per le altre lingue)

    Per informazioni e dettagli sulla iscrizione vedere http://lists.debian.org/. Controllate sempre gli archivi prima di porre domande, ed attenetevi agli standard di etichetta.

    Se non volete ricevere copie delle risposte che inviate alla vostra lista, usate l'intestazione Mail-Followup-To:, che è una misura molto efficace. Questa è la convenzione informale delle liste di messaggi, come spiegato in http://cr.yp.to/proto/replyto.html.


    15.6 Internet Relay Chat (IRC)

    IRC (Internet Relay Chat) è un modo per parlare con le persone in tutto il mondo in tempo reale. I canali IRC dedicati a Debian possono essere trovati sul network IRC freenode. Per collegarvi avete bisogno di un client IRC. Tra i più popolari trovate XChat, BitchX, ircII, irssi, epic4 e KSirc, tutti pachetti Debian. Una volta istallato, dovete dire al client di connettersi al server. Con molti client fate questo digitando:

         /server irc.debian.org
    

    Una volta connessi, unitevi al canale #debian digitando

         /join #debian
    

    Per lasciare il canale, digitate

         /part #debian
    

    Potete chiudere il client digitando

         /quit
    

    Per inviare un messaggio privato "Hello Mr. Foo" a foo, digitate

         /msg foo Hello Mr. Foo
    

    Notate che qualsiasi cosa digitiate senza essere preceduta da / viene inviata al canale come messaggio

    Nota: client come XChat hanno spesso un'interfaccia grafica differente per collegarsi ai server/canali.


    15.7 Motori di ricerca

    Molti sono i motori di ricerca che cercano anche tra la documentazione relativa a Debian:

    Per esempio, la ricerca su una stringa tipo "cgi-perl" fornisce una spiegazione molto più dettagliata su questo pacchetto rispetto alla breve descrizione del suo file di controllo. Vedere per esempio Controllo dei bachi in Debian e ricerca di aiuto, Sezione 6.3.1


    15.8 Siti Web

    Di seguito alcuni indirizzi casuali da me raccolti per argomenti specifici.


    [ precedente ] [ Contenuti ] [ 1 ] [ 2 ] [ 3 ] [ 4 ] [ 5 ] [ 6 ] [ 7 ] [ 8 ] [ 9 ] [ 10 ] [ 11 ] [ 12 ] [ 13 ] [ 14 ] [ 15 ] [ A ] [ successivo ]


    Debian Reference (version 1)
    Appendice A - Appendice


    A.1 Autori

    Debian Reference (version 1) è stata iniziata da Osamu Aoki osamu#at#debian.org come memo personale di installazione e successivamente è stata chiamata "Quick Reference ...". Buona parte del contenuto proviene dagli archivi della mailing list debian-user. Anche la "Debian -- Installation Manual" e le "Debian -- Release Notes" sono state utilizzate.

    Seguendo il consiglio di Josip Rodin, che è molto attivo al Debian Documentation Project (DDP) ed è anche l'attuale responsabile della "Debian FAQ", questo documento è stato rinominato "Debian Reference (version 1)" ed è stato fuso con parecchi capitoli provenienti dalla "Debian FAQ" con un contenuto simil-bibliografico. Da qui "Debian Quick Reference" è stato formato come un estratto.

    Questo documento stato scritto, tradotto ed espanso dai seguenti membri del gruppo QREF:

    QREF è l'abbreviazione del titolo originale del documento, "Quick Reference..." ed è anche il nome del progetto presso qref.sourceforge.net.

    Per scrivere questo documento sono state utilizzate molte pagine di manuale e pagine info del sistema Debian. Nella misura in cui Osamu Aoki le ha considerate delle semplici citazioni, di molte parti, in particolare le definizioni dei comandi, ne sono state utilizzate intere frasi, dopo accurati sforzi editoriali per inserirle nel contesto di stile ed obiettivi di questo documento.

    Gran parte del contenuto del capitolo Nozioni fondamentali della Debian, Capitolo 2 proviene dalla "Debian FAQ" (Marzo 2002):

    Queste sezioni della "Debian FAQ" sono state incluse nel documento dopo una importante riorganizzazione, per riflettere i recenti cambiamenti del sistema Debian. Il contenuto di questo documento è più recente.

    La "Debian FAQ" originale era stata creata e mantenuta da J.H.M. Dassen (Ray) e Chuck Stickelman. Gli autori della "Debian FAQ" riveduta e corretta sono Susan G. Kleinmann e Sven Rudolph. Dopo di loro, la "Debian FAQ" è stata mantenuta da Santiago Vila. Il responsabile attuale è Josip Rodin.

    Parte delle informazioni per la "Debian FAQ" proviene:

    Alcune parti della sezione "Lezioni" sono derivate da

    Gli autori desiderano ringraziare tutti coloro che hanno dato il loro contributo per rendere questo documento possibile.


    A.2 Garanzie

    Dato che non sono un esperto, non pretendo di possedere la verità assoluta su Debian o Linux in generale. Le considerazioni sulla sicurezza che faccio sono solamente applicabili per un uso casalingo.

    Questo documento non rimpiazza alcuna guida di riferimento.

    Non esistono garanzie. Tutti i marchi registrati appartengono ai rispettivi proprietari.


    A.3 Feedback

    Commenti ed aggiunte a questo documento sono sempre i benvenuti. Mandate una mail al Sistema Debian di tracciamento dei bachi relativa al pacchetto debian-reference, o ai pacchetti delle rispettive trauzioni. L'uso di reportbug semplifica l'invio di un rapporto di un baco. Potete sempre mandare una email a Osamu Aoki at osamu#at#debian.org in inglese, oppure ai traduttori delle rispettive lingue.

    Dato che non sono di lingua madre inglese, qualsiasi correzione della grammatica è la benvenuta.

    La cosa migliore è un diff per la versione SGML, ma anche per la versione testo è accettabile. Vedere Il documento ufficiale, Sezione 1.1 per il sito ufficiale del documento.

    I file originali in SGML utilizzati per la creazione di questo documento sono disponibili anche in CVS presso: :pserver:anonymous@cvs.sf.net/cvsroot/qref oppure http://svn.debian.org/wsvn/ddp/manuals/trunk/quick-reference/.


    A.4 Formato del documento

    Il documento è stato scritto utilizzando il DebianDoc SGML DTD (riscritto da LinuxDoc SGML). Il sistema DebianDoc SGML ci permette di creare dei files in formati diversi, a partire da un unico sorgente, ovvero potete leggere questo documento come HTML, testo, TeX DVI, PostScript, PDF, o GNU info.

    Le utilità per la conversione da DebianDoc SGML sono disponibili nel pacchetto Debian debiandoc-sgml.


    A.5 Il labirinto di Debian

    Il sistema Linux è una piattaforma molto potente per un PC in rete. Tuttavia, imparare a padroneggiare tutti i suoi strumenti non è così semplice. Pensate, ad esempio, alla configurazione della stampante.

    Esiste una mappa di questo sistema, completa e dettagliata, chiamata "CODICE SORGENTE". E' una mappa molto accurata, ma altrettanto difficile da comprendere. Esistono anche fonti di informazione chiamate HOWTO e mini-HOWTO, più facili da comprendere, che però tendono a dare forse troppi dettagli, perdendo di vista la visione d'insieme. Mi capita talvolta, quando ho bisogno di trovare dei comandi da usare, di avere dei problemi a trovare la sezione giusta in un lungo HOWTO.

    Proprio per viaggiare attraverso i meandri della configurazione di un sistema Linux, iniziai a scrivere delle semplici note in formato testo, da utilizzare come riferimenti rapidi. L'elenco delle note crebbe sempre più con il passare del tempo, e nel frattempo imparai debiandoc. Il risultato finale è questa Debian Reference (version 1).


    A.6 Citazioni Debian

    Ecco alcune citazioni interessanti, prese dalla mailing list Debian


    Debian Reference (version 1)
    Nota a pié di pagina

    1

    Il progetto debian-installer ha introdotto dei pacchetti i cui nomi finiscono in .udeb. In breve, è un formato micro-.deb che non necessita di seguire alla lettera le linee guida Debian, manca di alcune parti, tipo la documentazione ed è pensato per essere utlizzato solo dal debian-installer, il nuovo programma di installazione Debian, sviluppato per il rilascio di Sarge. I due formati, .deb e .udeb sono uguali. Il programma udpkg, usato per gestire i pacchetti .udeb, ha limitate capacità rispetto a dpkg e supporta minori relazioni fra i pacchetti. La differenza di nomi sta nel fatto che i manutentori dell'archivio Debian non erano contenti di avere dei .deb che non seguissero le regole, per cui venne scelto un nome diverso per accentuare questa diversità e per rendere meno probabile l'installazione accidentale su sistemi reali. Gli .udeb vengono usati in un ramdisk iniziale durante l'installazione di base, solo per creare un sistema Debian molto ristretto.

    2

    Questo meccanismo è stato previsto per supportare un aggiornamento sicuro di sistemi dal formato a.out al formato ELF, dove l'ordine in cui i pacchetti venivano estratti risultava critico.

    3

    I tasti Ctrl-sinistro, Alt-sinistro ed F1 vanno premuti insieme.

    4

    Notate che, se avete modificato il messaggio di benvenuto in in /etc/motd, this will be different.

    5

    Devo ammettere che ho utilizzato l'account di root più spesso di quanto necessario, solo perchè era più comodo ed io poco scrupoloso.

    6

    Può essere una buona idea installare anche gpm, emacs21 e doc-linux-html. Vedere Configurare il mouse, Sezione 3.3 e Gli Editor, Capitolo 11.

    7

    Tendo a chiamare questo account admin, ma potete dargli il nome che preferite.

    8

    Potete aggiungere l'utente penguin al gruppo adm per concedere l'accesso il lettura ai molti file log contenuti in /var/log/. Vedere passwd(5), group(5), shadow(5), group(5), vipw(8) e vigr(8). Per i significati ufficiali di utente e gruppo leggetevi una versione recente del documento Users and Groups.

    9

    I tasti Ctrl-sinistro, Alt-sinistro e Delete (o Canc) vanno premuti comtemporaneamente da console. In un sistema standard, ciò provoca il reboot. Potete modificare /etc/inittab per avere il comando shutdown comando con l'opzione -h, come descritto in Installate pochi altri pacchetti dopo l'installazione iniziale, Sezione 3.7.1.

    10

    Ciò è possibile perchè il sistema Debian è, anche dopo l'installazione di base, già configurato con i giusti permessi dei file, prevenendo danneggiamenti del sistema da parte di utenti non privilegiati. Ovviamente potranno sempre esistere delle falle che potranno essere sfruttate, ma coloro che se ne preoccupano non dovrebbero leggere questa sezione, ma il Securing Debian Manual.

    11

    I tasti Ctrl-sinistro e d vanno premuti insieme. Non c'è bisogno di premere il tasto del maiuscolo, anche se questi caratteri di controllo vengono definiti come "control D" con il maiuscolo.

    12

    Se inserite root invece di penguin e la password corrispondente, avrete l'accesso all'account root account. Questa procedura vi servirà per riguadagnare l'accesso all'account root.

    13

    Se non capite esattamente di cosa sto parlando, potete farlo in seguito.

    14

    Se siete in un terminale, tipo kon e Kterm per il giapponese, che utilizza dei caratteri grafici speciali, aggiungendo -a alla riga di comando di MC può aiutare a prevenire dei problemi.

    15

    In effetti, vi o nvi sono programmi che trovate ovunque. Ho scelto vim, invece, per il novizio, poichè offre un aiuto in linea attraverso il tasto F1, pur essendo simile è più potente dei programmi sopracitati.

    16

    In questa lezione, il termine shell significa bash. Per approfondire il significato delle varie shell, vedere Shell, Sezione 13.2.

    17

    Su una normale console a caratteri Linux solo il Ctrl sinistro ed il tasto Alt, funzionano come ci si aspetta.

    18

    Potete disabilitare questa caratteristica del terminale tramite stty(1).

    19

    Nell'ambiente grafico X le funzioni del mouse sono identiche quando usate il programma Xterm.

    20

    Qui uso "Unix" nel suo significato generico. Qualsiasi clone di Unix in genere offre comandi equivalenti. il sistema Debian non fa eccezione. Non preoccupatevi se alcuni comandi non funzionano come desiderate. Questi esempi non sono stati pensati per essere eseguiti in questo ordine.

    21

    Se si usa alias nella shell, il loro output sarà differente.

    22

    Unix ha la tradizione di nascondere il file il cui nome comincia con ".". Sono generalmente file che contengono informazioni di configurazione e preferenze dell'utente.

    23

    Il paginatore di default di un sistema Debian di base è more che non ha lo scorrimento indietro. Installando il pacchetto less tramite apt-get install less, less diventa il paginatore di default, così potrete scorrere all'indietro tramite i tasti cursore.

    24

    [ e ] nelle espressioni regolari permettono a grep di evitare di trovare corrispondenze con sè stesso. Il 4* nella espressione regolare significa 0 o più ripetizioni del carattere 4, per cui permette a grep di trovare corrispondenze sia con exim che con exim4. Sebbene * sia usato come metacarattere sia nei nomi dei file della shell che nelle espressioni regolari, ha significati differenti.

    25

    Qui si è usata l'opzione --bzip2 al posto della più breve -j per essere sicuri che funzioni anche con le versioni più vecchie di tar in Potato.

    26

    Di nuovo, --bzip2 viene usato per garantire la compatibilità.

    27

    Qui la realtà è stata semplificata, per venire incontro al neofit. Vedere bash(1) per una spiegazione più completa.

    28

    Per ottenereTo il risultato seguente, dovreste installare il locale Francese, vedere I locale, Sezione 9.7.2. Ciò non è essenziale per la lezione. Viene fatto solo per mostrare gli effetti potenziali.

    29

    Il sistema Debian è un sistema multi-tasking.

    30

    Le directory vengono chiamate cartelle in altri sistemi.

    31

    Anche se potete usare qualsiasi lettera o simbolo per il nome di un file, in pratica è una cattiva idea. E' meglio evitare quei caratteri che hanno spesso un significato speciale nella riga di comando, compresi spazi, tabulazioni, a capo ed altri caratteri speciali: { } ( ) [ ] ' ` " \ / > < | ; ! # & ^ * % @ $ .

    Per separare le parole in un nome, buone scelte sono il punto, il trattino e la sottolineatura. Potete anche iniziare ciascuna parola in maiuscolo, ComeQuesta.

    32

    Esiste anche un altro utilizzo per la parole path. Vedere Il percorso di ricerca dei comandi, Sezione 4.3.6. Il suo significato viene in genere reso chiaro dal contesto.

    33

    Oviamente questo metodo funziona solo per i numeri a 3 cifre.

    34

    Se state traccieo testing o unstable, potete rimuovere i riferimenti a stable da /etc/apt/sources.list e da /etc/apt/preferences. Ciò perchè testing origina come una copia di stable.

    35

    La differenza fra upgrade e dist-upgrade è evidente solo queo nuove versioni dei pacchetti hanno relazioni di dipendenza diverse rispetto alle vecchie versioni. Vedere apt-get(8) per i dettagli.

    aptitude upgrade e aptitude dist-upgrade lanciano aptitude in modalità riga di comando. Potete passare a tutto schermo premendo il tasto e.

    36

    Alcuni script *config stanno scomparendo nelle nuove versioni di Sarge e la funzionalità di configurazione dei pacchetti viene trasferita al sistema debconf.

    37

    recode permette degli alias più convenienti di iconv.

    38

    Fine riga:

    39

    Se digitate tutto su una riga, dove aggiungere dei punti e virgola, ";", per marcare la fine dei comandi della shell.

    40

    I file in /ect/default/ contengono solo i compiti delle variabili d'ambiente. Ciascun file è così strettamente correlato allo script corrispondente che questi compiti scavalcano qualsiasi impostazione predefinita della variabile nello script. La scelta del nome della directory è peculiare a Debian. E' grosso modo l'equivalente di /etc/sysconfig di Red Hat ed altre distribuzioni.

    41

    Sebbene non disponibili per in Woody, potete installarli da Sarge.

    42

    Il pacchetto in Woody non funziona, almeno fino al 8/2002, a causa di modifiche al sito della Microsoft. Usate la versione di Sarge anche in Woody, invece.

    43

    Io non ho più roba xft1 sulla mia macchina, per cui non sono certo se avete bisogno di riavviare X o no prima che le modifiche abbiano effetto. Mi pare di ricordare che "xftcache" aggiorni la cache Xft1, ma sarebbe bello che qualcuno possa confermarlo per me.

    44

    Fontconfig non esiste in Woody.

    45

    Le sezioni seguenti usano exim negli esempi. Per Sarge sostituitelo con exim4 dove necessario.

    46

    Dovete segure questa regola per qualsiasi host connesso tramite linea analogica, DSL, cavo o LAN attraverso qualche route a larga banda Anche se il vostro host casalingo ha un IP fisso dato dal vostro ISP, è sempre una buona idea seguire questa regola. Granparte delle workstation e dei server ricadono in questa categoria.

    47

    In questo esempio vengono usate due soluzioni ai bug della versione 2003 di blackbox. Io uso sh -c nel comando. Nemmeno la voce ~/.menu/* viene usate, ma avendone bisogno root, si è invece usata /etc/menu/*.

    48

    Usate nomi dei file che non sono uguali a nessun nome di pacchetto.

    49

    Usate nomi dei file che corrispondono ai nomi dei pacchetti

    50

    La slash in section="/" abilita le vosi nel menu iniziale e lo spazio iniziale in title=" Mozilla Navigator" pone la voce in cima alla lista.

    51

    Il pacchetto language-env non è molto utile in un ambiente multilingualizzato.

    52

    Notate che un'interfaccia Wi-Fi è in realtà uno pseudonimo per un'interfaccia Ethernet che fornisce l'accesso ai parametri di configurazione specifici per Wi-Fi. Questi parametri vengono controllati mediante il programma iwconfig.

    53

    Ciò è vero se si usa la versione 4 di IP. In IPv6 gli indirizzi sono a 128 bit. Vedere http://www.ipv6.org/.

    54

    Questo sistema era rigido e portava alla perdita di molti indirizzi IP, così oggi le reti IPv4 sono allocate con indirizzi di lunghezza variabile.

    55

    L'indirizzo della rete si può ottenere mediante la funzione AND bit a bit eseguita su un indirizzo della rete e la net mask. Quello di broadcast, invece, mediante la funzione OR bit a bit di un indirizzo di rete con il complemento a 1 della net mask.

    56

    Questo file viene incluso usando l'opzione call.

    57

    Tecnicamente è il FQDN dato da gethostbyname(2) per l'hostname dato da gethostname(2).

    58

    Il controllo della risoluzione dei nomi è anche affidato al file di configurazione /etc/host.conf. La riga order in questo file elenca i metodi che devono essere usati per risolvere in nome: p. es., bind, hosts, nis. Vedere host.conf(5). Penso che questa riga sia stata soppiantata da quella hosts in nsswitch.conf, ma non ne sono certo.

    59

    Da Aprile 2004 esiste anche un pacchetto dhcp-client disponibile. Questo contiene la versione 2 del client ISC DHCP. Questo è stato soppiantato dalla versione 3, attualmente sotto forma di pacchetto dhcp3-client. I manutentori pensano di rinominare dhcp3-client in dhcp-client dopo il rilascio di Sarge.

    Accertatevi di non avere installate le versioni sperimentali di dhcp-client. ifupdown non funziona con esse.

    60

    Il formato di /etc/network/interfaces per le versioni attuali di ifupdown è legermente incompatibile con quello delle versioni precedenti di Potato. Lo script post-installazione di ifupdown dovrebbe aggiornare il file automaticamente, se necessario. Comunque è una buona idea controllare il file convertito.

    61

    Ciò vuol dire nojn utlizzare nemmeno altri strumenti di configurazione ad alto livello, tipo whereami, che chiamano a loro volta strumenti a basso livello.

    62

    Vedere bug #196877.

    63

    Vedere bug #127786.

    64

    Questa terminologia è usata nella documentazione di ifupdown.

    65

    Notate che la interfacce chiamate sulle righe auto devono essere fisiche, non logiche.

    66

    Notate che ciò lascia il collegamento "stop". (/etc/rc?.d/K??foo) intatto. Vedere I Runlevel, Sezione 2.4.2 per maggiori informazioni.

    67

    Può anche essere configurato da script di aggancio che sono stati installati in /etc/hotplug.d/net/. I pacchetti ifplugd e waproamd, per esempio, installano i loro script qui.

    68

    Dalla versione 0.0.20040329-4 o giù di lì, hotplug può essere messo in modalità in cui si comporta in maniera diversa da come è descritto qui. Uno di tali modi è il così detto "all", dove hotplug attiva tutte le interfacce inserite a caldo. L'altra modalità è la così detta "auto", in cui hotplug attiva le interfacce solo se sono elencate nelle righe auto in /etc/network/interfaces. In queste modalità alternative ifup viene invocato senza il suffisso =hotplug.

    69

    Nei rilasci precedenti di Debian il modo standard di configurare le schede di rete PCMCIA era tramite gli script di aggancio di cardmgr /etc/pcmcia/network e /etc/pcmcia/network.opts. Essi erano stati sviluppati nell'era prima che Linux acquisisse una maggiore capacità di gestire l'hotplug più generale.

    Alcuni ancora usano gli script di Debian Woody nel loro stato predefinito in cui chiamano semplicemente ifup dopo che l'interfaccia è stata aggiunta e ifdown quando è stata rimossa. Come notato prima, è ora raccomandato l'uso di hotplug per fare ciò.

    Altri ancora usano il metodo speciale di chiamare i comandi di configurazione a basso livello, che vengono attivati quando determinate variabili in /etc/pcmcia/network.opts vengono impostate a "y". Ciò ha parecchi problemi. E' afflitto da race conditions; funziona solo per schede a 16 bit; quello che fa è meglio lasciarlo fare a ifupdown. Di conseguenza, è deprecato.

    70

    Qui, %nn è usato per il carattere codificato dell'esadecimale nn.

    71

    I sorgenti TeX di questo libro sono reperibili presso ftp://ftp.dante.de/pub/tex/systems/knuth/tex/texbook.tex. ftp://ftp.dante.de/pub/tex/systems/knuth/lib/manmac.tex contiene gran parte delle macro richieste. Potete processare questo documento con tex dopo aver commentato le righa da 7 a 10, aggiungendo \input manmac \proofmodefalse.

    E' caldamente raccomandato l'acquisto di questo libro (e degli altri di Donald E. Knuth) invece di usare la versione on line, ma il sorgente è un grande esempio di TeX!

    72

    Questo WEB non ha niente a che fare con il World Wide Web. WEB (per PASCAL) e CWEB (per C/C++) sono strumenti tradizionali per il literate-programming.


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    Debian Reference (version 1)

    This translation is based on old version of Debian Reference (English, version 1.x), well before Sat, 26 Jan 2008.

    Osamu Aoki osamu#at#debian.org
    Traduzione italiana: Davide Di Lazzaro mc0315#at#mclink.it
    Autori, Sezione A.1